Lettere d'amore e di rabbia.....scritte da Juventini DOC e non.....

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Barone 57
00giovedì 3 agosto 2006 22:11
Le lettere sono state scritte in periodi diversi

[Modificato da Barone 57 15/04/2007 23.05]

Barone 57
00giovedì 3 agosto 2006 22:14
Di Simone Stenti


LE NUOVE BANDE SI SPARTISCONO IL BOTTINO

"In una guerra tra bande non mi interessa chi vince", mi disse Roberto
Beccantini prima dello scoppio dello scandalo, quando gli chiesi che cosa
sarebbe successo se avessero fatto fuori Moggi. Era un esercizio di stile, è
diventato una profezia.

A me, invece, interessa almeno per capire il perché di questa sentenza che
fa gridare vendetta al cielo.

Ormai è evidente che se c'era una cupola moggiana (e io dico che c'era),
hanno fatto fuori il boss. Un capo abbandonato a se stesso, come quel
Provenzano degli ultimi giorni nella masseria, quando anche il suo avvocato
diceva che era morto, per far capire che la mafia l'aveva scaricato.
Infatti, dopo pochi giorni, con un blitz spettacolare, lo presero nascosto
tra le capre.

Anche Moggi era rimasto solo: Lapo Elkann, l'uomo dello Smile al posto dello
scudetto, aveva lasciato intendere chiaramente che la dirigenza juventina
non aveva più l'appoggio politico-finanziario della Famiglia (e lasciamo
perdere la cronaca nera).

Non aveva più nemmeno l'appoggio dell'unico quotidiano di famiglia: il
giorno che intervistai Moggi feci anticamera col capo della redazione
sportiva de La Stampa. Era lì, fuori orario di lavoro, per un colloquio non
ufficiale. Il dg della Juve voleva lamentarsi del trattamento riservato ai
bianconeri da quello che considerava l'unico quotidiano amico ("se non ci
aiutiamo tra noi.", mi rivelò). Da quell'incontro non ne avrebbe tratto
alcun giovamento: la proprietà ormai gli remava contro.

L'unica trasmissione che gli dava credito era Il processo del lunedì, del
suo amico Biscardi. Fino a quando non ci si accorse che il canale era
proprietà di Tronchetti Provera e Giraudo dettò quella patetica fatwa, in
cui invitava gli juventini a non premere il tasto 7 del telecomando.

Accerchiato come Hitler nel bunker. È il destino dei dittatori e sanno
metterlo in conto. Non lo rimpiango e tanto meno l'assolvo. Però questa
sentenza puzza davvero di regolamento di conti tra gang e hanno vinto tutte
quelle con i poteri forti (e mi torna in mente proprio l'intervista di Moggi
a Repubblica di qualche giorno fa).

Silvio Berlusconi grida al processo sommario, dopo che la sua squadra è
stata penalizzata togliendole giusto 15 giorni di vacanza.

Diego Della Valle s'indigna perché gli hanno tolto la Champions, mentre in
piazza i tifosi viola festeggiano, perché riconoscono lo scampato pericolo.

Moratti e Tronchetti Provera vestono i panni della parte etica del calcio
italiano e s'intascano da terzi uno scudetto perso sul campo a gennaio. E
magari una presidenza pro-tempore in Lega.

Questi sono i nuovi (vecchi) Signori del calcio italiano. Hanno più stile,
più allure, sono più bipartisan, frequentano salotti più colti e
internazionali rispetto alla cafonaggine strapaesana di Moggi, ma quanto ci
garantiranno maggior pulizia e trasparenza?

Fate i conti: televisioni e quotidiani a chi appartengono? Sono tutti loro.
Tutti!

Quindi, si faccia pure festa alla faccia della Juve. Ma io sto con
Beccantini: in una guerra tra bande noi tifosi non vinceremo mai. Non
importa il colore delle magliette.

Avete notato chi, in questo giro di tavolo, è tra quelli che ha perso più di
tutti? Zamparini, al cui Palermo è stata scippata la Champions. Può davvero
essere un caso, visto i suoi burrascosi rapporti con Galliani e col Milan?

E, last but not least, lascio la parola proprio a Beccantini, citando la
chiosa dell'editoriale su La Stampa di oggi. "Avviso ai naviganti: Carraro
può fare ancora il presidente federale".
Barone 57
00giovedì 3 agosto 2006 22:30
IL FOGLIO, 18 luglio 2006
Di Christian Rocca

Milano. Al Bar dello Sport sotto casa non avrebbero saputo fare di meglio. La Juventus è stata condannata per non aver commesso il fatto, cioè per non aver comprato o aggiustato o taroccato nessuna partita, nemmeno una (pagina 76). La Caf guidata da Cesare Ruperto ha spiegato che nel calcio italiano non c’era nessuna cupola (pag. 74), che il sistema Moggi è un’invenzione della Gazzetta dello sport (pag. 74), che i sorteggi non erano truccati (pag. 83), che la balla delle ammonizioni mirate per favorire preventivamente la Juventus era, appunto, una balla grande così (pag. 103). Cinque, praticamente sei, arbitri su otto sono stati assolti e i due condannati non sono stati puniti per le partite della Juventus. Ma se è così, ed è così, come mai la Juventus e le altre (tranne il Milan) sono state condannate a uno, due o forse quattro anni di B?
La tesi colpevolista è questa: i rapporti stretti tra i dirigenti della Juventus e i designatori arbitrali, anzi uno solo: Paolo Bergamo, hanno creato “un’atmosfera inquinata, una insana temperie avvolgente il campionato di serie A” per cui è stata lesa la terzietà, l’autonomia e l’indipendenza del settore arbitrale. Come e dove e con quali arbitri, per i giudici non è importante, perché si tratta di una specie di concorso esterno in campionato di calcio, per cui è sufficiente provare il rapporto di contiguità tra Moggi e un designatore per essere certi che gli arbitri fossero comunque condizionati, anche se non ce n’è prova di alcun tipo. Il problema è che questo reato nel codice sportivo non esiste. Tra l’altro questa contiguità di rapporti tra Moggi e i designatori, più che dalle innocue telefonate intercettate si evince da quelle che non conosciamo, cioè dal fatto che Moggi avesse consegnato a Paolo Bergamo una scheda sim svizzera non intercettabile e che i due si vedessero regolarmente a cena. Un reato che non c’è, basato su telefonate e cene di cui nessuno conosce il contenuto, accertato in un processo che ha saltato a pie’ pari il dibattimento e che è cominciato direttamente con la formulazione delle richieste da parte del procuratore come in Urss.
Per il resto la sentenza della Caf ha smontato le principali accuse avanzate dalla procura federale e dalle varie gazzette – che a sua volta aveva rigettato lo schema Borrelli della Cupola Juve contrapposta a quella Milan. Ne ha accettato però lo schema accusatorio, che è questo: gli atti commessi dai dirigenti della Juve “di per sé” costituiscono comportamenti contrari a principi di lealtà (art. 1). Una violazione del codice sportivo innegabile sulla base di quelle telefonate, ma che non comporta l’automatica retrocessione a una serie inferiore delle squadre, proprio perché sono atti che, “di per sé”, non configurano alcun illecito sportivo ex articolo 6, cioè non costituiscono il tentativo di alterare lo svolgimento o il risultato di una gara. L’accusa principe quindi è caduta, non c’è, non esiste, è pura Curva Sud, come sa chiunque capisca un pizzico di calcio e abbia seguito il campionato sotto inchiesta senza la sciarpa dell’Inter o della Roma intorno al collo. Eppure la corte ha condannato ugualmente la Juventus, trasformando le tre violazioni dell’articolo 1 in illecito sportivo ex art. 6 (quello che comporta la retrocessione). Più che un principio giuridico, sembra abbiano applicato la regola in vigore nei campi dell’oratorio, dove ogni tre corner viene assegnato un calcio di rigore. Three strikes and you’re out, come se tre reati di diffamazione – per il semplice fatto di essere tre – possano trasformarsi in un bell’omicidio.
Leggete con attenzione che cosa dice la sentenza: “La Procura federale, con riferimento all’addebito contestato alle persone indicate nel capo di incolpazione in esame, ha individuato talune condotte, costituenti di per sé comportamenti contrari ai principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva (art.1), ed ha ritenuto che l’insieme di tali condotte sia stato idoneo a realizzare il condizionamento del regolare funzionamento del settore arbitrale a vantaggio della Juventus, e quindi sia stato violato l’art. 6, integrando la pluralità delle condotte l’attività diretta a procurare alla Juventus un vantaggio in classifica”. Quindi, comportamenti di per sé non configuranti l’illecito sportivo diventano arbitrariamente (è il caso di dire) un illecito sportivo perché ripetuti nel tempo. La Caf sostiene che questi comportamenti sleali abbiano procurato un vantaggio in classifica alla Juventus. Ora, come è noto, in natura esistono soltanto due modi per ottenere vantaggi in classifica: chiedere e ricevere aiuti arbitrali nelle proprie partite, colpire i diretti avversari nelle loro gare. La sentenza dice che non c’è stata interferenza su nessun match della Juventus, né in quelli delle dirette avversarie.
L’articolo 6 è molto chiaro e dice che costituisce illecito sportivo “il compimento, con qualsiasi mezzo, di atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica”. Non c’è traccia del principio secondo cui più violazioni dell’articolo 1 costituiscano una violazione dell’articolo 6. La corte nega che la Juve abbia compiuto atti diretti ad “alterare lo svolgimento di una gara” e nega anche che la squadra campione d’Italia abbia compiuto atti diretti ad “alterare il risultato di una gara”. Condanna la Juve, invece, per aver compiuto atti volti a ottenere “vantaggi di classifica”. Resta da capire quale possa essere il vantaggio in classifica scaturito da altro che l’aver truccato le partite. La Corte non sa spiegarlo. Si limita a dire che “è concettualmente ammissibile l’assicurazione di un vantaggio in classifica che prescinda dall’alterazione dello svolgimento o del risultato di una singola gara”. Concettualmente. “Infatti, se di certo, la posizione in classifica di ciascuna squadra è la risultante aritmetica della somma dei punti conseguiti sul campo, è anche vero che la classifica nel suo complesso può essere influenzata da condizionamenti, che, a prescindere dal risultato delle singole gare, tuttavia finiscono per determinare il prevalere di una squadra rispetto alle altre”. Punto. Sono colpevoli, anche se sono innocenti, per il semplice fatto che sono colpevoli.
Il capolavoro, più da Paolo Liguori che da Cesare Ruperto, si trova a pagina 79: “Nella valutazione del materiale probatorio la Commissione (la Caf, ndr) si limiterà ad indicare quegli elementi di sicura valenza, che non si prestano ad interpretazioni equivoche, perché già solo dall’analisi di taluni fatti incontrovertibili emerge a chiare lettere ciò che era nella opinione di tutti coloro che gravitavano nel mondo del calcio, e cioè il condizionamento del settore arbitrale da parte della dirigenza della Juventus”. Avete letto bene: “L’opinione di tutti coloro che gravitavano nel mondo del calcio”. Chissà, magari gravitavano al Bar dello Sport. Manca solo “arbitro cornuto”, ma c’è ancora l’Appello.



Barone 57
00giovedì 3 agosto 2006 22:50
Di Marcello Chirico

Allora, cosa fa Buffon: resta o va via? Arrivati a questo punto, vi dirò, faccia pure ciò che vuole. Avere o meno in rosa il portiere campione del mondo per disputare il prossimo campionato di B, francamente, mi sembra del tutto superfluo. La cosa mi interessa poco, soprattutto per un motivo: dopo aver assistito al fuggi –fuggi pressoché generale dei suoi compagni (chi ancora non ha fatto le valigie e non si chiama Del Piero o Nedved le sta preparando, non dubitate), ho potuto constatare quanto poco batta il cuore di questi nostri presunti campioni per la Juventus. Parlo di quelli che, in questi ultimi giorni, se ne sono andati senza quasi salutare, privi forse del coraggio necessario per giustificare la loro partenza se non col desiderio di andare a incassare altrove ancora più miliardi di quelli guadagnati finora a Torino.
Sia chiaro, da loro non pretendo le stesse pulsazioni emotive di ciascuno di noi, mi sarei accontentato però di un minimo di gratitudine per una società che – nonostante la retrocessione coatta per colpe , specifiche ,di alcuni suoi ex dirigenti (e sottolineo : Bettega non mi pare compaia nelle intercettazioni) – resta sempre uno dei club più prestigiosi al mondo. Quello, tanto per essere schietti, che li ha resi straricchi ed ha permesso ad alcuni di loro di poter indossare la maglia azzurra e partecipare all’ultimo Mondiale.
Zambrotta ha ampiamente dimostrato di essersene dimenticato in fretta, così come Cannavaro non ha pensato nemmeno per un nano secondo che forse a Berlino non ci sarebbe arrivato se 2 anni prima la Juve non lo avesse strappato all’Inter (dove vegetava) e rilanciato alla grande in bianconero. Spero se ne ricordi almeno Camoranesi , rifiutato dalla nazionale argentina e valorizzato in bianconero al punto da indurre la Federazione a rispolverare gli oriundi e trovargli così un posto nella nostra rappresentativa: se adesso il suo cartellino vale quel che vale, lo deve proprio alla scommessa fatta su di lui dalla Juve ai tempi in cui tirava calci al pallone in quel Verona retrocesso poi in cadetteria.
Una gratitudine (mancata) che avrei voluto tanto vedere accompagnata dal desiderio di rivalsa nei confronti di chi li ha accusati di aver vinto gli ultimi due scudetti con la frode, screditando del tutto il loro lavoro. Come minimo, io sarei andato in bestia. Loro, i del pallone (come pretendono di essere classificati) hanno fatto spallucce e immediatamente sguinzagliato i procuratori alla caccia di contratti miliardari alternativi. Magari accompagnando il tutto da una di quelle belle risate a 32 denti tipo quelle sfoggiate da Cannavaro negli spot televisivi. Ridono, mentre ci sarebbe solo da piangere. Del resto a loro che gli importa se la Juve va in B con 30 punti di penalità e il rischio di non partecipare alla Champions per chissà quanti anni: loro sono dei e non vanno dove li porta il cuore, ma solo l’odore dei soldi. Chi non ne è convinto e riesce ancora a schierarsi a fianco dei calciatori forse non sa ancora che Trezeguet, per seguire la Juve in B, vorrebbe un ritocco verso l’alto del proprio contratto e l’assicurazione nel caso di mancata promozione di essere ceduto la prossima stagione ad un club di suo gradimento. E lo stesso discorso pare sia stato proposto pure a Buffon.
Con gente così venale non dovrebbe stupire affatto che il calcio sia giunto ai suoi minimi termini, sia dal lato morale che in fatto di credibilità. Per carità, la stragrande maggioranza dei calciatori ragiona e si comporta in questo modo, ma personalmente mi secca (e non poco) che lo facciano pure i giocatori della Juventus.
Mi rattrista davvero tanto l’abbia fatto capitan Cannavaro, andatosene per giunta a Madrid da quel Fabio Capello che – dopo aver sottoscritto un contratto col Real con ancora uno in essere con la Juve – ha mandato i propri emissari a far la spesa nel supermarket bianconero, in modo da portargli via i giocatori migliori. Insisto: poi ci stupiamo del marciume del calcio?
, ha dichiarato nelle ultime ore Cannavaro ai giornali italiani, aggiungendo che la società juventina . Peccato che il primo della società bianconera ad esprimere grande delusione per la decisione del capitano azzurro di abbandonare la nave è stato proprio Deschamps, quasi a testimoniare che tutta questa voglia di restare da parte del Canna non ci fosse. Come, del resto, dimostrano le dichiarazioni ai giornali spagnoli dopo l’annuncio del suo passaggio alla Casa Blanca. le sue prime parole da galacticos. Sinceramente: vi sembrano quelle di un uomo afflitto dal dover abbandonare la Juventus perché qualche cattivane lo ha costretto ad emigrare a Madrid? Caro Fabio, te ne sei andato? Ciao ciao, ma evita cortesemente di prenderci in giro, perché noi tifosi non siamo bambini stupidi da rabbonire con qualche caramella.
Ecco perché ho ancora ragione di dubitare del rinnovato amore bianconero raffiorato in questi ultimi giorni a Buffon dopo il suo mancato passaggio al Milan (scusate: ma glielo avete sentito dire dalla sua viva voce che vuole assolutamente restare alla Juve? Io no), e proprio per questo non mi dispererò affatto decidesse di andarsene pure lui. Tanto la ricostruzione di una squadra non inizia di certo da un portiere (per giunta a rischio squalifica per la nota vicenda ancora aperta delle scommesse on line), ma dal desiderio di scrollarsi di dosso la melma e tornare subito grandi.
ha detto il neo consigliere Montali, parole che mi sento di sottoscrivere in toto. Torneremo a vincere tutto, alla faccia di chi ci ha scaricati con tanta facilità. Ne sono convinto, per non dire certo. E per questo tifo Juve, anche in B.

