00 28/01/2006 19:22
CORRIERE DELLA SERA
28 gennaio 2006
L’errore del ministro: il processo resta lungo
di VITTORIO GREVI

Con la relazione letta ieri da Nicola Marvulli nella solenne cornice della Corte di cassazione, l’anno giudiziario è stato inaugurato per la prima volta in base al nuovo rito (introdotto con la legge di riforma del luglio 2005), che affida per l’appunto tale compito al primo presidente della Corte suprema, anziché al procuratore generale, com’era finora accaduto. Questo passaggio di consegne, tuttavia, non ha mutato i toni e l’impostazione della relazione inaugurale. E così, come l’anno scorso era stata severa e preoccupata l’analisi del procuratore Favara, alla stessa stregua è stato severo e preoccupato (anzi, per certi aspetti, anche di più) il discorso di ieri del presidente Marvulli. Non c’è dubbio che nell’arco dell’ultimo anno l’arsenale delle leggi relative alla giustizia si sia arricchito di diverse novità, su alcune delle quali il presidente Marvulli non ha esitato a manifestare la sua critica rigida e senza riserve. A cominciare, inevitabilmente, dalla discussa riforma dell’ordinamento giudiziario, condizionata in negativo dal pregiudizio di una «diffusa politicizzazione» della magistratura (cosa diversa dal protagonismo esibizionista di singoli magistrati, che è sempre censurabile), e costruita in modo tale non solo da non giovare alla indipendenza della stessa magistratura, ma anche da pregiudicarne il grado di efficienza.
Venendo alle leggi relative al terreno processuale, accanto all’apprezzamento per le riforme sul processo civile, è apparso netto il dissenso di Marvulli per le riforme operate sul versante penale. Da un canto, per quanto riguarda le modifiche alla disciplina della prescrizione introdotte dalla legge ex Cirielli, è stato ribadito il rischio che essa, scontrandosi con gli attuali livelli di funzionalità degli uffici giudiziari, dia luogo a «generalizzati atti di clemenza» (in altre parole, ad una sorta di amnistia «strisciante» per molti reati). Dall’altro, per quanto riguarda la recente legge sulle impugnazioni penali, la critica è caduta sia sulla prevista «disparità di trattamento» tra accusa e difesa in materia di appello (a causa di una «asimmetria» già ritenuta incostituzionale dal presidente Ciampi), sia, soprattutto, sul pericolo di stravolgimento delle funzioni della Corte di cassazione. Al punto da trasformarla in un giudice di terza istanza, con grave danno per la sua funzionalità, nonché per la stessa esigenza di «ragionevole durata» del processo. E, al riguardo, è stato esplicito il ringraziamento rivolto al capo dello Stato per avere rinviato tale legge al Parlamento, così da consentire in quella sede una doverosa rimeditazione (non limitata ad interventi settoriali, e per vari aspetti peggiorativi, come sono quelli preannunciati) su scelte tanto pregiudizievoli per una corretta amministrazione della giustizia.
Dinnanzi a queste allarmate considerazioni del presidente Marvulli sono apparse singolari, per non dire sconcertanti, le valutazioni espresse dal ministro Castelli che, nel rivendicare la serie di leggi «senza precedenti» (e molte lo sono, ma per il loro contenuto poco decoroso) approvate nell’attuale legislatura, ne ha esaltato l’attitudine a «ridurre la durata dei processi». Davvero qui siamo in piena confusione delle lingue, posto che nessuna delle suddette leggi potrà mai servire ad accelerare lo svolgimento dei processi, almeno nel settore penale, salvo ritenere tali quelle che in certi casi aboliscono il giudizio di appello, o dimezzano i termini di prescrizione dei reati, anticipando così l’estinzione dei procedimenti in corso.
Si tratta, evidentemente, di due modi opposti di intendere il principio costituzionale della «ragionevole durata» dei processi. Sta di fatto, tuttavia, che le leggi approvate negli ultimi tempi, e censurate ieri dal presidente Marvulli, sono state concepite per scopi certamente diversi da quello di accrescere l’efficienza e la funzionalità della giustizia. E così la pensa anche la stragrande maggioranza degli studiosi e degli operatori del settore.




"Relazione sull'attività Giudiziaria nell'anno 2005"
del Primo Presidente della Corte di Cassazione Nicola Marvulli

www.cortedicassazione.it/Documenti/Relazione2005.doc




Intervento del ministro della Giustizia Roberto Castelli

www.giustizia.it/newsonline/data/multimedia/1406.pdf
INES TABUSSO