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Rockpolitik, l'impar condicio
di Gianni Baget Bozzo
21 ottobre 2005

La sinistra ha appena assunto il controllo della Commissione di vigilanza, della presidenza della Rai, e ha trovato un altro direttore generale. Da allora, la guerra contro il governo è divenuta un'arma palese. Ormai la satira anti-governativa non si conta più, ed essa è dominata dalla militanza estrema, di netto contenuto politico, e tende a rappresentare il centrodestra con l'incredibile immagine del governo autoritario e oppressivo, e al tempo stesso così imbelle da permettere ad essa di esistere. Uno spettacolo come quello di Celentano si regge solo sull'infamare Berlusconi e il governo della Casa delle Libertà. I programmi della Rai animati dalla CdL sono stati regolarmente rimossi; non esiste un analogo di centrodestra che regga il confronto con l'incriminazione politica fatta mediante lo spettacolo.

Uno spirito di violenza si aggira nell'aria, si nasconde non sotto l'ironia, ma sotto la calunnia e l'invettiva. Non è questa arte, ma solo un invito all'odio, la premessa di una volontà di annientamento dell'avversario visto come il puro principio di ciò che non deve esistere, un avversario a cui si nega il diritto di essere. Mentre la televisione privata rimane anch'essa soggetta al peso della cultura di sinistra, quella pubblica è passata all'azione diretta per far cadere il governo sotto il muro della vergogna. Questo dovrebbe provare la liberalità del governo, ma paradossalmente proprio questo tipo di spettacoli sostiene di non essere libero. La menzogna più visibile è nella loro bocca.

Questo ci dice qualcosa su quella che sarebbe la televisione pubblica se la sinistra vincesse le elezioni, quale tipo di regime distruttore di ogni alternativa culturale e politica sia alle porte. Che il nostro popolo si difenda dal rischio di perdere la sua anima e la sua libertà; comprenda ora il pericolo che minaccia tutti coloro che sentono diversamente dalla militanza di sinistra. Il linciaggio è in atto, ma finirà per nuocere agli stessi che lo praticano.

Ora il presidente del Consiglio è veramente titolato a chiedere che la par condicio, nella propaganda elettorale, venga cambiata, riconoscendo la realtà delle forze politiche in campo. E' il minimo di legittima difesa che si possa chiedere nelle trasmissioni politiche quando quelle di intrattenimento hanno raggiunto il livello della Rockpolitik di Celentano.

INES TABUSSO