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CORRIERE DELLA SERA
13 gennaio 2006
Del provvedimento beneficieranno anche Mohammed Daki e Formigoni
Sme, niente processo per il premier
Assolto in primo grado, sfrutta la legge sull'inappellabilità. Previti, lo
sciopero dei penalisti farà saltare l’udienza Imi-Sir in Cassazione
Luigi Ferrarella

MILANO - Finito, per legge, prima ancora di cominciare. Non ci sarà più alcun
processo d’appello Sme per l’imputato Silvio Berlusconi, che in primo grado
il 10 dicembre 2004, assolto nel merito dall’accusa di aver corrotto nel
1988 il giudice Filippo Verde per ostacolare la Cir di Carlo De Benedetti
nella causa civile Sme, era invece stato prosciolto solo per prescrizione
della corruzione del capo dei gip romani Renato Squillante (con 434 mila
dollari nel 1991) grazie alle attenuanti generiche di cui lo aveva ritenuto
meritevole il Tribunale presieduto dal giudice Francesco Castellano.
La sentenza era stata impugnata dalla Procura, che quelle attenuanti aveva
visto negare da altri giudici al coimputato Cesare Previti (condannato perciò
a 5 anni). Ma la nuova legge, approvata ieri, preclude appunto ai pm la possibilità
di impugnare le assoluzioni. Risultato: il processo di secondo grado, che
la Corte d’appello non aveva ancora fissato, in particolare ritenendo che
non fosse opportuno celebrarlo prima delle elezioni del 9 aprile, non si
potrà fare mai più: l’impugnazione si convertirà in ricorso per Cassazione
(senza riesame del merito).
Analogo beneficio trarrà dalla nuova legge un imputato contro la cui assoluzione
in primo grado era stata proprio la maggioranza del premier a tuonare: Mohammed
Daki, assolto dal reato di terrorismo internazionale. La Procura, che aveva
incanalato il proprio disaccordo nei fisiologici binari di un ricorso, ora
non potrà più andare in Cassazione. Riflessi anche sul presidente della Regione
Lombardia, Roberto Formigoni, alla vigilia di Natale assolto in Tribunale
con formula piena dalle accuse di favoreggiamento e abuso d’ufficio e con
richiamo alla prova contraddittoria o insufficiente dalle ipotesi di corruzione
e falso nel processo per la discarica di Cerro Maggiore (costato, invece,
a Paolo Berlusconi un patteggiamento e 50 milioni di risarcimento): l’appello
dei pm, scontato, ora non sarà praticabile.
Da essa, peraltro, indirettamente trarrà giovamento anche Previti. Contro
la condanna in appello a 7 anni nel processo Imi-Sir, infatti, Previti aveva
ovviamente già proposto ricorso in Cassazione sulla base delle regole che
consentivano di sottoporre alla Suprema Corte solo questioni di legittimità
(estranee al merito dei dibattimenti). Ora, invece, per i condannati la legge
amplia i confini degli argomenti di ricorso spendibili e dall’entrata in
vigore della legge riconosce 60 giorni di tempo (termini di prescrizione
sospesi) a chi voglia integrare i motivi di ricorso alla luce delle nuove
regole. In teoria, Previti non farebbe in tempo a usare questi due mesi,
perché la legge ieri approvata non è ancora promulgata, mentre la sua condanna
potrebbe essere annullata o diventare definitiva nel processo già fissato
in Cassazione lunedì, martedì e mercoledì prossimi. Ma, proprio per il 16,
17 e 18 gennaio, l’Unione degli avvocati penalisti italiani ha proclamato
uno sciopero contro una parte della legge ex Cirielli. E, poiché alcuni avvocati
del processo hanno già anticipato che intendono aderire all’astensione dalle
udienze, lunedì verrà rinviato a data da destinarsi. Quando è probabile che
la nuova legge sia entrata in vigore.
Luigi Ferrarella



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LA REPUBBLICA
13 gennaio 2006
Così Berlusconi eviterà il processo per il caso Sme
Luca Fazzo

