Pareri pro veritate in difesa del senatore Berlusconi

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(pollastro)
00mercoledì 28 agosto 2013 18:00
depositati con una lettera dell'interessato alla Giunta delle elezioni del Senato
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Il testo dei pareri è stato pubblicato in pdf da www.lastampa.it e da www.repubblica.it. Mi scuso se non so postarli, ma conto (se interessasse leggerli anche qui) sull'abilità informatica di Connomclaud. Personalmente mi sono fatto in via autonoma - e non per ragioni di avversione politica (non lo voto, ma penso che professionalmente si debba sempre essere sereni e distaccati) l'idea che il senatore non possa che decadere, tuttavia resta il problema dell'eventuale incostituzionalità della normativa c.d. "Severino" e di come farla valere (se cioè Giunta e/o Plenum del Senato possano essere giudici a quo, rispetto alla Corte Costituzionale, salvo l'esito del ricorso alla Cedu che il senatore Berlusconi preannuncia nella sua lettera di accompagnamento ai pareri stessi, scrivendo anche che il testo del ricorso verrà depositato al Senato entro il 9 settembre, data in cui è programmato l'inizio della discussione in merito). Il materiale consta nel complesso di un centinaio circa di pagine e quindi è corretto esaminarlo con mente sgombra da pregiudizi, prima di esprimere un'idea definitiva
connormaclaud
00mercoledì 28 agosto 2013 19:49
per non farci mancare nulla,di seguito l'articolo:


guido ruotolo
roma

Sono stati depositati presso la presidenza della giunta per le elezioni e le immunità del Senato i pareri dei giuristi e costituzionalisti accompagnati da una breve lettera firmata da Silvio Berlusconi che preannuncia anche il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo contro la legge Severino. Ad esprimersi sulla costituzionalità della legge sono i seguenti esperti: Giovanni Guzzetta, Giorgio Spangher, Antonia Antonella Marandola, Roberto Nania, Gustavo Pansini; e poi Nicolò Zanon, Beniamino Caravita e Giuseppe De Vergottini, che hanno firmato un parere a tre mani.



I professori Beniamino Caravita di Toritto, Giuseppe de Vergottini e Nicolò Zanon nel loro parere già acquisito dai legali di Berlusconi affrontano i dubbi di costituzionalità della legge Severino che ha esteso ai parlamentari le cause di incandidabilità, che erano previste solo per le elezioni locali e regionali.



«Proprio su questo aspetto (l’estensione ai parlamentari, ndr) si apre il dubbio di costituzionalità: infatti, mentre per tutte le elezioni, diverse da quelle per il Parlamento nazionale, l’articolo 51 della Costituzione consente al legislatore di identificare con una certa libertà le cause di limitazione all’elettorato passivo, per le elezioni al Parlamento nazionale vale, quale norma speciale, l’articolo 65 della Costituzione della Costituzione, il quale detta con un elenco tassativo i limiti all’elettorato passivo che il legislatore può introdurre: “la legge determina i casi di ineleggibilità e di incandidabilitã con l’ufficio di deputato e senatore”».

Spiegano i giuristi che le cause d’incandidabilità configurano uno status di «inidoneità funzionale» all’assunzione di cariche elettive, le cause di ineleggibilità, servono invece a garantire «la libera ed eguale espressione del voto del corpo elettorale».



E, dunque, secondo la tesi del parere pro veritate, «se cause di ineleggibilità e incandidabilità non coincidono, è tutto da dimostrare che il legislatore possa trasferire le seconde alle elezioni per il Parlamento. Da qui il dubbio della costituzionalità della legislazione Severino con l’articolo 65 della Costituzione».

Il professore Giorgio Spangher nel suo parere esprime «forti perplessità» ravvisando «vizi di illegittimità costituzionale della previsione» delle cause di ineleggibilità. L’articolo 66 della Costituzione, ricorda Spangher, stabilisce che «spetta alla Camera di appartenenza giudicare sui titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità».

C’è un altro tema affrontato nel parere Zanon, Caravita e De Vergottini, ed è quello della «incandidabilità sopravvenuta», ovvero della retroattività della legge.

Annotano i tre giuristi: «In tal caso non si ha solo a che fare con una limitazione drastica del diritto del singolo all’elettorato passivo e a ricoprire l’ufficio di parlamentare, ma anche con un istituto che consente a una sentenza di precostituire le condizioni affinché la composizione politica della Camera, quale risultante dalle elezioni, sia alterata, potendo infatti dalla sentenza derivare la (eventuale) decadenza del parlamentare, che pur aveva vinto regolarmente il proprio seggio».

Il parere arriva alla conclusione che l’articolo tre della legge Severino «è norma intrinsecamente irragionevole, in contrasto oltre che con l’articolo 66, anche con l’articolo 3 della Costituzione».


tratto da la stampa


(pollastro)
00giovedì 29 agosto 2013 15:39
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Per carità, mai comandi, era solo una preghiera al vecchio Connor, lo so che è curioso e tecnicamente bravo (magari un giorno, da vicino, mi insegnerà come si fa)
Sempre per non farci mancare nulla, di seguito la mia lettera ad un esperto dei sei, Giovanni Guzzetta, che anche Giuristi Federiciani conosce, perché Giusperito lo ha invitato a discutere nel suo seminario Costituzione quattro stagioni

