Ricerca Archeologica in Egitto

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-Kiya-
00domenica 4 dicembre 2011 19:32
La "battaglia" per la ripresa nel post-Rivoluzione
In un articolo pubblicato sulla rivista "Nature", Jo Marchant ci illustra il suo punto di vista sulla situazione archeologica in Egitto, un Paese che ancor prima di riprendersi dalla prima Rivoluzione ne ha già affrontata una seconda ondata, alle porte delle recenti elezioni. Il giornalista ha espresso il suo parere ancor prima che le elezioni avessero luogo e, quindi, prima che ne fosse noto l'esito, che ha consacrato la salita al potere dei Fratelli Musulmani.

Chi confidava in una ripresa dei lavori è stato prontamente disilluso, tant'è che nello scorso mese d'ottobre nulla è stato fatto a riguardo e tutti gli scavi sono stati bloccati.
Il futuro dell'archeologia dipenderà dalla volontà dei nuovi leader, i quali avranno facoltà di decidere, innanzi tutto, se optare per una politica nazionale oppure se avvalersi dell'aiuto di missioni straniere. Una scelta che potrebbe influire in modo assai incisivo sulle sorti archeologiche, ma anche turistiche del Paese. Ragion per cui gli Archeologi/Egittologi di tutto il mondo guardano con cautela al loro futuro.
-Kiya-
00domenica 4 dicembre 2011 19:33
Ecco i contenuti dell'articolo, tradotto in lingua italiana dalla sottoscritta:



In un tratto isolato di deserto, a circa 300 km a sud del Cairo, centinaia di corpi sono sepolti nella sabbia. Avvolti nel lino e stretti in stuoie rigide fatte di canne, sono poco più che ossa, ormai. Ma sono i piccoli dettagli, come le loro acconciature o i piccoli oggetti personali che li accompagnano, a rivelare informazioni su ciascuno di loro e sulla loro vita che si svolse circa 3300 anni fa, quando il Faraone Akhenaton abbandonò la tradizionale religione politeista e spostò la Capitale ad Amarna, città consacrata ad adorare un unico dio: il Disco Solare Aton.

Il cimitero è come una finestra aperta su un episodio unico nella storia Egizia, che alcuni identificano come la nascita del Monoteismo.
Barry Kemp, Archeologo dell'Università di Cambridge e direttore del Progetto Amarna, è impegnato con il suo team a riesumare gli scheletri, i quali, afferma, "cominciano a rivelare un quadro allarmante di una vita condotta sotto stress elevato". Gli "Amarniani" sono morti giovani, i loro resti presentano ritardo nella crescita e ferite multiple. Alcuni di essi mostrano segni sulle scapole, come se fossero state trafitte, forse quale conseguenza di un rito brutale.

Kemp non è stato in grado di dirci di più a riguardo, costretto ad abbandonare il sito lo scorso mese di gennaio, imbarcando la sua squadra su voli che l'avrebbero condotta fuori dal Paese e a murare le porte di accesso ai magazzini, a seguito della Rivoluzione che ha seminato il caos nell'intero Paese. Sebbene la situazione nell'area volga alla calma e Amarna non abbia subito azioni di saccheggio, Kemp ha dovuto attendere mesi per riottenere i permessi di scavo.
Come il Team di Amarna, sono molte le missioni che lamentano difficoltà. Frank Rühli, un paleopatologo dal Centro di Medicina evolutiva presso l'Università di Zurigo, in Svizzera, dichiara senza esitazione "abbiamo perso un anno". Insieme al suo team avrebbe dovuto iniziare gli studi sui resti umani rinvenuti presso le Piramidi di Saqqara e nella Valle dei Re, già lo scorso mese di febbraio.

Il blocco imposto sugli scavi è stato l'ultimo di una serie di ostacoli che gli Archeologi operanti in Egitto, Paese che detiene il primato di possedere circa un terzo delle antichità mondiali, hanno dovuto subire. I Funzionari Egiziani che si sono susseguiti nell'arco degli ultimi mesi, hanno riferito non senza riluttanza che i consensi per riavviare i lavori di scavo tardavano ad arrivare per motivi di sicurezza. Ma il reale stato di cose è conseguenza del fatto che lo SCA, Consiglio Supremo delle Antichità che ha il compito di coordinare tutte le attività di conservazione e di scavo nel Paese, è stato letteralmente paralizzato a causa delle vicende che hanno investito il suo leader carismatico e controverso, Zahi Hawass, alleato del deposto Presidente Mubarak e quindi costretto a lasciare il proprio incarico lo scorso mese di luglio. Da allora, lo SCA ha visto avvicendarsi tre teste in rapida successione, fino all'ultima nomina che vede come Segretario Generale Mustafa Amin, nominato agli inizi del mese di ottobre.
L'incertezza ha deluso le speranze di un rapido ritorno alla normalità per la ricerca archeologica e i recenti disordini aggiungono nuove preoccupazioni. Così come l'Egitto si sforza nel tentativo di determinare il suo futuro senza Mubarak, gli archeologi si sforzano di valutare quale potrà essere il loro futuro nel dopo-Hawass.