[Modificato da Barone 57 03/08/2006 23.03]

Barone 57
00giovedì 3 agosto 2006 22:55
Pubblicato il 27.07.2006
LA REGINA DEL "FORSE"
di Antonio La Rosa


Anche stavolta sono stato tempestato di email: 195, a fronte delle "sole"
183 pervenutemi dopo la sentenza di primo grado.
Ad alcune ho risposto privatamente, ad altre cercherò di farlo pubblicamente
avendo posto questioni sostanzialmente simili, scusandomi dunque di non
poterle evadere tutte personalmente.
E voglio iniziare proprio dal finale del mio precedente intervento dopo la
sentenza di appello.
Ho intanto avuto piacere che parecchi abbiano colto il mio riferimento ad un
disco dei Genesis, che facevo, anche evidentemente ci sono tanti tifosi che
sono anche ottimi intenditori di rock.
Vedete, il riferimento a "Selling England by the pound" non era casuale,
essendo quello un disco tutto imperniato sullo smarrimento di una società
che, memore del suo passato, non si riconosceva nel presente, e mostrava
angoscia ed inquietudine per un futuro indefinito e nebbioso.
Parafrasando la strofa iniziale del brano più celebre di quel disco
("Dancing with the moonlight knight", ossia "danzando con il cavaliere
illuminato dalla luna"), potremmo dire che noi tifosi juventini, memori
della grande storia bianconera, stiamo cercando dove sia finita la nostra
squadra del cuore, e chi ci risponde "è qui con me", è la cosiddetta "Queen
of maybe", ossia la Regina del forse, dunque la regina dell’incertezza, del
dubbio, della confusione.
La "Regina del forse" in questo momento è la proprietà, la dirigenza nuova
della Juventus.
Potrei anche aggiungere che la strofa continua con la frase "per le sue
mercanzie ha barattato il suo amore", cosa che calza a pennello per le
avvenute cessioni di Cannavaro, Emerson, Thuram, Zambrotta, Mutu, e quelle
ventilate di Ibrahimovic, Trezeguet e Buffon, ossia per far cassa dei suoi
pezzi pregiati, la dirigenza bianconera minaccia di giocarsi l’amore della
sua tifoseria.
Quindi, come vedete, una angoscia che viene a me da tifoso, ma da quanto
leggo in giro, a quasi tutti, perchè non riesco a vedersi una mano forte ed
una guida sicura in questa nuova dirigenza, e dunque non riesco a
intravedere prospettive chiare e sicure per l’avvenire bianconero.
Anche perchè i passi compiuti finora sono stati contrassegnati appunto dalla
pavidità, dal basso profilo, dal timore quasi di pestare i calli a chi di
competenza.
Eppure come ho detto nel mio intervento precedente, la nuova dirigenza aveva
una arma formidabile di lotta, ossia la sfida sul rinnovamento reale nel
mondo del calcio, rinnovamento che deve ritenersi fallito alla luce della
sentenza di appello.
In sostanza, l’avere esautorato la Triade, e dunque avere cambiato
radicalmente tutto, doveva essere una sfida al "palazzo" del calcio, un modo
di dire: NOI ABBIAMO ROTTO CON IL PASSATO, E GLI ALTRI?
Invece abbiamo sentito interventi timidi, quasi in sordina, interviste
ambigue e spesso dai contenuti discutibili, una strategia difensiva più
attenta a non dare fastidio che a difendere sul serio l’immagine della
Juventus.
Immagine che doveva essere difesa contro tutto e tutti, mentre invece
l’impressione generale è stata che pur di non apparire collusi e compiacenti
con la vecchia dirigenza, si è rinunciato a difendere la Juventus in quanto
entità.
Il risultato, ragionandoci dunque a mente fredda, non poteva che essere
questo, la Juve paga per tutti, e soprattutto paga per avere cambiato e dato
un taglio con il passato.
Si tratta peraltro di un esito che paradossalmente ha un altro grande
vincitore, cosa di cui pochi si sono accorti: Luciano Moggi.
La sentenza è la conferma che in questo mondo del calcio, che domani sarà
uguale a quello di ieri, tranne una sola eccezione, per sopravvivere di
fronte a poteri forti economici e mediatici, di fronte ad avvoltoi e
caimani, bisognava essere come Moggi o come Giraudo.
Paradossalmente la sconfitta bianconera deriva dalla mancata difesa della
vecchia gestione, e dunque in questo modo, visto che chi ha detenuto il vero
potere calcistico, ne è uscito indenne o quasi premiato, per controbattere
quel potere occorreva ed occorre avere una rete diciamo di "contropotere"
adatto e ben fortificato, è questa l’amara verità che esce allo scoperto.
Chi ha caparbiamente difeso anche i comportamenti peggiori avuti in questa
vicenda, chi si è atteggiato a povera vittima di un ex capostazione che a
quanto pare dominava tutto e tutti facendo tutto da solo (visto che Carraro,
Galliani e gli arbitri sono stati tutti assolti o di fatto assolti), ne è
uscito alla grande da questa storia.
Perchè vedete, l’ultimo impostura mediatica, conseguenza anche dei nostri
silenzi e del servilismo della stampa che teoricamente dovrebbe essere a noi
vicina (escluso Tuttosport), è che si sia trattata di un colpo di spugna,
mentre così non è stato.
Rispetto al primo grado, la Juventus ha visto la sua posizione invariata o
quasi, dato che partire da - 17 non è che sia poi tanto diverso da partire
da -30, diciamo che i rischi di finire in C1 si riducono ma la promozione
sarà sempre ardua.
Ma il Milan punito con i preliminari di CL, non avendo dunque alcun danno
economico dalla vicenda?
La Fiorentina che dalla B passa alla A con - 19, dunque una penalizzazione
che è sì pesante, ma visto l’andamento della scorsa stagione, potrebbe
consentirle ugualmente un piazzamento almeno ai fini UEFA?
Lo stesso dicasi della Lazio, dalla B alla A con - 11.
Quindi amnistia di fatto per tutte tranne che per noi, e non poteva che
finire così, a mio modo di vedere, alla luce delle difese blande, sia nelle
aule giudiziarie, sia nei media.
Tardelli oggi si dichiara indignato, ma prima mi sembrava più che altro
reticente e quasi colluso con gli accusatori; Grande Stevens quasi timoroso
della assoluzione dei bianconeri; Montezemolo latitante eppure è uno degli
uomini più potenti d’Italia; John Elkann silenzioso ed il fratello Lapo
quasi accusatore della gestione passata; La Stampa, ossia il giornale di
famiglia, defilato sulla vicenda, e solo ora Beccantini parla di Opera
buffa, quando chi vi scrive, glielo aveva anticipato diverse volte con
email, ed in tempi non sospetti.
Che cosa poteva produrre questo contesto, se non l’assassinio predeterminato
della Juventus e l’assegnazione ancor più scandalosa di uno scudetto a
tavolino ad una squadra che in due anni si è beccata ben 30 punti di
distacco dai bianconeri?
Quindi, quando io dico che John Elkann e soci si sono presi la bella batosta
perchè in fondo se la sono cercata, lo dico ragionando sul contesto, sui
modi come si sono mossi proprietà e dirigenza finora, sul fatto che nessuna
vera difesa della Juventus è stata compiuta, sia nelle sedi giudiziali sportive, sia pure nelle sedi esterne: nessun intervento deciso e concreto nelle televisioni, dove invece abbiamo sempre assistito a squallide esibizioni di tribunali speciali composti dal più becero antijuventinismo; nessun contrattacco alla impostura della Gazzetta del Milan, che ha sancito i tempi e gli esiti del processo, o alle trasmissioni mediasettare.
Nessuna reazione alla "dejuventinizzazione forzata" di federcalcio e lega, dove le teste sono state tagliate scientificamente per fare spazio ai galoppini inter-milan-romanisti (sul punto, ricordo che Casiraghi, nuovo allenatore under 21, da ultimo svolgeva il ruolo di osservatore per conto, indovinate di chi? dell’Inter!).
Quindi si è data l’impressione che sui resti della Juventus si potesse procedere come rullo compressore, per calpestare tutto e spianare la via alla nuova alleanza Milano - Roma.
Vedete, da ultimo sto leggendo un libro di Beppe Grillo, nel quale, fin dal 1995, lui anticipava che chi avrebbe avuto nelle mani l’energia e l’informazione, sarebbe stato il padrone degli anni a venire.
Berlusconi (informazione televisiva e a mezzo stampa); Tronchetti Provera (telefonia fissa e mobile, televisione) Moratti (Saras, energia), Sensi (Italpetroli, energia), sono i nuovi potenti del calcio, Guido Rossi, l’esecutore, ex dirigente Telecom, ex c.d’a. Inter; aggiungeteci un elemento fondamentale del nostro sistema bancario, Geronzi, Capitalia, ossia il datore di lavoro di Carraro.
E questi sarebbero stati le vittime del potere di un ex capostazione ...
Contro questo nuovo sistema che si sta delineando, sarebbe stato difficile controbattere in maniera decisa e convinta a difesa della Juventus, ma certamente avrebbe avuto, una difesa accanita e arcigna della Juventus, l’effetto di compattare la tifoseria, come altrove ha fatto Della Valle, ma questo non è avvenuto, forse perchè qualcuno sperava che l’essere remissivi avrebbe aiutato a superare la vicenda, mentre di fatto ha accentuato l’accanimento antijuventino.
Adesso a mio giudizio è inutile è tardivo pensare a controffensive, quando ormai le linee difensive, rimaste prive di protezione, sono state totalmente distrutte.
Mi spiego meglio partendo da un modo di dire usuale dalle mie parti "dopu c’a Sant’Aita a rubbaru, ci ficiru i potti i ferru" (dopo che il furto di Sant’Agata venne compiuto, hanno pensato a fare le porte in ferro, blindate), a rappresentare le scelte tardive e ormai inutili.
Io sono convinto che di fronte al TAR questo processo burla potrebbe cadere, per gli innumerevoli vizi e gli orrori di diritto compiuti, ma questo doveva avere come presupposto una linea difensiva intransigente davanti ai giudici sportivi, ossia contestare la legittimità dei tribunali sportivi, come composti, proporre mezzi di difesa per sentirseli magari respingere, insomma preparare il terreno per potersi dire alla fine che questo verdetto era il frutto di violazioni continuative di legge, che era la risultante di un compromesso sottobanco a danno solo dei bianconeri, che era l’effetto di impedimenti alla società di una seria e reale difesa.
Se ci avete fatto caso, tutte le varie trasmissioni televisive di questi ultimi giorni, hanno battuto caldo sul fatto che la difesa della Juve fosse stata blanda, che tutto sommato non si è realmente controbattuto alle accuse, e questo, credetemi, è il presupposto sul quale la federcalcio si difenderà davanti al TAR, e a naso non m sembra un argomento del tutto risibile.
La difesa della Juventus ha accettato la legittimità della CAF (ripeto, Commissione di Appello Federale, dunque giudice naturale di secondo grado) a giudicare in primo grado, quando doveva essere la Commissione
Disciplinare; ha accettato la nomina fatta ex novo del Collegio, operata da un soggetto che, in quanto Commissario, non aveva questo potere, dovendo solo gestire l’ordinario; non ha sollevato eccezioni procedurali, o richiesto mezzi di prova.
Su cosa dovrebbe dunque basarsi il ricorso?
Solo sui vizi della motivazione?
Per carità, potrebbe pure funzionare, non dico di no, ma francamente mi pare contraddittorio avere avuto prima una linea morbida e solo ora intraprendere una linea dura ed estrema.
Mentre credo sia più utile adesso preparare la rivincita, quella vera.
Il processo penale ancora deve partire e potrebbe dare sorprese importanti, da potersi utilizzare un domani; c’è da prendere atto che la tentata linea della simpatia e della trasparenza non sono efficaci se non accompagnate anche da una intransigenza verso chi ci attacca e soprattutto verso chi vorrebbe sciacallare sulle difficoltà attuali.
Ed allora ripeto quanto detto più volte: si prenda atto dell’errore sulla scelta strategica iniziale, ossia il ricambio totale della dirigenza non accompagnato da una reale campagna di tutela del nome della Juventus; si prenda atto della sconfitta dovuta ad eccesso di fiducia (diciamo così) sulla lealtà degli interlocutori; si cambi rotta e si adottino i metodi "da Juventus", ossia una sola voce per tutti, una linea di rigore interna ed esterna, e dunque la Juventus non è il supermarket di nessuno, i giocatori rimangono con o contro il loro volere ma in rispetto di contratti che hanno sottoscritto, nessuna trattativa con gli usurpatori di scudetti e con i mandanti delle aggressioni mediatiche, lavorare sodo e bene per preparare la squadra che ritorni quanto prima in A e che possa fare da base per una nuova grande Juventus.
Quindi una volta per tutte si esca con un comunicato ufficiale con il quale si chiuda ogni pettegolezzo su eventuali trattative con le milanesi e su svendita dei campioni in organico e si pensi a ripartire, con la grinta che a quanto pare sta mettendo Deschamps, quando dice che la porta della Juve è definitivamente chiusa e dunque nessuno più andrà via.
Ripartiremmo dalla B a - 17, ma finalmente con la consapevolezza che la nostra dirigenza fa sul serio ed ha un desiderio di rivincita anche maggiore di quello nostro: almeno saremmo rasserenati dal vedere una guida forte ed autorevole che ci può riportare in alto dove la Juventus deve stare.
E prepararci a quel momento in cui arriverà la partita di ritorno, contro tutti, compresi quelli che vergognosamente si andranno a cucire sulla maglia uno scudetto straperso sul campo, senza trucchi peraltro.