Carissimo Giovanni, spero innanzitutto che tu stia bene. Ti ho appena letto ed apprezzato, ma continuo a non essere convinto.
Una premessa: non credo di essere un giurista “militante” e penso che nel nostro ultimo incontro napoletano (per il quale mi scuso ancora del fatto che un ingorgo di impegni quel pomeriggio non mi abbia permesso di ascoltarti) tu abbia potuto renderti conto di persona di quanto le mie posizioni sulla forma di governo e sul processo riformatore in corso siano ad esempio oggi (per onestà dico oggi: dopo il governo Monti, la frammentazione e liquefazione del sistema partitico, la rielezione di Napolitano, il governo Letta e le “larghe intese”, dinamica che cambia in radice la questione della forma di governo; negarlo mi sembrerebbe fanciullesco o frutto di ostinazione assurda) più vicine alle tue, o comunque da esse meno lontane, rispetto a quelle, ad esempio, di Massimo Villone.
Non posso discutere funditus “a prima lettura” un tuo saggio (di questo si tratta, in realtà) pensoso, pensato, “lavorato”: ti mancherei di rispetto e comprendo la tua posizione teorica, considerandomi un garantista.
A me sembra però, ti confesso, ancora condivisibile la posizione della Corte Costituzionale che tu stesso citi con grande onestà, tuttavia per criticarla ( e cioè: “Le fattispecie di incandidabilità non rappresentano un aspetto del trattamento sanzionatorio penale derivante dalla commissione del reato, e nemmeno una autonoma sanzione collegata al reato medesimo, ma piuttosto l’espressione del venir meno di un requisito soggettivo per l’accesso alle cariche considerate - cfr. sentenze nn. 118 e 295 del 1994 - stabilito, nell'esercizio della sua discrezionalità, dal legislatore, al quale l’art. 51, primo comma, della Costituzione, demanda appunto il potere di fissare ‘i requisiti’ in base ai quali i cittadini possono accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza”), che è nella sostanza quella della “sentenza Miniscalco” del Consiglio di Stato, ricorrente difeso dal comune (in realtà più tuo) amico e coautore del manuale Francesco Saverio Marini (ho letto ricorso e sentenza).
Mi spiego: se si fosse voluto dal legislatore stabilire l’irretroattività della disciplina vigente dell’incandidabilità, escludendola in relazione a fatti commessi prima di una condanna, intanto lo si sarebbe dovuto dire e non lo si è fatto e per me “ubi lex voluit, dixit; ubi tacuit, noluit”.
In secondo luogo: sarebbe stato l’assunto sostenibile politicamente e lo sarebbe logicamente? Consideriamo la ratio del riordinamento normativo: “ripulire” le Camere da condannati a pene oltre una certa pena edittale. Introdurre una irretroattività espressa in relazione a condanne per fatti pregressi avrebbe provocato una rivolta popolare e poi come può essere comprensibile - proprio sul piano della ragionevolezza - sostenere che “Tizio è riconosciuto penalmente reprensibile, con sentenza passata in giudicato, ma va salvato comunque, in relazione alla data dei fatti a suo carico accertati”?
A me questa conseguenza sembra paradossale e assai grave: o si volta pagina, o non lo si fa e non lo dico certo per animus giustizialista. Una “candidabilità” macchiata in radice (il candidatus indossava una toga bianca proprio per dimostrare “purezza”, sul piano simbolico), ma nondimeno salvata pro tempore, cioè una virtù pretesa, ma rinviata all’avvenire, una incandidabilità a puntate, come un sequel o una telenovela, è una contraddizione in termini, a mio modo di vedere.
Resto perplesso anche sulla possibile qualificazione della Giunta delle elezioni come giudice a quo (ma direi più dell’Assemblea, che ha potere decisorio) e sull’ammissibilità della questione, sotto il profilo del combinato disposto degli artt. 51 e 66 della Carta Costituzionale. Ho letto Manzella sul Corriere di stamattina e nemmeno lui mi ha convinto (non ho invece ancora letto Roberto Nania).
Da avvocato, consiglierei semmai a Berlusconi di insistere nelle tesi giuridiche che sta tramite voi sostenendo, ma al contempo - e dichiarando di farlo per puro tuziorismo: se decadesse e la legislatura continuasse fino alla sua fine naturale, la sanzione della pena accessoria che la Corte di Appello di Milano rideterminerà avrebbe qui sì effetti ultrattivi sui suoi diritti politici e questo sarebbe un effetto sicuramente illegittimo - di accettare la condanna e accedere ai servizi sociali; nel tempo che occorresse alla Corte per decidere avrebbe scontato detta pena e sarebbe nuovamente nella pienezza dei suoi diritti, “puro di ritorno” come un giglio, mondato dai suoi peccati come ogni buon cristiano penitente e assolto da un prete [SM=g2725401].
Altro non mi sembra che ci sia da fare (o forse chiedere non la grazia, ma la commutazione della pena).
Capisco bene il riserbo, in forza del quale non mi risponderai subito, ma quando tutto sarà definito avrei piacere di parlarne.
Nel frattempo, buona coda di vacanze (la meriti, avendo dovuto interromperle per lavorare) e ancora complimenti.
A presto
Salv.



connormaclaud
00giovedì 29 agosto 2013 16:28
Non ho ancora avuto modo di leggere la maggior parte dei pareri e personalmente sono dell'idea che le dimissioni del cavaliere avrebbero sortito un effetto di ben altro spessore,ma sforando il caso in esame -e nei limiti della mia immensa ignoranza-,riconoscendo ipse facto l'effetto della condanna riguardo l'elettorato passivo non viene a crearsi una,ben poco velata, predominanza della magistratura rispetto al parlamento e al potere politico?
Se uno stato democratico fonda la propria esistenza su una rappresentanza scelta dal popolo,nella stragrande maggioranza dei casi parlamentare, e la nostra non è una nomocrazia può una pena accessoria incidere a tal punto sulla politica di un paese?
Grazie,indulti ed altri conigli bianchi possono essere, in soldoni, mera tolleranza - linguaggio di un fiacco regime autoritario ,per parafrarasare zagrebelsky- di un sistema verso un cittadino condannato?

Se,come è vero, l'organo parlamentare preposto delibera e non dichiara circa la decadenza di un suo parlamentare,la sentenza rischia l'illegittimità e visto e considerato che a verificarne la legittimità sarà successivamente la corte cost. la giunta ed il senato rischiano di venir estromessi dalla decisione finale?