-Kiya-
00domenica 4 dicembre 2011 19:33
Il Servizio per la tutela delle Antichità fu istituito nel 1858 per arginare un diverso tipo di problema: la perdita dei reperti.
Originariamente gli Egittologi erano poco più che cercatori di tesori, animati dal desiderio di portare via dall'Egitto tutto quanto possibile, dai piccoli monili a monumenti nella loro interezza.
Lo SCA ha dunque il compito di condurre gli scavi in proprio e approvare l'intervento delle missioni straniere, sulle quali vigila, oltre a quello di gestire e conservare la ricchezza del Paese, limitatamente ad antichità e siti archeologici.

Inizialmente il Sevizio fu gestito da studiosi di nazionalità francese e non annoverò un capo Egiziano fino al 1950.
Dopo la sua nomina a Segretario Generale dello SCA, avvenuta nel 2002, Hawass è stato in grado di catapultare quella che fino ad allora era stata una posizione relativamente anonima, sotto le luci della ribalta. Affiancandosi a personalità di spicco quali la Principessa Diana d'Inghilterra e il Presidente Americano Obama, Hawass ha saputo consolidare la sua posizione, facendo affidamento sui cospicui budget ottenuti dalla realizzazione di trasmissioni televisive, documentari e un vero e proprio reality show di cui è stato protagonista (Chasing Mummies). L'immagine di un Hawass animato da profondo entusiasmo nel dissotterrare antichi tesori, in un perfetto stile all'Indiana Jones, è divenuta famigliare, consacrando il suo volto come icona dell'Egittologia.
Elevando il suo profilo, Hawass ha fatto altrettanto con quello dell'archeologia in Egitto. I suoi sforzi hanno attirato migliaia di turisti nel Paese e raccolto milioni di dollari con le mostre itineranti internazionali dei Tesori di Tutankhamon. Ha lottato per il reimpatrio di reperti Egizi, esposti nei musei di tutto il mondo, e ha curato il livello qualitativo scientifico dei team di scavo Egiziani. Si è dedicato alla raccolta di fondi finalizzati al miglioramento delle strutture per fini archeologici in dotazione all'Egitto, persuadendo il National Geographic a donare uno scanner del valore di 3 milioni di dollari allo SCA, in cambio dell'esclusiva delle riprese sulla scansione della mummia di Tutankhamon ed altre mummie reali, e il Discovery Channel a costruire due laboratori per le analisi sul DNA antico. Ha contrastato la corruzione e sostenuto progetti per lo sviluppo dei siti archeologici, tra cui la costruzione di una serie di musei e il controllo delle acque sotterranee, il cui aumento minaccia di danneggiare i siti dislocati sull'intero Paese, tra cui quello che accoglie le famose Piramidi di Giza.

-Kiya-
00domenica 4 dicembre 2011 19:35
Di contro a tutti questi aspetti positivi, vi è chi afferma che Hawass abbia anche un lato oscuro. Col passare degli anni, Hawass sarebbe giunto ad esercitare un controllo eccessivo, cercando essenzialmente di aumentare la sua fama, a discapito del lavoro di altri ricercatori e dell'alta qualità scientifica. Sono in molti a lamentare che Hawass gli abbia impedito di annunciare le loro scoperte. Chiunque doveva esservi assoggettato e nessuna missione straniera aveva facoltà di procedere coi lavori se prima Hawass non fosse intervenuto in loco.

