00 11/11/2007 19:22

Giulietto Chiesa

è lieto di invitarla al dibattito

Dove spariscono
i fondi europei?
intervengono:

Beppe Grillo
- Comico -

Luigi De Magistris
- Sostituto Procuratore -

Marco Travaglio
- Giornalista -


Martedì 13 novembre, ore 15.00
Sala LOW S 2.2 - Parlamento Europeo - Strasburgo




**********************************************************************




www.economist.com/world/europe/displaystory.cfm?story_id=...

"Il 7 novembre il primo ministro romeno Tariceanu e' volato a Roma per
incontrare Prodi. I due leader (...) hanno anche deciso di scrivere a Bruxelles per
chiedere un supplemento di fondi per quello che definiscono 'il fenomeno piu'
problematico, il flusso migratorio che coinvolge il gruppo etnico Rom'.
Se vi trovate in un brutto momento, tendete la mano e chiedete l'elemosina. E'
proprio di questo che vengono sempre accusati gli zingari".




www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/sicurezza-politica1/sicurezza-politica1/sicurezza-politi...

Il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso:
"Noi abbiamo messo in campo strumenti finanziari e normativi. Il fondo sociale europeo prevede programmi specifici per l'integrazione della comunità rom. In totale abbiamo già stanziato 275 milioni di euro e in più dato sessanta milioni a Bulgaria e Romania per questo obiettivo nella strategia di pre-adesione. Per la Spagna sono stati pagati 52 milioni di euro, per la Polonia 8 milioni e mezzo, per la Repubblica Ceca oltre 4 milioni, per l'Ungheria quasi un milione.
E per l'Italia?
"Per l'Italia, zero. L'Italia non ha mai chiesto di accedere a questi programmi. Certo noi siamo prontissimi a pagare, ma dobbiamo farlo sulla base delle richieste nazionali. Tocca ai governi chiedere i finanziamenti. Noi non possiamo certo imporli".




**********************************************************************




L'Economist:
Italiani e Romeni?
Chiedono l'elemosina all'Europa!
Tutti zingari!

"La recente isteria a proposito degli immigrati romeni rivela molto
dell'Italia e della fragilita' della sua politica" sentenzia un titolo
dell'Economist oggi in edicola, commentando i recenti fatti italiani.
"I leader politici italiani non sono generalmente tenuti in grande
considerazione all'estero (e, a dire il vero, neppure in patria)" prosegue il
commento "e il modo in cui hanno gestito il primo grosso conflitto razziale
scoppiato nel paese ha dimostrato perche'. I primi aggettivi che vengono in
mente sono opportunistico, istrionico, irresponsabile e, forse, volendo essere
generosi, insensato".

Perche' tanti Romeni sono arrivati in Italia? Perche' "i politici italiani li
hanno incoraggiati" scrive l'Economist, che spiega: "Il precedente governo di
centro-destra di Silvio Berlusconi aboli' le restrizioni per il visto
d'entrata
dalla Romania cinque anni prima che il paese entrasse nell'Unione Europea, nel
gennaio scorso. Quando esso divenne a tutti gli effetti un membro UE,
l'attuale
governo di centro-sinistra, guidato da Romano Prodi, decise di non limitare
gli
ingressi di lavoratori provenienti dalla Romania. Sulle prime i Romeni
risultarono graditi: parlavano una lingua romanza, e molti ebbero facilita' a
integrarsi". Tuttavia, prosegue l'Economist "Nonostante la politica di
accoglienza praticata dall'Italia, non si fece nulla per offrire ai nuovi
arrivati un alloggio, almeno provvisorio. Parte della responsabilita' va
attribuita al sindaco di Roma, Walter Veltroni. Eppure e' stato proprio lui
che
si e' dato particolarmente da fare per gettare nel panico il governo dopo
l'omicidio della signora Reggiani.

Veltroni non e' solo il sindaco della piu' grande citta' italiana - nota
l'Economist - Il mese scorso e' stato eletto segretario del nuovo Partito
Democratico e, come tale, e'diventato anche l'erede di Prodi, il candidato del
centro-sinistra per le future elezioni. Da quel momento, nel tentativo di far
parlare di se', e' diventato per Prodi una continua fonte di seccature,
offrendo anche una interessante alternativa a un governo fragile e impopolare,
che i partitini della coalizione minacciano continuamente di mandare a casa.
Dopo che Veltroni aveva dichiarato che ne' la polizia ne' le autorita' locali
erano in grado di far fronte all'emergenza, il governo ha emanato un decreto
che da' ai prefetti il potere di espellere i cittadini di un altro paese
membro
UE con l'avallo di un giudice. Una direttiva UE del 2004 legittima tali
espulsioni nei casi in cui vi sia una minaccia alla salute o alla sicurezza
pubblica.
A Bruxelles il commissario alla Giustizia, Franco Frattini, e i suoi
funzionari, pare abbiano accettato il provvedimento italiano, tuttavia
e'almeno
opinabile il fatto che le espulsioni riflettano fedelmente una direttiva che,
secondo le stesse parole dell'UE, andava riferita a una 'grave e attuale
minaccia che incomba sui fondamentali interessi dello Stato'".