Per iniziare,queste le mie prime perplessità
(pollastro)
00giovedì 29 agosto 2013 18:28
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Grandi interrogativi, caro Connor. Dico la mia, laicamente (cioè: non sono la Bibbia, ma almeno non sono stato pagato per un parere pro veritate, come vedi sono tanto imbecille di sparare c...e gratis [SM=g2725401] ).
Certo, la magistratura domina in Italia una debolissima, frammentata e confusa politica. Ora si vede l'errore di avere con troppa fretta sostanzialmente dismesso le garanzie di immunità parlamentare rispetto a quelle dell'indipendenza della magistratura (CSM), secondo il saggio equilibrio disegnato alla Costituente e di avere delegato ai pubblici ministeri la lotta al terrorismo, quella alla mafia e alla camorra, il controllo della verginità delle olgettine, eccetera. Poi il delegato alza la testa e frega il delegante: c'erano dubbi che succedesse questo?
Sono notoriamente critico degli abusi - secondo me - della magistratura inquirente, ma nel caso specifico Berlusconi ha avuto un processo conforme all'art.111 della Carta Costituzionale, con in più leggi ad hoc lungo la strada e applicazioni (talune negate, è vero) di legittimi impedimenti (nessuno di noi due, comunque e per esempio, ne avrebbe avuto diritto, se processato).
Ha sbagliato la formazione e la gestione della partita, è vero: mandare in campo per quasi tutto il tempo il pessimo Ghedini e tenere in panchina il sommo Coppi, facendolo entrare solo quando il Milan era sotto di due reti, è una tattica suicida.
La legittimazione democratica è una lavanderia di tutte le reprensibilità? Si può oggi constatare che la signora non è più vergine e forse non lo è mai stata, ma intanto certificarla casta ancora per un po', perché quando il gioco è iniziato non era ancora accertato documentalmente che fosse (diciamo) un po' o tanto puttana? Il "candidato" tale era (a Roma) perché indossava una toga candida, anche per ragioni simboliche: qui non siamo in presenza di una norma penale, per cui valga l'irretroattività, ma di presa d'atto delle mere conseguenze politiche di un fatto, che il Parlamento decide di introdurre tra i presupposti per ammettere candidature. Vogliamo un Parlamento di onesti? Bene, allora non esiste un'onestà a puntate ("E' accertato che io sia disonesto, ma per il momento me la cavo perché il peccato è vecchio". E l'affidabilità verso gli elettori, che magari - sapendomi disonesto - non mi avrebbero votato? E il patto di lealtà e trasparenza? Non è anche quella una clausola del "contratto con gli Italiani").
Infine: giudice a quo, dice la giurisprudenza costituzionale, è chi in posizione disinteressata esercita un controllo che altrimenti non consentirebbe tutela a una posizione di diritto. Domanda: la Giunta delle elezioni di un organo politico è "terza"? E, ammesso comunque pure che possa sollevare eccezioni di legittimità costituzionale, come la mettiamo con la riserva costituzionale alle Camere delle decisioni sui titoli di legittimazione a farne parte? In altre Costituzioni non è così, anche da noi si potrebbe decidere lo stesso. Prima però occorrerebbe modificare la Costituzione (art. 66). Infine: caro Connor, non è contraddittorio lamentarsi che la giurisdizione fagociti la politica e poi - di fronte a una questione politica - chiamare a decidere una Corte, di cui tra l'altro in passato si è pure dubitato che fosse "rossa" (adesso avrà cambiato miracolosamente colore)
Secondo me non ci sono che i servizi sociali: scontato il periodo di "servizio sostitutivo" della pena accessoria, il candidato non più candido ritorna miracolosamente vergine, come una volta accadeva chirurgicamente alle fanciulle di piccola virtù che volevano fare fesso il marito ingenuo e riconquistare rispettabilità sociale (oggi nessuno se ne frega più) e può spensieratamente riprendere a fare la puttana (con un po' di maggiore attenzione a dissimulare, magari). Il presupposto ineliminabile, però, è accettare condanna e pena. Idem per l'alternativa possibile non della grazia (pendono altri processi), ma della commutazione della pena stessa (però da richiedere)
(pollastro)
00giovedì 29 agosto 2013 18:32
dal professore Prisco, che mi prega di postare

Errata corrige: la frase "Non è contraddittorio, ecc.", deve finire ovviamente con un ?. Errore di battuta mio (Pollastro), chiedo scusa
(pollastro)
00giovedì 29 agosto 2013 19:02
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Su www.corriere.it la sentenza integrale della Cassazione Penale contro Agrama , Berlusconi e altri due imputati: 200 pagine in 6 files. Se interessa averla qui, altro lavoro per Connormclaud, mi dispiace.
Prime reazioni: "Berlusconi: sentenza allucinante; Alfano: il PD valuti le carte; Letta: andiamo avanti"
connormaclaud
00giovedì 29 agosto 2013 19:49
Motivazioni della sentenza nel processo Mediaset

cap. I

cap. II

cap. III

cap. IV

cap. V

cap. VI


connormaclaud
00giovedì 29 agosto 2013 20:47

Non sono un dottore o un togato, solo un sempliciotto che ammira la luce della sapienza emanata dalle aule di giustizia, sorrette certamente dall'ispirazione salomonica,ma leggo sul corriere che, in sostanza, B. sia stato l'ideatore dell'illecito e questo per logica,prima che diritto, è tra l'imbarazzante e l'esilarante.

Mi astengo dal criticare l'irrazionalità normativa in materia di frode fiscale, degna prova del barbaro omicidio della razionalità in questo paese, sul quale stendo un velo pietoso.

In questa imbarazzante vicenda mi diverte e mi compiaccio di una sola cosa: i pareri pro veritate, un passo avanti ed una gradita rinascita (se attecchirà)nella stagnante evoluzione del pensiero e della giurisprudenza in quella che fu la culla dello ius di Roma.
Ancora farragino e timido of course,ma sarebbe interessante il prendere piede di questa prassi e vedere, pian piano, crescere una concezione del diritto diversa.