Molti Archeologi tuttora operanti in Egitto sono riluttanti a parlare di Hawass, per il timore che possa in un prossimo futuro riacquistare influenza e potere. Ma in forma privata, gli stessi hanno esplicitamente riferito che Hawass fosse intollerante alle opposizioni e che abbia letteralmente revocato i permessi di scavo a coloro che si permettevano di pubblicare risultati o anche solo teorie che fossero in contrasto con le sue, trasformandoli in veri e propri bersagli per le sue critiche. La ricerca Egittologica è così divenuta oggetto di una pesante censura. Nel corso degli anni, eminenti Egittologi sono stati apertamente accusati da Hawass di contrabbando, frode scientifica e altre scorrettezze, per mezzo delle interviste via via rilasciate ai media. Come avvenne nel caso di Joann Fletcher, Egittologa dell'Università di York, che nel 2003 suggerì l'attribuzione di una specifica mummia alla Regina Nefertiti, Sposa di Akhenaton. Una scoperta che, a detta di Hawass, è priva di fondamento, ma soprattutto in contrasto con le proprie idee. In quell'occasione, Hawass prese parte a una trasmissione Australiana, durante la quale dichiarò che le affermazioni della Fletcher celavano soltanto la volontà di diventare famosa. L'Egittologa, a cui venne revocato il permesso di scavo in Egitto, fece, tuttavia, ricorso nei confronti di Hawass, dichiarando di non aver violato alcuna regola.

I ricercatori hanno dovuto anche affrontare non poche restrizioni, nei casi in cui fosse necessario analizzare in modo approfondito dei reperti. Nonostante gli sforzi operati da Hawass e i riscontri ottenuti, l'Egitto vanta ancora una possibilità estremamente limitata quando si tratta di eseguire test sofisticati, come la datazione del C-14 e le analisi del DNA. Tuttavia occorre tener presente che far uscire un qualsiasi manufatto archeologico, ma anche campioni di fango e pollini, dai confini del Paese per sottoporlo ad analisi è ritenuto illegale. Per certi versi una reazione comprensibile alle esportazioni illecite perpetuate per secoli, ma pur sempre una presa di posizione devastante per lo sviluppo della scienza archeologica.

Solo un anno fa, sembrava impossibile anche solo immaginare un cambiamento in una tale situazione.
La posizione del Segretario Generale dello SCA è sempre stata temporanea, mantenibile soltanto per due o tre anni, ma nel caso di Hawass questa regola è stata rivista, grazie all'appoggio di Mubarak che ne ha esteso la nomina.
La Rivoluzione ha cambiato tutto, però.
Il potere di Hawass ha cominciato a vacillare a seguito dei saccheggi che hanno interessato il Museo Egizio del Cairo, lo scorso 28 gennaio. Potere eroso ulteriormente dal fatto che Hawass abbia sottovalutato l'entità dei danni arrecati ai siti archeologici, a dispetto dei contenuti dei rapporti che pervenivano dai vari centri e che illustravano una situazione allarmante. Ma il Segretario dello SCA, anzichè prendere a cuore il reale stato di cose, era essenzialmente impegnato a continuare a sostenere l'operato del Presidente.
A seguito della caduta di Mubarak, anche i giorni di Hawass sono risultati contati. Dopo le prime dimissioni e la successiva riconferma, pervenuta nel mese di marzo, Hawass ha finalmente lasciato il suo incarico lo scorso luglio.
-Kiya-
00domenica 4 dicembre 2011 19:35
Recentemente Hawass è ritornato sulla scena pubblica, dopo essere stato oggetto di indagine da parte dell'Ufficio del Procuratore Generale per una serie di presunti reati tra cui si annoverano furti di antichità e transazioni di denaro ottenuto con una mostra sui Tesori di Tutankhamon a favore di un'associazione di carità privata di proprietà di Suzanne Mubarack, moglie dell'ex Presidente. Non tutti sono però disposti a credere nella colpevolezza di Hawass, come sottolinea anche l'Egittologa Salima IKram, dell'American University del Cairo, che definisce il tutto "ridicolo", sostenendo che "Zahi non avrebbe mai rubato antichità".