E-mail: antonio.larosa@libero.it
Barone 57
00giovedì 3 agosto 2006 23:01
Di Antonio La Rosa potete leggere altri articoli su "Juventus 1897.it "Il portale dei tifosi Juventini"
Clicca qui

[Modificato da Barone 57 03/08/2006 23.05]

Barone 57
00venerdì 4 agosto 2006 17:58
Egregio dott. Cobolli Gigli,

quello che sto per rivolgerle è un appello nel suo piccolo drammatico.
L’operazione-simpatia dovrebbe consistere anche e soprattutto in simpatia da guadagnare presso i tifosi maltrattati, che vanno riconquistati, consolati e rassicurati, non soltanto simpatia verso gli avversari, quelli che ci fregano tutto, ci sfottono, ci rubano i campionati, la fanno franca alla faccia nostra. Loro in Europa, noi nel fango. E poi ci portano via anche i nostri giocatori migliori?
Apprezzo quello che sta facendo, Presidente, tra tante difficoltà e qualche errore di valutazione. Sono, più che tifoso, malato di Juventus, e già mi attrezzavo per seguire la squadra in trasferta anche in serie B. Aspettiamo una sentenza più mite, e il solo essere retrocessi “senza penalizzazione” sembra ormai la mecca: è un’umiliazione alla quale non pensavo mi sarei mai dovuto sottoporre. Ma tant’è. La mia passione è quasi più forte di tutto, e in quel “quasi” sta il mio appello, che non so se lei leggerà. Se lei venderà qualcuno tra i superstiti campioni – Ibrahimovic, Trezeguet, Camoranesi, Buffon – all’Inter o al Milan o alla Roma, IO MI DISSOCERO’ DA QUESTA DIRIGENZA, SE NECESSARIO FINO AD AUTOSOSPENDERMI DAL TIFO, con gran dolore, perché esiste un limite a tutto e non è possibile continuare a farsi mortificare in questo modo. Sarà per me una specie di morte, di lutto supplementare a cui mi obbligherò, anche se sto predicando con tutti gli amici che la squadra va sostenuta più che mai adesso e io sento di volerla sostenere in tutti i modi. Ma, Presidente, vendere qualcuno dei nostri beniamini a quelli lì starebbe a significare che il nostro oggetto d’amore, la Juve, è gestito da persone che non ci vogliono bene e non ci rispettano. E allora che facciamo, continuiamo a farci del male? Passino Cannavaro e Emerson al Real Madrid dello sciacallo di Pieris (c’erano solo da due anni, erano vecchiotti); passi per Vieira ai moralisti scippatori di scudetti (c’era solo da un anno, 30 anni). Ma adesso basta. Lei e il suo team – Secco, Blanc – non possono comportarsi in maniera asettica, sterilizzata, come se nulla fosse; i tifosi questo non lo capiscono.
Mi piace molto il taglio “juventino” che lei sta dando alla sua dirigenza, plaudo al tentativo di trattenere i giocatori, e se loro non vorranno rimanere accetterò, sia pur con dispiacere, che lascino la Juventus.
Ma, ripeto, non all’Inter, né al Milan (né alla Roma).
Se la sua dirigenza perderà un tifoso passionale come me, nonostante l’affezione più che trentennale, nonostante l’amore sconsiderato che porto per questi colori, un fatto del genere sarebbe un esempio negativo al limite del grottesco, un indicatore veramente poco edificante della condotta societaria.
Spero davvero che non si giunga a tanto. Ci pensi, Presidente.
Con stima e fiducia,

Gianluca Veltri
viking269
00venerdì 4 agosto 2006 19:01
Giorgio Bocca
CAMPIONI DEL MONDO DI TRAME E VENDETTE

Giovedì, 03 Agosto 2006

Proviamoci a elencare tutto ciò che non abbiamo capito nel processo al calcio che riempie da mesi la nostra informazione suscitando sdegni e scandali.
Chi segue come noi il campionato aveva certamente osservato la debolezza, gli errori, le contraddizioni della funzione arbitrale, ma restando all'impressione generale che essi non avessero sostanzialmente falsato i valori in campo.




C'era una squadra, la Juventus, che per la sua organizzazione aziendale, il numero dei suoi campioni, il consenso degli spettatori, la sua storia, era accreditata come la più forte e a nessuno sembrava ingiusta o truccata la sua conquista dello scudetto.
Aveva avuto sul campo dei favori arbitrali? Non più e non meno di altre squadre e negli ultimi mesi aveva perso quasi tutto il vantaggio accumulato nei precedenti, segno che non esisteva un meccanismo di frode stabile a suo favore.
La prova che questo primato sportivo esisteva ed era meritato veniva poi confermata dai campionati Mondiali di calcio, in cui la finale per il primo e il secondo posto è stata in pratica questione di una decina di giocatori juventini.

C'era un sistema Moggi, un sistema Juventus truffaldino e sportivamente ingiusto? Se sì, resta da capire come questo sistema abbia riportato il calcio italiano al primato mondiale e lo abbia riportato con una impresa non solo di valore sportivo, ma etico, con una squadra italiana che superava con la volontà, con l'attaccamento alla maglia, la superiorità atletica e tecnica di squadre come il Brasile, l'Argentina, la Francia, la Germania. Ma, si dice, il campionato Mondiale è un'altra cosa che non va confusa con la corruzione del nostro sistema. Affermazione assurda. Le vittorie e le sconfitte nel campionato del Mondo hanno sempre avuto il peso di un giudizio generale sul nostro calcio. Questa volta no, questa volta il fatto che siamo di nuovo i primi nel mondo, dopo sei finali e mezzo secolo di competizioni, appare quasi casuale.


Non siamo degli esperti di istruttorie sportive, ma questa che si è conclusa con severità inaudita ci pare fra le più sbrigative e criticabili che si conoscano: intercettazioni telefoniche scarse, 40 quelle di Moggi su migliaia, grandissima fretta di concludere, un'aria di pregiudizio, di condanna già scritta in partenza, soprattutto la voglia dei giudici di far passare per congiura di pochi malfattori un sistema di prepotenze e malversazioni, dei più grandi sui più piccoli, dei più forti sui più deboli, che ormai è la regola generale di questo come di altri sport, la regola che bisogna vincere a ogni costo perché solo la vittoria moltiplica i buoni affari e il potere.

Le trasmissioni televisive, i dibattiti fra esperti giornalisti e tecnici sul processo sono apparsi raggelanti. Si è capito lontano un miglio che questi galantuomini, quegli esperti innocenti e dolenti da mesi, da sempre sapevano tutto delle trame e degli imbrogli in corso e che tacevano per le stesse identiche ragioni dell'arbitro Paparesta.

Incautamente hanno partecipato a questi dibattiti i più noti, i più influenti giornalisti sportivi che per mesi, per anni, erano andati avanti ad allusioni, a strizzate d'occhi per far capire al pubblico che loro sapevano, che a loro non la si faceva.
Difendevano il loro lavoro? Tacevano per il bene del calcio? E allora, perché non lo difendono oggi che è assalito da un branco di iene, perché non si oppongono a richieste di condanna eccessive che minacciano di far cadere in pezzi l'intera organizzazione del calcio e dei suoi campionati senza opporsi alle vendette trasversali, alle gelosie, alle manovre dei club e dei loro alti burocrati?
Barone 57
00giovedì 10 agosto 2006 22:28
VERGOGNOSAMENTE ANTIJUVENTINI!

di Antonio La Rosa
Questi sono i nostri cosiddetti dirigenti della nuova era bianconera.
Gentaglia che ha svenduto la dignità, l’onore, la leggenda di una squadra che fino a luglio è stata una delle più forti di sempre.
Gentaglia che se potesse si venderebbe anche i quattordici milioni di tifosi juventini, pur di fare cassa, e poter spremere soldi dalla gallina dalle uova d’oro che è la Juventus, per utilizzarli ad altri fini non calcistici.
Gentaglia a cui avevamo chiesto una sola cosa: difendete almeno l’onore e il nome della Juventus, ed invece stanno facendo esattamente il contrario.
Avevamo detto a gran voce, nessun giocatore juventino alle milanesi, specie all’Inter.
Moratti ci aveva già preso per il fondoschiena con Vieira, lo ha presentato sbeffeggiando la Juventus, e adesso avrà un altro campione bianconero, e ciò dopo averci rubato uno scudetto grazie alla banda Rossi e complici.
L’Inter ha impostato la sua pubblicità di stagione in chiave prettamente antijuventina, il pregiudicato e patteggiatore Oriali con la tracotanza di parlare di scudetto degli onesti, proprio lui che è stato artefice di uno dei più gravi scandali insabbiati del calcio.
Una società seria, una dirigenza degna del nome della Juventus, avrebbe chiuso ogni tipo di dialogo con personaggi inqualificabili come Moratti e soci, invece ci fa affari, fottendosene della propria tifoseria e della propria immagine.
Mi chiedo: ma perchè Elkann e Montezumolo ci odiano così tanto?
Invidia perchè il grande Gianni Agnelli amava più la Juventus di loro?
Rancore perchè quando "libera e bella" (così lo chiamavano Montezumolo) ha dovuto guidarla, ha fallito di brutto, regalandoci la peggiore stagione di sempre?
O desiderio scellerato di far soldi?
Stanno assassinando la Juventus, questa è l’amara verità.
E noi a prendercela con Rossi, con Ruperto, con Sandulli, con la Gazzetta del Milan, con Sky, con Mediaset; e noi ad organizzare boicottaggi, proteste, appelli a Tuttosport, a creare siti a tutela della Juventus.
Fatica sprecata.
Per cosa dobbiamo batterci quando i nostri peggiori nemici sono proprietà e dirigenza, che puntualmente remano contro?
Ora si capisce perchè Zaccone quando si parlava di assoluzione della Juventus, quasi quasi si mostrava infastidito; si capiscono meglio gli interventi di Tardelli in TV, l’atteggiamento defilato di Montezumolo, e la fuga del rampollo erede al trono degli Agnelli.
Cobolli Gigli è arrivato da noi con la fama di essere stato grande liquidatore di società del gruppo, e sta eseguendo la missione anche per la Juventus; come calciatore "bandiera" tra i tanti, abbiamo preso l’unico che, storicamente, volle abbandonare la Juventus di Platini, per andare all’Inter, a riprova della sua mentalità vincente.
Purtroppo abbiamo sbagliato decisamente tutto, il vero boicottaggio dovevamo iniziarlo, e da subito, contro questa dirigenza, indegna del nome della Juventus, servile verso gente come Moratti, ossia il nostro peggiore nemico, colui che ha sempre disprezzato la Juventus, che ha sempre imbandito di tutto contro di noi, che è stato l’ispiratore di autentici linciaggi mediatici.
Per quanto mi riguarda, la F.C. Juventus di Torino, nata il primo novembre 1897, è morta il quattordici maggio 2006: questa qui non è e non può essere la mia Juventus, che ho amato anche nei momenti difficili, gli anni in cui non si vinceva, ma l’ho amata perchè aveva orgoglio, dignità, consapevolezza di essere "la Juventus".
Non so se ancora avrò la forza e la voglia di parlare di questa Juventus, qui e altrove: ma d’ora in avanti mi dedicherò, e molto, a dar battaglia a questa dirigenza indegna, con un solo obiettivo: DOVETE ANDARE VIA ED ALLA SVELTA.
Liberiamo Corso Galileo Ferraris dagli svenduti interisti!
Barone 57
00venerdì 1 settembre 2006 20:46
Christian Rocca
C’era una volta la Juventus, ora non c’è più.
E’ morta.
E’ stato bello, ma è finita. Thank you very much, John Elkann.
Inutile illudersi.
Insensato sperare in una rinascita targata famiglia Agnelli.
Folcloristico pensare che in cotante mani l’orizzonte sportivo di questa entità che si ostinano a chiamare Juventus F. C. possa essere diverso da quello di una tonica Sampdoria o di una frizzante Udinese.
Niente di male, per carità.
C’è di peggio nella vita, a cominciare dagli islamo-fascisti che ci vogliono tagliare la testa.
Ma se parliamo di Juventus, be’ la Juventus è un’altra cosa.
Un’altra cosa che ora non c’è più, scomparsa con la morte di Gianni e Umberto Agnelli.
Addio Giuve.
Non ti hanno nemmeno dato l’onore delle armi, magari cedendo tutti i calciatori a una sola squadra in modo da far continuare altrove il mito di questi anni.
A scanso di equivoci hanno preferito rinforzare gli avversari di una vita, compresi i miserabili indossatori di scudetti altrui.
Il caravanserraglio di amministratori francesi col nome da difensori scarsi dell’Inter, di esperti di tennis, di allenatori di pallavolo, di campioni bolliti e di dirigenti col doppio cognome ha scelto consapevolmente di liquidare la più formidabile squadra di calcio degli ultimi vent’anni, riducendola a un distributore automatico di campioni pronto a colmare le lacune tecniche delle migliori squadre del continente, più l’Inter che dell’aggettivo “migliore” non sa nemmeno come si faccia lo spelling.
Non resta che mostrare voglia di dimettersi da tifosi bianconeri, finché sorte non ci separi da questi inenarrabili Moratti-senza-soldi che ci sono capitati tra i piedi.
Non resta che seguire l’esempio di Capello, Cannavaro, Zambrotta, Thuram, Emerson, Mutu, Viera, Ibrahimovic e, spero, anche di Buffon, Trezeguet e Camoranesi.
Fossi in Deschamps, me ne andrei di corsa prima del disastro.
Questi campioni che sono scappati, o che presto se ne andranno, non sono affatto traditori, né mercenari, tantomeno professionisti senza cuore.
Sono persone sane di mente che hanno capito per tempo il progetto funerario di Camogli Gigli o come si chiama il simpatico signore addetto alla liquidazione che tanto piace a quel giornale della City che da anni non ne azzecca una nei settori di sua competenza, figuriamoci quando affronta la scienza calcistica.
Il rammarico è che questa liquidazione non sia avvenuta per causa di calciopulitopoli, cioè di quella bufala gettata in pasto ai babbei che leggono la Gazzetta sui banconi dei bar dello sport e si ritrovano con un’erezione ogni volta che compare Pistocchi alla moviola.
E’ davvero un gran peccato che non abbia prevalso la linea forcaiola di Borrelli-Palazzi, quella che avrebbe voluto sbattere i campioni d’Italia in serie C per manifesta superiorità, ovvero i nove campioni del mondo delle ultime tre edizioni mundial più Ibra e il pallone d’oro Nedved a fare undici.
Ci avesse chiuso bottega Guido Rossi sarebbe stato molto più dignitoso, quasi motivo d’orgoglio.
Avremmo potuto denunciare il colpo di stato, far valere l’inconsistenza delle accuse e avremmo potuto indicare uno per uno i reali poteri forti del calcio, quelli che non sono entrati in calciopulitopoli malgrado il passaporto per accedervi fosse stranamente in regola, e anche quelli che ne sono usciti più o meno immacolati.
Fosse stato un complotto esterno contro la Juventus, a Torino si sarebbero difesi invece di dire prego-accomodatevi-eccovi-gli-scudetti-eccovi-i-campioni-grazie-mille-se-ci-date-la-B-purché-con-forte-penalizzazione.
Non fossero stati loro stessi a perseguire scientemente la liquidazione e la retrocessione e l’umiliazione, sarebbero stati i primi a rimboccarsi le maniche, magari avrebbero restituito un po’ di quei quattrini sottratti dalla quotazione in Borsa e si sarebbero attrezzati per fare un mazzo così a tutti quanti, senza perdere un calciatore e senza rafforzare gli avversari diretti.
Invece è successo il contrario.
E tutti a credere alla favoletta che la penalizzazione comporta dolorosi e necessari ridimensionamenti, che guarda caso non ci sono stati né al Milan né alla Fiorentina e nemmeno alla Lazio.
E nessuno a ricordare che la Juventus odierna non ha perso nemmeno un euro tra sponsor e diritti tv.
Nemmeno uno, visto che il popolo juventino è sempre qui.
L’unica grave perdita è la Champions League per due anni, ma sarebbe bastato difendersi – come ha fatto il Milan – per riottenerla.
L’altra balla è che una società di calcio non possa fare nulla per trattenere un giocatore che vuole andare via. Ah, sì? A Della Valle sono bastati cinque minuti netti per far capire a Luca Toni chi paga e chi comanda.

