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Al di la della Barriera

Il sole stava tramontando. Pigna stava posizionando le pietre inun cerchio che avrebbe dovuto accogliere e proteggere dal vento il fuoco. Ninfea stava raccogliendo rametti per l'innesco a circa una ventina di metri e Quercia osservava attento l'orizzonte. Dal passo si potevano vedere per miglia e miglia i picchi pietrosi che man mano che l'occhio scendeva si imbianchivano per la neve e si vestivano di vegetazione. Di animali nemmeno l'ombra, solo qualche aquila qua e la nel cielo in cerca di cibo.
"Cosa pensi abbia visto Pigna ieri?" chiese Ninfea a Quercia.
"Un orso... ferito e colpito da cancrena".
"Sicuro?"
"Lo spero..."
"Cancrena? Con questo freddo?"
Quercia si voltò verso di lei, "Si. E dovresti sperarlo anche tu..."
"E se ne avessero aperta una?"
"I bruti sono sciocchi e accecati dal desiderio di abbattere la barriera, ma i barbari delle sorgenti del fiumelatte sanno bene delle vecchie storie..."
"Hai detto bene... vecchie storie"
"Allora ci sono i giganti, hanno più memoria di loro... e comunque non sono mica dei folli!"
"Si, forse hai ragione... lo spero anche io".
Pigna si avvicinò a prendere l'innesco dalle mani di Ninfea e poi ritornò al focolare cominciando a battere la pietra focaia. Al terzo colpo Quercia lo interruppe indicando il versante opposto a loro.
"E' quello l'animale che hai visto ieri?" chiese rivolto ad un gigantesco orso bruno girato sul fianco destro e intento a strofinare il muso contro un abete.
Ninfea e Pigna guardarono col fiato sospeso quell'animale. Pigna annuì, poi la giovane gli diede un buffetto, "Idiota non sai nemmeno riconoscere un orso vivo da uno morto!!! Mi hai fatto stare tutta notte in pena!!!".
Pigna sorrise, "Era buio e ho visto quello che ho visto... poi ho detto forse..." e fecero per ritornare al focolare.
"Aspettate!" disse quercia senza togliere lo sguardo dall'animale.
Lentamente l'animale si voltò mostrando uno squarcio tremendo nell'addome sul lato sinistro. Delle viscere rapprese e nere penzolavano oscillando ad ogni passo fino a che le stesse si impigliarono in un ramo secco a terra. Mentre l'orso avanzava metri di viscere morte venivano estratte dal suo ventre dal ramo fino a che per la tensione si strapparono. L'orso continuò ad avanzare comunque.
"Ve lo avevo detto io!" disse un tremante Pigna.
Ninfea si portò le mani tremanti alla bocca mentre Quercia estrasse un pugnale di vetro di drago e una sfera luminosa dalla sua bisaccia. "Dobbiamo fermarlo adesso che si è appena destato e comunque prima che arrivi la notte".

