00 10/01/2006 17:04
IL GIORNALE
10 gennaio 2006
«Evasione? No, solo errori formali»
Laura Verlicchi
da Milano

Che cosa hanno a che vedere i 1.800 euro versati da Silvio Berlusconi per sanare eventuali irregolarità formali nella sua dichiarazione Irpef con le decine di milioni di presunte evasioni fiscali? Nulla. Come ci spiega Niccolò Ghedini, avvocato del presidente del Consiglio.
Che tipo di operazione ha fatto Silvio Berlusconi?
«La stessa suggerita a milioni di contribuenti, soprattutto professionisti, dai loro commercialisti e prevista dalla legge 289 del 2002 come dichiarazione integrativa semplice.

In pratica, è stata pagata la quota di 300 euro all'anno per sei annualità, dal periodo di imposta '97 al 2002, per un totale di 1.800 euro. Questo copre una mancata dichiarazione di 600 euro annui di reddito sulla dichiarazione Irpef, quindi personale, di Silvio Berlusconi, che si aggira intorno ai 15 milioni annui».
Si tratta comunque di versamenti molto bassi: come mai?
«Proprio perché si è deciso, su consiglio dei commercialisti, di versare comunque la quota minima prevista dalla legge.

Non si tratta quindi del cosiddetto condono tombale, ma di un'operazione il cui fine è quello di sanare eventuali irregolarità formali della dichiarazione e ridurre il tempo di accertamento da parte dell'Agenzia delle Entrate a cinque anni, anziché otto come prevede la legge attuale».
Perché l'Agenzia delle Entrate aveva chiesto alla Procura di Milano gli atti dell'inchiesta?
«La contestazione in corso a Milano comprendeva anche l'ipotesi accusatoria di appropriazione indebita. Da qui il sospetto dell'Agenzia delle Entrate nei confronti del contribuente Silvio Berlusconi.

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CORRIERE DELLA SERA
10 gennaio 2006
Luigi Ferrarella
Caso Mediaset, il premier ferma il fisco con 1.800 euro
L'opposizione: con il condono ha risparmiato decine di milioni. L'avvocato
Ghedini: solo una cautela formale

Silvio Berlusconi, versando 1.800 euro, ha evitato eventuali accertamenti
del fisco sui redditi degli anni 1997-2002. Così l'Agenzia delle entrate
ha rinunciato a chiedere alla magistratura di Milano, per utilizzarli a fini
fiscali, i documenti relativi al processo sui diritti tv. Il premier, per
estinguere eventuali contenziosi, ha utilizzato uno dei condoni approvati
dal governo da lui presieduto. Subito sono partite le polemiche: «Si è fatto
lo sconto», ha ironizzato il presidente dei Ds D'Alema. La replica: «Meschinità,
il condono serviva a evitare eventuali contestazioni formali».

MILANO — Calcolare quanto il contribuente Silvio Berlusconi abbia risparmiato in tasse, pagando in sovrappiù soltanto 1.800 euro e sanando gli anni 1997/2002 con uno dei tanti condoni promossi dalla maggioranza del premier Silvio Berlusconi, non è facile; e stimare (come fatto ieri da D'Alema, Rutelli o Pecoraro Scanio) che il vantaggio ammonti a «decine di milioni di euro», solo perché queste sono le dimensioni a spanne di un differente capo d'imputazione per frode fiscale, allo stato è anche piuttosto azzardato. Ma quel che è certo è che, per mettersi comunque al riparo, il 16 maggio 2003 e il 30 aprile 2004 il presidente del Consiglio (al quale la Procura di Milano contesta fra l'altro nell'inchiesta sui diritti tv Mediaset la titolarità di due società off-shore) ha preferito ricorrere a uno dei condoni che aveva promesso di non utilizzare. E ha presentato una «dichiarazione integrativa semplice» (strumento previsto dall'articolo 8 dalla legge 289/2002), la quale ha l'effetto di inibire sul nascere eventuali accertamenti futuri del Fisco sui suoi redditi imponibili dichiarati dal 1997 al 2002, e di assicurargli l'estinzione delle sanzioni amministrative tributarie.
Lo si ricava dalla lettera (protocollo 2005/83/ris) con la quale il 28 dicembre scorso il Direttore dell'Agenzia delle Entrate «Milano- 5», Vincenzo Gentile, ha comunicato che «i periodi d'imposta fino al 1999 compreso risultano non più accertabili», e che dunque l'Agenzia delle Entrate ha già «provveduto all'archiviazione della segnalazione pervenuta dalla Direzione Regionale il 12 dicembre 2005»: segnalazione che tre giorni dopo, il 15 dicembre, aveva indotto l'Agenzia delle Entrate a chiedere all'autorità giudiziaria milanese «di poter utilizzare a fini fiscali, nei confronti del contribuente Berlusconi Silvio, le risultanze degli atti del procedimento penale a carico di Silvio Berlusconi e altri», quello cioè per i diritti tv nella cui udienza preliminare (in corso da ottobre) la Procura sta chiedendo il rinvio a giudizio del fondatore della Fininvest per le ipotesi di frode fiscale, appropriazione indebita e falso in bilancio.
«Ancora una volta notizie completamente distorte in una continua ed indecorosa campagna di delegittimazione», protesta Niccolò Ghedini, deputato di Forza Italia e avvocato del presidente del Consiglio. «Silvio Berlusconi è uno dei principali contribuenti italiani ed ha pagato e paga svariati milioni di euro ogni anno di tasse. Su decisione dei commercialisti — afferma Ghedini — è stata depositata dichiarazione integrativa poiché, pur nella correttezza formale e sostanziale delle dichiarazioni dei redditi, si è ritenuto opportuno, da parte dei professionisti, evitare qualsiasi possibile erronea interpretazione in malam partem, così come del resto — sostiene Ghedini — hanno fatto milioni di italiani, fra cui noti esponenti del centrosinistra e molte società anch'esse vicine al centrosinistra. L'esiguità della somma pagata a fronte dei redditi dichiarati, fa ben comprendere, a chi non sia in malafede, che si è trattato di un versamento per evitare ipotetiche questioni formali e non già sostanziali».
«Berlusconi si è fatto uno sconto», ironizza il presidente dei Ds Massimo D'Alema, al pari del verde Alfonso Pecoraro Scanio: «Altro che Unipol! In fatto di intrecci tra politica ed affari Berlusconi è un vero e proprio recordman». E il leader della Margherita, Francesco Rutelli, aggiunge: «Berlusconi sana la sua posizione con 1.800 euro grazie a una propria norma? Solo lui può avere la faccia tosta di dire che da quando è al potere ha tutelato gli interessi della nazione e non i suoi». Gli ribatte il portavoce del premier, Paolo Bonaiuti: «Ci vogliono la meschinità e la faccia tosta di Rutelli per attaccare il presidente del Consiglio su una pura formalità».
lferrarella@corriere.it


