TARANTINO boccia i film italiani

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: [1], 2
Askani
00domenica 27 maggio 2007 19:48
(ANSA) - ROMA, 27 MAG - 'I nuovi film italiani sono deprimenti': lo dice Quentin Tarantino in un'intervista a Tv Sorrisi e Canzoni in edicola domani. 'Le pellicole degli ultimi tre anni sembrano tutte uguali - prosegue Tarantino - non fanno che parlare di ragazzo che cresce, ragazza che cresce, coppia in crisi, genitori, vacanze per minorati mentali. Ho amato cosi' tanto i film degli anni '60 e '70 e alcuni degli anni '80 e ora sento che e' tutto finito'. Unica assoluzione, parziale, per Moretti.
bogitina
00lunedì 28 maggio 2007 10:10
magari ha generalizzato un pò, però condivido l'idea di fondo, ci sono un sacco di "già visto" nel cinema nostrano odierno [SM=g27959]
ActiasLuna
00lunedì 28 maggio 2007 16:22
Io farei volentieri uno scambio: Muccino resta negli USA (e si porta anche il fratello) ad aeternum e noi accogliamo Tarantino su un carro trionfale a Cinecittà... [SM=g27964]
fabry20
00martedì 29 maggio 2007 10:53
Non lo si può biasimare.
Purtroppo nel cinema italiano attuale non manca il talento, ma il coraggio di praticare nuovi campi.

Chi in parte ha provato, ad esempio Placido con Romanzo Criminale, ha avuto risultati più che rispettosi.

Emanuele Brunetto
00martedì 29 maggio 2007 10:58
Dagli torto... [SM=x245522]
Lorenzo.studente
00mercoledì 30 maggio 2007 20:45
Ha ragione [SM=x245550]
Bisogna provare a bazzicare altri generi.
Commedia finita
Kazufai
00giovedì 14 giugno 2007 14:34
magari non tutti, ma grossomodo non ha torto.
diallage
00venerdì 15 giugno 2007 00:12
Da che pulpito viene la predica!

Ho sempre prestato scarsa attenzione a quanto di “stupido” si dice, e si è detto, sul cinema italiano, se poi la castroneria è firmata Q.T. il gioco è fatto.

Vi pongo un solo quesito, mettendo da parte qualsiasi demolitoria filippica provinciale: il signor Tarantino – per il quale è validissimo l’aforisma camusiano: “persino su un banco d'accusato, è sempre interessante sentir parlare di sé” – è venuto a contatto anche con il cosiddetto cinema italiano “non di esportazione”?

Sarei curioso di conoscere la vostra posizione a tal proposito.
Askani
00venerdì 15 giugno 2007 09:25
la tua frase è poco chiara...la domanda ancor meno... [SM=g27983]
diallage
00venerdì 15 giugno 2007 10:36
Buongiorno!
Cosa ci sarà mai di così poco chiaro?
Riformulo comunque il concetto: a parer vostro Tarantino ha una conoscenza “totale” dell’attuale cinema italiano o al suo sguardo è giunta solo una parte della produzione cinematografica nostrana, meglio detta di esportazione ovvero vendibile all’estero?
Prof V
00venerdì 15 giugno 2007 11:06
Re:

Scritto da: diallage 15/06/2007 10.36
Buongiorno!
Cosa ci sarà mai di così poco chiaro?
Riformulo comunque il concetto: a parer vostro Tarantino ha una conoscenza “totale” dell’attuale cinema italiano o al suo sguardo è giunta solo una parte della produzione cinematografica nostrana, meglio detta di esportazione ovvero vendibile all’estero?



