00 18/07/2006 15:09

16/07/2006 - "IL SOLE 24 ORE", Pag. 5
POLLARI AI PM: SEGRETO DI STATO
di: DONATELLA STASIO

www.difesa.it/files/rassegnastampa/060716/BG436.pdf



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17/07/2006 - "IL GIORNO ED. LOMBARDIA", Pag. 17
POLLARI, SEGRETI SUOI O SEGRETI DI STATO
di: MARINELLA ROSSI

www.difesa.it/files/rassegnastampa/060717/BGCL0.pdf




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17/07/2006 - "LA REPUBBLICA", Pag. 26
POLLARI, LA VERITA' IN UNA LETTERA "INFORMAI DI TUTTO IL GOVERNO"
di: CRISTINA ZAGARIA

www.difesa.it/files/rassegnastampa/060717/BGD3W.pdf




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CORRIERE DELLA SERA
17 luglio 2006
Il segreto di Stato? Copre poco, tardi e male
di VITTORIO GREVI
Caso Pollari

S e la notizia è esatta, nei termini in cui è stata riferita ieri su queste colonne, la circostanza che il direttore del Sismi, Nicolò Pollari, indagato per concorso nel sequestro dell'imam egiziano Abu Omar (febbraio 2003), abbia opposto il segreto di Stato ai magistrati della procura di Milano, appare sorprendente per diversi aspetti. Anzitutto perché qualsiasi persona indagata, in sede di interrogatorio, ha il diritto di non rispondere alle domande degli inquirenti, e quindi può rimanere in silenzio, senza dover invocare alcuno «scudo» di segretezza. Diverso sarebbe il discorso ove Pollari si fosse richiamato al vincolo del segreto di Stato come limite al contenuto di proprie dichiarazioni, ovvero di documenti, che il medesimo avrebbe inteso far acquisire a sua difesa: per esempio, in relazione ad asserite coperture ricevute dagli organi responsabili del precedente governo, magari con riferimento ai rapporti intercorrenti tra servizi segreti italiani e americani. Nel qual caso, tuttavia, a parte ogni fondato dubbio se simili coperture possano spingersi fino al coinvolgimento in un delitto tanto grave come è stato il sequestro di Abu Omar (con la conseguente dannosa interferenza nelle indagini cui il medesimo era di per sé sottoposto dalla nostra magistratura), c'è da domandarsi perché la sussistenza del segreto di Stato venga invocata soltanto adesso, quando ormai l'inchiesta milanese a carico degli agenti americani e italiani, ritenuti a vario titolo responsabili di tale «consegna straordinaria», è praticamente conclusa.
È proprio questo il profilo che suscita le maggiori perplessità. Dato e non concesso, infatti, che si tratti di materia riconducibile all'area del segreto di Stato, non si vede perché il vincolo di tale segreto non sia stato prospettato fin dall'inizio dell'inchiesta dei magistrati di Milano, per esempio attraverso una precisa direttiva impartita agli uomini del Sismi, affinché si avvalessero del relativo strumento: sia per esimersi dal testimoniare sia per sottrarsi al rischio del sequestro di documenti. Sarebbe stato questo un metodo piuttosto brutale (oltre che assai discutibile, rispetto ai principi generali del diritto), ma altrettanto efficace per bloccare sul nascere la suddetta inchiesta giudiziaria. Un metodo di cui, naturalmente, i vertici del Sismi e, quindi, l'autorità governativa di controllo avrebbero dovuto assumersi tutta la responsabilità. Senonché, come noto, fino agli ultimi giorni da parte del governo dell'epoca, e del medesimo Pollari, era stata sempre negata addirittura la conoscenza del forzoso «prelievo» subìto da Abu Omar.
Al punto in cui siamo, l'opposizione del segreto di Stato proposta dal generale Pollari - quand'anche venisse confermata dall'odierno presidente del Consiglio dei ministri, cui sarà trasmessa per legge, affinché si pronunci entro 60 giorni - non potrebbe certamente avere l'effetto di vanificare gli elementi di prova fin qui raccolti dalla Procura di Milano, che dunque sarebbero senza dubbio utilizzabili per una eventuale richiesta di rinvio a giudizio. Essa potrebbe, al più, giovare alla posizione dello stesso Pollari, se dovesse venire accertato che egli ha agito come ha agito, secondo l'accusa (concorrendo nel sequestro, oltre che, ovviamente, omettendo di informarne gli organi giudiziari), in quanto autorizzato dal governo del 2003, e che sul punto esiste un segreto di Stato. Ma riesce difficile pensare che, nell'attuale sistema legislativo, in assenza di qualunque «garanzia funzionale» per gli appartenenti ai servizi segreti, lo strumento del segreto di Stato (oltretutto finora mai dichiarato né opposto) possa venire d'un tratto impiegato per «coprire» - sia pure in nome della lotta al terrorismo - l'organizzazione e l'esecuzione sul territorio nazionale di una grave operazione delittuosa, in deroga alle più elementari esigenze di trasparenza e di legalità.


INES TABUSSO