Professore non se la prenda, è una tattca quella di far andare avanti saggi e "saggi del pro veritate", in prima linea vanno gli inesperti mentre i veterani compattano le seconde fila e decidono lo scontro quando le prime si sfoltiscono o vengono prese dal panico [SM=x43812]


Condivido quanto ha scritto meno che per il ritorno alla candida verginità dopo aver scontato la pena, il danno alla reputazione e l'onore è ormai de facto andato e questo lo sanno bene tutti i politici - non santi,per carità- che sono incappati in beghe con la giustizia. La condanna o la stessa presunzione di colpevolezza distruggono la vita pubblica di un individuo.

La delega di "potere" è stata ormai fatta e chiamare a decidere la Corte sarà l'ennesimo scarico di responsabilità se non un potere che si mette di traverso poichè è inimmaginabile la pendenza di una sentenza passata in giudicato. Ci sarebbe ancora il deus ex machina della corte europea,alla quale sembra che i difensori di B. vogliano appellarsi, ma non mi addentro in un campo che non conosco a dovere.


Si evince che, volenti o dolenti, è necessario reintrodurre l'immunità parlamentare perchè il sistema non è ancora maturo per farne a meno.
La giunta è terza? Nel mio piccolo credo di si perchè espressione di un parlamento pluralista e di un potere che dovrebbe avere pari dignità rispetto a quello giudicante.
Data la peculiarità della situazione è l'ideale un giudizio tra eguali, un parlamento non timido verso la magistratura.
Questo fa sì che diventi una spelonca di ladri o una chiesa dove invocare il diritto d'asilo, ma fino a quando non si metterà mano ad una riforma - che veda magari prima della divisione delle carriere,come proposto dai radicali, una ridefinizione delle prerogative del pm e non solo - è la sola forma di garanzia che ha senso,con o senza B.

In tutto questo,il dl severino ha ancora senso d'esistere così come progettato o ci troviamo di fronte alla riprova che il legislatore deve ritornare tra i banchi di scuola?



(pollastro)
00venerdì 30 agosto 2013 12:29
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

a) La mia idea, nel merito, è che Mediaset abbia sovra-fatturato operazioni di impresa (non è una novità, le grandi aziende lo fanno tutte) per creare un "tesoretto" di denaro offshore , che può sempre venire buono per tanti usi. Per Berlusconi, dominus sostanziale - e non più, da tempo, formale) della sua azienda - si può ipotizzarne un uso anche politico (ad es: casi Lavitola, Razzi, Scilipoti, ecc...). Difficile che "potesse non sapere", o che gliel'avessero fatta sotto al naso, cioè che lui fosse addirittura il truffato dai suoi stessi dirigenti (come la sua difesa ha proprio sostenuto che al limite fosse, leggo adesso in sentenza), ma naturalmente mi auguro che ci siano prove documentali e non solo deduzioni logiche a base della sentenza stessa.
b) Pareri pro veritate: i professori e gli avvocati li rendono, a richiesta, lo faccio e l'ho fatto anch'io, non mi scandalizzo. Naturalmente è una "verità certificata" resa a gettone, insomma una consulenza pagata, non espressa disinteressatamente, per puro amore di studio del caso e basta; chi paga vuole suonatori che gli facciano sentire la musica che gli piace, poi è questione di professionalità se eseguirla meglio o peggio (cioè se essere spudorati). Nel parere di Zanon - de Vergottini - Caravita si può leggere ad esempio a un certo punto l'onesta ammissione che la disciplina giuridica della materia potrebbe essere ricostruita diversamente da quanto facciano loro in questa occasione. Insomma, qui si vede la differenza tra un professionista ovviamente di parte, che però vuole salvare la faccia, e chi non se ne frega o non lo sa fare.
c) Giunta delle elezioni del Senato "terza"? In realtà, qualunque organo politico serve a trovare accordi politici: questo è tutto. Anche qui senza scandalo, basta saperlo.
d) Candidato - eletto dichiarato penalmente responsabile con sentenza definitiva e poi "riverginato", dopo avere scontato la pena accessoria? Era ironico, ovviamente. La legge però dice proprio così: se sconti la pena accessoria e nel frattempo la Camera di appartenenza non ha deliberato la tua decadenza e continua ad essere in carica, puoi riprendere il tuo posto mondato da peccati. Accadde con tale on. Frigerio, se non ricordo male il suo nome
connormaclaud
00venerdì 30 agosto 2013 13:18
Continuo ad avere dubbi sul sovraffaturato o gli shell games, con altre strategie ed in altri lidi avrebbero potuto recuperare un tesoretto ben più sostanzioso, se a questo si aggiunge il clamore mediatico intorno alla figura di B. e una serie infinita di controlli - per la serie uomo avvisato...- sulle aziende di sua proprietà, sporcarsi per 5-6 milioni,mi sembra di ricordare che la cifra sia grosso modo questa, lo trovo improbabile dati i capitali del personaggio, sarebbe un clamoroso autogol.
Se poi la mancanza di poteri gestionali,logicamente, non inficia la sua responsabilità la palla ritorna al conflitto d'interessi e ad una sua reinterpretazione.
Magari è la mia chiave di lettura ad essere errata o forse esistono solo diversi gradi di verità.

(pollastro)
00sabato 31 agosto 2013 16:46
Dal professore Prisco che mi prega di postare

Che esistano diversi gradi della verità, conoscibili da cerchie di iniziati sempre più ristrette, è un'idea tipicamente massonica [SM=g2725401]. Nel caso specifico, ho letto da qualche parte che si ipotizza che quanto scoperto come occultato sia solo la punta dell'iceberg, ma, per le sentenze, mi auguro che valga sempre il principio di giudicare juxta alligata et probata
connormaclaud
00sabato 31 agosto 2013 18:07
Questa massima l'avrei appioppata agli gnostici,lo stereotipo del massone mi ricorda più "una mano lava l'altra" [SM=g2725400]

Se fosse realmente la punta dell'iceberg avrebbe,a mia vista, più senso, ma in questi casi potrebbe valere l'idea che l'ipotesi veritiera sia la meno complessa.
Staremo a vedere,per quanto non nutra grande fiducia verso il nostro sistema.