Attualmente, l'archeologo più famoso d'Egitto si trova nascosto al nono piano di un condominio sbiadito nel quartiere Mohandessin del Cairo. Gli è stato vietato di lasciare il Paese, fino al termine delle indagini sul suo conto.
Hawass trascorre il suo tempo scrivendo libri in questo ufficio modesto, circondato dai suoi trofei, medaglie e foto che lo ritraggono accanto a celebrità. Si mostra agli occhi di chi lo intervista pieno di energia, con il fascino che da sempre lo contraddistingue e non perde occasione di mostrare gli oggetti che sono parte essenziale della sua vita attuale: il suo cappello macchiato di sudore, i suoi manoscritti e una pila di buste colme di documenti prodotti con l'intento di provare la sua innocenza al cospetto del Procuratore Generale. Nega ogni suo coinvolgimento con Mubarak e definisce le accuse mosse a suo carico "ridicole e false". Difende il suo "stile televisivo" sostenendo l'importanza di mantenere un alto profilo al fine di "egittizzare le antichità Egiziane". Nega anche di essersi appropriato di scoperte altrui, sottolineando che era tenuto a controllare tutti gli esiti delle medesime prima che fossero annunciate ai media, per evitare agli archeologi privi di scrupoli di affermare falsità, in cambio di denaro. Riconosce che alcuni Egittologi siano stati banditi dal lavorare in Egitto, ma attribuisce tali decisioni a un comitato preposto dallo SCA. Sanzioni sarebbero state imposte soltanto a chi non vantava credenziali appropriate o a chi ha contravvenuto alle regole, come nel caso di chi ha annunciato gli esiti delle proprie scoperte senza la necessaria approvazione.
Anzichè ammettere di aver recato danno alla scienza Egiziana, Hawass si difende sostenendo di averne innalzato il tenore, ripulito la corruzione e addestrato una nuova generazione di ricercatori. A suo dire, l'impegno profuso nel raccimolare denaro tramite le imprese televisive straniere è un successo tutto egiziano per l'Egittologia e si dice "molto orgoglioso dei risultati", riferendosi agli scritti relativi alle analisi del DNA condotte sulla mummia di Tutankhamon, come a "un articolo incredibile", in grado di suscitare l'interesse globale nell'Egittologia. Ma a tal proposito, i ricercatori stranieri hanno criticato gli studi condotti, lamentando che i dati di partenza non sono stati condivisi, rendendo così impossibile qualsiasi controvalutazione. Una ricerca mirata a un pubblico espressamente televisivo, a discapito dell'effettivo valore scientifico.
-Kiya-
00domenica 4 dicembre 2011 19:36
Che fosse amato od odiato, l'uscita di scena di Hawass ha creato un certo nervosismo tra gli Egittologi.
Alla domanda relativa alle aspettative riposte nei riguardi del suo successore, molti ricercatori riferiscono di attendersi una discussione più aperta, maggiore condivisione dei dati e collaborazione tra team egiziani e stranieri.
Ma, prima di tutto, lo SCA necessita di rimettersi in piedi.
Si confidava di poter ripartire al più presto, non appena la situazione si fosse calmata e la sicurezza nuovamente garantita. Ma il Supremo Consiglio per le Antichità è stato oggetto di non poche persecuzioni durante le proteste post-Rivoluzione e le dimissioni di Hawass hanno ulteriormente alimentato il caos. Al momento, nessuno dei suoi successori è stato in grado di perdurare nell'incarico oltre i due mesi, rendendo vano qualsiasi tentativo di progresso.

Si è atteso tutta l'estate che qualcosa potesse smuoversi, ma i permessi sono stati lasciati in standby. Durante il mese di ottobre, il quartier generale dell'Agenzia, a Zalamelek, sembrava un alveare inattivo, con impiegati annoiati, intenti a fissare l'orologio fino al sopraggiungere dell'ora di fine turno, per poter tornare a casa. Una situazione frustrante, che si ripete da sei mesi ormai.

Tutti si augurano che Mostafa Amin possa essere l'uomo del cambiamento, sebbene commentare il suo stile sia ancora prematuro. Non essendo uno specialista in Egittologia, quello che non ci si aspetta da lui è un approccio "all'Hawass", quale uomo-chiave e star dei documentari televisivi. Ci si attende che si avvalga di valide collaborazioni, come auspica anche Atef Abu el-Dahab, Capo del settore Egiziano delle antichità dello SCA, che si definisce all'altezza del suo compito.

Amin ha dei problemi enormi da affrontare prima di pensare di aumentare la qualità della ricerca. La sua prima priorità è la sicurezza dei siti dell'Egitto e dei Musei. Qualche saccheggio è ancora in corso, e l'effettiva entità delle perdite non è nota, dice Tarek El Awady, direttore del Museo Egizio del Cairo. "Stiamo ancora aspettando gli inventari", osserva. Ma la sfida più grave è l'abusivismo edilizio, con i locali che cercano di rivendicare terra in diversi siti archeologici.
Il problema di fondo è che la gente locale non apprezza l'importanza del patrimonio archeologico del Paese, una responsabilità che alcuni attribuiscono al regime Mubarak, il quale si è contraddistinto con "approccio altamente politicizzato alla gestione del patrimonio". Hawass aveva il potere assoluto e lo ha concentrato su un pubblico straniero, privando la popolazione locale del senso di appartenenza delle loro proprie antichità.

