00 27/01/2006 00:33
IL GIORNALE
26 gennaio 2006
«Senza seggi per l’Udeur nell’Ulivo dovrò rifugiarmi dove mi vogliono»
Luca Telese
da Roma

Onorevole Mastella, ci risiamo: sarà la dodicesima volta che la intervisto per capire se resta nell'Unione, oppure va di là.
«È lei che me l'ha chiesta, l'intervista, se mi ha inseguito ovunque un motivo ci sarà...».
Se gliela chiedo è perché il dubbio c'è.
«Se c'è il dubbio bene. Cercano di farmi apparire come il nano Brontolo, pongo problemi veri».
Lei ha il congresso domani. Davvero vuol farci credere che sceglierà lì se andare a destra o a sinistra?
«E dove sennò? Ho sempre difeso il diritto dei partiti a scegliere: pensi che soddisfazione, per i miei, leggere questa intervista, sapendo che il loro parere sarà decisivo».
Lei non invita delegazioni....
«Non è una vetrina, è una discussione. I giornalisti verranno».
Sul Corriere della sera Verderami racconta che con Casini lei è di nuovo cheek to cheek.
«Siamo amici da una vita, c'è un progetto comune, ci sentiamo».
Le piace il nuovo simbolo dell'Udc, tutto scudocrociato?
«Moltissimo».
Dicono che sei lei passa di là non la segue nessuno.
«Non mi mettano alla prova. Lei lo sa, io stupisco sempre».
Ma è sicuro che Berlusconi se la prenderebbe?
«Certo».
Ah! Ci ha parlato, dunque? Ecco un buon titolo...
«No, la politica è una scienza esatta. Non ho bisogno di parlarci, ragiono da me. Lei pensa davvero che il Cavaliere, così attento a sommare tutti gli zero virgola - e con questa legge elettorale fa benissimo! - non si prenderebbe una forza dell'1.5 per cento?».
Lei dall'Unione che cosa vuole, per non attuare la minaccia?
«Non minaccio nulla. Voglio riconosciuta la nostra dignità».
Ma scriveranno che lei è a caccia di poltrone...
«....Seeeeh! Poltroncine, semmai».
One, o ine, sempre seggi sono.
«Senta, lo scriva chiaro così capiscono: voglio alla Camera solo quello che gli faccio guadagnare al Senato. Prenderò un senatore, se non due, in ogni regione del Sud: sono determinante per far scattare il premio di coalizione».
Questo lo dice lei.
«No, lo sanno loro».
Ma che cosa rispondere a chi dice che trattate sui seggi?
«E loro su che trattano, scusi? Sulle opere pie? Se Prodi candida un professore è una missione culturale, se io candido uno dei miei è un ricatto? E quelli di Margherita e Ds che scattano al Senato nel premio di maggioranza chi sono, scolari in visita premio?».
Conviene porre il problema dei numeri così brutalmente?
«Sì. Perché il resto è tutto già chiaro».
Lo chiarisca anche a chi legge.
«Noi oggi stiamo in una coalizione in cui le idee del centro che rappresento sono a rischio estinzione: un giorno si civetta con Vladimir Luxuria; un altro con i no global... capisce che il problema non è nemmeno Pannella? Se ci metto la mia faccia, devo poter dire ai miei elettori che ci sono, e che conto. E che ho la forza per difendere le loro idee, non per portare acqua al mulino altrui».
A «brigante brigante e mezzo», come si dice al sud?
«Dialettica democratica».
Non le danno nemmeno un seggio tra gli italiani all'estero!
«E io allora mi candido e corro da solo. Siamo la seconda forza a Parigi, in Australia...».
Dice l'onorevole Danieli, della Margherita, che coordina l'Unione all'estero, che da soli un seggio non lo prendete.
«Dica a Danieli che faccia bene di conto. Gli ricordi che se vado da solo una cosa è sicura: il seggio loro non lo prendono».
Ma Prodi, per farla davvero felice, che cosa dovrebbe dirle?
«Che nella lista unitaria si fa carico di qualcuno dell'Udeur, per far capire che non siamo miserelli».
Altrimenti lei va di là?
«Senta, se la buttano fuori da una casa lei che fa?».
Me lo dica lei, che si sente sulla porta dell'Unione.
«Se mi costringono vado a costruirmi una casetta dove mi accolgono».

INES TABUSSO