(pollastro)
00sabato 31 agosto 2013 18:44
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

I massoni sono appunto gnostici, attenzione alla "vulgata giornalistica"; la massoneria è una cosa seria (quando è seria)
connormaclaud
00sabato 31 agosto 2013 19:50
muratoria se non vado errato, ma potrei dire una fesseria.
(pollastro)
00sabato 31 agosto 2013 20:12
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

"Libera muratoria", per la precisione. Del resto, Berlusconi era un palazzinaro iscritto alla P2 , però non so se lì sono previste defiscalizzazioni per le ristrutturazioni edilizie [SM=g2725401] )
Raffaele_23
00domenica 1 settembre 2013 12:45
Pur nella mia conoscenza limitata del diritto, non condivido l'opinione di chi ritiene, per le più svariate ragioni, che la norma Severino si applichi anche a chi ha commesso il reato da cui deriva la decadenza e l'ineleggibilità prima dell'entrata in vigore della legge. Seppure non la si voglia considerare una norma penale (e non ne sono del tutto convinto), incide comunque su una libertà fondamentale e, senza scomodare la Corte EDU, dovrebbe essere considerata afflittiva e quindi pacificamente irretroattiva in un Paese che si dimostri rispettoso dei diritti fondamentali e dei principi di civiltà giuridica. Altrettanto, non considero il decreto Severino un corto circuito nella separazione dei poteri. D'altronde è pur sempre una legge, come secondo Costituzione, ad aver definito casi e modi di ineleggibilità e non si tratta di una pena inflitta e modulata dal giudice in sede di sentenza. Dunque a mio parere non dovrebbe esserci alcuno spazio per un giudizio politico della Giunta, che dovrebbe fungere da semplice omologatore di un effetto giuridico (ma, come dicevo, non nel caso Berlusconi e simili, ma soltanto pro futuro). Anzi, dal punto di vista politico e della convenienza pratica di sollevare tutto il polverone, a partire dalla stabilità del Governo fino all'attesa della rimodulazione della pena accessoria per Berlusconi, mi sembra un discorso completamente diverso.
(pollastro)
00domenica 1 settembre 2013 13:29
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Caro Raffaele, la tua è un'opinione legittima, Guzzetta ci ha scritto per argomentarla un parere pro veritate di quaranta pagine. Mi chiedo, però (e senza essere affetto da antiberlusconismo feroce: ho firmato i referendum radicali, diranno che voglio salvarlo?), come si possa sostenere che un candidato condannato, solo perché già eletto, non decada subito. Si voleva "pulire" il Parlamento, questa la ratio. E che cosa facciamo? Ci teniamo le puttane che si sono accertate tali, considerandole peccatrici sì, ma sante e vergini ancora per un poco? Non mi pare che la norma abbia effetti penali in se stessa; prende piuttosto atto che un requisito di candidabilità è venuto meno, come il Parlamento può fare ex art.51 della Costituzione, e provvede alla decadenza. Segnalo che si è già applicata senza scandalo a circa una quarantina di consiglieri comunali e regionali, in tutta Italia e di ogni colore. "Rispettare i diritti politici"; ma - mi chiedo - chi si è candidato sapendo di avere carichi pendenti che gli facevano rischiare condanne per delitti non colposi con pena edittale elevata ha rispettato un patto di lealtà e trasparenza con gli elettori? Negli Stati Uniti non la legge, ma il costume, sarebbe bastato e avanzato a risolvere il problema. Loro però sono protestanti, noi (come humus diffuso) cattolici: "Pecca pure, fratello, tanto poi Qualcuno ti assolverà". Però il principio vale di fronte ai preti e a Dio, non alla legge umana, né di fronte al loquace Presidente Esposito [SM=g2725401]
(pollastro)
00domenica 1 settembre 2013 16:36
Papa Francesco al TG sui requisiti dei candidati a vescovo: una 'Severino' anche per la Chiesa cattolica?
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

"Siate attenti che i candidati siano pastori vicini alla gente, padri e fratelli, siano miti, pazienti e misericordiosi; amino la povertà interiore, come libertà per il Signore e anche esteriore, come semplicità e austerità di vita e non abbiano una psicologia da principi. Siate attenti che non siano ambiziosi, che non ricerchino l’episcopato – volentes nolumus – e che siano sposi di una Chiesa, senza essere in costante ricerca di un’altra” [SM=x43799] [SM=g2725404]

maximilian1983
00domenica 1 settembre 2013 16:54
Non so se la legge Severino sia costituzionale o meno. Rispetto personalmente, ma da inesperto, i pareri di insigni studiosi, tra i quali uno dei massimi esperti italiani di procedura penale, come il prof. Spangher. E' pur vero che alcuni di essi sono notoriamente vicini al centro destra, come Zanon, lo stesso Spangher e, forse, anche Guzzetta, già consigliere dell'ex ministro Brunetta. Ma neppure credo sia possibile considerare sullo stesso piano le questioni della candidabilità di un deputato o senatore con quelle di altri ruoli istituzionali, come i consiglieri comunali, provinciali (ma non devono sparire?) e regionali. Qui c'è la Costituzione con i citati articoli che lascia, forse, dubbi sulla applicabilità, sic et simpliciter, della legge Severino ai candidati al Parlamento. E' sicuro che, come sostiene il grande giurista Guglielmo Epifani, che la giunta non possa far altro che prendere atto della sentenza? E, dopo la giunta, la questione non dovrebbe passare al plenum del senato? Certo, parlo da ignorante, ma può una Camera parlamentare ridursi ad una sorta di organo che appone il timbro su di una sentenza? E poi il problema si complica ulteriormente dalla natura del candidato, il perno della seconda repubblica, l'inventore del bipolarismo... insomma l'uomo tra i più odiati e osannati dalla storia d'Italia. E che attribuisce molto delle sue sventure politiche all'accanimento di una magistratura avversa politicamente. A questo si aggiunga la particolare temperie che viviamo... Nè, tanto meno, mi limiterei a definire il giudice Esposito semplicemente "loquace". E quello detto in quella intervista getta un'ombra sinistra (nel senso di nefasta [SM=g2725401] ) sul suo operato.
Insomma il problema è anche politicissimo. Come politicissima e, a mio avviso avventata, le scelta del Presidente Napolitano di nominare 4 nuovi senatori a vita (di cui una di appena 51 anni, fatto inusitato e anche vergognoso, visti i tempi, per le casse dello Stato che dovrà pagare a questa illustre un cospicuo assegno per diversi decenni...) tutti di patente militanza antiberlusconiana, quasi a preparare, con un'infornata di senatori degna di un Savoia con la corona sulla testa, una possibile nuova maggioranza per un Letta bis. Qui siamo anche al di là del presidenzialismo: chi crede di essere re Giorgio, Vittorio Emanuele III?
connormaclaud
00domenica 1 settembre 2013 17:05
La legge è una cosa seria Max,non sporcarla con la vil politica e convivenza civile.