Dimissioni pro tempore da juventino, dunque, per non rendersi complici del misfatto.
Non un uomo, non un soldo, nessun alibi per i liquidatori della Juventus, pronto perfino ad accollarmi la pena accessoria di avere molti weekend liberi nei prossimi anni.
E’ fin troppo umiliante dover ricordare la sequela di scelte bizzarre, di comportamenti comici e di decisioni folli del nuovo corso torinese. L’unica spiegazione alternativa al trattamento sanitario obbligatorio, cioè al manicomio, è la precisa volontà di far cassa e di rendere i bilanci meno pesanti per un eventuale acquirente. Speriamo che arrivi davvero un nuovo proprietario e che arrivi presto. Faster, please.

Barone 57
00venerdì 1 settembre 2006 21:29
Di Antonio La Rosa
Di Antonio La Rosa
Arieccomi!
Dopo essermi godute le meritate (spero) vacanze, e dopo avervi risparmiato di leggermi, ritorno nuovamente a tediarvi con i miei scritti.
Durante le ferie in effetti non ho avuto modo di connettermi ai siti o ai forum, ma comunque mi sono tenuto ben aggiornato sulle evoluzioni dei fatti di casa nostra, e alcuni credo meritino qualche chiosa da parte mia.
Andiamo con ordine.

- Le ovvietà di Caligola Rossi -
Il nostro supermegacommissario unico, dotato di ultrapoteri e ultracompetenze, ha rilasciato una intervista a La repubblica, nella quale, tra le tante banalità, ha sostenuto due ovvietà decisamente superflue:
1 - che lui gode della fiducia del governo;
2 - che i giornalisti sportivi italiani sono subalterni.
Cose che sapevamo già: non ci voleva molto a capire che con lui a fare da fantoccio alla FIGC, il potere politico attuale ha voluto mettere le mani sul calcio, a fini elettorali, e che il nostro Guido Rossi è il pupazzo di baffino D’Alema.
Ad ogni modo ha avuto almeno l’onestà di ammettere che il governo sta interferendo pesantemente sul calcio.
Con riferimento ai giornalisti, penso sia stata una involontaria confessione: sapevamo già che i testi dei suoi interventi sono interamente trasferiti negli editoriali di Verdelli e Cannavò nell’innominabile fogliaccio rosa, ove la redazione è a libro paga di Berlusconi e Tronchetti Provera; come pure sapevamo già che alla RAI i giornalisti sono assunti selezionandoli tra gli ultras capitolini che sappiano almeno leggere e scrivere.
Piuttosto, quando a suo tempo sostenni che dietro calciopoli si stava delineando un compromesso politico tra maggioranza ed opposizione, qualcuno mi diede del visionario.
Bene: sta di fatto che dopo il salvataggio ed il premio al Milan, Berlusconi è adesso più morbido politicamente, sui temi politici si fa fatica a scoprire chi sia veramente opposizione, dato che sembrano tutti maggioranza.
Strano.
Del resto, il grande regista di tutto è l’unico di sinistra, tifoso della Roma con amicizie importanti in casa Inter, che dialoga alla grande con l’uomo di Arcore, al punto che quest’ultimo, tramite la Mondadori, è di fatto l’editore dei suoi libri di saggistica politica ...


- Ezio Mauro, altro juventino "modello".
Tra i tanti juventini che hanno cercato il loro momento di gloria parlando delle vicende dei bianconeri, non poteva mancare il direttore de "La Repubblica", quotidiano che si è distinto in antijuventinismo nei mesi di maggio e giugno, salvo qualche piccolo ripensamento post mondiali.
La cosa che mi ha sorpreso del discorso di Mauro è quella che, a suo dire, noi juventini, dovremmo avere fiducia in Guido Rossi, persona perbene.
Come dire, Cristo deve avere fiducia in Giuda, Otello in Iago, Cesare in Bruto e Cassio.
Vedete, il grande limite di certi opinionisti sinistroidi, è quello di ritenere che a sinistra stia sempre il meglio e il giusto, per cui uno come Guido Rossi, in quanto di sinistra, ex senatore eletto nelle file del PCI, e uomo di fiducia di D’Alema, non può che essere il meglio alla guida della federcalcio, per cui noi juventini dovremmo fidarci ciecamente di lui, e capire che se siamo in B a - 17, con due scudetti cancellati, di cui uno assegnato a tavolino proprio alla squadra di Rossi, è perchè Guido Rossi ci vuole bene.
Insomma, noi juventini di sinistra dovremmo avere a modello uno come Walter Veltroni, tifoso juventino, che juventino invero non è.
E, a ben vedere, non è neppure di sinistra ...

- La dirigenza ha intrapreso la linea dura.
Mentre scrivo questa riflessione, arrivano strane voci di un possibile compromesso tra Juve e Federcalcio, al fine di evitare il giudizio avanti al TAR, per cui quanto sto per scrivere potrebbe essere o "confermato" a brevissimo tempo, o (spero), in parte smentito.
Ad ogni modo la società dice di avere intrapreso la linea dura, o la serie A e restituzione dello scudetto 2005 - 06 o si arriva fino in fondo a tutte le sedi giudiziarie possibili.
Certo, mi appare davvero risibile leggere un proclama del genere, fatto da chi ha svenduto proprio agli organizzatori della imboscata (ambiente Inter) i nostri Vieira ed Ibrahimovic, che sono quelli, peraltro che hanno salvato da una figuraccia i campioni d’Italia a tavolino in sede di finale farsa di supercoppa.
Ma presumo che dietro il cambio di strategia ci sia ben altro.
Ho letto una intervista di Jean Claude Blanc, nella quale si spiegano le ragioni di questa "linea dura" che, a modifica della precedente linea diciamo morbida, ha portato la società prima a ricorrere alla Camera di Conciliazione e poi al TAR, e fra le righe mi è sembrato di percepire che il cambio di rotta nasca solo dall’avere scoperto la fregatura rifilatagli dai nuovi padroni del calcio.
E dunque non dalle proteste della tifoseria, o da certe iniziative prese in questo periodo un pò ovunque da gruppi di tifosi e piccoli azionisti.
Mi spiego meglio.
Come ricorderete, la linea troppo morbida, remissiva, quasi adesiva alle aggressioni di Rossi e complici, era sembrata a tutti noi inspiegabile, ed ora, credo se ne possa trarre una spiegazione, nel senso che ERA TUTTO GIA’ CONCORDATO!
Si, in sostanza proprietà e dirigenza erano praticamente d’accordo con i carnefici, distruggere questi due anni di vittorie juventine, sull’altare di alcune conoscenze prima del tempo di arbitri e guardalinee da parte di Moggi (perchè, lo ricordo, siamo stati condannati per questo, quando a suo tempo Allodi all’Inter gli arbitri di designava lui, per la sua squadra e per le rivali, ma tutti parlano di grande Inter, non di Inter che rubava!), Giraudo epurato solo per avere parlato con Moggi di banalità, il tutto coperto con la foglia di fico del calcio futuro pulito, di altre società condannate alla B, di repulisti generalizzato.
Le cose invece non sono andate così: Carraro salvato, Milan premiato, Fiorentina e Lazio quasi amnistiate, gli arbitri tutti puliti tranne De Santis, e scudetto all’Inter, mentre per la Juve B a - 17.
Come dire, hanno tirato il bidone solo ai bianconeri, e da ciò la reazione.
Direi più che giustificabile, dato che alla luce della sentenza di Appello, la dirigenza non poteva più presentarsi davanti alla tifoseria con l’alibi che si era fatta pulizia e che la società pagava assieme ad altre per colpe di precedenti dirigenti.
Insomma reazione più per vendetta ad una bidonata, che per la reale pressione della tifoseria o per amore dei colori sociali.
Il che mi fa ritenere oggi che la marcia del primo luglio conteneva un doppio errore: quello di essersi celebrata solo a difesa dell’immagine della Juve e non contro chi voleva distruggerla (fossero essi dirigenti calcistici o dirigenti della società attualmente in carica), e quello di essersi svolta a Torino, mentre doveva svolgersi a Roma e proprio davanti alla sede della FIGC, con iniziative ancor più plateali.
Ma non è detto che non si possa ancora porre rimedio.

- Gemellaggio con il Barcellona.
Per puro caso, venerdì scorso 26 agosto, mi sono trovato a Montecarlo, ossia il giorno della finale di Supercoppa Europea.
Città totalmente invasa da spagnoli, visto che le contendenti erano Barcellona e Siviglia.
Ho avuto modo di chiacchierare, in un linguaggio misto di spagnolo storpiato e italiano sgrammaticato, con alcuni tifosi del Barcellona, i quali naturalmente ritengono Zambrotta un grandissimo acquisto, e Capello un grandissimo traditore, dato che erano discretamente informati delle vicende italiche.
Concordavano con me che lo scandalo era molto montato ad arte, dato che in Spagna tutti sanno bene che le dirigenze di Real Madrid e Barcellona sono molto influenti nel Palazzo, ed anzi mi raccontavano che gli anni d’oro dei madrileni erano conseguenza dell’essere squadra del Re e della Capitale, e fu questa la ragione che li portò a consolidare la figura dell’azionariato popolare, modo evidente per far diventare il sodalizio potente gruppo di pressione in quanto rappresentante di milioni di tifosi, e non solo di una città e di una dirigenza.
Inutile dirvi che ho chiesto loro di vendicarci del tradimento dei tre Giuda (Capello, Cannavaro ed Emerson).
Certo è che anche da questa chiacchierata mi sono convinto ancor di più che la società bianconera deve trasformarsi in società ad azionariato popolare: almeno sarebbe nelle mani di chi la ama sul serio.

- Verdelli di vergogna.
Infine, ho avuto anche notizia, aprendo siti e forum, di uno sciagurato editoriale di Carlo Verdelli sul fogliaccio innominabile, in data, mi pare 26 agosto, dal titolo "E lo scandalo non c’è più".
Avendo letto delle risposte date da tifosi juventini a questo signore, mi sono incuriosito e mi sono procurato l’articolo, e penso che stavolta questo signore ha oltrepassato i limiti di decenza, quando ha sostenuto che il suo pseudo giornale ha sempre difeso la dignità della tifoseria juventina.
Forse il tizio è convinto che il tifoso juventino abbia un quoziente intellettivo pari al lettore medio del suo giornale, non rendendosi conto che così non è.
Ho letto di risposte argute, ironiche, sarcastiche, dirette al Verdelli.
Ma credo sia arrivato il momento di dare a questi signori delle sberle come Dio comanda (parlo di sberle figurate ...), perchè non possono arrivare a certi livelli di arroganza.
Quindi mi riservo una MIA risposta specifica da inoltrare a questo signore, e di cui vi terrò informati.
Barone 57
00venerdì 1 settembre 2006 21:44
PRESA DA UN FORUM ......

N O N M O L L I A M O RA G A Z Z I !!!
LA VITTORIA E' DEL FORTE CHE HA FEDE !!!!


Una volta, da ragazzo (erano gli anni 80), lessi un articolo del povero Vladimiro Caminiti e rimasi incantato, direi quasi stregato dalla prosa leggiadra che scaturiva dalla sua penna e se già prima di allora il mio amore per la Vecchia Signora era qualcosa di molto forte, dopo quell’articolo il mio amore diventò qualcosa di molto più profondo, in poche parole mi rubò del tutto l’anima.
Perché in quel pezzo, scritto da quel grande giornalista che era, traspariva pura poesia, amore puro, per quello che la Juventus era stata nel suo passato glorioso e che prospettava di esserlo per il futuro.
La mia “amante” veniva additata come figura tetragona, imponente, nel panorama calcistico, da prendere ad esempio per il suo coraggio, la sua forza, la sua umiltà, la sua voglia infinita di lottare lealmente contro chiunque. Il suo stile araldico era il mio orgoglio.
La Juve era la quintessenza di tutto ciò ed emblematico era il motto che campeggiava all’ingresso dell’allora sede di Piazza Crimea: ”La vittoria è del forte che ha fede”.
Una semplice frase, forse, ma che se letta nel modo giusto ti dava addosso i brividi.
Ecco, ho imparato ad amare ancor di più quella società (intesa come squadra, come stile e come tutto, come Juventus insomma) battagliera e indomita, ricca di eroismo ed infinita audacia, mai irriverente contro l’avversario di turno, ma educata nel pieno stile sabaudo.
Ed io gioivo e soffrivo e piangevo a volte, in egual misura per un amore che, mi ripetevo, mi avrebbe accompagnato fedele per tutto il resto della mia vita.
Poi, all’improvviso, tutto è cambiato, è come se mi fossi svegliato da un bellissimo sogno e fossi sprofondato in un terribile incubo, ed un profondo turbamento si è impossessato della mia vita.
Tutto ciò in cui credevo è svanito, come per magia, nel nulla, ho cercato di lottare, ho cercato di ribellarmi con quei pochi mezzi che mi erano consentiti ma non c’è stato niente da fare.
Adesso mi ritrovo in un mondo che non è più il mio, mi sento spaesato, confuso, tradito, ingannato, violato, da tutto e tutti.
Intuisco che è come se si fosse entrati in un vicolo cieco, in una strada senza uscite e che l’unica speranza di salvezza è quella di scavalcare quelle alte mura lisce che ti si parano davanti.
A presto amore mio, il mio non è un addio ma solo un arrivederci.
”La vittoria è del forte che ha fede” vero !, io da amante tradito, comunque, aspetterò con fede che la mia amante rinasca dalle ceneri (un po’ come l’araba fenice) e torni a splendere di gloria pura, perché è la sua storia centenaria, la sua leggenda, le sue mille battaglie che lo impongono.

