00 10/07/2007 16:33


«Violante ha un percorso che non è quello di nessuno di noi. Uno sente parlare Violante e immagina che non vorrà cambiare idea. Invece cambia. Anche lui può redimersi, mi si lasci passare il termine. A nessuno può essere impedito di convertirsi. D'altronde, i convertiti sono i primi che vanno accolti nella casa del Padre. E questo non è stato capito da alcuni di noi. Ecco perché allora mi affrettai a spedirgli un biglietto: "Ho sentito cose che il Manzoni avrebbe definito di politica di quella fine"».



cfr.:

CORRIERE DELLA SERA
10 luglio 2007
"Dell'Utri: Violante è saggio Castelli e Schifani beceri"
(F. C. )

Marcello Dell'Utri apprezza le riflessioni di Luciano Violante che sul Corriere dice no alla commissione sui Servizi e invita anche i suoi compagni ad essere più cauti sulle responsabilità di Berlusconi. Ma spiega di apprezzarlo già da tempo: «Io vedo un Violante coerente con il nuovo Violante, quello da me colto durante una trasmissione di Porta a Porta con Schifani e Castelli, pronto ad affermazioni di grande apertura il cui senso non fu affatto captato dai nostri interlocutori, fermi a una contrapposizione becera». Meglio Violante di Schifani e Castelli?
Dell'Utri quasi annuisce: «Violante ha un percorso che non è quello di nessuno di noi. Uno sente parlare Violante e immagina che non vorrà cambiare idea. Invece cambia. Anche lui può redimersi, mi si lasci passare il termine. A nessuno può essere impedito di convertirsi. D'altronde, i convertiti sono i primi che vanno accolti nella casa del Padre. E questo non è stato capito da alcuni di noi.
Ecco perché allora mi affrettai a spedirgli un biglietto: "Ho sentito cose che il Manzoni avrebbe definito di politica di quella fine"». Adesso condivide il no a un'altra commissione: «Che ne è stato della Mitrokhin? E della Telecom Serbia?
Cose che continuano a dividere il Paese. Qui non si riesce a governare né da destra né da sinistra. È quel che capisce Violante suggerendoci di finirla con la vecchia politica».




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CORRIERE DELLA SERA
9 luglio 2007
di Fiorenza Sarzanini
L'INTERVISTA
«Non si può imputare tutto al Cavaliere. Le indagini le svolga il Copaco, ha i poteri»

ROMA — «Per conoscere la verità basta una settimana e ad accertarla deve essere il Copaco, che ha i poteri per compiere questo tipo di indagine ». Luciano Violante, presidente diessino della commissione Affari Costituzionali della Camera, boccia l'idea di una commissione d'inchiesta sul Sismi. Ma sollecita il Parlamento a usare in fretta gli «strumenti già esistenti per fare chiarezza».
Perché dice no?
«Sono contrario al proliferare di commissioni che negli ultimi tempi sono servite prevalentemente ad animare una bieca e sleale lotta politica come è avvenuto per quelle su Mitrokhin e Telekom Serbia».
Tra i primi a sollecitarla c'è stato Massimo D'Alema e anche il premier Prodi non è apparso contrario.
«Io ritengo utile una rapida indagine del Copaco che termini con un rapporto al Parlamento entro il mese di luglio. A quel punto potremo decidere se ci sono le condizioni per un'inchiesta parlamentare che avrebbe certamente tempi più lunghi e che comunque necessita di una legge apposita».
Al Copaco non dovrebbero essere concessi ulteriori poteri?
«La questione è semplice: bisogna verificare se ci sono relazioni trasmesse dal Sismi alla presidenza del Consiglio stilate sulla base dei documenti trovati nell'ufficio di via Nazionale. Ed è un compito che può svolgere chiedendo gli atti e convocando i responsabili ».
Basta questo accertamento?
«È il passo fondamentale per capire se la raccolta dei dossier ha avuto un input o un output politico e soprattutto se di queste carte è stato fatto un uso giornalistico e politico».
Lei che idea si è fatto?
«Si è costruito un castello inquisitorio sul nulla al fine di far apparire l'esistenza di una congiura che legava insieme magistrati e uomini politici contro il presidente del Consiglio.
Questi materiali sono stati, in parte, pubblicati su alcuni giornali al fine di screditare quegli stessi giudici e politici. Insomma un settore dei Servizi, invece di sventare attentati, inventava complotti. Tutto questo è inaccettabile in un sistema democratico e va punito con la massima severità ».
Il segretario Ds Piero Fassino ritiene che Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio quando Nicolò Pollari era direttore del Servizio, sia comunque responsabile dell'attività degli 007.
«È un'ipotesi. Ma non si può imputare al capo del governo tutto quello che accade nei Servizi. Io sarei più cauto prima di parlare di responsabilità politiche. Potremo fare ulteriori valutazioni soltanto dopo aver scoperto la verità sui fatti. Al momento non ho elementi per affermare che Berlusconi o chi per lui abbia usufruito di questi documenti ».
Attraverso il senatore Sergio de Gregorio, Nicolò Pollari ha detto di essere pronto a svelare i misteri d'Italia dagli anni '80 ad oggi.
«Trovo paradossale che il capo della commissione Difesa del Senato diventi il portavoce dell'ex capo del Sismi».
Lo aveva fatto anche per l'ex comandante della Guardia di Finanza Roberto Speciale.
«Evidentemente ha una predilezione per i generali in disgrazia. In ogni caso mi sembra assai singolare che un uomo dell'esperienza del generale Pollari si metta a chiedere una commissione d'inchiesta sull'ultimo quarto di secolo. Si rischia di precipitare nel ridicolo».
Vuol dire che è una boutade di De Gregorio?
«In questa materia non si fanno boutade. C'è la stranezza del ruolo di De Gregorio e la non credibilità della richiesta attribuita a Pollari. Se il generale vuole scrivere un libro di memorie o tenere corsi nelle università, lo faccia pure. Io vorrei conoscere la storia dal 2001 a oggi. Questa dichiarazione di De Gregorio mi appare come un tentativo di distogliere l'attenzione dal problema reale che stiamo affrontando. E dunque dalla necessità di conoscere l'utilizzazione che è stata fatta di questa attività di spionaggio messa in piedi da un funzionario del Sismi che lavorava in un ufficio del Sismi».
Dopo il sequestro dell'ufficio di via Nazionale, Pollari è rimasto al vertice del Servizio segreto militare altri quattro mesi. Alla luce di quanto sta accadendo non crede che il governo avrebbe dovuto procedere subito all'avvicendamento?
«Un Esecutivo non può esordire con il cambio dei direttori dei servizi di intelligence
perché si tratta di una materia delicata e complessa e non bisogna dare la sensazione che questi funzionari vengano scelti o sostituiti per ragioni di fedeltà politica ».




INES TABUSSO