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CORRIERE DELLA SERA
16 dicemnbre 2005
Sulle tracce di quei milioni guadagnati e spariti
DAL NOSTRO INVIATO

BOLOGNA - Premesso che Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, numero uno e due di Unipol, assicurano che i loro conti alla Popolare Lodi sono assolutamente regolari, così come i prestiti da 4 milioni ottenuti rapidamente e l’altrettanto rapido guadagno con speculazioni in Borsa (1,6 milioni a testa), e premesso che gli ispettori della Banca d’Italia non sono della stessa opinione, tutto ciò premesso seguiamo le tracce dei soldi guadagnati dai due manager. Guadagnati e subito trasformati in assegni circolari. Nel caso di Consorte, in particolare, si viaggia tra prestanome e fiduciarie e tutto sembra fatto apposta per nascondere e nascondersi. Si finisce in centro a Bologna, a casa di un distinto e gentilissimo settantaseienne ex direttore della Bnl locale.
Ma partiamo dai conti alla Lodi, aperti a fine 2004. Gli uomini di Bankitalia hanno passato ai raggi X le posizioni di Consorte e Sacchetti perché c’era «un’operatività anomala in derivati». Della pratica si è occupato Roberto Angeletti che racconta ai magistrati milanesi dei fidi ottenuti dai due manager nel dicembre 2004 (4 milioni a testa) «senza prestare garanzia». Con i soldi della banca, l’affiatatissimo tandem Consorte-Sacchetti fa scattare una serie di operazioni finanziarie che, sempre secondo l’ispettore di Bankitalia, «presentano vari caratteri di irregolarità». I guadagni, in pochi mesi, sono elevatissimi e dove vanno a finire? Consorte preleva dal conto 1,6 milioni emettendo assegni circolari a favore della Teti Finanziaria srl. Sacchetti fa la stessa operazione con 1,4 milioni a favore della I.M. Immobiliare più 100mila euro a testa a favore di Gianni e Fernanda B.. Sul conto di Consorte alla Lodi oggi ci sono 130 mila euro, su quello di Sacchetti 140 mila.
Seguiamo i soldi. La Teti è un’immobiliare di Bologna domiciliata nello studio del commercialista Catenacci, nella prima periferia della città: «Il dottore oggi è via». L’azionista unico della Teti è la fiduciaria bolognese Sofir del ragionier Giuseppe Chieffo. Lui, ovviamente, tutela il segreto del cliente che è il vero proprietario della società, nonché beneficiario del conto di Consorte. Potrebbe essere lo stesso presidente dell’Unipol. Ma se c’è una fiduciaria di solito vuol dire due cose: che qualcuno ha parecchi soldi e che non si vuol far notare (non si conoscono casi di poveracci che utilizzano fiduciarie). Ma cosa c’è da nascondere se è tutto regolare? Andiamo a casa dell’amministratore unico, in un elegante palazzo in pieno centro. Ripetiamo, è l’unico amministratore: saprà che sono arrivati i soldi, o no? Italo Moro è un distinto signore di 76 anni, ex direttore Bnl (la banca che Unipol vorrebbe acquisire), è molto cortese ma di quei soldi non sa nulla: «La contabilità ce l’ha Catenacci. La fiduciaria? Mi pare di sì, che ci sia una fiduciaria. Non ho la più pallida idea di cosa c’entri Consorte con la Teti. Qui mi chiamano se devo firmare documenti. L’unica attività della Teti che conosco è l’acquisto, con mutuo, di un appezzamento di terreno in provincia di Bologna a inizio 2005». Insomma, il classico anziano prestanome. Tutto è ben coperto. Ci si può attaccare al nome: Teti è la somma delle ultime due lettere dei cognomi Consorte e Sacchetti. Sarà una joint venture? Resta il solito quesito: perché, se tutto è regolare, oltre alla fiduciaria ci si mette anche il prestanome?
L’altra storia è più chiara: Sacchetti gira gli assegni (1,4 milioni) alla I.M. Immobiliare che è indiscutibilmente sua, è unico socio e unico amministratore.
Tutto regolare: la Borsa esiste per investire, le fiduciarie ci sono per schermare, i prestanome per coprire. La legge non li vieta. E nulla vieta, tra centinaia di banche (compresa Unipol Banca), di aprire un conto (o due conti gemelli) proprio alla Popolare Lodi.
Mario Gerevini mgerevini@corriere.it


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Fiorani da San Vittore:
pronto a rendere i soldi
Dai conti di un milione di clienti Bpi sottratti 30 euro Il direttore generale Gronchi: rimborsi a chi li chiederà

MILANO -Il primo faccia a faccia in carcere tra i magistrati e il banchiere Gianpiero Fiorani, che da uomo libero li aveva già incontrati quattro volte tra agosto e ottobre, si terrà domani mattina a San Vittore nell’interrogatorio di convalida dell’arresto di fronte al gip Clementina Forleo. Ma Fiorani, in attesa di decidere che atteggiamento assumere sui contenuti delle contestazioni mossegli e sulle domande alle quali da libero aveva risposto evasivamente, una decisione l’ha già presa: l’ex patron della Banca Popolare di Lodi/Banca Popolare Italiana ha fatto pervenire ai magistrati l’intenzione di far rientrare in Italia tutti i suoi soldi all’estero (circa 70 milioni di euro, secondo l’accusa, rimbalzati tra Svizzera, Jersey, Singapore e Isole Vergini) e di metterli a disposizione della magistratura. Una decisione che, nella condizione in cui si trova Fiorani, vale più che altro per le scorciatoie procedurali che promette di abbreviare e per il segnale che punterebbe a trasmettere. Segnale, peraltro, che Fiorani sostiene di aver già dato anche negli interrogatori da indagato a piede libero, ma che evidentemente non deve aver molto convinto gli inquirenti se, oltre a disporre l’arresto, hanno avviato nelle scorse ore una intensissima attività collaborativa con la magistratura svizzera, che su indicazione di quella milanese ha proceduto sia al sequestro di un nugolo di conti correnti di molte persone (con depositi di qualche milione di euro sparso) e a un gran numero di perquisizioni in territorio elvetico. Gli interrogatori avranno comunque già oggi un primo tempo con Fabio Massimo Conti, gestore del fondo Victoria&Eagle, ieri sospeso anche dal cda di Bipielle Investimenti dopo che analoga decisione era stata presa dal cda di Reti Bancarie Holding, altra controllata del gruppo di Lodi. Ma è ovvio che il più atteso è l’interrogatorio di Fiorani domani, in vista del quale nel tardo pomeriggio di ieri, e fino alle 20, il suo avvocato Francesco Mucciarelli ha incontrato in Procura i pm Francesco Greco, Eugenio Fusco e Giulia Perrotti.
Movimento c’è anche tra i correntisti della Banca Popolare Italiana, specie dopo che il neopresidente Divo Gronchi, in tv, nell’assicurare che l’addebito massimo caricato ai risparmiatori dalla gestione illecita di Fiorani è stato di 30 euro in più di commissioni tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005, ha però accennato al fatto che la banca sta risarcendo chi ne fa richiesta. «E gli altri?», insorgono le associazioni di consumatori. «Altroconsumo», ad esempio, ha fatto sapere di stare valutando una possibile causa legale contro Bpi: nell'immediato ha scritto al direttore generale Divo Gronchi per esigere il rimborso immediato «di quanto indebitamente sottratto a un milione di correntisti, senza se e senza ma», a volte anche «oltre i 30 euro per conto corrente» secondo le segnalazioni di alcuni soci.
Luigi Ferrarella Alessandro Trocino

INES TABUSSO