Dopo aver dato conto della distruzione degli accampamenti, di alcune
espulsioni, e delle ritorsioni subite dagli immigrati, l'Economist scrive che
i
Rom sono stati oggetto di gravi abusi e si sofferma sull'atteggiamento di
Gianfranco Fini "leader, presunto riformato, degli ex neo-fascisti" che "ha
accusato i Rom di prostituire le loro donne, approvare i rapimenti di bambini,
e credere che il furto sia moralmente giustificato". Poi il settimanale
britannico spiega che "il nuovo ruolo di Veltroni ha creato per Fini due
possibili opportunita': come sindaco di Roma (perche' l'opposizione vuole che
ora Veltroni rinunci all'incarico), o come leader dell'opposizione. Pare -
sempre a detta dell'Economist - che il signor Fini ritenga che un'oratoria
condita di odio razziale possa contribuire ad aumentare le sue chances di
successo. E potrebbe avere ragione, perche', secondo un sondaggio pubblicato
dal Corriere della Sera, solo il 30% degli Italiani ritiene possibile che i
Rom
si integrino con il resto della popolazione. Opinione condivisa da molti anche
in Romania, dove la discriminazione e' diffusa.

Il 7 novembre il primo ministro romeno Tariceanu e' volato a Roma per
incontrare Prodi. I due leader si sono accordati per istituire una forza di
polizia congiunta e per mandare dalla Romania all'Italia un maggior numero di
ufficiali di collegamento. Hanno anche deciso di scrivere a Bruxelles per
chiedere un supplemento di fondi per quello che definiscono 'il fenomeno piu'
problematico, il flusso migratorio che coinvolge il gruppo etnico Rom'".

L'Economist, commentando la richiesta, conclude con un consiglio: "Se vi
trovate in un brutto momento, tendete la mano e chiedete l'elemosina. E'
proprio di questo che vengono sempre accusati gli zingari".

E non si puo' negare che il consiglio venga da un esperto, perche' giunge da
un paese che ha sempre cercato di difendere attivamente i propri interessi,
evitando, anche recentemente, di contribuire economicamente alla UE.
Infatti, ora che gli inglesi possono vantare uno dei redditi piu' alti
all'interno della UE, lo sconto sui contributi garantito al Regno Unito nel
1984, in un momento di vacche magre, non avrebbe piu' ragione di esistere, ma
gli inglesi sono convinti di dover godere del rimborso fino al 2014, e se
questa non dobbiamo chiamarla elemosina, sarebbe interessante sapere come
andrebbe definita.




**********************************************************************




LA REPUBBLICA
11 novembre 2007
Il presidente della Commissione europea: "Abbiamo messo in campo strumenti finanziari"
"Se uno stato lascia crescere le favelas, cosa volete che faccia la Commissione?"
Emergenza rom, Barroso accusa
"L'Italia non ha mai chiesto i fondi"
dal nostro inviato ANDREA BONANNI

VENEZIA - Il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, è famoso per la sua calma olimpica. Eppure su questa vicenda dell'immigrazione rom e della lettera che gli hanno inviato i premier di Italia e Romania chiedendo alla Commissione di fare di più, la sua irritazione tracima oltre le rotondità del linguaggio diplomatico.

Presidente Barroso, domani lei incontra Prodi a Roma. Che cosa risponderà alla lettera del capo del governo italiano e del rumeno Tariceanu?
"Innanzitutto mi compiaccio della buona cooperazione che, adesso, si è stabilita tra Italia e Romania: questa lettera ne è la prova. Vedo che, ora, hanno anche deciso di avviare una collaborazione tra forze di polizia e autorità giudiziarie. Per quanto riguarda la Commissione, siamo pronti ad appoggiare gli sforzi degli stati membri. Ma vorrei ricordare che, innanzitutto, c'è una responsabilità nazionale e anche delle regioni e delle autorità locali".

In che senso?
"Sarebbe inconcepibile attendersi che siano le autorità europee a promuovere l'integrazione sul territorio. Questo è soprattutto uno sforzo nazionale, regionale e locale".

E voi?
"Noi abbiamo messo in campo strumenti finanziari e normativi. Il fondo sociale europeo prevede programmi specifici per l'integrazione della comunità rom. In totale abbiamo già stanziato 275 milioni di euro e in più dato sessanta milioni a Bulgaria e Romania per questo obiettivo nella strategia di pre-adesione. Per la Spagna sono stati pagati 52 milioni di euro, per la Polonia 8 milioni e mezzo, per la Repubblica Ceca oltre 4 milioni, per l'Ungheria quasi un milione.


E per l'Italia?
"Per l'Italia, zero. L'Italia non ha mai chiesto di accedere a questi programmi. Certo noi siamo prontissimi a pagare, ma dobbiamo farlo sulla base delle richieste nazionali. Tocca ai governi chiedere i finanziamenti. Noi non possiamo certo imporli".