Ho capito perfettamente il senso del tuo intervento. La mia risposta è no, assolutamente no.
Tarantino salva Moretti (frequentatore abituale del circuito europo, e quindi di maggiore "visibilità") e si dimentica di citare Soldini e Garrone, probabilmente gli esponenti di spicco del nuovo cinema italiano.
Avrà visto "La sconociuta" di Tornatore o il mooreiano "Viva Zapatero" della Guzzanti? A tal proposito, personalmente, nutro qualche dubbio.
Credo che si tratti sic et simpliciter di un'analisi superficiale riferita senza troppi meccanismi cognitivi al giornalista di turno, in risposta alla domanda di rito "che cosa ne pensa del cinema italiano di oggi"...

Tarantino non si è mai preso troppo sul serio...e lo stesso dovrebbero fare anche gli altri [SM=x245572]

[Modificato da Prof V 15/06/2007 11.08]

[Modificato da Prof V 15/06/2007 11.09]

t.r.e.
00venerdì 15 giugno 2007 11:18
No, io invece credo che tarantino abbia visto anche Tornatore e Guzzanti. Non sottovalutiamo il fatto che è un maniacale spettatore e consumatore di film. La Iena ha espresso un giudizio su una certa aria pesante e melensa del prodotto cinematografico italiano che - se levati gli episodi di Placido, Moretti (non tutti)e la produzione di Garrone e Sorrentino (che cmq ne hanno fatti ancora pochini) - ahimè si conferma in maniera inequivocabile, ogni anno. Si vuol davvero negare un precipizio artistico dell'Italia negli ultimi dieci anni?
Poi certo andrebbero analizzati gli altri contesti europei per verificarne una maggiore quialità rispetto alla nostra, ma non credo fosse intenzione di Tarantino fare un quadro analitico della salute del Cinema internazionale.
Prof V
00venerdì 15 giugno 2007 11:27
Io resto convinto del contrario. Tarantino ha fatto una "summa" dell'immaginario mucciniano per non dire mocciano che tocca più che il livello cinematografico, quello culturale italiano.

t.r.e.
00venerdì 15 giugno 2007 11:29
e tu pensi che il livello culturale italiano, attualmente, sia così alto? [SM=g27962]
Prof V
00venerdì 15 giugno 2007 11:34
Re:

Scritto da: t.r.e. 15/06/2007 11.29
e tu pensi che il livello culturale italiano, attualmente, sia così alto? [SM=g27962]



Alto? Tutt'altro!!!
Io volevo solo sottolineare che il malessere del cinema italiano - ravvisato all'estero - non è altro che un corollario della decadenza culturale tout-court...

t.r.e.
00venerdì 15 giugno 2007 11:38
(scadendo nella banalità, lo so) ma perchè, secondo te, non c'è più un prodotto cinematografico, in Italia, degno di quello degli anni 60-70? Credi sia solo un fatto strettamente generazionale (quelli di allora più bravi di questi) o è un fatto soprattutto di pochezza sociale odierna?
Prof V
00venerdì 15 giugno 2007 11:44
Manca il coraggio dei produttori.
Manca l'attenzione del pubblico.
Manca il valore dell'arte.
t.r.e.
00venerdì 15 giugno 2007 11:45
e allora ha ragione Tarantino?!? [SM=g27964]
Prof V
00venerdì 15 giugno 2007 11:52
No. Tarantino non ha una conoscenza totale. E' come se un austriaco alla luce dell'ultimo campionato dicesse: "l'Inter è la squadra più forte d'Italia".

Ci si domanderebbe "ma costui ha ben presente la situazione che ha caratterizzato l'intera stagione (squalifiche, punti di penalizzazione, juventus in serie b...)?"

Ripeto, l'analisi di Tarantino è parziale nonché limitata.

