*La notte è nera ad Argentaria. Leggermente accennata, come se fosse disegnata sul cielo scuro, si intravede delicata una falce di luna nuova crescente, che però lascia spazio ad un immenso cielo stellato. Le stelle sono l unica vera luce di questa notte d autunno. Brillano lontane ed intoccabili, attraversando la volta celeste e portando sogni inquieti e profondi. La Cattedrale si staglia come sempre imponente, ed il suo profilo fa da padrone sulla città silenziosa.
Il suo portone viene aperto lentamente, e molto lentamente si richiude.
Dei piccoli passi, udibili solo ad un orecchio molto sensibile, rimbombano lievissimi nella vasta Cattedrale.
La figura di Arya si fa avanti nella penombra delle poche candele accese.
Al contrario dell ultima volta che entrò nella Cattedrale, il suo viso guarda avanti, adesso.
Arrivata davanti all altare maggiore, abbassa il busto in un inchino.
Poi si sposta lentamente verso gli altari dei Cinque Guardiani.
Si inginocchia davanti ad ognuno di loro, come sempre fermandosi per più tempo davanti alla statua di Lùthien
e del Dio Orion, bisbigliando alcune parole.
Poi, si sposta davanti alla statua del Dio Septim.
Posa la sacca che ha portato con sè sul pavimento e poi, guardando il viso della statua si iginocchia davanti al suo altare.
Rimane lì per alcuni minuti.
Poi, dalla sacca esce alcune candele ed una ciotola di coccio mediamente grande.
Si alza e si avvicina all altare. Accende le candele, e posiziona la ciotola al centro.
Dalla tunica che indossa poi, esce della stoffa arrotolata e piano inizia a disfarla: aghi di pino sono al suo interno.
Li riversa quasi tutti nella ciotola.
Ed infine, sempre dalla tunica esce fuori una pergamena sigillata: Un unico foglio color ocra.
Alza gli occhi verso Septim.
Nella penombra il suo viso sorride e così rimane per tempo incalcolabile mentre le stelle fuori continuano a brillare e a muoversi impercettibilmente nel cielo scuro e sereno*
*Ad un certo punto l elfa prende una candela e la avvicina alla ciotola piena di aghi di pino:
prendono fuoco lentamente, emanando un odore piacevole ed intenso.
Ne butta un altro pò per mantenere viva la fiamma.
Poi lentamente apre la pergamena e la scorre, leggendola, con lo sguardo.
Poi, semplicemente alza gli occhi verso il Dio, e dice, in un sussurro*
Grazie.
Eskel...
*Poi, avvicina la pergamena aperta alla fiamma, con un gesto intenso e silenzioso: essa prende fuoco, lentamente.
Mentre la fiamma inizia a divorare la carta, le lettere vergate con inchiostro nerissimo sembrano stagliarsi più chiare, appena prima di sparire. E vi si leggono queste parole*
Calima él, Elenion Ancalima
“Oh, la notte stellata!
Oh tu, dolce ed infinita notte!
Più del sole non riscaldi, no,
ma nel tuo grembo senza suono
si è risvegliato il mio eterno canto!
Oh, in te Luna che cala
che dondola come una culla,
in te c è riposo ed abbandono,
l anima mia dorme sopita sotto le tue stelle!
Notte.
Rimani silente, fredda ed incolore.
Eppure mi hai dato suono, calore ed un colore.
L alba non fù mai così effimera,
né tanto lontana....................
…..........................................
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*la carta iniza a bruciare, al centro della pergamena aperta*
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….......................
o stelle che cadono sotto il tuo manto.
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…...................................................
….............................................
Le ho ascoltate raccontarsi, mentre
la tua Luna li oscurava alla veglia e all oblio.
Oh Notte!
Sento le tue parole danzare nella penombr.....
…...................................................
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…...............................
*la carta si sgretola mentre continua a bruciare *
…..............................................
…............
*lasciando alla fine un ultimo pezzo in mano all elfa, che lentamente,
lo lascia divorare dalle fiamme *
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….........................
Dolce come le parole che sussurrano
le stelle, timide e beffarde. ”
*Gli aghi di pino continuano a bruciare per un pò e poi si riducono in cenere, lasciando nell aria il loro penetrante profumo.
Arya, il cui sguardo non si era mosso dal fuoco, ha ora un espressione infinitamente serena e calma.
Fa un passo indietro e chinando il busto per un attimo di fronte all altare, lo raddrizza e la sua mano destra si sposta sull elsa della sua spada. La estrae, un veloce lampo nel buio della Cattedrale.
La posa sui suoi palmi aperti.
Si inginocchia nuovamente dinanzi a Septim.
Ed in quel momento, le sue labbra pronunciano parole silenziose, mentre I suoi occhi guardano con devozione, ed estrema dedizione, il suo allievo, che ancora permane nell essenza e nelle fattezze della rappresentazione del Dio.
Delle sue parole, e del giuramento che fà in questa notte, i Suoi occhi di pietra sono testimoni*
[Modificato da Arya Thoreaux 03/10/2016 00:51]