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LA REPUBBLICA
10 gennaio 2006
Berlusconi condona le sue tasse: con 1800 euro azzerate rivalse milionarie
del Fisco. Il premier ha usufruito di una legge del 2003.
LUCA FAZZO

MILANO - La lettera è arrivata sul tavolo dei pubblici ministeri Alfredo
Robledo e Fabio de Pasquale nei giorni a cavallo di Capodanno. Venti righe
di asciutto linguaggio burocratico per annunciare che il presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi si è tolto con modica spesa da ogni impiccio che potrebbe
derivargli col fisco italiano dall´inchiesta che lo vede imputato di avere
evaso tasse per decine di milioni di euro. E lo ha fatto ricorrendo ad una
legge varata dal suo stesso governo, una legge di cui aveva pubblicamente
assicurato che non si sarebbe mai avvalso: il condono fiscale inserito nella
finanziaria del 2003. Versando 1800 euro (in due rate di 1500 e 300), Berlusconi
ha aderito alla possibilità offerta dalla legge di rendere una «dichiarazione
integrativa semplice» che ha azzerato le azioni di rivalsa che il fisco avrebbe
potuto fare scattare nei suoi confronti. E che stavano effettivamente prendendo
forma quando sono andate ad arenarsi contro l´ostacolo insormontabile di
quei 1800 euro che cancellano tutto.
La lettera firmata da un funzionario dell´Agenzia delle entrate è entrata
ufficialmente da ieri a fare parte degli atti dell´inchiesta. I pm l´hanno
depositata agli atti dell´udienza preliminare in corso davanti al giudice
Fabio Paparella che deve decidere se rinviare a giudizio il capo del governo
per i reati di frode fiscale, appropriazione indebita e falso in bilancio
commessi sottraendo centinaia di milioni dalle casse prima di Fininvest e
poi di Mediaset e dirottandoli sui conti offshore propri e dei propri figli
maggiori. In questo modo, secondo il calcolo contenuto nel capo di imputazione,
vennero sottratti al fisco italiano 126 miliardi di lire, oltre 65 milioni
di euro.
La lettera depositata ieri agli atti rivela che gli uffici operativi del
ministero delle Finanze nei mesi scorsi si erano dati da fare per tradurre
anche in sanzioni fiscali quanto stava emergendo in sede penale a carico
di Silvio Berlusconi. Con tre lettere inviate alla Procura della Repubblica
tra il novembre e il dicembre scorsi, l´ufficio Contenzioso tributario e
il Settore accertamento della direzione regionale per la Lombardia dell´Agenzia
delle Entrate chiedevano di ottenere copia degli atti dell´inchiesta per
poter fare scattare l´accertamento a carico di Berlusconi. La Procura ha
risposto che, essendo il fisco italiano la vittima del reato, non occorreva
alcuna autorizzazione speciale per avere le copie. Ma a sorpresa, il 28 dicembre,
l´Ufficio Milano 5 dell´Agenzia smentisce i suoi capi: «Contrariamente alle
notizie comunicate dagli organi superiori - scrive il dirigente dell´ufficio
- in sede di ultimazione dell´attività istruttoria è emerso che il contribuente
Silvio Berlusconi, codice fiscale BRL SLV 36P29 F205W, ha presentato domanda
di integrazione degli imponibili procedendo al versamento di quanto dovuto,
pari a euro 1800. Conseguentemente i periodi di imposta fino al 1999 risultano
non più accertabili e questo ufficio ha provveduto all´archiviazione della
segnalazione».
Da segnalare che il regolamento per il condono impediva di presentare la
«dichiarazione integrativa» agli imputati di reati fiscali: ma Berlusconi
ha pagato il suo obolo al fisco in due tranches nel maggio 2003 e nell´aprile
2004, quando già sapeva di essere indagato ma l´inchiesta era ancora nella
fase preliminare, e nulla impediva che il grande ombrello del condono proteggesse
anche il premier che quel condono aveva firmato.