[Modificato da Prof V 15/06/2007 11.52]

lauracio
00venerdì 15 giugno 2007 12:04
Secondo me per quanto Tarantino sia un cinefilo e non abbia tutti i torti, rimane un gran chiacchierone... penso volesse solo manifestare la nostalgia per di un De Sica padre e un fellini per dirne due a caso e il rammarico per la presenza di film con De sica figlio o moccieccianti o muccinanti che si vedono in giro. insomma per me era una risposta generica. certo che anche a "casa" sua il film d'autore va cercato con attenzione facendo una faticosa cernita...
per me riguardo cosa manca in italia ha ragione vittorio, e temo che l'attenzione del pubblico sia una cosa di cui c'è bisogno, inutile evocare il coraggio dei produttori, loro vogliono far soldi, e se chi producono fa arte o meno interessa loro a posteriori.

[Modificato da lauracio 15/06/2007 12.07]

Bigiord
00mercoledì 27 giugno 2007 10:56
Non sono d'accordo
Il cinema italiano c'è ed è ben vivo, diciamo che non risponde più alle attese popolari e di mercato che ormai anche Cannes e Berlino caldeggiano ed esigono per una questione di sopravvivenza, è un cinema sempre più di elite, nel senso buono però(sensibilità e intellettualità e attualità dei problemi), d'Essai,è cinema da antispettacolo come i geniali film di Antonioni, solo che oggi di questi film non c'è mercato, non c'è domanda. Non per questo bisogna arrendersi alle barbarie di mercato.

La volgarizzazione televisiva ha diseducato i giovani e le masse ad una certa sensibilità e gusto ben presenti negli anni '50 e '60. Domina la spazzatura visiva, quella spazzatura che Tarantino furbamente ha saputo riciclare facendoci godere, anche ironicamente, di violenze inaudite e suspense geniali.
Prof V
00mercoledì 18 luglio 2007 16:33
Replica di Tarantino

Quentin Tarantino
LOS ANGELES - Tutta colpa - o merito - di Connie McHugh in Tarantino, che, innamorata di Clint Eastwood, portò Quentin bambino a vedere Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più, Il buono, il brutto, il cattivo. "Era la fine degli anni Sessanta e uscirono uno dopo l'altro, per me rappresentano la presa di coscienza del cinema, l'origine della passione per la forza emotiva dei generi".

Quentin Tarantino, 44 anni, regista culto di almeno un paio di generazioni, vive questa passione con lo stesso trasposto di allora, tanto che ha accettato volentieri il ruolo di padrino della rassegna "Western all'italiana" alla Mostra di Venezia.

Il western è tra i motivi dell'incontro a Los Angeles, dove il regista vive e dove in strada lo fermano, lo fotografano, lo acclamano come una rockstar, ma è inevitabile il riferimento alla polemica intorno al suo giudizio sul cinema italiano espresso a Cannes. "Mi dispiace, sono stato frainteso. Non conosco il cinema italiano di oggi, non si vede a Los Angeles, gli ultimi successi in sala sono Il postino e La vita è bella. Qualche titolo esce, ma non ha la risonanza che un tempo avevano i film italiani: colpivano, scandalizzavano, facevano storia. A Cannes ero a una tavola rotonda e un giornalista italiano ha detto "non è triste la situazione dell'industria italiana?". "Sì, è triste", ho risposto. Non volevo mancare di rispetto a nessuno, non ho visto gli ultimi film di Olmi e Bellocchio, non conosco l'ultimo Monicelli o Romanzo criminale, non posso giudicare il vostro cinema".

Che però esiste, anche se qui non arriva...
"Sì, ma un'industria per crescere, con i film d'arte dei maestri, ha bisogno del cinema popolare dei generi e dall'Italia non arrivano nomi giovani con film d'azione. Dalla Corea o dalla Russia arrivano film rivoluzionari come Old boy o Nightwatch: perché non fate niente di così forte in Italia? E non c'è bisogno della sala, il successo di tanti autori asiatici viene solo dal mercato dei dvd, in cui i titoli italiani nuovi sono scarsissimi".

