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LA REPUBBLICA
27 marzo 2006
Vescovi prudenti: la speranza prevalente è che vinca il "perimetro bianco" a cavallo dei due poli
Diocesi tentate dalla svolta a sinistra tanti cattolici consultano i parroci
MARCO POLITI

ROMA - La «prima volta» di Prodi non tornerà più, questo lo sanno tutti. Allora, nel 1996, nonostante la diffidenza delle alte gerarchie un gran numero di vescovi, la massa delle associazioni e la grande maggioranza dei parroci spinse per la vittoria del cattolico leader dell´Ulivo. Oggi molto è cambiato nel mondo cattolico. Il clima è frastornato, le opinioni più frammentate, e tra i vari gruppi si staglia il Partito dell´Incertezza. «Berlusconi ha deluso, ma non so se voterò per gli Altri»: così un prelato, che mastica politica da decenni, riassume lo stato d´animo del Buon Cattolico Moderato.
Il Buon Cattolico Moderato, per esempio, a differenza di dieci anni fa si rivolge oggi più spesso al suo parroco per capire cosa fare o semplicemente per confrontarsi. «Aumentano i fedeli che vengono da noi», raccontano parecchi sacerdoti. Ma sanno anche che nella stragrande maggioranza dei cattolici anagrafici l´individualismo elettorale è legge suprema. Parroci tutti ulivisti, come tuona sovente don Baget Bozzo? «Mica vero», racconta un monsignore, gran camminatore nei corridoi del palazzo apostolico.
La situazione si è fatta molto più sfumata.
«Tanto per cominciare - spiega - si possono dire più filoprodiani i parroci di mezza età. I giovani preti, invece, sono spesso poco interessati alla politica, anzi abbastanza lontani. Il panorama cambia nuovamente con i seminaristi: più attenti alle vicende politiche, più informati, ma certamente diversificati nelle opinioni sebbene con una certa prevalenza a favore del centrosinistra».
In questa situazione ogni voto va conquistato. Lo sa Berlusconi, lo sa Prodi. Anche se il leader dell´Unione ha dalla sua il fatto che il Buon Cattolico Moderato ha difficoltà come gli altri a fare quadrare i conti, è rimasto sconcertato dalle troppe leggi ad personam e - soprattutto - ha un istintivo rifiuto per la devolution che lacera l´Italia. Eppure tutto questo non si trasforma in un trend impetuoso a favore dell´Unione. C´è chi è spaventato, sostiene più di un ecclesiastico, dalle polemiche continue divampate nel centrosinistra tra rutelliani e radicalsocialisti. Anche se la mossa di candidare la leader anti-referendaria Paola Binetti nella Margherita viene considerata negli ambienti ecclesiastici «un buon colpo». Certamente avvenuto con il placet del cardinal Ruini. «O diciamo il non-veto», chiosa maliziosamente un monsignore.
Già, Ruini. Dopo il suo appello al non-coinvolgimento della Chiesa nella tenzone elettorale, la parola d´ordine «restarne fuori» corre dalle Alpi alla Sicilia. La scandisce il cardinale Poletto di Torino: «La Chiesa non può schierarsi», la riecheggiano i vescovi siciliani, che parlano di autonomia reciproca tra sfera ecclesiale e politica. Monsignor Ruppi, presidente dei vescovi pugliesi, dà voce ad uno stato d´animo disincantato molto diffuso: «Meglio il silenzio dinanzi al naufragio culturale, civile e politico che ci avvolge».
Rispetto alle richieste dei fedeli il cardinale Caffarra di Bologna ha stilato un vademecum per i parroci: niente interventi pre-elettorali, nessuno spazio parrocchiale concesso ai dibattiti dei partiti. Se poi un parrocchiano chiede consiglio, i sacerdoti lo «illuminino» sui valori fondamentali da difendere, ma i preti «devono astenersi completamente dall´indicare quale parte politica a loro giudizio dia maggiore sicurezza».
Poi, naturalmente, dietro le quinte è chiaro che le alte gerarchie tifano per il "perimetro bianco" formato dai cattolici di Forza Italia, Udc, Udeur, Margherita. Indubbiamente i temi cari alla Chiesa (no ai Pacs, difesa della vita, soldi alle scuole cattoliche, bioetica) sono entrati maggiormente nell´agenda elettorale. Ma nelle regioni tutto avviene in modo abbastanza soft. Si sa che la Compagnia delle Opere tifa per Formigoni [1], l´Azione cattolica ha un programma etico difficilmente compatibile con il Cavaliere, Vita Pastorale e Famiglia cristiana non sono in sintonia con il Polo. Agesci, Acli e Pax Christi propendono per l´Unione, mentre altri spezzoni del movimentismo cattolico spiritualista e tradizionalista sono vicini a Forza Italia, Pera e An.
Ma molto si svolge in modo magmatico, quasi senza grandi passioni si direbbe. Persino quando La Russa ha attaccato a Milano il cardinale Tettamanzi accusandolo di essere ulivista, sono stati i suoi alleati a gettare acqua sul fuoco.