le reazioni
"Una faccia tosta senza pari"
L´Unione: altro che Unipol. La Cdl: processo mediatico
Schifani: "E´ un cittadino come gli altri, si avvale di legge dello Stato"

ROMA - Che gran «faccia tosta», che «impudente»: il centrosinistra insorge
contro il premier sulla vicenda del condono Mediaset. Con una manciata di
euro - utilizzando un provvedimento varato dal suo governo - Berlusconi si
mette al sicuro dai controlli fiscali su presunte evasioni per decine di
milioni commesse dal gruppo. E il fatto - nel già caldissimo fronte dei confini
fra politica e aziende - scatena la bagarre in Parlamento.
I Ds, con una interpellanza urgente firmata dal capogruppo alla Camera Violante,
chiedono se sia vero o no che quei 1800 euro versati in due tranche «abbiano
fatto sì che si archiviassero indagini sul caso». Francesco Rutelli, leader
della Margherita, alza il tiro delle polemiche commentando che solo Berlusconi
«può avere la faccia tosta di dire che da quando è al potere ha tutelato
gli interessi della nazione e non i suoi». Botta e risposta: immediatamente
arriva la dichiarazione del portavoce del premier, Paolo Bonaiuti, convinto
che piuttosto «ci vogliano la meschinità e la faccia tosta di Rutelli per
attaccare il presidente del Consiglio su una pura formalità, facendo finta
di ignorare che Berlusconi e il gruppo che a lui fa capo sono tra i primi
contribuenti italiani».
E i fuochi incrociati sulla questione hanno tenuto banco per tutta la giornata.
Fra i primi ad intervenire era stato Vincenzo Visco, ex ministro del Tesoro
e ora nella direzione nazionale Ds che aveva tirato in ballo anche Giulio
Tremonti: il fatto, aveva affermato «coinvolge sia l´ideatore del condono,
cioè il ministro dell´Economia, sia l´impudenza di un presidente del Consiglio
che, attraverso il pagamento rateale di alcune centinaia di euro, si garantisce
una franchigia nei confronti di eventuali accertamenti. Si conferma ancora
una volta che le leggi del governo non si sono preoccupate degli interessi
del paese bensì di quelli dei loro elettori». «Dopo tanto parlare a vuoto
di etica, di politica e di questione morale - concludeva Visco - appena si
dirada un po´ la polvere emergono i veri problemi».
Visione, la sua, con la quale concordano tutti i Ds: dal coordinatore Vannino
Chiti - «Berlusconi una promessa l´ha mantenuta: per se stesso è riuscito
a ridursi le tasse» - al presidente Massimo D´Alema che si è limitato a commentare
come il premier si sia «fatto lo sconto». Ma all´utilizzo del condono nella
vicenda dei diritti televisivi e cinematografici di Mediaset hanno reagito
anche i Verdi. «Altro che Unipol - ha commentato il leader Alfonso Pecoraro
Scanio - In fatto di intrecci tra politica ed affari Berlusconi è un vero
e proprio recordman ed ogni paragone con la sua situazione è riduttivo».
E riferendosi alle dichiarazioni fatte dal premier nei giorni scorsi su affari
e morale Marco Rizzo, Comunisti italiani, ha concluso che «Berlusconi parla
male e razzola peggio».
Attacchi ai quali i fedelissimi del premier hanno risposto accusando il centrosinistra
di voler approfittare del fatto per distogliere l´attenzione dal caso Unipol.
Niccolò Ghedini, avvocato di Berlusconi e deputato di Forza Italia è convinto
che si tratti «dell´ennesimo processo mediatico dal quale il presidente del
Consiglio sarà assolto». Il presidente dei senatori forzisti Schifani - rispondendo
alle accuse del diessino Angius («alla faccia della questione morale») -
si è trincerato dietro il rispetto delle leggi. «Berlusconi - ha detto -
è un cittadino italiano come milioni di tanti altri e se fare affari significa
avvalersi di norme che riguardano la collettività, Angius ha un concetto
della democrazia molto singolare».
(l. gr.)
INES TABUSSO