Ha nostalgia per gli spaghetti western?
"Sono stati d'importanza vitale. Senza gli spaghetti western non esisterebbero Franco Nero, Gemma, Bud Spencer, Terence Hill, non esisterebbe una buona parte del cinema italiano. E Hollywood non sarebbe la stessa senza Clint Eastwood, Lee Van Cleef, Charles Bronson, senza Morricone. Tra i registi degli ultimi quarant'anni Sergio Leone è stato colui che più ha influenzato il cinema delle giovani generazioni, più di John Ford o di Howard Hawks".

Ha influenzato anche il western americano?
"Ha portato una rivoluzione. Leone e altri autori del genere come Sergio Corbucci hanno fatto una cosa straordinaria: hanno ucciso il vecchio western e nello stesso momento lo hanno riportato in vita. Ogni western uscito dopo gli "spaghetti" sembrò terribilmente fuori moda. Non bisogna dimenticare che i western italiani uscirono negli anni Sessanta, in pieno movimento giovanile e furono i giovani ad appropriarsi del nuovo modo di fare cinema e ad imporlo".

Per lei quali sono gli elementi di maggiore attrazione?
"Il tentativo di vedere il West com'era, senza idealizzarlo, con le mosche, la sporcizia, la vita miserabile, la crudeltà, il sadismo. E se pure i buoni avevano il cappello bianco e i cattivi nero, la cosa più grande è che non c'è più il buono e il cattivo, c'è ambiguità, gli eroi non sempre lottano per una nobile causa, lo fanno anche per il soldo o per vendetta. Eastwood in fondo era un mercenario".

Nei western italiani le donne non sono importanti. Perché lei ha reso Uma Thurman eroina d'azione vincente?
"Per rendere giustizia al potere delle donne, forse mi sentivo in colpa. In realtà da molti paesi in cui si sviluppa l'industria, in Asia in particolare, arriva un cinema con donne protagoniste. Nei film di genere italiani le donne sono quasi sempre vittime o da salvare o oggetti sessuali, raramente hanno ruoli a più dimensioni, salvo qualche eccezione di donne brutte. In compenso nei western italiani c'è spesso un sottotesto omosessuale, in primo piano c'è spesso un'amicizia maschile forte, che a volte diventa odio. In fondo tra Clint Eastwood e Lee van Cleef c'è una storia d'amore".

Come definisce la violenza nel suo cinema?
"Se Kill Bill fosse stato un film realistico, non avrei fatto uccidere una donna davanti a sua figlia. Ma Kill Bill è uno spaghetti-kung fu. Invece in Le iene o Pulp fiction la violenza è quella delle strade, quella che conosco, in un certo senso politica. La particolarità è che mentre altri registi si fermano a un certo punto, io vado fino in fondo, mi calo nel carattere del cattivo e ci metto la mia logica interna. E la mia logica interna è sanguinaria".

@repubblica.it
skagpaul
00venerdì 20 luglio 2007 18:48
Ma dove è finito il mio commento?? Anche io ero intervenuto... [SM=x245525]
Possibile che anche al cibicida viga ormai un regime di censura? [SM=x245509]
Emanuele Brunetto
00sabato 21 luglio 2007 19:45

Scritto da: skagpaul 20/07/2007 18.48
Ma dove è finito il mio commento?? Anche io ero intervenuto...
Possibile che anche al cibicida viga ormai un regime di censura?


Hai ragione Paolo, ricordo di aver letto il tuo commento, ma adesso non c'è più. Non è stato però cancellato da nessuno, quindi opterei per un problema tecnico (a volte ne sono capitati con FFZ, relativamente agli ultimi messaggi di una pagina). In ogni caso, ti invito a riscriverlo.
skagpaul
00sabato 21 luglio 2007 20:25
Grazie per la gentile ed esauriente risposta Emanuele [SM=g27960] tanto nel mio intervento non vi era nulla di rilevante...Riscriverò presto qualcosa
ActiasLuna
00martedì 24 luglio 2007 01:01
Tarantino loda Leni Riefensthal