Passiamo alle direttive.
"Quanto agli strumenti normativi, la legislazione europea, con la direttiva del 2004, stabilisce meccanismi che consentono di agire quando un cittadino di un altro stato membro minaccia l'ordine pubblico, e anche di rimpatriarlo. Infine abbiamo quella che viene definita, con un termine che io non amo, la race directive, la direttiva numero 43 del 2000, che garantisce ai rom il diritto all'assistenza sanitaria, al lavoro, all'alloggio".

Belle parole. Però poi vivono nelle baraccopoli.
"Ma se uno stato membro lasciano che si creino delle favelas, che cosa vuole che faccia la Commissione? Lo ripeto: è una responsabilità nazionale e locale. Del resto noi abbiamo già inviato solleciti di chiarimento sulla mancata applicazione di questa direttiva a quattordici Paesi, tra cui l'Italia. Non possiamo certo negare la cittadinanza europea ai rom. Noi abbiamo disposto tutti gli strumenti per favorire la loro integrazione. Certo, però, bisogna che anche loro si diano da fare per integrarsi. Ma non spetta certo alle istituzioni comunitarie promuovere l'inclusione a livello locale".

Insomma, è tutta colpa nostra se ci troviamo in crisi?
"Guardi io ho piena fiducia nel presidente Prodi e sono assolutamente certo che non farà mai una legge che sia in contrasto con i principi europei".

Però non sembra molto contento della lettera che le ha spedito.
"Sono certo che non era nelle intenzioni di Prodi e di Tariceanu, ma non vorrei che si avesse l'impressione che, ogni volta che c'è una crisi, la colpa è dell'Europa. In questo caso si può fare molto a livello nazionale e a livello locale. Se ci sono dei criminali che passano la frontiera, il minimo che si possa fare è avvisare le autorità del Paese vicino. Ma, anche in materia di cooperazione tra le varie polizie, tocca ai governi occuparsene. Da tempo io mi batto per un approccio comune a questi problemi in Europa. Purtroppo ci sono alcuni stati membri che fanno resistenza".

Quali?
"Per esempio nell'ultimo trattato il Regno Unito si è opposto a una cooperazione più integrata in materia di polizia e giudiziaria. Hanno addirittura ottenuto un opt-out in questo settore. La resistenza alle proposte della Commissione per una piena integrazione delle politiche giudiziarie, di polizia e di immigrazione è molto forte. Eppure questa crisi non ci ha colto di sorpresa. E' da tempo che avvertiamo i leader europei del pericolo che la pressione demografica di certe migrazioni determini reazioni xenofobe e razziste. E' da tempo che diciamo che il fenomeno richiede un approccio comune. Non facciamoci illusioni: in avvenire i flussi migratori in Europa e verso l'Europa aumenteranno. Io lo dico da tempo: è assurdo avere 27 politiche sull'immigrazione in Europa. Dobbiamo avere una politica unica che tenga conto sia dei problemi di migrazione interna sia dei problemi di immigrazione dall'esterno".

Però non ce l'abbiamo? Perché?
"Perché gli stati membri si ricordano che esiste una dimensione comunitaria solo quando scoppia una crisi. In condizioni normali se ne dimenticano volentieri. Per esempio sulla legalizzazione degli immigrati clandestini, e qui non farò nomi perché non sarebbe molto elegante, ci sono stati governi che hanno regolarizzato gli illegali senza consultare e senza neppure avvertire i paesi vicini. Niente impediva a Italia e Romania di stabilire questa cooperazione bilaterale prima che scoppiasse la crisi: era ampiamente prevedibile che questo problema sarebbe esploso".

Per la verità Amato ci aveva provato a chiedere la collaborazione di Bucarest. Ma fino alla crisi non aveva ottenuto molto.
"Appunto. Quello che non posso accettare è l'idea che sia tutta colpa dell'Unione europea. Questo è falso. Ed è pericoloso, perché rischia di mettere in discussione principi che considero fondamentali".

Quali?
"Vorrei ricordarne tre. Il primo, rivolto sia ai governi sia alle opposizioni, è che queste questioni vanno affrontate con grande senso di responsabilità e di misura se non si vuole mettere a rischio la stessa natura democratica dei nostri sistemi. Il secondo principio è di non attribuire mai responsabilità collettive. Fin dai tempi dell'antica Grecia la capacità di distinguere tra responsabilità individuale e responsabilità collettiva è stato uno dei fondamenti della civiltà europea. Se c'è un crimine, non è di un Paese, o di un popolo, o di una famiglia, ma di uno specifico individuo che lo compie.
Il terzo principio è che quanto sta accadendo non è colpa dell'allargamento. Le cifre di cui disponiamo dimostrano che c'è stata più immigrazione rumena in Italia prima dell'adesione di Bucarest che dopo. E l'esperienza dimostra che proprio l'ingresso nella Ue, facendo salire il livello economico dei nuovi paesi, contribuisce a riassorbirne l'emigrazione. L'allargamento, insomma, come Romano Prodi sa bene, non è la causa del problema, ma la soluzione".






INES TABUSSO