Un articolo divertente

L’obbligatorietà dell’azione penale genera mostri; il più colossale, e vergognoso, dei quali – che ha, di fatto, trasformato la nostra Repubblica in una Repubblichetta delle banane nelle mani di caudilli in toga – è la distinzione, che una parte della magistratura fa, quando apre un fascicolo su qualcuno, fra “chi non sapeva”, che è ontologicamente non colpevole (innocente in se stesso), e chi “non poteva non sapere”, che è teoricamente colpevole (per deduzione accusatoria). E’ con la (legittima) autonomia e indipendenza di cui giustamente gode – ma anche, diciamolo, con discrezionalità e arbitrarietà spesso extra legem e contro ogni senso comune – di propendere per l’una o per l’altra delle due interpretazioni che essa tiene sotto permanente ricatto chiunque ed esercita il suo dominio sul paese. La politica, a sua volta, per viltà e quieto vivere, ha abdicato alle proprie funzioni.

D’altra parte, non saremmo il paese che siamo se la parte della magistratura politicamente radicale e impegnata non godesse di certe complicità fra gli stessi soggetti ricattabili. Diciamola, allora, tutta. Tangentopoli e Mani pulite non sono state (solo) l’auspicabile lavacro di un paese allora devastato dalla diffusa corruzione, ma (anche, e soprattutto), al riparo della legalità, un golpe, il sovvertimento di ogni ordine costituzionale, legale e politico razionale. Il “controllo di legalità”, che qualcuno, adesso, vorrebbe addirittura assegnare alla magistratura inquirente, è il modo col quale ogni regime illiberale tiene sotto il proprio tallone la propria popolazione e sovrintende ad ogni zona grigia nei comportamenti regolati dalla moralità individuale e da principi etici universalmente riconosciuti nei paesi di più matura democrazia liberale. Il controllo di legalità sarebbe l’ultimo passo verso il totalitarismo di un cammino già da tempo in corso.

Come ha scritto Guido Carli, un ex presidente della Confindustria (!), nelle sue memorie, il mondo degli affari aveva compensato l’ingresso dell’Italia nella Comunità europea, e l’apertura del suo mercato alla concorrenza esterna, con la complicità col mondo della politica e la diffusione della corruzione; di fatto, le tangenti avevano cancellato il mercato interno e ogni possibilità di corretta concorrenza. Con Tangentopoli e Mani pulite, la magistratura aveva cercato di fare piazza pulita del malcostume imperante ma – per le ambizioni politiche, o la vanità, di alcuni dei suoi stessi esponenti – ne era stata, a sua volta, coinvolta e politicamente inquinata. Non c’era alcun uomo d’affari che, per la natura stessa delle sue attività, non avesse qualcosa da nascondere al principio di legalità. Chiunque, perciò, avrebbe potuto finire nella rete di Mani pulite e potrebbe ancora cadere sotto la mannaia del “non poteva non sapere”. Dipendeva (dipende) unicamente dall’obbligatorietà dell’azione penale e dal conseguente incontrollato potere discrezionale, leggi arbitrarietà, di cui la magistratura disponeva e dispone. Né ne era esente alcun partito politico, come avrebbe detto Bettino Craxi in un memorabile discorso alla Camera nel 1993. Ma nessuno gli aveva dato retta; Dc e Pci avevano pensato di potersene tenere fuori e di guadagnarci persino in reputazione e voti; Craxi sarebbe morto in esilio, cui l’aveva condannato l’accusa, peraltro da lui stesso confessata in Parlamento (!), che “non poteva non sapere”; il Partito socialista, con tutti gli altri, era stato spazzato via a vantaggio di uno solo, il Pci, che avrebbe cambiato nome per la bisogna e per opportunismo, ma non avrebbe mai vinto le elezioni, né riflettuto su se stesso e la propria storia.

Nacque, così, tacitamente una sorta di pactum sceleris fra il mondo dell’informazione – di proprietà di quello degli affari non sempre esente da qualche peccato, piccolo o grande che fosse – e la parte della magistratura interessata a sovvertire gli equilibri politici esistenti e a portare al governo il Partito comunista che ne era rimasto fuori per i suoi rapporti con l’Unione sovietica dalla quale aveva ricevuto sostegno finanziario, peraltro senza che a nessun magistrato fosse mai venuto neppure in mente di aprire un relativo fascicolo sul caso. “Voi – dissero i media a magistrati ormai più interessati a cogliere e a mettere a frutto la portata sovvertitrice dell’alleanza che veniva loro proposta e ad accrescere il proprio potere che ad amministrare la giustizia – tenete fuori da Mani pulite i nostri editori e noi vi aiutiamo a mettere le mani, e a far fuori, i loro concorrenti e ad attribuire tutta la responsabilità della corruzione alla politica; fidatevi, sosterremo la vostra azione”. Fu ciò che puntualmente avvenne.
Dietro la parvenza di un’informazione “civile”, e legalitaria, si consumò la condanna dello stato di diritto, si realizzò la trasformazione dell’Italia in un paese nelle mani di una magistratura inquirente e di un sistema informativo che ignoravano l’Habeas corpus e istruivano processi e comminavano condanne sulle pagine dei giornali prima che a farlo fossero i tribunali. I giornalisti che si occupavano di vicende giudiziarie diventarono il megafono delle procure e, dalla santificazione di un uomo ambiguo come Antonio Di Pietro, acquistarono, a loro volta, un potere di pressione nei confronti dei loro stessi direttori. La cui permanenza al proprio posto, da quel momento, sarebbe dipesa dal grado del loro rispetto del pactum sceleris e dallo spazio dato a scandali e ruberie senza, però, che se ne spiegassero le ragioni intrinseche alla estensione dei poteri pubblici, come, in realtà, era. Spuntarono i direttori di professione, uomini d’ordine – che passavano, indipendentemente dalla loro linea politica, da una testata all’altra, come i questori passano da una città all’altra col compito di evitare disordini – per i quali la linea editoriale era quella fissata dal pactum sceleris.