[Modificato da Barone 57 01/09/2006 21.45]

Barone 57
00lunedì 4 settembre 2006 22:43
RIPRENDIAMOCI LIPPI
CHRISTIAN ROCCA*
Ricapitoliamo: la Juventus è stata retrocessa in Serie B, de­fraudata di 2 scudetti (uno dei quali non oggetto di indagini), penalizzata di 17 punti, defraudata di 8 campioni, privata di 130 milioni di euro, cacciata per 2 anni dalla Champions, più varie pene accessorie. Questo cataclisma, che qualcuno ha il coraggio di definire “colpo di spugna”, è capitato malgrado il giudice che ha firmato la condanna avesse definito “regolare” il campionato inquisito e “di per sé” non configuranti l’illecito sportivo i com­portamenti di Moggi e Giraudo. La Corte federale ha assolto ar­bitri, guardalinee, squadre, dirigenti e complici del cosiddetto “si­stema” Juve che le stesse sentenze hanno precisato non essere mai esistito.
Ce n’era abbastanza per scomodare la Corte dei diritti dell’uomo, altro che il Tar del Lazio. Senonché la Juventus ha prima china­to la testa, quasi invocando la ghigliottina, e soltanto in un se­condo momento, su impulso di John Elkann, tentato una riscos­sa durata poco più di dieci giorni, sufficienti perlomeno a ottene­re un probabile sconto di pena (che scommetto non sarà di -5) e la conferma di Buffon, Trezeguet e Camoranesi. Il ricorso al Tar era lo strumento per riprendersi ciò che era stato ingiustamente tolto, la chiave per restituire l’onore alla più formidabile squadra di calcio degli ultimi 15 anni. Eppure a Torino si è deciso di la­sciar perdere. Pressioni esterne e interne alla holding che guida la Juventus – ma che ha forti interessi in altri settori – hanno con­vinto (non tutti) i dirigenti bianconeri a non creare ulteriori pro­blemi potenzialmente più dannosi per l’intero gruppo torinese.
Queste cose vanno ricordate, se davvero si vuole chiudere questa triste storia. Così come va spiegato che è molto probabile che la Juventus fosse favorevole fin dall’inizio alle scelte di Guido Ros­si. Pensateci: la Juve non ha soltanto mostrato il petto di fronte al plotone di esecuzione, ma è stata l’unica società – assieme ai profittatori di scudetti altrui – ad aver sposato il progetto di rin­novamento e di riscrittura delle regole auspicato da Rossi. Non ap­paia un paradosso, ma è altrettanto probabile che la Juventus sia stata maltrattata dai giudici di secondo grado – quelli nominati dalla Federcalcio di Carraro – non in quanto società corruttrice, ma in quanto neo-alleata del Commissario straordinario e del suo fallito tentativo di moralizzare il calcio e di fare piazza pulita del vecchio regime.
Ma questo è il passato. Il punto ora è che cosa fare. Sul campo, la Juventus non avrà problemi, anche a meno 17: è eccezionale per la B, anzi è pronta già a un quarto o quinto posto in A. Pao­lo Bertinetti e Tuttosport auspicano l’azionariato popolare sul modello Real e Barcellona, un’ipotesi suggestiva ma non so quan­to praticabile. So, però, che John e Lapo Elkann sono tifosi veri della Juventus. Li conosco e lo posso certificare. Ma ora devono farsi vedere e sentire. Le ovattate smentite alle voci sulla vendita non sono più sufficienti. Se non vogliono perdere il principale asset della squadra, cioè i suoi tifosi, John e Lapo dovranno con­vincerli che la Juve resterà una società economicamente solida e calcisticamente competente. L’incubo non è la B, ma essere gui­dati da gente “a la page” come gli indossatori di scudetti altrui. Non è mai cortese dare consigli, specie quando non sono richie­sti, ma se fossi al posto di John Elkann entrerei nel cda, darei il benservito a Cobolli Gigli, assumerei Marcello Lippi come ma­nager all’inglese, lascerei un triangolino bianco sul lato sinistro della maglietta e giocherei sempre con la splendida divisa nera vi­sta l’altra sera al Trofeo Tim. In segno di lutto. Non perché la Ju­ve si trova in B, ma perché inspiegabilmente quest’anno qualcu­no ha deciso di sopprimere la serie A.

*Opinionista de “Il Foglio”
Barone 57
00domenica 17 settembre 2006 23:03
Trovata in rete,
Lettera di un tifoso viola
16/09/2006 10:32:55

Vaggioviola
Ieri sera quando alle 20:30 in punto hanno dato la notizia al Tg5 sono rimasto schifato!! tutti i conti tornano, è una catena tortuosa ma se ci pensate bene tutto è chiaro: ad inizio 2006 l'Inter con Moratti,Tronchetti Provera, Guido Rossi e compagnia bella, dopo l'ennesima stagione fallimentare, sentendo soffiare vento di cambiamento politico nel paese, intravedono un'opportunità storica per ribaltare le gerarchie del calcio Italiano; scommettendo su un'ampia vittoria di MORTADELLA PRODI alle elezioni politiche, contattano quest'ultimo, offrendo sul piatto il fittizzio controllo statale di Telecom(in realtà Tronchetti & C. avrebbero mantenuto il controllo ugualmente inglobando anche Sky all'interno della galassia Olimpia, mettendo nel sacco il governo), in cambio di un solido appoggio politico all'imminente cambiamento nel mondo del calcio. PRODI ACCETTA, E DOPO LA RISICATA E SOFFERTA VITTORIA, NOMINA UNA SCIAQQUETTA SENZA POLSO COME LA MELANDRI, MINISTRO DELLO SPORT, e intavola con Trochetti il piano "GRANDE INTER". L'obbiettivo finale è oltre naturalmente quello di favorire l'Inter nel campionato Italiano e contemporaneamente rivoluzionare il mondo dei diritti Televisivi. Prima di tutto dovevano essere affosate le squadre che in qualche modo potevano contrastare la nuova grande Inter, ovvero , Juventus e Milan in primis e Fiorentina( con Della Valle molto ricco e quindi pericoloso). Da questa situazione avrebbe tratto giovamento anche una ROMA fortemente appoggiata dalla Melandri e dal governo, piena di depiti e bisognosa di champions diretta( non potevano correre il rischio di uscire ai preliminari). Grazie alle toghe rosse della magistratura , vengono riesumate vecchie intercettazioni, che, mischiate a tutte le altre , di tutte le altre squadre non sarebbero valse un bel niente, ma che selezionate e ricatalogate ad arte potevano colpire solo gli obbiettivi scelti. Vengono fatti fuori tutti i personaggi scomodi( Moggi, Galliani, Carraro, ecc..) , compresi alcuni, finiti in mezzo quasi per caso come Mazzini, persona ignobile e meschina ma non capace da sola di alzare un polverone del genere. Viene prima di tutto nominato un uomo di fiducia del gruppo Olimpia alla guida della FGCI( Guido Rossi); viene nominato Borrelli per colpire principalmente il Milan( la Juve ormai era data per spacciata) ; vengono sostituiti tutti gli organi giudicanti, tranne uno: quel Palazzi che in qualche modo , grazie al lungo braccio del cavaliere, alleggerirà di parecchio la posizione del Milan. La Fiorentina , che con i soldi della Champions, avrebbe fatto una campagna acquisti sontuosa, avrebbe potuto competere per lo scudetto, quindi era pericolosa; è stata privata della champions e fortemente penalizzata; Lazio e Reggina pagano soprattutto i buoni rapporti dei loro presidenti con Carraro e Moggi. Purtroppo non avevano calcolato l'errore di qualche collaboratore, come tale "ANGELO ROVATI" , ex giocatore di Basket, Guido Rossi è stato costretto a gettare la maschera, vedrete che il Berlusca farà aprire un'inchiesta e tutto questo verrà fuori creando uno scandalo ancora più grande di calciopoli; Molto probabilmente ci verranno restituiti i punti di penalizzazione Della Valle e la Juve chiederanno milioni di risarcimento alla FGCI, ma forse sarà inutile , perchè questo colpo ucciderà il calcio Italiano definivamente.

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Barone 57
00lunedì 25 settembre 2006 21:21
Presa da Internet
Dopo la seconda trasferta posso trarre le prime impressioni.
Non di gioco o di mentalità, voglio parlare d’altro, della questione ambientale.
Ci siamo già tolti uno degli spauracchi simbolici di quest’annata: Crotone.
Chissà perché, i nostri avversari ci dicevano come in una maledizione “giocherete con Crotone, Frosinone e Albinoleffe”, come se questi fossero i peggiori dei mali; e chi giustificava i traditori che si accasavano altrove diceva “come si fanno a trovare motivazioni con Crotone, Frosinone e Albinoleffe?”.
Bene, lo abbiamo fatto, abbiamo battuto un altro tabu'.
Il migliore in campo a Crotone è stato Camoranesi, il principe dei (presunti) demotivati.
Ho capito che quest’anno la Juventus, più del solito, è destinata a portare l’esagerazione dell’inaudito ovunque andrà. Come se fosse non una squadra, ma un’istituzione viaggiante.
Il suo destino sarà cospargere di festa le città d’Italia.
Questa elargitrice di storia a domicilio manda in tilt i posti che tocca, colorandoli di sprazzi mai visti; fa scrivere regole nuove costringendo a misure epocali le autorità (a Crotone hanno chiuso l’ospedale, e in barba a Sky la partita è stata vista su un maxischermo nell’antistadio, per gli esclusi).
C’è qualcosa di grandioso e commovente, almeno per me, in questa sorta di via crucis vissuta come una missione di nobiltà naturale e inevitabile.
La festa, la Juventus ce l’ha intorno, un’ombra d’oro la circonda, e questo non glielo può togliere nessuno. Quest’aura non è in vendita, né soggetta a confische.
Con una parola, una sola, si chiama carisma.
Tutti, quest’anno – spero solo per quest’anno, sia chiaro – ricorderanno come una specialissima puntata di mitologia locale il giorno in cui la Juventus giocò nella loro città.
Toccherà anche a Frosinone, Albinoleffe e via dicendo.
La Juventus fa sentire importanti, inonda di sé tutto quello in cui è coinvolta: è eccessiva, fa troppa luce, è una sistematica sospensione della normalità.
Per questo il campionato di serie A quest’anno fa pena.
Per questo ogni partita in cui ci sono le maglie bianconere è un “gongolo di gioia”, è un “gaudio immenso”; per questo “la gente sussulta di piacere, è pronta a tutto” (cito il Lucio Battisti esagerato, non per caso).
È la gioiosità grandiosa, la febbre, la festa a prescindere, la cifra di questa Juventus.
Le accoglienze, sia a Rimini che a Crotone, sono state ottime.
Ci saranno stadi più ostili, ovvio, ma le province più periferiche riserveranno sempre affettuosità e gratitudine, dedicate a chi sta dando loro un pass per entrare dentro la Storia Principale.
Le tifoserie delle squadre avversarie sono state stupende, finora.
Per loro è stato più che sufficiente che le loro squadre giocassero con la Juventus.
A malincuore stiamo scrivendo una nuova pagina nella sociologia di questo Paese; l’ennesima.

Perché la Juventus non è mai stata, non è, e non sarà mai, semplicemente una squadra di calcio.
Barone 57
00sabato 30 settembre 2006 08:58
Pedinare stanca, cara Inter


Gli farà anche “molto piacere” che a capo dell’Ufficio indagini della Federcalcio sia rimasto Francesco Saverio Borrelli, una “persona molto per bene” da cui si è sempre pronti, e volentieri, a farsi convocare.
Ma ancora è settembre e, come al solito, per il patron Massimo Moratti l’Inter è già diventata un peso.
Sarà per come gioca, sarà che pedinare stanca.
C’è l’Archie Goodwin de’ noantri, Emanuele Cipriani, che forse si era offerto (o forse gliel’avevano chiesto) di informarsi sull’arbitro De Santis.
C’era qualcuno interessato ai tabulati telefonici della Juventus, della Gea e pure della Figc.
Forse era Adamo Bove, l’ex dirigente della sicurezza Telecom morto suicida: ma per conto di chi?
Poi c’è una fattura pagata a Cipriani, ma forse soltanto per spiare le notti di Bobo Vieri.
Niente di che, si dice.
E poi Borrelli è una brava persona.
Però combattere una doppia partita, quella della giustizia e quella per difendere lo scudetto, sono cose che pesano.
E lo si è visto l’altra sera, quando gli interisti andavano in giro come zombi a San Siro nella notte di Champions.
Se c’è qualcuno da pedinare, quello è Ibrahimovic, che per come gioca contro l’Inter sembra ancora uno della Juve.
E soprattutto Moratti dovrebbe scoprire cosa fa Roberto Mancini di notte.
Perché per mettere in campo una squadra così deve aver dormito poco e male.
Invece magari quel bluff travestito da campione del mondo di Fabio Grosso, lui sì, dovrebbe pedinarseli gli attaccanti avversari, invece di perderseli in giro e poi reagire con gomitate. Decisamente, pedinare stanca.

da Il Foglio - 29.09.2006
Barone 57
00domenica 8 ottobre 2006 21:26
Le tre scimmiette

di A.La Rosa

Eduardo De Filippo, in una sua famosa commedia, faceva dire al protagonista la celebre frase

"addà passà ’a nuttata", ovvero deve finire la notte, intendendola come il momento peggiore

della vita.
Ed in effetti la tifoseria bianconera credo cominci a intravedere dei bagliori lontani che

rendono un pò meno buia la notte e sembrano segnali di una ormai imminente alba di un nuovo

giorno, molto diverso da quello trascorso.
Intanto stiamo scoprendo tutti che la serie B non è poi quell’inferno che si temeva, non

solo come gioco e rendimento della squadra, ma soprattutto come contesto direi "sociale",

non c’è quell’ostilità prefabbricata (effetto dei bombardamenti mediatici antijuventini), il

campionato anzi è diventato più interessante e soprattutto trascina maggiore pubblico negli

stadi ed anche come audience televisiva, mentre la serie A perde in pubblico e interesse.
Ma questo è forse l’aspetto marginale.
Più importante è a mio giudizio, che la Juventus sia in questo momento defilata rispetto al

contesto del cosiddetto calcio maggiore, del cosiddetto Palazzo, e delle vicende che si

stanno evolvendo in maniera grottesca quanto riabilitativa dei bianconeri.
In Lega regna ormai sovrano il caos, tutti contro tutti, Matarrese sconfessato

quotidianamente ed accusato di avere metodi troppo personalistici e disinvolti; in

Federcalcio si scopre adesso, con la nomina di Pancalli, che Caligola Rossi tutto aveva

curato, tranne le vere esigenze per cui era stato nominato commissario, ovvero la

"riscrittura delle regole", il porre le basi per un mondo del calcio diverso e ripulito da

certe zavorre e da certi maneggi, avendo invece il Rossi pensato solo a far condannare la

Juventus e premiare la sua Inter; il campionato sta sfornando le stesse polemiche degli anni

passati, con gli stessi protagonisti, in particolare quel Mancini che, ad ogni scivolone

della sua invincibile armata, se la prende con tutti gli altri per distrarre l’attenzione

dalle sue colpe e dalla sua mediocrità; errori arbitrali ce ne sono anche più degli anni

scorsi, ma naturalmente sono tutti diventati errori scusabili, almenno a sentire i soliti

soloni.
Volevano cancellare la Juventus dai palinsesti e dalla visibilità del calcio nazionale,

stanno ottenendo l’effetto opposto: se una trasmissione sportiva o un quotidiano vuole

almeno non perdere telespettatori o lettori, deve dedicare parecchio spazio alle vicende

bianconere, non c’è una trasmissione sportiva che non abbia come ospite uno juventino, e i

picchi di ascolto sono quando si parla di Juventus.
I tentativi di ministra melandra di imbavagliare Moggi sono falliti, ed anzi diventa sempre

più inspiegabile (anche se è spiegabilissimo, a ben pensarci), la ragione per cui un

ministro della repubblica abbia tentato in tutti i modi di far zittire una persona che fino

a prova contraria non è mai stato condannato da un tribunale penale della Repubblica

Italiana, quando invece le nostre televisioni hanno dato spazi inverosimili a persone

condannate per esibirsi in accorate quanto spesso sconcertanti autodifese.
Volevano "insabbiare" Inter-cettopoli, volevano preparare gli alibi adatti per giustificare

e "assolvere" Moratti e il clan degli interisti, stanno ottenendo l’effetto opposto, la

vicenda (ancora agli inizi, e questo lo ribadisco) ha già dato del presidente nerazzurro una

immagine decisamente deleteria, di personaggio che smentisce sè stesso, dopo avere con

spocchia ammesso, vantandosi, di avere compiuto certi comportamenti, e la cosa fa ricordare

a tutti che il cosiddetto "presidente galantuomo", è il presidente del caso Oriali - Recoba

