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IL GIORNALE
23 settembre 2006
Se Torquemada comincia a perdere colpi
- di Redazione -


Marco Travaglio che attacca la sinistra e i giudici nel giro di ventiquattr'ore? Dai, non è possibile. Eppure è andata proprio così. Giovedì sera ha fatto a pezzi la Campania di Bassolino nella trasmissione di Santoro, ieri nella sua quotidiana rubrica sull'Unità, quel «Uliwood party» che con il governo Prodi ha sostituito il posto del «Bananas» dedicata alla Casa delle libertà, ha preso di mira il tribunale di Brescia.
La colpa dei pm lombardi? Aver clonato il computer di Carlo Bonini, cronista di Repubblica, «alla ricerca - scrive Travaglio - di qualcosa di utile per una misteriosa indagine sulle indagini milanesi sul sequestro di Abu Omar a opera della joint venture Cia-Sismi». «La privacy del giornalista - continua la rubrica - non esiste, sempreché sia onesto (se poi prende soldi dal Sisde o ordini da Moggi, massima solidarietà)». E qui Travaglio viene al punto: la procura di Brescia non si tocca. Per Travaglio godono di una sorta di extraterritorialità, «Tarquini e i Tarquini boys» scrive la penna dell'Unità. Che, sarà per solidarietà di categoria o chissà per quale altro motivo, si accorge, buon ultimo, che le Procure falliscono. Che Torquemada stia perdendo colpi?




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Santoro e Travaglio s’accorgono in tv dello sfacelo di Napoli
Paolo Brusorio

Che Rosa Russo Jervolino si appigli a Roberto Maroni è già una notizia. Che poi il sindaco ulivista di Napoli lo faccia per reagire alle fucilate di Michele Santoro e di Marco Travaglio, totem dell'informazione partisan, allora, giovedì sera, seconda puntata di Anno zero, deve essere successo qualcosa di veramente strano. «È inconcepibile che una persona eletta nel collegio di Napoli come parlamentare europeo, che qui non si è più fatto vedere e che per Napoli non ha combinato niente, faccia una trasmissione esclusivamente negativa sulla nostra città. Non ha fatto altro che denigrarla, bloccando per esempio chi - il riferimento del sindaco è a Silvana Fucito, presidente dell'associazione per la legalità - stava cercando in trasmissione di far emergere anche gli aspetti positivi. Sono sinceramente sdegnata» è la rabbia della Jervolino che poi aggiunge, come sfregio?, di non aver «visto la trasmissione perché io e il vicesindaco eravamo al lavoro». E che chiude chiamando in soccorso il nemico, giovedì in studio: «Ringrazio Maroni, gli telefonerò per farlo di persona. È toccato a lui - «non è vero che Napoli è solo criminalità» ha detto l'ex ministro del Carroccio -, un insospettabile della Lega, reagire e dire che Napoli non è solo quello che la trasmissione mostrava».
E così, dopo il pelo e contropelo alla Milano morattiana della prima puntata, Michele Santoro ha dato un'altra spallata colpendo Napoli, polmone rosso infettato da criminalità e scandali, all'interno di un regno, la Campania, dove il sovrano ha nome e cognome di Antonio Bassolino. Governatore dal 2000, sindaco di Napoli dal '93. Da funzionario del Pci a Re Sole.
Anno Zero (share del 15%, 3 milioni e mezzo di spettatori) ha usato il solito bisturi. L'inchiesta per strada, il pezzo forte di Santoro e dei suoi pards che chirurgicamente hanno sezionato i tumori della città; le interviste chiagne e fotte alla gente in studio, la parte televisivamente più debole, le stilettate di Travaglio: «Oltre ai funerali dei morti ammazzati, a Napoli c'è il funerale della politica. Bassolino più che un governatore è un imperatore. Il centrosinistra in Campania non ha alibi». Segue lista dei parenti eccellenti piazzati in politica: la moglie di Mastella, presidente del Consiglio regionale campano; il cognato di Mastella, Pasquale Giuditta, alla Camera; la moglie di Bassolino, Anna Maria Carloni al Senato insieme con il fratello di Pecoraro Scanio, Marco. A rovinare la serata ai regnanti di Campania, anche l'elenco delle commissioni regionali. Sono diciotto, solo sei quelle ordinarie. Centri di smistamento poltrone, «c'è quella per il mare e quella per il mar Mediterraneo» sogghigna il fustigatore di Berlusconi, da giovedì sul libro nero anche della coppia che governa la Campania. Ventisette consigli comunali sciolti per mafia, l'avviso di chiusura delle indagini a Bassolino per lo scandalo rifiuti, le acrobazie dei sindaci di Caserta e Salerno («due casi di morte della politica») i guai giudiziari di Alfredo Vito e Cirino Pomicino ora in Parlamento con la Cdl, la lista dei voltagabbana (De Simone, De Gregorio, Formisano avanti e indietro per l'arco costituzionale): Anno zero non ha fatto prigionieri. Ma è nell'Unione che ha lasciato il segno perché nessuno si aspettava il «tradimento» di due tra i soldati preferiti. Ma come, rimbombano i salotti buoni, tornano in video dopo le epurazioni, e cosa fanno: vengono a raccontare i nostri guai? Replica di Santoro: «Siamo un programma che lascia qualche traccia: è normale che ci siano reazioni. Volevamo portare all'attenzione del paese un'emergenza nazionale. Non è solo un problema di criminalità, ma è anche un'emergenza sociale che deve essere affrontata da tutti, in primo luogo dal governo. Accetto tutto, dalle critiche agli insulti. Gli attacchi della Jervolino? Amen». Anno zero. Ne risentiranno parlare.




INES TABUSSO