MILANO - Era tutto pronto: individuata la sezione, depositate le carte. Al processo d´appello a Silvio Berlusconi per gli affari Squillante e Sme mancava solo la fissazione della data d´inizio, probabilmente subito dopo le elezioni. E al premier sarebbe toccato tornare a difendersi dalle accuse lanciate contro di lui da Stefania Ariosto e dall´arido linguaggio delle rogatorie che per la procura dimostravano il suo ruolo nelle mazzette smistate da Cesare Previti ai giudici di Roma. Invece salta tutto. Il processo d´appello non si farà. La legge approvata ieri in via definitiva dal Senato cancella i processi di secondo grado per tutti i casi in cui l´imputato sia uscito incolume dal primo giudizio.
E proprio questo è ciò che accadde il 10 dicembre 2004, quando il tribunale presieduto da Francesco Castellano - oggi indagato per le sue "soffiate" nella vicenda Unipol - emise la sua sentenza: per la vicenda Sme Berlusconi fu assolto, per i soldi a Squillante il reato fu dichiarato prescritto. Contro entrambe le decisioni la Procura ricorse in appello. Ma la straordinaria calma con cui la Corte d´appello ha gestito la pratica - le motivazioni della sentenza venero depositate nell´aprile 2005, poi non è accaduto più nulla - ha permesso che arrivasse prima la legge Pecorella. Ora solo il vaglio della Cassazione separa il Cavaliere dalla liberazione definitiva dal più insidioso dei suoi grattacapi giudiziari.
Ma Silvio Berlusconi non è certo l´unico imputato importante a venire beneficiato dalla legge varata ieri. Anche il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, eviterà la noia di un giudizio d´appello per la vicenda della discarica di Cerro Maggiore, dove era accusato di corruzione per avere robustamente favorito Paolo Berlusconi: assolto il 20 dicembre scorso dai giudici di primo grado, la Procura aspettava le motivazioni per depositare il ricorso, ora potrà sperare solo nella Cassazione.
Ma anche in universi assai differenti la svolta voluta dalla Camera si farà sentire. La nuova legge, per esempio, toglie d´impiccio i cinque militanti islamici che il 9 maggio scorso - con una sentenza analoga a quella di pochi mesi prima del giudice Clementina Forleo - il tribunale di Milano assolse dall´accusa di terrorismo internazionale. Anche per loro, il ricorso che la Procura aveva già depositato è da ieri carta straccia. In questo caso gli effetti della nuova norma sono quasi paradossali. Infatti proprio ieri, nel corso di un altro processo celebrato a Milano un "pentito" ha fornito elementi molto concreti per ritenere che i cinque estremisti fossero effettivamente collegati ad organizzazioni terroristiche quali Ansar al Islami, affiliata alla galassia di Al Qaeda.
Queste nuove prove sarebbero potute entrare nel processo d´appello, mentre in Cassazione - unico passaggio per i cinque prima dell´assoluzione definitiva - la valutazione di nuove prove è interdetta dal codice. E lo stesso accadrà qua e là in tutta Italia, per imputati illustri od oscuri. «La parità tra accusa e difesa - dice Armando Spataro, procuratorie aggiunto a Milano - da oggi appartiene al passato. Ai pubblici ministeri ormai resta in canna un colpo solo, come al reduce del Cacciatore: fallito quello, fallito tutto».
E c´è chi sta curiosando nel passato, per individuare quali grandi processi avrebbero avuto una sorte diversa se questa legge fosse entrata in vigore all´epoca in cui si celebrarono. Gli esempi non mancano: uno fra tutti, il processo per i 157 morti per cancro al Petrolchimico di Porto Marghera, dove una sentenza che aveva assolto con formula piena i dirigenti della Montedison venne impugnata dalla Procura. In secondo grado, cinque dei dirigenti vennero condannati per la morte di un operaio: uno solo, una sentenza quasi simbolica. Ma con la legge approvata ieri, non ci sarebbe stata neppure quella.