(passaporti falsi), del caso elettrostimolatori agli arbitri, del caso Kallon e delle

dichiarazioni non ben attenzionate di Georgatos, sull’uso di strane sostanze all’Inter, e

del caso vendita fittizia del marchio nerazzurro, per ripianare fittiziamente un bilancio

pieno di voragini passive.
Anche se in questo il nostro eroe ha avuto l’ennesimo regalo di Rossi, ossia una sorta di

sconto sul passivo, tale da poter consentire la regolare iscrizione dell’Inter al

campionato, a conferma che Rossi ha solo curato gli interessi della sua squadra del cuore e

non del calcio intero.
E siccome quando la nave sta affondando, i primi a scappare sono i topi, abbiamo pure

assistito alle dimissioni dei vice commissari nominati da Rossi, alle dimissioni di Cesare

Ruperto da presidente della Corte Federale, per motivi di "studio" (a 81 anni!), al punto

che oggi lo staff federale è totalmente rinnovato.
Il che sta producendo, finalmente direi anche se a cose fatte e a disastri compiuti, un

primo ripensamento di tutta la cosiddetta vicenda calciopoli, qualcuno comincia a fare

retromarcia su certe prese di posizioni passate, e magari a notare che in fondo quelli che

oggi, per la vicenda Inter-cettopoli, fanno i garantisti e dicono di aspettare il verdetto

della giustizia, sono gli stessi che poco tempo addietro sostenevano l’esatto contrario per

la Juventus, che doveva essere condannata a prescindere dal giudizio penale, ed in questo

qualche tale**** stagionato continua a resistere, mi riferisco a Bruno Pizzul, il

telecronista portasfiga della Nazionale di Calcio.
E finalmente si comincia anche a sentire la vera voce della tifoseria bianconera, non quella

di qualche intervistato "pilotato" di qualche tempo addietro, che o ci faceva fare la figura

dei tifosi scemi e incapaci di esporre concetti sensati, o che ci faceva fare la figura dei

tifosi che si cospargevano il capo di cenere, per chiedere perdono delle infamità commesse

negli anni.
Ho infatti avuto il piacere ieri sera di ascoltare, nella trasmissione radiofonica "Zona

Cesarini music club", una delle pochissime trasmissioni radiofoniche sportive ancora

ascoltabile, l’intervento del prof. Paolo Bertinetti, autore di molteplici interventi a

difesa della Juventus sui giornali e redattore del decalogo del tifoso bianconero, e

l’intervento dell’amico (lo definisco così anche se non ci conosciamo personalmente) Andrea

Capradossi, che penso conoscerete tutti coloro che frequentano il forum j1897.it, essendone

moderatore, e soprattutto essendo il promotore del comitato "difendiAMO la Juve".
Era presente anche Giancarlo Padovan, direttore di Tuttosport, una delle pochissime voci

fuori del coro nel momento caldo di "calciopoli", e a condurre c’era Ugo Russo, che a mio

modo di vedere ha sottoposto a tutti gli intervenuti argomenti di discussione in modo chiaro

e completo, per cui ne è scaturita una trasmissione nella quale finalmente si è fatta

informazione corretta, si è ragionato con pacatezza, soprattutto si è data una immagine

decisamente positiva della tifoseria bianconera, al cospetto di altre tifoserie che invece

assediano studi televisivi per impedire gli interventi di Moggi, o che creano problemi di

ordine pubblico se la loro squadra del cuore può essere oggetto di provvedimenti

disciplinari meritati.
Dobbiamo ringraziare Bertinetti e Capradossi per avere dato una immagine decisamente

positiva e civile (che poi è quella vera) della tifoseria juventina, per tutto quanto da

essi espresso: a cominciare dal fatto che mai la tifoseria bianconera ha chiesto o sperato

in impunità per i loro dirigenti, se realmente colpevoli di misfatti, o dalle iniziative

prese in questi mesi, tutti encomiabili e nel pieno rispetto di regole di civiltà e di

educazione, a sostegno della Juventus, evidenziandosi che la tifoseria juventina non voleva

sconti, amnistie, insabbiamenti, ma avrebbe voluto una giustizia vera non artificiosa e

pilotata.
Di questo il conduttore Ugo Russo ha dovuto dare atto, i tifosi juventini hanno detto la

loro, ma non hanno mai degenerato, non hanno creato scompigli o disordini.
A differenza di altre tifoserie, ben coccolate dai media, che, ad esempio, cingono di

assedio la sede di una emittente televisiva per impedire che in quella emittente possa

andarci Moggi per poter dire la sua.
Sono queste prove tecniche di neosquadrismo nel calcio, sono segnali che proprio quelle

tifoserie da sempre oggetto di coperture, di ammiccamenti e di carezze, adesso cominciano a

fare sul serio, ad imporre i palinsesti a certe televisioni, ad imporre indirettamente certe

convocazioni in Nazionale, a minacciare di brutto se gli organi dirigenti possano adottare

certi provvedimenti non graditi alla propria squadra.
E di queste cose ancora non se ne vuole parlare, si fa finta di non vedere, di non sentire,

pur di non parlarne.
Già: bisognerebbe ammettere che sono anche queste le conseguenze di certe opere di

linciaggio a danni della Juve e a favore di squadre perdenti per loro mediocrità, ma difese

sempre per ragioni che prima o poi dovranno emergere, da parte di certi giornali sportivi,

passati da una loquacità e da una asprezza di toni del periodo estivo, ad una grottesca

indifferenza per cose ben più gravi e sicuramente meglio documentate, che emergono oggi.
Certi personaggi non possono sconfessare sè stessi, e dunque per negare a sè stessi quanto

sta accadendo fuori, hanno una sola arma, fare come le famose tre scimmiette, Cannavò non

vede, Palombo non sente, Verdelli non parla.
Per fortuna il mondo va avanti anche senza di loro, e probabilmente molto presto la loro

omertà verrà spazzata.


Barone 57
00domenica 29 ottobre 2006 22:26
C. ROCCA

Sono in giro e seguo poco e male (del resto cosa c'è da seguire, visto che il campionato di serie A è stato annullato?).
Sono stati tolti un po' di punti, ma non commento.
Come ho scritto più volte, questa squadra sale in serie A senza particolare fatica, anche con le penalizzazioni e malgrado i dirigenti.
Giusto, mi pare, il mancato sconto al Milan, visto che rispetto alle altre non aveva subito alcuna penalizzazione seria.
Mi giungono voci di una tormentata riunione della Juventus con gli azionisti, alcuni dei quali hanno fatto domante giuste, puntuali e devastanti.
Evasive le risposte, del resto il risponditore si chiama Camogli Gigli.
Il settimanale Nero su Bianco – che la settimana scorsa mi aveva intervistato e al quale avevo detto che i nuovi dirigenti certo non telefoneranno mai ai designatori, anche perché non sono in grado di trovare il numero – mi era sembrato molto carino.
Ho sfogliato e letto proprio quel numero: divertente, non fanatico, spiritoso.
Pare che il fondatore e ideatore, Renato La Monica, sia stato improvvisamente estromesso dal direttore responsabile Marcello Chirico, cronista del Giornale.
Conosco poco Chirico, ma quelle poche volte che l'ho visto a una qualche televisione locale milanese ho capito che non capisce nulla di calcio.
Inoltre, ogni volta che parla, mi fa venire voglia di tifare per un'altra squadra.
28 ottobre.
Barone 57
00domenica 29 ottobre 2006 22:41
Sono d'accordo con Rocca.... su Chirico e altri Juventini che fanno cabaret...ma di calcio non capiscono una s***,
spesso mi accorgo che non conoscono la storia del calcio e della Juve stessa,
Interisti e Milanisti non gasatevi troppo,ce ne sono tanti anche dei vostri,
conosco più io la vostra storia di certi opinionisti.
Non è presunzione la mia....è la verità.
Vi chiederete perchè li seguò,
mi diverte essere preso in giro come i milioni di tifosi che seguono queste trasmissioni...sarà masochismo? e chi lo sà.

[Modificato da Barone 57 29/10/2006 23.11]

Barone 57
00domenica 29 ottobre 2006 23:09
La prossima volta dite a Zaccone di starsene zitto

Fausto Carioti . Libero del 29 ott 2006

L’avv. Cesare Zaccone avrà sempre dalla sua parte il beneficio del dubbio: nessuno saprà mai dove sarebbe adesso la Juventus se. Invece che da lui sarebbe stata difesa da un altro avv.
Ma non ci sono dubbi sul fatto che, nelle due occasioni più importanti in cui è stato chiamato a parlare, qualunque altra scelta sarebbe stata migliore delle sue parole. Compreso il silenzio.
Lo sventurato rispose una prima volta il 5 luglio, a una domanda del giudice Ruperto. “ Una pena accettabile, per noi, sarebbe la serie B con punti di penalizzazione”, balbettò Zaccone, colto di sorpresa come uno studente che all’esame di maturità viene interpellato su un argomento che nemmeno sapeva facesse parte del programma.Da quel giorno, il presidente Coboldo è costretto, tra mille imbarazzi, a rettificare quanto detto dal suo avvocato, e cioè che la Juventus, in realtà avrebbe meritato ! la seria m con una congrua penalizzazione.
Sempre da quel giorno, ogni volta che al bar un tifoso juventino si lamenta per il trattamento ricevuto dalla giustizia sportiva, spunta fuori il milanista o il romanista di turno, che gli sbatte in faccia quella maledetta frase.: “ la serie b l’aveva chiesta voi, di cosa vi lamentate?” Il malcapitato a questo punto, invia l’ ennesimo pensiero di ringraziamento a Zaccone , e rimpiange i bei tempi li Luciano Moggi, quando era primo in classifica e al bar litigava , per il rigore dato all ‘ 89° minuto,e prima di salutare tirava fuori dal taschino la classifica della serie A per mostrarla agli invidiosi.
Zaccone si è ripetuto giovedì. Davanti agli indiavolati tifosi-azionisti, nostalgici della passata gestione, ha detto che la situazione della società bianconera, al processo, era in realtà da “serieC”.
Occhio ai tempi: in quelle stesse ore la Juventus stava trattando col CONI per ,farsi azzerare, o almeno decurtare, i 17 punti di penalizzazione con i quali è stata condannata alla serie B, e di certo una simile ammissione non ha giovato alla credibilità del tentativo. Parafrasando l’avvocato, quello con la maiuscola: “ serie b humanum, serie C diabolicum”: Contro la Juventus, si è giustificato Zaccone c’erano “settemila pagine di verbali”. Ma se i processi dovessero essere decisi dal numero di pagine stampate, Giulio Andreotti avrebbe dovuto presentarsi direttamente all’Ucciardone con la divisa a righe, invece che al tribunale di Palermo. Soprattutto perché alla fine, da quelle settemila pagine è uscito materiale in base alla violazione dell’art. 1 del codice di giustizia sportiva ( principio di lealtà) e non dell’art. 6 (illecito sportivo), ben più importante. Moggi e Girando sono stati condannati per un solo episodio di illecito, che negli appelli potrà anche trasformarsi in qualcosa di più lieve. Insomma c’erano mille ragioni per non alzare bandiera bianca. La verità anche se dolorosa per i bianconeri ,è che la Juventus avrebbe dovuto prendere esempio dall’Inter. Negando con ostinazione ogni coinvolgimento diretto, la società di Massimo Moratti è uscita indenne dal processo sportivo per il falso passaporto comunitario di Alvaro Recoba, nonostante sia stata accertata la responsabilità del direttore tecnico nerazzurro, Oriali ( il quale , insieme a Recoba ha fatto anche un patteggiamento in sede penale), e malgrado dalle casse interiste, per chiudere l’operazione, fosse uscito un bonifico di 80.000 dollari. Se a gennaio Coboldo riuscirà a farsi dare da Moratti i legali dell’Inter, girandoli in cambio di Zaccone, avrà realizzato la migliore operazione di calcio mercato degli ultimi anni.

bè che dire ...
tutti si accorgono di quanto zaccone ha fatto rima con .....
solo le curve allo stadio sembra che lo adorino invece
Barone 57
00mercoledì 7 marzo 2007 11:04
27,28 o 29? di Chritian Rocca

Cobolli Gigli, la più grande sciagura juventina dai tempi di Luca Cordero di Montezemolo.

C’è un presidente di una squadra di calcio italiana che non sa quanti scudetti abbiano vinto i suoi ragazzi e che non riesce a rispondere a una domanda semplice semplice.
Questa: quanti campionati ha vinto la Juventus, 27, 28 o 29 ?
(For the record: sono 27 per i frequentatori delle curve sud, 28 per l’Italia di mezzo, 29 per chiunque capisca di calcio).
Il presidente della Juventus invece non sa rispondere.
Meglio, non vuole rispondere.
Probabilmente, non può rispondere.
Sui documenti ufficiali, compreso il sito della Juventus, ha fatto scrivere 27.
Davanti alla sede ha fatto togliere la fioriera rossa che mostrava il numero “28”.
Sul pullman di servizio, le stelline dei trofei sono due di meno.
Nelle interviste, a volte dice 27, a volte spiega che sono 28.
In altre occasioni si lamenta che nessuno gli restituirà mai quei due titoli scippati, una cosa ovvia non avendoli mai chiesti indietro.
Stando al giornale di famiglia, La Stampa, Cobolli Gigli ha addirittura applaudito con convinzione quando gli è stato comunicato che la coppa dello scudetto che la Lega aveva consegnato alla Juventus l’anno scorso era un falso, ché quella vera stavano per consegnarla a tavolino a Moratti.
Era, insomma, dai tempi di Luca Cordero di Montezemolo che alla Juventus non capitava una sciagura come l’avvento di Giovanni Cobolli Gigli.
Il presidente è un uomo elegante, certamente piacevole, gentile come pochi, quindi l’esatto contrario di quanto servirebbe a una squadra di calcio che al momento del suo arrivo aveva a disposizione la formazione più forte degli ultimi 15 anni, compresi nove tra campioni e vicecampioni del mondo più, a fare undici, il pallone d’oro Nedved e il migliore calciatore in circolazione, quell’Ibrahimovic che da solo sta vincendo il precampionato cui dà importanza soltanto un giornale rosa che si trova sui banconi dei bar dello sport.
Quella squadra formidabile non c’è più.
Cobolli l’ha smantellata.
Da manager proveniente dalla grande distribuzione, ha distribuito due campioni al Real, due al Barcellona, due alla Fiorentina e due agli indossatori-di-scudetti-altrui, rafforzando tutti e indebolendo solo la società che rappresenta.
Per un soffio, al simpaticissimo Cobolli, non è riuscito di vendere anche Buffon, Camoranesi e Trezeguet, ma per loro c’è ancora tempo.
Certo la Juve stava per essere retrocessa, ma il dramma di Cobolli è che la Juventus non è andata in B per le colpe della vecchia gestione Giraudo-Moggi, cioè di Umberto Agnelli, visto che le accuse da bar dello sport sono state rigettate sia nei processi sportivi sia in quelli penali (non c’è stata alcuna partita truccata, nessun sorteggio taroccato, nessuna ammonizione mirata e gli arbitri sono stati assolti).
La Juventus è in B perché la sua proprietà, ramo Gianni Agnelli, ha deciso per motivi oscuri di non difendersi e di sbarazzarsi degli ingombranti uomini del ramo Umberto.
Nessuno sarebbe riuscito meglio di Cobolli a farsi travolgere come ha saputo fare lui.
La Juventus cobolliana ha chiesto di essere retrocessa, purché con forte penalizzazione e malgrado non ci fosse “uno straccio” di prova come aveva scritto la procura di Torino chiedendo l’archiviazione dell’indagine. Poi ha rinunciato al Tar e anche al Tas, infine a qualsiasi altro strumento anche simbolico per ribadire che la Juventus quei titoli li aveva vinti meritatamente sul campo.
Cobolli quasi non c’entra, fa anche tenerezza, forse meriterebbe un premio, il suo problema è che vanta una credibilità pari al numero di scudetti vinti da Moratti.
A meno che non risponda forte e chiaro “29” alla domanda di cui sopra.