Il secondo grave e problema che Amin sarà costretto ad affrontare è quello dei finanziamenti.
Lo SCA durante il mandato di Hawass ha dichiarato redditi sani, ma le casse sono vuote, nonostante i milioni di dollari in più che avrebbero dovuto entrare dalle mostre itineranti.
"Non abbiamo soldi", conferma El-Dahab. Tutti i progetti di conservazione e di scavo sono stati bloccati, e l'Agenzia è ora costretta a ricorrere a prestiti ingenti dalle banche e dal governo solo per pagare gli stipendi. Le ipotesi tese a giustificare la "sparizione" del denaro delle casse si sprecano, ma El-Dahab chiarisce che sono stati impiegati a finanziare i numerosi progetti sostenuti da Hawass, compresa la costruzione di 22 musei locali, la conservazione e il restauro condotti nei siti importanti, ed gli sforzi fatti per contrastare le acque sotterranee in aumento.

-Kiya-
00domenica 4 dicembre 2011 19:37
Hawass nega qualsiasi scorrettezza a suo carico e difende i suoi traguardi. "Ho speso 167 milioni di dollari in un anno" a sostegno dell'archeologia egiziana, dice con orgoglio. E aggiunge che lui aveva progettato di ottenere più fondi attraverso il turismo e mostre itineranti, accusando la situazione politica - che ha drasticamente ridotto il numero di visitatori stranieri - per la crisi finanziaria dello SCA.

A peggiorare le cose, molti dei dipendenti dell'Agenzia hanno protestato con rabbia dopo la rivoluzione, per ottenere una migliore retribuzione e migliori condizioni, bloccando gli edifici SCA e ostacolando i turisti.
L'Agenzia ha un organico enorme - gli egittologi stimano che ci sono forse 40.000 dipendenti fissi e altri 15.000 circa di contratti a tempo determinato - ma non solo mancano i soldi per pagarli, non c'è nemmeno lavoro per tutti, ragion per cui sarebbe opportuno ridurne il numero.
Nonostante questo, appare certo che non vi sarà un gran numero di licenziamenti. Mantenere i dipendenti dalla sua parte sarà, per Amin, una manovra fondamentale.
Lo SCA, quindi, sta attualmente negoziando con il governo per ottenere i fondi necessari a garantire a tutti un contratto a tempo indeterminato. Amin ha anche annunciato che nel mese di ottobre sono stati stilati gli inventari completi di tutti i terreni di proprietà dello SCA, in modo da individuare tutte le aree prive di monumenti e antichità affinchè possano essere vendute o affittate per la raccolta di fondi.

Amin ha inoltre promesso di ripristinare i lavori di restauro presso la piramide di Djoser, il più antico edificio in pietra dell'Egitto, e di altri grandi progetti - se il governo gli concederà il denaro necessario. Anche i permessi di scavo per i team stranieri stanno cominciando a sbloccarsi.
Va detto, tuttavia, che il futuro dell'archeologia in Egitto non dipende solo da Amin, ma anche dal risultato del prime elezioni democratiche. I ricercatori si chiedono se il nuovo regime politico avrà un approccio nazionalistico che favorisce ricercatori egiziani, o risulterà più aperto nei riguardi dei ricercatori stranieri e delle collaborazioni internazionali.

Se c'è una cosa che va riconosciuta ad Hawass è la sua capacità di portare nel Paese frotte di turisti desiderosi di visitare l'Egitto. Una mossa che, ora più che mai, il Governo Egiziano dovrebbe tenere in debita considerazione, tenuto conto dell'importanza che il settore turistico ha per le casse pubbliche.
Lo scorso mese di settembre il numero di visitatori stranieri giunti in Egitto è stato soltanto un quarto di quelli che ci si sarebbe aspettati in condizioni di normalità. Ragion per cui non ci sarebbe di che stupirsi se il nuovo leader possa di nuovo invitare il carismatico "Indiana" Hawass a riprendere il suo posto nell'ambito dello SCA.
Per il momento Hawass ha negato qualsiasi interesse a tornare al suo vecchio incarico, tuttavia non ha mancato di sottolineare di ritenersi l'unico in grado di portare i turisti nuovamente in Egitto, precisando che un suo eventuale ritorno sarebbe subordinato alla presenza di un governo stabile.





Gli esiti delle recenti elezioni consentiranno all'uomo col cappello di tornare sulla cresta dell'..... audience?
emilioraffaele
00domenica 4 dicembre 2011 21:55
Mah, qualche volta l'ho detto e credo che la sua figura sia ormai rappresentativa dell'Egitto delle Piramidi. Ha molto abusato, ma sarebbe una buona idea...con un incarico più limitato ed ovviamente, in presenza di una vera stabilità politica.
Mythos2011
00domenica 4 dicembre 2011 22:52
Hawass è un grande.. E' un simbolo.. E dire che l'ho "conosciuto" grazie a Voyager, in risposta ad alcuni fantarcheologi..
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