E' la migliore regista tedesca, a suo avviso

(ANSA) - BERLINO, 23 LUG - Quentin Tarantino sostiene che Leni Riefenstahl, morta nel 2003 a 101 anni, sia stata la migliore regista tedesca. In un'intervista, il regista ha lodato l'opera da attrice e da regista della cineasta nota per le sue opere apologetiche del nazismo, come Olympia o il Trionfo Della volontà. 'Il cinema tedesco ha avuto successo in Usa anche negli ultimi anni - ha detto poi Tarantino - La differenza tra le produzioni tedesche e quelle di Hollywood si è assottigliata'.
ActiasLuna
00martedì 24 luglio 2007 01:03
Domattina Quentin si sveglierà e si chiederà: "Cosa posso fare oggi per farmi notare? Quasi quasi parlo del cinema russo".
[SM=x245577]
Bigiord
00mercoledì 25 luglio 2007 11:31
Tarantino e la realtà
Apprezzo la genialità di Tarantino espressa fino ad oggi nella regia e nelle produzioni più spettacolari, ma mi chiedo se il regista americano si sia mai posto, prima di criticare il cinema italiano, il problema di come riprodurre fedelmente con il cinema una realtà sociale o esistenziale di un certo interesse, qualcosa che possa anche istruire ed emozionare lo spettatore per aspetti umani naturalistici o forme nuove di neorealismo, sentimenti non direttamente legati al divertimento insito nelle tensioni create ad arte nel cinema ma al "vero" presente nel linguaggio della realtà.

Se gli è congeniale solo lo spettacolo, faccia spettacolo e non giudichi cose che non può capire (perchè non ha tempo da perdere per capire, per capire occorre molto tempo...),riconosca i suoi limiti culturali e teorici sul cinema, in particolare per tutto ciò che di diverso dal suo stile il cinema di qualità ha espresso fino ad oggi.
t.r.e.
00sabato 28 luglio 2007 13:38
Giordano, ma la domanda è sempre la stessa (a parte Tarantino):
i registi italiani, oggi, sono bravi interpreti dell'italia d'oggi? O forse sono troppo schiavi di stereotipi e formule di successo?
Bigiord
00lunedì 30 luglio 2007 11:59
Risposta a T.R.E.
Salve T.R.E., penso che oggi sia più difficile fare film che interpretino seriamente la realtà sociale ed esistenziale del nostro paese.

Il grande cinema italiano degli anni '50 e '60 andava parallelo a grandi trasformazioni sociali: come l'emigrazione dalle campagne alla città, la traumatica industrializzazione del paese, l'emigrazione sud-nord, i conflitti e le passioni tra culture e costumi diversi che si incontravano per la prima volta, etc. Cose che negli altri paesi erano già avvenute da un pezzo e lontane da un monitoraggio dei media.

Nel nostro paese il tutto è avvenuto sotto gli occhi delle telecamere TV e del cinema, cose che hanno potenziato nel mondo l'eco e la drammaticità degli eventi.

Oggi certi conflitti sociali straordinari non ci sono più, l'Italia socialmente normalizzata con l'Europa non desta più l'interesse internazionale di una volta.Ecco la chiave per capire la differenza tra il grande cinema italiano di una volta e quello dei nostri giorni.

Manca l'oggetto straordinario che faccia scalpore e che commuova, un oggetto da studiare per rappresentarlo sullo schermo, che caratterizzi in qualche modo l'Italia.

I nostri registi dunque non possono che rappresentare realtà di oggi comuni ad altri paesi occidentali, e per quanto riescano a cogliere con bravura specificità ben definite e solo italiane queste non hanno potenza di richiamo, non riescono a destare curiosità critiche e popolari internazionali.

Non so se Tarantino capisce queste cose, ci vogliono studi non solo di cinema per capire le dinamiche sociali che sottostando a molti film. Comunque gli auguro di proseguire nel suo stile geniale e ricco di spettacolo.
Saluti
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 01:46.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com