Una sera come tante altre, quella che oggi è calata su Argentaria.
Al tramonto, il fermento che di solito anima la città nelle ore diurne si è andato via via affievolendo fino a che gli abitanti non hanno raggiunto i loro letti, sicuri e ben protetti dalle mura e dai soldati di pattuglia. Torce e bracieri illuminano i bastioni e la luna pallida si staglia contro il cielo pezzato di stelle: non un alito di vento, non un suono turba la quiete notturna, quando ormai la città dorme di un sonno placido e profondo. Ad un tratto, il vento si solleva a folate improvvise, facendo tremare le fiamme sui bastioni ad est della città, accompagnato da un possente rumore.
I soldati di guardia sulle mura sono i primi ad accorgersi della colossale figura che, con le sue gigantesche ali, oscura d’improvviso la luna. Coloro che sono stati così fortunati da essere sopravvissuti a questa notte, raccontano di un uccello dalle proporzioni mai viste, nero come la notte più profonda, una fenice dalle molte code e dalle ali enormi, c’è chi dice misurassero sessanta metri, con gli occhi rossi come brace ardente. Il gigantesco animale resta sospeso per un attimo davanti ai soldati ammutoliti dallo stupore, prima di lanciare un grido che scuote le abitazioni fin alle fondamenta e abbattersi sulla città come un uragano.
A nulla servono le lance, i giavellotti e le frecce scagliate contro la mistica creatura, che passa in volo sopra la città: gli artigli delle sue zampe colossali divelgono tetti e tegole, spaccano le mura seppellendo gli abitanti ancora intontiti dal sonno nelle loro stesse abitazioni, lì dove si sentono più al sicuro.
Ma la parte peggiore giunge quando la bestia apre il becco, lasciando scaturire dalla sua elegante e tetra figura un torrente di fiamme nere come l’inchiostro. Il fuoco divampa e dilaga nelle strade come una bestia affamata, divorando e consumando tutto lungo il suo cammino, sospinto dal battito d’ali della fenice.
Le abitazioni nel quartiere circostante alla sede del Sacro Ordine prendono fuoco come stoppini di una candela, le urla della gente e il puzzo di carne bruciata si diffonde nell'aria mentre torce umane, che inutilmente cercano di scappare al proprio infausto destino, corrono e si contorcono nelle strade negli ultimi attimi della loro straziante agonia.
Poi, così come è apparsa, la figura si solleva alta nel cielo e sparisce nel buio della notte, mentre la popolazione si prodiga per spegnere gli incendi e cercare di salvare i feriti. Ci vorranno ore perché le fiamme vengano domate.
Uomini, donne, anziani, bambini, costruzioni: le fiamme nere non hanno risparmiato nessuno. La sede locale del Sacro Ordine è stata avviluppata dalle fiamme e la pietra di cui era costruita si è sciolta a causa dell’immenso calore, prima che la struttura collassasse su sé stessa, i centri di potere di Argentaria sono danneggiati, così come la Cattedrale... moltissime abitazioni sono andate distrutte. Nel giro di poche ore, un migliaio di persone ha perso la vita, ma le stime non sono ancora certe e circa la metà è stata vittima del fuoco nero, ridotta a cadaveri rinsecchiti e bruciati.
I lamenti dei sopravvissuti che disperati piangono i loro morti si odono fin nelle campagne circostanti, ben oltre le mura della città martoriata.
Questa è una notte che tutta Argentaria ricorderà a lungo.
Questa, è la Notte di Cenere.