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RAI NEWS 24

Giustizia.
Marvulli: riforme contro efficienza della magistratura.
Castelli: ddl Pecorella,non c'e' scontro istituzionale

Roma, 27 gennaio 2006


"Terminata questa intervista dovrò andare all'inaugurazione dell'anno giudiziario: sono due ore dedicate a un fatto istituzionale, e certamente otterrò anche informazioni interessanti, ma si tratta comunque di tempo sottratto all'attività di governo...". "Certo che questa riforma pregiudicherà l' efficienza della magistratura". Botta e risposta a distanza di poche ore fra il premier Silvio Berlusconi e il primo presidente della Cassazione, Nicola Marvulli, che questa mattina ha letto la Relazione sull' attività giudiziaria nell' Aula magna di Palazzo Giustizia a Roma. Una relazione che non ha risparmiato critiche alle riforme del governo di centrodestra, tanto che il ministro della Giustizia Roberto Castelli nel suo intervento ha replicato che sulla riforma dell' ordinamento giudiziario non c'è stato scontro tra le istituzioni, ma "esercizio di quelle garanzie che evitano la promulgazioni di leggi incostituzionali".

Nostalgia
"Dobbiamo riconoscere con umiltà che oggi la magistratura, a causa dell'inadeguatezza dell'amministrazione della giustizia, piu' non gode dell'antico prestigio, quello che era il prestigio della casta", ha esordito con rammarico il presidente della Corte di Cassazione, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario.

L'affondo politico
La legge ex Cirielli, quella che ha modificato la disciplina della prescrizione dei reati, denuncia Marvulli, "certamente non accrescerà la funzionalità degli uffici giudiziari e, cio' che maggiormente preoccupa, limiterà fortemente gli spazi di apprezzamento del giudice in relazione all'accertamento della gravità della condotta del colpevole e della sua capacità a delinquere, quando è invece solo dalla effettiva possibilita' di accertare questi aspetti ciò che consente al giudice di determinare una pena che possa realmente assolvere alla sua funzione rieducativa". E ancora, "se fortemente condivisibile è la prospettiva di non consentire che un processo, per la sua lunga durata, diventi un inutile e dannoso strumento di vanificazione delle sue finalità - scrive Marvulli - ciò non giustifica né il ricorso a provvedimenti che sono simulacri di generalizzati atti di clemenza, né un cosi' pesante e differenziato trattamento punitivo nei confronti dei recidivi, tanto piu' che questi, molto spesso, costituiscono l'anello piu' debole della delinquenza".

In difesa dell'indipendenza della magistratura
"Continuo a credere - ha detto ancora Marvulli nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario - che questa riforma non sia in grado di accrescere l'indipendenza della magistratura: mi rassicura la convinzione che ho maturato nella mia lunga e variegata esperienza professionale, e cioè che l'indipendenza del giudice è indissociabile dalla sua funzione, è una qualità personale, al pari dell'onestà morale ed intellettuale, è una nostra gelosa ricchezza, che nessuno ci potrà sottrarre, se soltanto noi vorremo e sapremo conservarla".

L'autocritica
"Talvolta offrendosi alla pubblica opinione come depositari della verità, alcuni magistrati hanno finito con l'offrire della magistratura un'immagine distorta, indice di scarso equilibrio e professionalità".

Bancopoli
"Il Paese reclama a gran voce che la giustizia possa fare piena luce sulle responsabilita' dei singoli - scrive Marvulli riferendosi alle indagini ancora in corso presso le procure di Milano, Roma e Perugia - Io sono certo che i pubblici ministeri, di collaudata esperienza, ai quali tali indagini sono state affidate, sapranno accertare i fatti nelle loro reali dimensioni, affinche' il sistema bancario e, con esso, tutto il nostro sistema economico, possa riacquistare, al più presto, nel doveroso rispetto delle regole, maggiore trasparenza e svilupparsi in un clima di riconquistata fiducia".

Grazie Ciampi
Quanto al ddl Pecorella che riduce le fattispecie per il ricorso in appello del Pm, Marvulli ha pubblicamente ringraziato il Capo dello Stato: "La Corte di Cassazione, deve invece a lei, signor Presidente della Repubblica, se, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 74 della Costituzione, queste nostre fondate preoccupazioni potranno formare oggetto di doverosa attenzione da parte del Parlamento italiano: sono fiducioso che cio' avvenga, non solo per il futuro della Corte, per la salvaguardia delle sue funzioni, per la corretta amministrazione della giustizia ma anche e, soprattutto, per la stessa necessaria difesa di uno Stato di Diritto che non può consentire che nella disciplina del processo penale siano ripudiati i principi ispiratori della riforma del processo civile approvata pochi mesi fa, dallo stesso Parlamento".

La replica del ministro
Castelli ha sottolineato che uno dei suoi obiettivi di Guardasigilli è stato "il rigoroso rispetto dei principi contenuti nella nostra Carta Costituzionale relativi alla suddivisione dei poteri", e di aver "sempre difeso questo principio".

"Il potere legislativo - ha proseguito Castelli citando John Locke - non è solo il potere supremo della comunità politica, ma è anche sacro e inalterabile nelle mani nelle quali la comunità lo ha una volta collocato, e nessun editto di nessuna altra persona, quale che sia la forma in cui è concepito o il potere dal quale è sostenuto, ha la forza e l'obbligazione di una legge, se non riceve la sanzione del potere legislativo, che il pubblico ha scelto e designato". "Ho sempre difeso questo principio, cardine di ogni società democratica - ha aggiunto Castelli - avvalendomi appieno dei poteri conferitimi dagli articoli 107 e 110 della Costituzione, ma anche cercando di agire nel pieno rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura".

"E' noto - ha detto Castelli, rivolgendosi al Presidente della Repubblica - che, nella originaria stesura del testo di riforma dell'Ordinamento Giudiziario, lei, signor presidente, ha ravvisato elementi di incostituzionalità. Posso assicurarle in questa sede solenne che se ciò è avvenuto, non è certo perché il legislatore abbia tentato scientemente di forzare la Costituzione, bensi' perche' agendo su un terreno come lei stesso ebbe a dire 'di grande rilievo costituzionale e di notevole complessità ', non essendo la scienza giuridica una scienza esatta, ci siamo trovati di fronte ad interpretazioni diverse. Colgo l'occasione per sottolineare come il Parlamento abbia voluto accogliere appieno i suoi rilievi - ha detto ancora il ministro della Giustizia rivolto a Ciampi - modificando o addirittura abrogando quelle parti da lei ritenute incostituzionali. Mi piace citare questo episodio - ha concluso Castelli - che va letto non come scontro tra istituzioni, ma come occasione di esercizio di quelle garanzie che evitano la promulgazione di leggi incostituzionali che violino i principi fondamentali della nostra democrazia".

INES TABUSSO