Christian Rocca
Il Foglio, 3 marzo

Barone 57
00domenica 15 aprile 2007 23:01
fonte: LA NAZIONE
di Enzo Bucchioni



In questo curioso paese due giudici tengono in mano un’inchiesta sul calcio per anni e la chiudono sei giorni prima della riunione decisiva per gli Europei del 2012.
Risultato ?
Una bella quintalata di melma rovesciata sulle ambizioni del nostro pallone.
Abete continua a essere fiducioso, noi un po’ meno, ma non è questo il punto.
Ci sono troppe inquietanti coincidenze che ruotano attorno a Calciopoli. Le intercettazioni furono date in pasto alla curiosità e alla volgarità proprio alla vigilia dei Mondiali.
Non si poteva aspettare luglio ?
Per fortuna la rabbia di Lippi e degli Azzurri si trasformò in energia vincente: i piani, però, erano altri.
C’è la sensazione che qualcuno non stia lavorando per ripulire il calcio (e fin qui sarebbe benedetto), ma per ucciderlo.
E allora va fermato.
Come funzionavano le cose prima di Calciopoli lo sapevano tutti e le telefonate confermano proprio questo.
C’era un gruppo di potere ben noto (non solo Moggi, non solo la Juve e non solo quelli intercettati)) con interessi, amicizie e commistioni.
Il tutto condito da millanterie, goliardia e volgarità.
Il famoso articolo 1 che impone il rispetto dell’etica sportiva lo violavano praticamente tutti, a cominciare dall’allora presidente Carraro quando telefonava all’ex designatore Bergamo per perorare la causa di questa o quella società. Si avvertiva il bisogno di cambiar aria: nel nostro piccolo lo abbiamo scritto per anni. Quello che è successo, però, ci piace pochissimo.

La giustizia sportiva, la peggior giustizia possibile per gli accusati, ha comunque accertato che non c’è stato alcun illecito sportivo eppure la Juve è finita in B, soltanto Fiorentina, Reggina, Milan e Lazio hanno pagato più o meno duramente.
Numerosi dirigenti prima messi alla gogna, poi sono stati quasi scagionati.
Gli arbitri (escluso De Santis e non si capisce il perché) tutti assolti.
Ora, con la fine dell’inchiesta di Napoli ci risiamo.
Ma i processi sportivi sono stati celebrati con i documenti della stessa procura di Napoli.
E nel leggerli aumentano le perplessità.
Anche noi abbiamo sorteggiato gli arbitri a Coverciano e le cose non andavano come descritto dai giudici.

Vien da sorridere al solo pensiero che la straordinaria Juve di Capello avesse bisogno di far squalificare Mesto o Simone Inzaghi.
Con tutto il rispetto.
E’ curioso scoprire che Paparesta chiuso in uno spogliatoio per punizione da Moggi (ammesso sia vero) in realtà è un arbitro-Juve.
Neanche Fregoli.
Lo stesso vale per Bertini di Arezzo.
Ha favorito i bianconeri (0-0) contro il Milan nel 2004 ?
L’anno dopo i rossoneri vinsero 3 a 1 e fu la Juve a urlare contro lo stesso arbitro toscano.
Troppe cose non tornano.
Per credere nella giustizia e nel lavoro dei giudici, dalle carte dell’inchiesta ora deve saltar fuori qualcosa di più concreto di un’ammonizione o di un rigore negato.
Se poi davvero qualche arbitro accettava le tessere telefoniche straniere da Moggi, nessuna pietà.
Dal Lupo non si prendono neppure le caramelle: lo sanno anche i bambini.



Barone 57
00domenica 15 aprile 2007 23:24
PROVATE A PROCESSARLA ANCORA

Di GIANCARLO PADOVAN

A differenza di molti testimoni della realtà tartufeschi e causidici – dopo le presunte novità emerse in queste ore dall’inchiesta napoletana, op­portunamente definita da Tuttosport una bomba ad orologeria – io chiedo, sollecito e auspico un altro processo sportivo ai danni della Juve.

Lo chiedo perché un giornale e i suoi giornalisti vogliono sapere sempre tut­to, ragione per la quale esistono (o dovrebbero esistere) e lavorano nel de­licato comparto chiamato informazione.

Lo sollecito perché finalmente potrò capire se l’Ufficio Indagini, retto da Francesco Saverio Borrelli, è efficiente e zelante solo quando deve tratta­re determinati argomenti, mentre sembra esitante, per non dire carente, quando i pm milanesi ipotizzano il reato di falso in bilancio a carico del pre­sidente Massimo Moratti in ragione dell’iscrizione dell’Inter al campionato di serie A 2004-2005 (guardacaso).
La tesi dell’accusa è che l’Inter non ne possedesse i requisiti e che sia ricorsa ad artifizi amministrativi. La noti­zia è del 17 gennaio 2007 eppure, dal punto di vista sportivo, nulla anco­ra s’è mosso.

Spero nel processo sportivo rapido, al contrario di quelli insabbiati o edul­corati, perché voglio proprio vedere cosa accadrà dopo la chiusura del­l’indagine penale – immagino piuttosto lunga e complessa – dell’affare Te­lecom in cui, a più riprese e dai verbali, è emerso che l’Inter spiava gioca­tori, arbitri, guardalinee (senza peraltro raccogliere un solo indizio utile ad alimentare i sospetti), come se in uno Stato libero e democratico ciò fosse concesso e non rappresentasse, invece, reato. Penale e sportivo.

Ma la ragione principale per la quale mi auguro, e auguro al calcio italia­no, un nuovo processo contro la Juve è perché sono ormai posseduto dal­la curiosità di capire dove si vuole arrivare e se, in fondo, sia vero o alme­no fondato che l’unico obiettivo del grande repulisti, avviato un anno fa, fosse proprio l’annientamento della squadra, della società, della storia cal­cistica abbracciata da tredici milioni di tifosi.

Se, dunque, da una parte denuncio con candore di essere ben lungi dal­l’avere compreso come funziona la giustizia italiana – ordinaria e sporti­va –, dall’altra credo di avere certamente capito come funzionano i gior­nali – sportivi e non – quando viene tirata in ballo la Juve.
Straordinario il ventaglio di possibilità apertosi a proposito delle eventuali conseguenze disciplinari.
Si va da una possibile serie C (Il Giornale) al rischio zero per­ché la Juve è già stata giudicata (La Gazzetta dello Sport); da una penaliz­zazione nel campionato in corso (Il Corriere della Sera) ad una penalizza­zione nel prossimo torneo (La Repubblica).
Tutto questo, naturalmente, su un’ipotesi di illecito sportivo che, in ogni istanza di giudizio sportivo, era stata derubricata a slealtà sportiva.


Tuttavia è comprensibile che l’ambientino del calcio, così provvido di buo­ni sentimenti e popolato da persone oneste, non debba essere condannato a vivere nel dubbio.
Ecco perché l’ennesimo processo è necessario e la Ju­ve non deve sottrarvisi, ma anzi vi si deve consegnare con la consapevolezza di dimostrare quanto l’esigenza di giustizia sia stata soppiantata a van­taggio dell’accanimento.

Una sola condizione, secondo me, andrebbe ga­rantita, perché gravemente disattesa l’estate scorsa: l’equità delle senten­ze.

Il Milan che oggi, al pari dell’Inter, rivendica lo scudetto a tavolino per la stagione 2004-2005, deve ricordare non solo di essere stato riconosciuto colpevole per partite di quella stagione; non solo di avere goduto di una pe­na insolitamente mite; ma soprattutto di giocare l’attuale Champions Lea­gue da abusivo, cioè grazie a giudici compiacenti.
Noto con dispiacere che nessuno, a parte Tuttosport, lo dice.
E non c’è di peggio che vivere in una società di giustizialisti mediatici colpevolmente privi di memoria.


Barone 57
00domenica 15 aprile 2007 23:39

Dal Web


12 aprile
Procura di Napoli
Non vedo l'ora che cominci il processo a Moggi & co, malgrado la Procura e il tribunale di Napoli non siano esattamente un esempio specchiato di diritto e giurisprudenza. Finalmente vedremo l'esibizione delle prove e sarà concessa agli imputati la possibilità di difendersi. Non vedo l'ora perché finalmente si vedrà se c'è stata corruzione oppure se non c'era niente, come è venuto fuori dai giudizi sportivi. A meno che non salti fuori un colpo clamoroso, mi pare difficile che emerga alcunché visto che la giustizia sportiva, che per condannare non aveva bisogno di provare nulla, ha sentenziato sulla regolarità delle partite, dei sorteggi, delle ammonizioni e di tutto il resto che oggi torna in ballo a Napoli. Facciamo così: se viene fuori la prova che la Juve corrompeva gli arbitri e comprava le partite, io ovviamente ritiro ogni parola in difesa di quella strepitosa squadra. Se non viene provato l'illecito, come nei giudizi sportivi, gli altri faranno lo stesso?

13 aprile
Continua la ridicola campagna di macchiettizzazione del diritto ad opera del giornale rosa che si trova sui banconi dei gelati nei bar dello sport. Sono fatti così al giornale rosa, usano la moviola invece della prova, le gazzette al posto delle pandette. Peccato, però, che si siano dimenticati di questo rigore netto negato alla Juve nella stessa partita incriminata. (Ehi, Verdelli, siamo capaci tutti di giocare al piccolo Biscardi).
Peccato, inoltre, che si siano dimenticati della squalifica ex post comminata a Ibrahimovic di un numero di giornate pari a quelle necessarie a non affrontare il Milan nella partita decisiva, poi vinta dalla Juve (ma non controllavano il campionato?). Peccato si siano dimenticati che il fallo da prova televisiva di Ibra (che peraltro non era niente di speciale) sia avvenuto in un Juve-Inter di tre giornate prima, vinto dagli indossatori e con arbitro De Santis (ma De Santis non era il pilastro dell'associazione a delinquere?).
Peccato che se De Santis avesse voluto aiutare i compari della Juve avrebbe dovuto scrivere nel referto di aver visto lo scontro Ibra-Cordoba e di averlo valutato involontario o regolare.
Se avesse fatto così, Ibra non sarebbe stato squalificato, invece è stato squalificato, al punto da non giocare la partita decisiva dello scudetto a San Siro col Milan.
Niente, al giornale rosa non ne sanno niente.
Loro si occupano di Cogne, ora.

13 aprile
Petruzzi squalificato, campionato truccato
Vi sembra credibile, infine, che Moggi abbia messo su questa articolata e potente mafia russa per far squalificare preventivamente Viali (con una elle), Obodo, Petruzzi e Nastase? Nastase, poi, non era un tennista?

13 aprile
Non hanno idea di che parlano
La parte che preferisco è l'accusa di associazione a delinquere finalizzata all'ammonizione preventiva (ipotesi, oltre che assurda, già smentita dalle sentenze sportive, quelle in cui non c'era bisogno della prova per condannare, ma bastava il sospetto bla-bla, vi ricordate?).
Ebbene una di queste partite è Udinese-Brescia.
I magistrati scrivono che l'arbitro nelle mani di Moggi ha ammonito dolosamente Pinzi, Muntari e Di Michele per non farli giocare la settimana successiva contro la Juventus.
Il problema è che Pinzi, Muntari e Di Michele non erano affatto diffidati e la settimana successiva hanno giocato regolarmente contro la Juventus. Mica male, no?
Sempre nella stessa partita è stato espulso Jankulovski.
Ah ah, ecco la prova della combine dolosa.
Eppure qualcuno si ricorderà di quella partita.
Il Brescia aveva segnato con Mannini un gol mentre il portiere dell'Udinese De Sanctis era per terra infortunato. Ricordate il casino?
Bene, quello che subito dopo il gol antisportivo del Brescia è andato a colpire con un pugno in faccia un giocatore del Brescia è proprio Jankulovski.
Espulso.
Di più. Leggo su j1897.com che il comunicato ufficiale della Lega dopo quella partita dice che l'infrazione di Jankulovski è stata "rilevata dall'assistente", non dall'arbitro co-imputato di Moggi.

13 aprile
La prova è nelle intercettazioni che non ci sono
La cosa più pesante contro gli associati a delinquere è la stessa alla base della condanna sportiva: i magistrati dicono che Moggi aveva dato schede estere a Pairetto e Bergamo e con queste evidentemente comunicavano.
Bene.
I magistrati hanno le intercettazioni?
No.
Non le hanno.
Quindi, sentite bene, la prova della colpevolezza della Juve e degli altri non è nelle migliaia di telefonate che conosciamo da un anno. No, in quelle telefonate non c'è niente di penalmente rilevante. La prova è nelle telefonate che non conosciamo, né noi né i magistrati. Geniale, no?

13 aprile

Corruzione senza soldi
Giro di soldi non ce n'è, nemmeno alla lontana, resta quindi ignota la motivazione degli arbitri: si facevano corrompere per che cosa?
Per farsi dare di cornuti negli stadi e al Processo del Lunedì ?
Finora l'unico movimento sospetto in questo senso, a parte i rolex d'oro della Roma e i mega regali degli indossatori, riguarda il dossier dell'azienda di Paparesta finito, tramite Milan, sulla scrivania del presidente del Consiglio.
Però di questo non si parla.

13 aprile
Procura di Napoli/2
Ribadisco che non vedo l'ora che cominci il processo: in un modo nell'altro si saprà se la Juve ha corrotto oppure no. Nell'attesa mi sono letto la dichiarazione di chiusura delle indagini, che presto si trasformerà in rinvio a giudizio.
Leggetela anche voi: non c'è niente.
E' ovvio che le prove, ammesso che ci siano, arriveranno al momento del processo, ma qui si nota soltanto la moltiplicazione delle chiacchiere da bar e una certa incompetenza calcistica dei magistrati, neanche fossero giornalisti del giornale rosa.

14 aprile
Rischiatutto
Oggi i professorini di diritto delle cronache sportive sostengono che la Juventus ora rischia la C o ancora la B o una penalizzazione nella prossima A.
Lasciamo stare che non si curano di premettere "se saranno confermate le accuse", ma non è questo il punto.
Il punto è che non hanno letto le sentenze di condanna dell'estate scorsa: i giudici non avevano trovato nessuna partita falsata in quel campionato, ma siccome dovevano condannare lo stesso perché lo chiedeva il bar dello sport, hanno condannato la Juventus considerando l'intero campionato corrotto (sebbene non si capisce come sia possibile alterare un campionato, senza taroccare nessuna partita).
Se i giornalisti travestiti da giureconsulti avessero letto la sentenza dell'estate scorsa, saprebbero che anche se ora si trovassero le prove della corruzione di tutte e 34 le partite di quel campionato, la Juve è stata già condannata esattamente per aver corrotto tutto il campionato (anche se senza prove, anzi con le prove del contrario, ma questa è un'altra storia).

14 aprile
Altra svista dei magistrati napoletani: dicono che la Juve fu aiutata a vincere una partita contro la Sampdoria per 1 a 0.
Ma la Juve perse quella partita 0-1
A pagina 16 del documento di chiusura delle indagini, scrivono che il calciatore della Samp è stato ammonito nella giornata precedente per evitare che giocasse nella "partita Juventus-Sampdoria 1-0 del 2 febbraio 2005.
Peccato che la partita sia finita 0-1, per la Samp.