Il giornalismo entrò in coma e, poco per volta, morì per carenza di pensiero; forse, per la natura dei rapporti di produzione capitalistici, direbbe Marx, non era mai stato libero e indipendente come qualche anima candida aveva preteso fosse; ma, almeno, fino a quel momento, aveva conservato una accettabile funzione informatrice e, in se stessa, liberatoria e una parvenza di dignità rispetto a quello dei paesi di socialismo reale. Di questo ha via via assunto la funzione, invece di darle, di nascondere ai lettori le informazioni e le idee non gradite al regime, mantenendoli in uno stato di permanente ignoranza e soggezione. Ad esso sta progressivamente assomigliando sempre più, senza che nessuno, né editori, né giornalisti mostri di accorgersene e di preoccuparsi. E, poi, si dice – senza aggiungere a quali, ad evitare anche solo di alludere al pactum sceleris – che gli italiani sarebbero incapaci di mantenere fede ai patti.

Leggi anche Mario Monti spiega al Foglio la sua visione della pacificazione - Soave L’ipocrisia della sinistra manettara che fischietta di fronte alla lezione pacificatrice di Napolitano - Ranieri Giustizialisti sottotraccia. Come il Pd è riuscito a diventare vulnerabile sulla storia della decadenza del Cav.

di Piero Ostellino


fonte
(pollastro)
00domenica 1 settembre 2013 17:52
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

De jure condendo, non trovo troppo criticabile Ostellino (per me è strano, con lui non mi capita quasi mai: ma sull'ordinamento giudiziario, da garantista, sono da sempre più con la destra che con la sinistra, essendosi quest'ultima dimenticata che il garantismo dovrebbe essere una sensibilità culturale trasversale. Osservate comunque che questo articolo non lo pubblica sul Corriere della Sera, dove ha una rubrica per le sue opinioni, ma sul Foglio).
Dopodiché, de jure condito, qui c'è una sentenza dopo due gradi di merito di giudizio e uno di legittimità, dopo che il principale (o più noto) imputato nel giudizio ha avuto tutte le possibilità di difendersi; se, facendo scendere in campo il sommo Coppi solo alla fine, ha sbagliato gestione del processo (ma Ghedini chi è, al paragone? E prima almeno aveva Pecorella, avvocato rispettabile), cavoli suoi: Maradona o Higuayn non li tieni in panchina a fare flanella e mandi sul terreno un arrogante giocatorucolo di serie B al loro posto. Come lo spiego ai miei clienti che hanno perso un giudizio in Cassazione o in Consiglio di Stato che per loro non è prevista l'"agibilità politica"?
Guzzetta, Zanon & C. sono persone serie, di destra e che possono legittimamente pensare quello che vogliono (tra l'altro ben pagati); io - moderato che vota perlopiù a sinistra, ma non antiberlusconiano per principio e sicuramente niente affatto tifoso della Boccassini & C. - confermo dopo la lettura dei pareri di pensare legittimamente (gratis; e non avrei accettato, in ipotesi, di essere consulente in questo caso: se ho un'idea tecnica, non la cambio, pagato o no che sia) il contrario.
Il problema in realtà viene da lontano: avere sventatamente abolito quasi del tutto l'immunità parlamentare. Non è che se uno, due, dieci persone non sanno guidare o abusano delle loro automobili io abolisco per tutti la circolazione dei veicoli a motore. Questa è la conseguenza.
connormaclaud
00domenica 1 settembre 2013 18:57
Cosa ne pensa circa la volontà di alcuni - a mio avviso ingiustificata e illegittima- dell'opportunità di dichiarare e non deliberare la probabile decadenza del parlamentare in relazione ai rapporti di forza tra poteri dello stato?

Il buon costume obbliga alle dimissioni,mi chiedevo però quali fossero i profili comparatistici negli altri ordinamenti. [SM=x43813]
maximilian1983
00domenica 1 settembre 2013 19:10
Re:
connormaclaud, 01/09/2013 17:05:

La legge è una cosa seria Max,non sporcarla con la vil politica e convivenza civile.



Scusa, ma come ti permetti? Non sporco un bel niente! Non prendo lezioni di serietà da te! Ti avevo sempre stimato come persona rispettosa. Questo tuo post mi dimostra il contrario.
(pollastro)
00domenica 1 settembre 2013 19:24
Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Per piacere, non litigate. Non era detto per offendere, è chiaro. Comparativamente dovrei fare ricerche, ma dubito che si sarebbe arrivati a questo punto: il precedente Presidente della Repubblica tedesca, sospettato di avere ricevuto l'aiuto indebito di un imprenditore con interessi di affari verso lo Stato per avere comprato una casa, si è dovuto dimettere. Ora stanno per processarlo, senza grandi titoli sui giornali Idem due ministri, sospettati di avere copiato la tesi (di dottorato, lì corrispondente alla nostra tesi di laurea). Ho forti dubbi che in Inghilterra e negli Stati Uniti si arrivi a "resistere" nella Camera di cui si faccia parte, in casi analoghi al nostro di oggi: è più probabile che ci si dimetta molto prima
connormaclaud
00domenica 1 settembre 2013 19:29
Re: Re:
maximilian1983, 01/09/2013 19:10:

connormaclaud, 01/09/2013 17:05:

La legge è una cosa seria Max,non sporcarla con la vil politica e convivenza civile.



