00 15/06/2006 20:20


LA MINACCIA PIU' SANGUINOSA?
RISCHIARE DI DOVER TORNARE A CASA

LA PROSPETTIVA PIU' ROSEA?
OCCUPARE PER DUE ANNI E MEZZO QUEL POSTO

LA PRIORITA' FONDAMENTALE?
PARLARE CON GLI AVVOCATI DI FORZA ITALIA E DELL'EX PREMIER, GHEDINI E PECORELLA



"Mastella ha visto una scena che non gli è piaciuta: «Sapete accanto a chi era seduto Pallaro (il senatore eletto all'estero che, in alcuni casi, ha votato con l'opposizione, ndr )? A Dell’Utri e a Scarabosio di Forza Italia che lo marcavano stretto. Io faccio quello che posso ma i nostri non c’erano, non se lo filava nessuno. A quel punto ho detto a Danieli: "Sei tu il vice ministro per gli eletti all’estero, vedi di fare qualcosa....». Ci vuole vigilanza: «A Pallaro ho scritto un biglietto: "Caro Luigi, tu scherzi ma se continui a fare come ti pare rischi di tornare a casa, in Argentina». Invece, parlando del senatore dell’Italia dei Valori eletto alla presidenza della commissione Difesa, al Guardasigilli torna il solito buonumore: «L'unico cuneo che abbiamo visto finora è quello con cui De Gregorio si è insinuato con i voti della Cdl. Ma lui, che mi fa simpatia, sa che se rimane tranquillo può occupare per due anni e mezzo quel posto»".

"il ministro confida che il «metodo Mastella» è già realtà in via Arenula: «A maggior ragione con l'amnistia che richiede una maggioranza dei due terzi. Io medio, smusso gli spigoli per un confronto costante con l'opposizione e affinché tutti, nella maggioranza, facciano un sacrificio e rinuncino al massimo delle pretese. Bisogna evitare irrigidimenti: stabiliremo, dunque, un tetto per l'amnistia e l'indulto e poi entreremo nel merito dei reati da includere, fermo restando che pedofilia e criminalità organizzata restano fuori».
Di questo il ministro ha parlato con gli avvocati di Forza Italia e dell’ex premier, Ghedini e Pecorella. Agli alleati riferirà mercoledì"






CORRIERE DELLA SERA
15 giugno 2006
Mastella: stop ai «pierini» Avanti così e l’esecutivo non mangerà il panettone
Il ministro: Palazzo Madama? Romano doveva agire in quel modo «Sì all’amnistia, con la Cdl». Le trattative con Ghedini e Pecorella
DAL NOSTRO INVIATO


MOSCA - È un Clemente Mastella un po’ preoccupato quello che si abbandona sulla poltrona del Falcon 900 dell’Aeronautica militare diretto a Mosca per il G8 dei ministri dell’Interno e della Giustizia.
E anche se è assediato da un fastidioso raffreddore, il Guardasigilli ha voglia di sfogarsi perché la situazione che ha visto martedì al Senato lo ha messo in allarme: «Se non recuperavamo un voto eravamo già sotto e, in quel caso, il governo cadeva. Per questo dico che bisogna darsi un metodo, che c’è la necessità che tutti rinuncino a qualcosa per dialogare con l’opposizione. Al Senato la maggioranza è acrobatica e, quindi, saremo costretti a ricorrere alla fiducia. Ma non possiamo mica farlo ogni settimana».
Poi, quando gli comunicano la decisione di Prodi di mettere la fiducia sul decreto che «spacchetta» i ministeri, Mastella conclude il suo ragionamento: «Quando si può la fiducia va evitata ma questa volta, con 400 emendamenti, non si poteva fare altrimenti. Forse imiteremo il governo Berlusconi che, pure con una maggioranza ampia, ha abusato di questo strumento».
Così, a diecimila metri di altitudine, il ministro è un fiume in piena quando parla dei «soloni» e dei «pierini» che nella maggioranza mettono a rischio la compattezza dell'esecutivo: «Se non c'è collegialità, questo governo non arriva neanche a mangiare il panettone», dice riferendosi anche alla polemica che lo contrappone ad Antonio Di Pietro sui temi della giustizia. È una questione di metodo: «Io non mi occupo di cantieri. E se Prodi stabilisce che sull’ordinamento giudiziario si fa il disegno di legge, e non il decreto, Di Pietro non può sparlare della decisione già presa: e siccome i nostri voti sono determinanti al Senato, con Di Pietro è la prima e l’ultima volta che succede tutto questo. Altrimenti è una Babele».
Al Senato, a proposito di «maggioranza acrobatica», Mastella ha visto una scena che non gli è piaciuta: «Sapete accanto a chi era seduto Pallaro (il senatore eletto all'estero che, in alcuni casi, ha votato con l'opposizione, ndr )? A Dell’Utri e a Scarabosio di Forza Italia che lo marcavano stretto. Io faccio quello che posso ma i nostri non c’erano, non se lo filava nessuno. A quel punto ho detto a Danieli: "Sei tu il vice ministro per gli eletti all’estero, vedi di fare qualcosa....». Ci vuole vigilanza: «A Pallaro ho scritto un biglietto: "Caro Luigi, tu scherzi ma se continui a fare come ti pare rischi di tornare a casa, in Argentina». Invece, parlando del senatore dell’Italia dei Valori eletto alla presidenza della commissione Difesa, al Guardasigilli torna il solito buonumore: «L'unico cuneo che abbiamo visto finora è quello con cui De Gregorio si è insinuato con i voti della Cdl. Ma lui, che mi fa simpatia, sa che se rimane tranquillo può occupare per due anni e mezzo quel posto».
Quando l’oblò del piccolo jet inquadra la periferia di Mosca, il ministro confida che il «metodo Mastella» è già realtà in via Arenula: «A maggior ragione con l'amnistia che richiede una maggioranza dei due terzi. Io medio, smusso gli spigoli per un confronto costante con l'opposizione e affinché tutti, nella maggioranza, facciano un sacrificio e rinuncino al massimo delle pretese. Bisogna evitare irrigidimenti: stabiliremo, dunque, un tetto per l'amnistia e l'indulto e poi entreremo nel merito dei reati da includere, fermo restando che pedofilia e criminalità organizzata restano fuori». Di questo il ministro ha parlato con gli avvocati di Forza Italia e dell’ex premier, Ghedini e Pecorella. Agli alleati riferirà mercoledì al tavolo convocato al ministero seguendo alla lettera il «metodo Mastella». Ma qui a Mosca, dove venne nel ’90 al seguito del Napoli impegnato in una partita (poi persa) contro lo Spartak, Mastella avrà anche un «bilaterale» col General Attorney Usa, Alberto Gonzales: fuori agenda ci sono gli spinosi casi Calipari e Abu Omar, il primo banco di prova internazionale per il ministro che fa del dialogo una bandiera.

Dino Martirano



INES TABUSSO