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[1]
COME VOTANO E FANNO VOTARE:


LA "COMPAGNIA DELLE OPERE" "non e' una realtà collaterale a partiti politici" (1), MA IN QUESTI GIORNI I SUOI GIOVANI VOLONTARI DISTRIBUISCONO VOLANTINI PRESSO I TAVOLI DEI PARTITI DELLA CDL, E INVITANO I PASSANTI A VOTARE PER IL CENTRODESTRA, CHE HA IL MERITO DI DIFENDERE, ALMENO A PAROLE, I SANI PRINCIPI AI QUALI SI ISPIRANO I SOCI DELLA COMPAGNIA.
ANCHE "COMUNIONE E LIBERAZIONE", FONDATA DA DON GIUSSANI, DIFFONDE IL VOLANTINO DELLA "COMPAGNIA DELLE OPERE" E LO PROPONE NELLA PROPRIA HOMEPAGE:

www.clonline.org/it/
www.clonline.org/articoli/ita/vol_cdoElez06.pdf

INSIEME ALLA RIVISTA "TRACCE":

Tracce n. 3, marzo 2006, DAL TITOLO "POLITICA E' CARITA'", CON
- La nuova enciclica del Papa:
"Deus caritas est"
www.clonline.org/articoli/ita/benXVIlettEncicl.htm
- E CON L'EDITORIALE
"Il voto, il giudizio, la vita"
www.clonline.org/articoli/ita/trcc0306_edit.htm




(1)
www.cdo.it/it-it

Compagnia delle Opere è un’associazione di imprese che svolge la propria attività sia in Italia che all'estero ed è riconosciuta dal Ministero delle Finanze come "associazione sindacale" fra imprenditori di rilevanza nazionale e, come ente, dal Ministero degli Interni (vedi i riconoscimenti)
L'Associazione Compagnia delle Opere rappresenta un unicum nel panorama dell'associazionismo civile: infatti, non é nè una società per azioni, nè una holding, nè una realtà collaterale a partiti politici o tesa a difendere interesse di categoria. Non ha partecipazione nella gestione delle imprese associate.
Non esiste infatti in senso tradizionale, una definizione in grado di descrivere compiutamente la realtà di Compagnia delle Opere.
“Un criterio ideale, un’amicizia operativa”.
E’ racchiusa in questa frase, che ha segnato la sua storia, l’essenza di una modalità d’azione che caratterizza ogni attività della CdO, come compagnia di persone che nelle circostanze quotidiane della vita, costruiscono e operano nella società



www.cdo.it/it-IT/Comunicazioni/Rassegna+stampa/Primo+piano/Archivio/2006/2006-08-13+12-30-37...

L’Italia alla prova
Al voto per difendere la libertà.

L’Italia alla prova
elezioni politiche 2006

Il voto del 9 e 10 aprile porterà più o meno libertà per tutti?
Nello schieramento di centrosinistra prevalgono correnti radicali e massimaliste che mettono
a tacere le posizioni moderate, che pur ci sono. Infatti:
Sulla vita, la Rosa nel pugno e altri esponenti della sinistra preannunciano leggi a favore
dell’eutanasia, insieme a scelte più permissive nei confronti dell’aborto e della sperimentazione
sugli embrioni, senza alcun rispetto per la dignità dell’uomo e della volontà popolare.
Sulla famiglia, una legislazione a favore di pacs e coppie di fatto tra persone dello stesso sesso
rischia di snaturare il concetto stesso di famiglia e il suo valore civile.
Sulla scuola, si preannuncia un rilancio della burocrazia statalista nella scuola e nell’università
e un arresto della pur precaria parità tra scuola statale e non statale.
Sull’economia, col pretesto della crisi, al di là delle dichiarazioni di facciata, nel programma si
prefigura un rilancio dello statalismo più rigido, il ridimensionamento se non l’abolizione della
legge Biagi, la promessa di privilegi a gruppi sindacali e ad imprese incapaci di competizione
internazionale, un rilancio delle partecipazioni statali, oggi divenute regionali o comunali. Si
demonizza o si ignora la piccola e media impresa, il credito a servizio della gente. Dando ascolto
a egoismi locali, si bloccheranno o si ritarderanno grandi opere necessarie per mantenere l’Italia
legata al resto dell’Europa e per lo sviluppo. L’ambiguità sulla Tav ne è un esempio eloquente.
Sulla politica internazionale, per garantirsi il consenso della sinistra estrema non si emargina
con chiarezza chi esalta il terrorismo fondamentalista e fomenta un odio di principio contro Stati
Uniti e Israele. In tema di immigrazione, con grave irresponsabilità si predica un’apertura
indiscriminata senza chiedersi che ne sarà di chi entra in Italia.
Certo, l’attuale governo non ha raggiunto tutti i risultati che si prefiggeva. Né mancano i conflitti
di interesse. Tuttavia una cosa è certa: l’azione del centrodestra non ha l’intenzione di bloccare
la libertà e la responsabilità dei singoli, la ripresa della piccola e media impresa e il riorganizzarsi
della società dal basso per rispondere ai propri bisogni. L’attuale maggioranza, se non favorisce,
tuttavia non penalizza - almeno sul piano del principio - il rilancio di un’educazione da parte di
gruppi e settori sociali che credono nel valore della persona e che scommettono sulla sua libertà.
La riforma del mercato del lavoro, le politiche per i distretti, la legge sull’impresa sociale, il “più
dai meno versi” e il cinque per mille per non profit e ricerca sono segnali di una giusta direzione.
La prospettiva di un rinnovato sviluppo e di una reale solidarietà sta nella capacità dei cittadini
italiani di riprendere vigore e forza ideale, ridando vita a una tradizione in cui la persona e le
realtà associative siano protagoniste.
Voteremo centrodestra. Un voto per difendere la libertà di tutti: delle persone, delle realtà
educative e sociali, delle imprese. E della Chiesa, quella «entità etnica sui generis» che difende
il valore della vita umana, educa alla carità e sostiene la speranza del futuro.



INES TABUSSO