Scusa, ma come ti permetti? Non sporco un bel niente! Non prendo lezioni di serietà da te! Ti avevo sempre stimato come persona rispettosa. Questo tuo post mi dimostra il contrario.



[SM=g2725400]
era una BATTUTA,sarcasmo.

se non credi a quanto dico rileggi i miei mielosi interventi -precedenti il tuo- sulla giustizia in questo thread.
Per la serie,quando uno smile fa la differenza [SM=x43812]

connormaclaud
00domenica 1 settembre 2013 19:36
Re:
(pollastro), 01/09/2013 19:24:

Dal professore Prisco, che mi prega di postare

Per piacere, non litigate. Non era detto per offendere, è chiaro. Comparativamente dovrei fare ricerche, ma dubito che si sarebbe arrivati a questo punto: il precedente Presidente della Repubblica tedesca, sospettato di avere ricevuto l'aiuto indebito di un imprenditore con interessi di affari verso lo Stato per avere comprato una casa, si è dovuto dimettere. Ora stanno per processarlo, senza grandi titoli sui giornali Idem due ministri, sospettati di avere copiato la tesi (di dottorato, lì corrispondente alla nostra tesi di laurea). Ho forti dubbi che in Inghilterra e negli Stati Uniti si arrivi a "resistere" nella Camera di cui si faccia parte, in casi analoghi al nostro di oggi: è più probabile che ci si dimetta molto prima




Le valutazioni politiche,giustamente,la fanno da padrone, a me incuriosiva prevalentemente l'intreccio parlamento magistratura in casi affini.
trixam
00domenica 1 settembre 2013 21:30
Un paio di anni fa ci hanno provato alcuni deputati inglesi coinvolti in uno scandalo di rimborsi illeciti appellandosi all'art 9 del Bill Of rights del 1689 sull'immunità parlamentare, la Camera dei Lord li respinse con perdite affermando che la norma sull'immunità non vale per i reati comuni. I quattro finirono così in galera.

Negli Usa non mi risulta che si siano mai verificati casi analoghi, la pressione dell'opinione pubblica, della stampa e del proprio partito è talmente forte che un politico beccato in castagna non resiste 48 ore al fuoco di fila ed è costretto a dimettersi prima che cominci un procedimento giudiziario.

Ricordiamo casi come quello di Christopher Lee, deputato repubblicano dello stato di New York, beccato a mandare foto senza camicia ad una ragazza. Dimesso in 3 ore.
Però anche negli Usa ci sono casi di resistenza o di reviviscienza agli scandali, due esempi sono quelli di Eliot Spietzer e Anthony Weiner.
Il primo ex Attorney General e governatore di New York oltre che insigne giurista harvardiano e candidato presidenziale in pectore fu beccato come ricorderete nella più antica arte umana: andare a mignotte, meglio squillo di altissimo livello.
Ora dopo un paio di anni di oblio ed un altro paio passati a ricostruire la sua immagine di procuratore mastino anti wall street si è candidato per la carica di New York City Comptroller, una sorta di assessore al bilancio e alla previdenza, carica molto importante.
Altro caso è quello di Anthony Weiner, deputato democratico di tendenza clintoniana beccato anche lui con amante e foto senza camicia mentre la moglie era incinta.Lui provò a resistere per ben 3 settimane e lo stesso Obama ne richiese esplicitamente le dimissioni, appello poi accolto.
Ora dopo 2 anni si è candidato come Sindaco di New York e sta conducendo una spassosa e tragicomica campagna elettorale, tra nuovi scandali e ammissioni di essere in terapia per contenere i suoi impulsi sessuali, le sue possibilità di elezione sono basse però non rinuncia perché è amato dalla base democratica in quanto fautore di alcune proposte radicali tipo la copertura sanitaria pubblica universale. Conta su questo per strappare un buon risultato alle primarie.


Un altro caso da ricordare negli Usa è quello del Senatore repubblicano Mccarthy, famoso per la sua opera come capo della commissione sulle attività antiamericane che si tradusse spesso in una caccia alle streghe. Mccarthy non commise illeciti ma in genere abusò del suo potere ed il Senato Americano lo censurò con una maggioranza abbastanza netta composta sia da repubblicani ansiosi di dissociarsi dal loro collega di partito sia di democratici che votarono compatti con la sola astensione clamorosa di Jack Kennedy che non voleva alienarsi il voto cattolico.
Per altro dopo il voto si aprì una discussione sul valore del voto perché i sostenitori di Mccarthy affermarono che il senato aveva votato una mozione di "condanna" e non una mozione di censura che avrebbe comportato un obbligo di dimissioni, in effetti avevano ragione e la parola censura fu tolta dal verbale anche se figura nei libri di storia. Con questo errore procedurale Mccarthy potè evitare le dimissioni, come si vede quando si vuole cavillare lo si può fare
ovunque. Comunque Mccarthy diventò un paria politico e il problema lo risolse da solo poco dopo morendo.


Ps In italia come al solito si è impegnati nello sport preferito: fare una legge e poi scervellarsi per aggirarla.
La cosa divertente è che mentre si discute dell'irretroattività della Severino per Silvio B il governo Letta appoggiato da Silvio B introduce tasse retroattive per coprire il mancato gettito Imu, ci hanno provato con l'irpef sulla seconda casa e sono stati fermati(per il momento) mentre sono andati a segno con le polizze vita e infortuni per le quali hanno ridotto il livello di detrazione. Morale della favola i titolari delle polizze(milioni di italiani) pagheranno l'equivalente se non di più dell'imu sulla prima casa tra 2013 e 2014 in barba allo statuto del contribuente. Straordinari.
(pollastro)
00lunedì 2 settembre 2013 11:08
Dal professore Prisco, che mi prega di postare, a Trixam

[SM=g2725288] [SM=g2725291]
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