Artos annusò l'aria fredda del tramonto. Presto sarebbe stato il momento di rientrare a Ultimo Focolare.
Ma Artos conosceva quelle terre come il palmo della propria mano e non aveva timore di non riuscire a trovare la strada di casa nelle tenebre.
Artos apparteneva al clan degli Umber. L'ultima Casa prima di giungere alla Barriera. La prima che i razziatori bruti incontravano quando cercavano di fare incursioni al sud.
Artos si attardava sempre nei boschi all'ora del tramonto. Era quello il momento migliore per trovare i razziatori.
Non aspettavano quasi mai il calare del sole per muoversi in quei boschi che non conoscevano, ma cercavano di sfruttare gli ultimi momenti di luce per avvicinarsi a villaggi o mulini e poter studiare la situazione prima di compiere la razzia.
Artos aveva scovato e ucciso più di mille incursori bruti, o almeno era quanto dichiarava.
Si mosse nei boschi osservando attentamente ogni ombra. La situazione sembrava tranquilla.
Artos aveva sentito dire al castello che l'inverno stava per finire e che la primavera stava bussando alle porte per portare con sé una lunga estate.
Ma Artos non si fidava di quanto dicevano i maestri. Annusò di nuovo l'aria fredda nella luce morente del tramonto.
Artos sapeva riconoscere le stagioni dal loro odore. Quello caldo e immobile dell'estate, quello frizzante e vivace della primavera, quello forte e umido dell'autunno. E soprattutto quello affilato e letale dell'inverno.
Quello che sentiva in quel momento, checché ne dicessero i maestri, non era ancora l'odore della primavera.
Mentre si incamminò verso casa Artos pensò con un sorriso che quella avrebbero potuto chiamarlo l'anno della Falsa Primavera.
Alcune giornate un po' più calde e luminose del solito e la gente inizia a brindare in onore dell'estate... invece è solo un dono di misericordia degli dei, che ci danno un assaggio di ciò che verrà anche durante l'inverno.
Proprio quando stava pensando agli dei, Artos passò di fianco a un albero diga, tronco bianco come ossa e foglie come mani insanguinate.
Nel sud era ormai difficile trovare alberi diga con il volto scolpito fuori dai parchi degli dei. Ma nel Nord era diverso... e a Ultimo Focolare era diverso ancora.
Non era così raro trovare alberi diga con il volto scolpito nel tronco nei boschi così a Nord e vicini alla Barriera.
Artos si inginocchiò di fronte all'albero e guardò il volto. Bocca chiusa e severa e sguardo vigile, con lacrime di resina rossa che colavano lungo la corteccia.
Artos chiuse gli occhi e innalzò una preghiera ai suoi dei senza nome.
"Lo so, lo sento che siamo ancora nell'inverno. Antichi dei, fate in modo che i maestri abbiano ragione. Fate in modo che il piccolo assaggio di primavera che ci avete fatto gustare diventi un saporito boccone e poi un intero banchetto d'estate. Antichi dei, fate in modo che quando domani annuserò l'aria portata dal vento io non senta più... l'odore dell'inverno."
Ser Arthur Dayne
The Sword of the Morning
«Tutti i cavalieri devono sanguinare.
È il sangue il sigillo della nostra devozione.»