Ad Approdo del Re

Jeremia aveva scaricato migliaia di casse, vasi, bauli, forzieri o semplici sacche dalla stiva delle navi ma quello scrigno lo aveva colpito. Non era particolarmente grande ne pesante, ma era intarsiato in una maniera strana. Lo scalpellino aveva intagliato visi sorridenti, seri, sereni e gementi su tutti e quattro i lati e sul coperchio, ma la cosa strana era che ovunque tu ti mettessi attorno a quella cosa, sembrava che tutti quegli occhi intarsiati mirassero te. Un brivido gli salì lungo la schiena, fino a quando il suo capo lo investì "Su muovi quel culo! Dobbiamo ricaricare la nave prima di sera, o non riusciranno ad arrivare in tempo a Claw Island con quel vino".
Jeremia cercò di muoversi ma era come ipnotizzato da quello scrigno. La mente gli si fece confusa per qualche momento, poi uno scappelloto dietro la nuca lo svegliò. "Razza di incapace vuoi muoverti o preferisci tornartene a casa senza paga e con quattro calci nel culo?".
Lo scaricatore, nonostante fosse contrariato e offeso da quel gesto, stava per rimettersi al lavoro poichè aveva bisogno di quel denaro, quando un uomo incappucciato, appena sceso dalla nave, gli rivolse la parola mettendogli in mano venti monete di rame. "Lavora per me e non patirai ne fame ne sete e soprattutto non sarai umiliato o percosso"-
Jeremia non vedeva il volto di quell'uomo, poiche era ben nascosto dal cappuccio del suo lungo saio scuro. "Per quanto tempo sarebbe questo lavoro?".
"Per il tempo che vorrai".
"Ci sto!" disse Jeremia con tono speranzoso e incredulo nel contempo. Nessuno in vita sua gli aveva mai promesso qualcosa senza avere il doppio del valore in cambio. Questa poteva essere la sua occasione.
"Ehi Ehi chi cazzo sei tu per portarmi via gli uomini..." disse il caposquadra "...questo scaricatore appartiene..." ma l'uomo incappucciato lo zittì alzando una mano a pochi centimetri dal suo volto. La mano che si riusciva a vedere oltre il saio era pallida e particolarmente magra.
"Ora quest'uomo lavora per me" disse mentre il caposquadra si portava le mani alla gola.
"Tu non hai più potere su di lui, ne ora ne mai" il volto del portuale cominciò a diventare rosso.
"Hai capito?" e dopo aver ricevuto un cenno affermativo l'uomo misterioso abbassò la mano. Subito il caposquadra prese una boccata d'aria a pieni polmoni stramazzando sulle proprie ginocchia. Riuscì ad alzare lo sguardo ansimando solo dopo qualche istante per notare Jeremia caricare quello scrigno su di un carretto e andarsene con quell'uomo.
A metà del porto Jeremia si rivolse al suo nuovo compagno di viaggio "Grazie, ehm ...io sono...".
"...tu eri Jeremia, lo scaricatore. Ora sei Jery, il mio tuttofare. Io sono... sono il tuo Buon Padre".

Ad Harrenhal

Rick era ancora al settimo cielo. Finora aveva aiutato a pulire i cavalli della posta di suo padre e si limitava a sognare di diventare un grande cavaliere, come il Toro Bianco o Ser Barristan o meglio come ser Arthur Dayne, la spada dell'Alba.
Sognava ogni giorno, fino a che quel cavaliere misterioso si era presentato per far ferrare il suo destriero, un animale di rara bellezza. Andava ad Harrenhal per il torneo ed era privo di scudiero.
Un occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire e Lui se l'era giocata fino in fondo. Spavaldamente si era fatto avanti e la sua audacia l'aveva premiato. Ora era alle porte di Harrenhal al servizio di un cavaliere proveniente da chissà dove, taciturno e riservato, ma ricco... estremamente ricco.
"Mio Ser, volete che vado avanti ad annunciare il vostro arrivo?"
"Grazie Rick, ma non è necessario. Sai che a Noi la fama non piace. Piace l'arena... e il denaro".
Detto questo tornò a guardare avanti mentre il ragazzo fissava quella maschera identica alla celata, ma di stoffa, che non levava mai... o almeno non aveva mai visto il suo cavaliere senza.
Le porte di Harrenhal erano a circa cinquecento piedi dalle loro cavalcature.


Sono stato Mance Ryder, capo dello spionaggio di Robert Baratheon...
Sono stato Eddard Stark, Primo cavaliere di Viserys Targaryen...
Sono stato Robert Baratheon, fatto a pezzi perchè... troppo bello e abile nello scappare di prigione...
Sono stato Salladhor Saan, l'ultimo uomo senza Re...
Sono stato The white walker, colui che cammina nella Notte.
Sono stato Mace Tyrell, il BELLISSIMO!!!

Ed ora sono.... Il Buon Padre





Guardalo negli occhi, fino a che lui, ringhiando, entrerà nei tuoi col suo sguardo... solo allora ti angoscerai... non per paura, bensì per aver compreso il significato della parola fierezza.