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CORRIERE DELLA SERA
13 gennaio 2006
«Questa legge è fatta per garantire i cittadini, non per Berlusconi»
Giuseppe Guastella intervista Gaetano Pecorella

MILANO - Processi più rapidi e maggiori garanzie per i cittadini che devono essere condannati solo se ritenuti colpevoli «oltre ogni ragionevole dubbio». Per il presidente della Commissione giustizia della Camera, Gaetano Pecorella, sono questi i principali obiettivi della nuova legge, qualla che prende il suo nome e che elimina l’appello quando l’imputato viene assolto in primo grado. Altro che legge ad personam , come sostiene l’opposizione (Pecorella, che è anche avvocato di Berlusconi, sfida l’accusa di Nando Dalla Chiesa di fronte a un giurì d’onore), altro che sabbia negli ingranaggi della Cassazione, come lamenta Magistratura Democratica, per Pecorella la nuova norma «migliora la cultura giuridica italiana». Onorevole, ma a cosa serve?
«Prima di tutto, a snellire il sistema giudiziario. Il processo penale serve per applicare una pena attraverso una condanna oppure per assolvere. Nel momento in cui la sanzione non viene applicata, il processo deve chiudersi lì. Non c’è motivo perché continui con attività inutili come l’appello del pm o dell’imputato non soddisfatto del tipo di assoluzione. Resta il ricorso in Cassazione».
Secondo molti, la Cassazione si ingolferà e tutti tenteranno di ottenere la prescrizione, abbreviata dalla ex Cirielli.
«Un rischio che non esiste perché si potrà ricorrere in Cassazione solo se c’è un vizio di legittimità. Come prima. Credo che questa levata di scudi della Cassazione, con grande agitarsi del presidente Marvulli, non abbia ragione. Senza dire che alcuni magistrati della Cassazione erano favorevoli a questa riforma e l’avevano anche sollecitata».
Quando?
«Nella sentenza al processo Andreotti, ad esempio, è scritto espressamente che non dovrebbe essere possibile l’appello se l’imputato è stato assolto in primo grado».
La Cassazione diventerà un terzo giudice di merito. È così?
«Un protocollo aggiuntivo della Convenzione europea sui diritti dell’uomo impone che l’imputato condannato abbia diritto a un secondo grado di giudizio di merito. Non sempre era possibile. Fino ad ora se una persona veniva assolta in primo grado e condannata in appello non aveva una seconda possibilità. Faccio un esempio: se negli atti vi era una prova che il giudice aveva ignorato, in passato questa non era più recuperabile in Cassazione. Se l’accusato di un omicidio diceva che c’era un testimone, il quale poteva scagionarlo, ma che era stato ignorato, il giudice di Cassazione non poteva fare nulla perché di quel testimone non c’era traccia nella sentenza».
E ora?
«Ora tutte le prove devono essere valutate ai fini della sentenza. Anche in Cassazione».
E questo non è un nuovo processo?
«No, perché non si rifà il processo da capo. E comunque non è vero che prima non si riesaminava il processo perché, quando i giudici si accorgevano che la sentenza era palesemente ingiusta, trovavano il modo per evitare che un innocente finisse in galera. Ora lo dovranno farlo sempre, per legge».
Si parla di incostituzionalità .
«La formula diventata legge è la stessa che c’è stata dal 1930 al 1988. Abbiamo reintrodotto principi già esistenti in passato e quindi pienamente costituzionali».
L’accusa principale che vi fanno è che si tratta di un’altra legge ad personam . Berlusconi è stato assolto per la Sme e si blocca l’appello.
«Questa legge è stata presentata nel 2002 sulla base di proposte fatte in un convegno di magistrati. Il suo iter si è concluso prima della sentenza Sme di primo grado. Faccio notare che, comunque, il processo Sme non si blocca. Prosegue in Cassazione».
C’è un altro processo, quello Sme per Previti, che sta per iniziare in Cassazione. Cosa succede?
«Ciò che ho detto. Se vi sono elementi ignorati dai giudici e che Previti non ha potuto indicare ora può chiedere che vengano valutati».


INES TABUSSO