MITICORUI
00lunedì 16 aprile 2007 12:49
su questo vorrei precisare
che NESSUNO del Milan ha regalto una scheda svizzera a Paparesta. Tutti si domandavano perchè Paparesta non avesse denunciato Moggi che lo ha chiuso nello stanzino, anzi lo ha chiamato per chiedergli scusa....
Coda di paglia?

[SM=x865669]

Scritto da: Barone 57 15/04/2007 23.39

Dal Web


12 aprile
13 aprile

Corruzione senza soldi
Giro di soldi non ce n'è, nemmeno alla lontana, resta quindi ignota la motivazione degli arbitri: si facevano corrompere per che cosa?
Per farsi dare di cornuti negli stadi e al Processo del Lunedì ?
Finora l'unico movimento sospetto in questo senso, a parte i rolex d'oro della Roma e i mega regali degli indossatori, riguarda il dossier dell'azienda di Paparesta finito, tramite Milan, sulla scrivania del presidente del Consiglio.
Però di questo non si parla.

[

+agatina+
00lunedì 16 aprile 2007 12:56
Re:

Scritto da: Barone 57 15/04/2007 23.24
PROVATE A PROCESSARLA ANCORA

Di GIANCARLO PADOVAN

A differenza di molti testimoni della realtà tartufeschi e causidici – dopo le presunte novità emerse in queste ore dall’inchiesta napoletana, op­portunamente definita da Tuttosport una bomba ad orologeria – io chiedo, sollecito e auspico un altro processo sportivo ai danni della Juve.

Lo chiedo perché un giornale e i suoi giornalisti vogliono sapere sempre tut­to, ragione per la quale esistono (o dovrebbero esistere) e lavorano nel de­licato comparto chiamato informazione.

Lo sollecito perché finalmente potrò capire se l’Ufficio Indagini, retto da Francesco Saverio Borrelli, è efficiente e zelante solo quando deve tratta­re determinati argomenti, mentre sembra esitante, per non dire carente, quando i pm milanesi ipotizzano il reato di falso in bilancio a carico del pre­sidente Massimo Moratti in ragione dell’iscrizione dell’Inter al campionato di serie A 2004-2005 (guardacaso).
La tesi dell’accusa è che l’Inter non ne possedesse i requisiti e che sia ricorsa ad artifizi amministrativi. La noti­zia è del 17 gennaio 2007 eppure, dal punto di vista sportivo, nulla anco­ra s’è mosso.

Spero nel processo sportivo rapido, al contrario di quelli insabbiati o edul­corati, perché voglio proprio vedere cosa accadrà dopo la chiusura del­l’indagine penale – immagino piuttosto lunga e complessa – dell’affare Te­lecom in cui, a più riprese e dai verbali, è emerso che l’Inter spiava gioca­tori, arbitri, guardalinee (senza peraltro raccogliere un solo indizio utile ad alimentare i sospetti), come se in uno Stato libero e democratico ciò fosse concesso e non rappresentasse, invece, reato. Penale e sportivo.

Ma la ragione principale per la quale mi auguro, e auguro al calcio italia­no, un nuovo processo contro la Juve è perché sono ormai posseduto dal­la curiosità di capire dove si vuole arrivare e se, in fondo, sia vero o alme­no fondato che l’unico obiettivo del grande repulisti, avviato un anno fa, fosse proprio l’annientamento della squadra, della società, della storia cal­cistica abbracciata da tredici milioni di tifosi.

Se, dunque, da una parte denuncio con candore di essere ben lungi dal­l’avere compreso come funziona la giustizia italiana – ordinaria e sporti­va –, dall’altra credo di avere certamente capito come funzionano i gior­nali – sportivi e non – quando viene tirata in ballo la Juve.
Straordinario il ventaglio di possibilità apertosi a proposito delle eventuali conseguenze disciplinari.
Si va da una possibile serie C (Il Giornale) al rischio zero per­ché la Juve è già stata giudicata (La Gazzetta dello Sport); da una penaliz­zazione nel campionato in corso (Il Corriere della Sera) ad una penalizza­zione nel prossimo torneo (La Repubblica).
Tutto questo, naturalmente, su un’ipotesi di illecito sportivo che, in ogni istanza di giudizio sportivo, era stata derubricata a slealtà sportiva.


Tuttavia è comprensibile che l’ambientino del calcio, così provvido di buo­ni sentimenti e popolato da persone oneste, non debba essere condannato a vivere nel dubbio.
Ecco perché l’ennesimo processo è necessario e la Ju­ve non deve sottrarvisi, ma anzi vi si deve consegnare con la consapevolezza di dimostrare quanto l’esigenza di giustizia sia stata soppiantata a van­taggio dell’accanimento.

Una sola condizione, secondo me, andrebbe ga­rantita, perché gravemente disattesa l’estate scorsa: l’equità delle senten­ze.

Il Milan che oggi, al pari dell’Inter, rivendica lo scudetto a tavolino per la stagione 2004-2005, deve ricordare non solo di essere stato riconosciuto colpevole per partite di quella stagione; non solo di avere goduto di una pe­na insolitamente mite; ma soprattutto di giocare l’attuale Champions Lea­gue da abusivo, cioè grazie a giudici compiacenti.
Noto con dispiacere che nessuno, a parte Tuttosport, lo dice.
E non c’è di peggio che vivere in una società di giustizialisti mediatici colpevolmente privi di memoria.



Barone 57
00lunedì 16 aprile 2007 15:17
agatina [SM=x865669]
Barone 57
00domenica 22 aprile 2007 14:21
Scritto da Marco Gregis
martedì 17 aprile 2007

SCHIFO E RIBREZZO
calciovergogna

Stavolta non sarò diplomatico, perché non è più il momento per esserlo.
La Juve sta subendo un nuovo e pesante attacco da parte dei suoi detrattori di sempre, e non si può restare a guardare. Dalla Procura di Napoli sono arrivate le conclusioni della magistratura, che sulla base delle intercettazioni telefoniche hanno di nuovo messo la Juve e la sua vecchia dirigenza sotto i riflettori, in una luce più che mai cattiva.
Partiamo da una prima, banale considerazione: per il campionato in questione (2004-2005), la Juve ha già subito la revoca dello scudetto e la retrocessione in serie B con penalizzazione. Cos’altro possono farci, mandarci la rogo? Ma per favore. Quindi, da tutto questo nuovo polverone non arriverà nulla di importante, come hanno già sottolineato il presidente della Corte Federale Sandulli e un ex ispettore della federazione, e contrariamente a quanto titolato dai giornali, che già godono all’idea di un incremento della loro ormai decadente tiratura.
Ma vediamole, queste nuove, terrificanti accuse.
Per prima cosa, Moggi avrebbe “corrotto” l’arbitro Bertini perché favorisse la Juve contro il Milan nella sfida giocata a Torino nel 2004.
Quella gara terminò 0-0, e i rossoneri recriminarono per una spinta in area di Zebina a Crespo e per un fuorigioco di Kakà.
Quali mostruosità!!
Quali tremendi esempi di dolo!!
Peccato che se ne vedano a decine tutte le domeniche, anche contro la Juve, senza che nessuno si scandalizzi più di tanto.
Ma se l’arbitro era d’accordo con Moggi, com’è che nel primo tempo ha negato alla Juve un evidente rigore per fallo di mano in area di Costacurta ?
Per dare più suspense?
Il colmo è che ora il Milan pare intenzionato a chiedere l’assegnazione di quello scudetto, dimenticando di averlo perduto a San Siro, distrutto dalla classe di Del Piero e Trezeguet e da una Juve nettamente superiore, e di avere una penalizzazione in classifica proprio per fatti avvenuti in quel campionato.
Hanno imparato dall’Inter, insomma.
In una parola: vergognatevi!!
Un’altra accusa è quella di corruzione di arbitri per avere “ammonizioni pilotate” a carico di giocatori che, già in diffida, non avrebbero così potuto affrontare la Juve.
Tanto per cominciare, se c’è stata corruzione, dove sono le prove, cioè i soldi e/o altri benefit che sono stati dati ai corrotti?
La corruzione “gratuita” non è contemplata come reato nel nostro ordinamento, e non conosco nessuno tanto mentecatto da imbrogliare, rischiando in proprio, senza un tornaconto evidente.
Poi, quando i magistrati napoletani elencano i casi sospetti, è difficile non sbellicarsi dalle risate.
In Udinese-Brescia, l’arbitro ha ammonito in maniera “fraudolenta” Pinzi, Muntari e Di Michele, in modo che non giocassero la sfida successiva contro la Juve.
Probabilmente, il poveraccio era un perfetto idiota oltre che un servo di Moggi, visto che nessuno dei tre era diffidato!
Quanto all’espulsione di Jankulovski, credo che un pugno ad un avversario possa valere un rosso anche quando di mezzo non c’è la Juve, o no?
Per il resto, Moggi ha speso un sacco di soldi al telefono per ottenere la squalifica di campioni indiscussi del calibro di Petruzzi, Viali, Pisanu, Nastase, Mesto, Simone Indaghi, Obodo.
La Juve di Capello, che è stata in testa al campionato per 76 partite consecutive, che ha schiacciato tutto e tutti sul campo potendo schierare alcuni dei migliori calciatori al mondo, aveva certamente bisogno di un simile, enorme aiuto.
Le squalifiche pilotate sono un’accusa ridicola fondata sul nulla: anche l’Inter nel campionato in corso ha goduto di questo “privilegio” per una ventina di volte, basta guardare i tabellini delle gare; quindi, se applichiamo lo stesso metro di giudizio, l’anno prossimo i nerazzurri dovranno restituire lo scudetto e giocare in serie B. Invece questo non succederà, e loro come tutti gli altri perderanno il campionato così come hanno sempre fatto, cioè prendendo sonori schiaffoni negli scontri diretti con la Juve.
Ho letto per caso una lettera di un “tifoso juventino”, scritta alla rubrica che quell’interista senza pudore di Severgnini tiene sul Corriere della Sera.
Questa persona diceva di vergognarsi di essere juventino, di aver capito che la Juve ha sempre rubato, e che per questo dovrebbe essere radiata.
Probabilmente, si tratta di una scherzo, perché mi rifiuto di credere che possa esistere un essere umano tanto idiota.
Nel caso però ci fosse davvero qualche juventino “pentito” che, anche solo in parte, pensa queste cose, ho un suggerimento da dargli: che se ne vada a seguire il calcio in Botswana, staremo tutti meglio senza di lui!! Uno juventino non indietreggia, non scappa, non si arrende, mai!!
Più ci accusano, più dobbiamo tenere alta la nostra bandiera, e sentirci sempre, orgogliosamente bianconeri.

[Modificato da Barone 57 22/04/2007 14.29]

Barone 57
00domenica 22 aprile 2007 14:22
Orgogliosi di essere Juventini...avanti fino alla morte [SM=x865677] [SM=x865660]
viking269
00lunedì 23 aprile 2007 00:57
IL SISTEMA INTER
di Emilio Cambiaghi

Nell’estate di fuoco del 2006 si è fatto tanto parlare di quell’associazione pseudomassonica, definita “Sistema Moggi”, in grado di controllare senza contrasti il mondo del pallone italiano. Un’organizzazione talmente ramificata e invasiva che non è stata nemmeno riconosciuta dai giudici (sic) di Calciopoli ma che è comunque entrata nella memoria collettiva del tifosame medio, quello, per intenderci, che si nutre di rosei fogliacci e di sciabolate telecronistiche.
Ma se questo famigerato Sistema Moggi è entrato a far parte del sentire comune ed è stato elevato ad alibi universale dalla multitudo antibianconera, esiste anche un altro “sistema”, forse meno chiacchierato, ma quanto mai reale e influente. È il “Sistema Inter”, quello dei lamenti, dei complotti, degli arbitri che sono sempre per gli altri, quello del “noi siamo gli unici onesti”. Ma è un sistema fallace, buono solo per confermarsi al bar, tra un bicchiere e l’altro, che la Juve ruba.
È un sistema che come caposaldo ed etichetta ha scelto questa frase: “meglio secondi che vincere da juventino”. Ma proprio in quell’orgoglioso motto è già contenuto l’errore decisivo, il vizio di forma che relega il sistema ad autoconsolazione mutualistica tra tifosi in depressione. Infatti a mostrare la contraddizione dello slogan sopraccitato ci pensa la storia stessa della società: che l’ultimo scudetto (reale) interista risalga al 1989 lo sanno anche i muri, ma quante volte l’Inter è arrivata seconda? Quante volte è stato possibile a un tifoso della Beneamata esclamare “meglio secondi”? Quante volte l’Inter è stata capace di lottare fino in fondo in una competizione? Perché un conto è arrivare secondi e un conto è uscire dai giochi dopo nemmeno due mesi. Vediamo dunque in quale misura il sostenitore nerazzurro può a buon titolo fregiarsi del titolo di “secondo”, poiché pare che anche in questo caso interviene più l’autoconvicimento che la realtà dei fatti. Partiamo dalla Champions League:

? Ultima vittoria: 1965
? Ultima finale: 1972
? Semifinali negli ultimi 35 anni: 2 (1981, 2003)

Nel periodo considerato l’Inter si è potuta fregiare una sola volta del titolo di seconda (1972), scomparendo poi dalla massima competizione europea per oltre 30 anni, salvo due sporadiche apparizioni in semifinale. Ma passiamo al campionato, dove le dolenti note suonano ancora più discordanti. Consideriamo gli anni dall’ultimo scudetto reale, quello del 1989 (tra parentesi i dati con i tre punti a vittoria):

? 1989/90 - TERZA: -7 (-11) punti dal Napoli vincitore, pari con la Juve
? 1990/91 - TERZA: -5 (-7) punti dalla Samp vincitrice, +9 (+14) sulla Juve
? 1991/92 - OTTAVA: -19 (-31) punti dal Milan vincitore, -11 (-19) dalla Juve
? 1992/93 - SECONDA: -4 (-5) punti dal Milan vincitore, +7 (+9) sulla Juve
? 1993/94 – TREDICESIMA: -19 (-27) punti dal Milan vincitore, -16 (-22) dalla Juve
? 1994/95 – SESTA: -21 punti dalla Juventus vincitrice
? 1995/96 – SETTIMA: -19 punti dal Milan vincitore, -11 punti dalla Juve
? 1996/97 – TERZA: -6 punti dalla Juventus vincitrice
? 1997/98 – SECONDA: -5 punti dalla Juventus vincitrice
? 1998/99 – OTTAVA: -24 punti dal Milan vincitore, -8 punti dalla Juve
? 1999/00 – QUARTA: -14 punti dalla Lazio vincitrice, -13 punti dalla Juve
? 2000/01 – QUINTA: -24 punti dalla Roma vincitrice, -22 punti dalla Juve
? 2001/02 – TERZA: -2 punti dalla Juventus vincitrice
? 2002/03 - SECONDA: -7 punti dalla Juventus vincitrice
? 2003/04 - QUARTA: -23 punti dal Milan vincitore, -10 punti dalla Juve
? 2004/05 - TERZA: -14 punti dalla Juventus vincitrice
? 2005/06 - TERZA: -15 punti dalla Juventus vincitrice

Sintesi: in 17 anni l’Inter ha raggiunto solo tre volte il secondo posto ed è stata in corsa per il titolo fino alla fine solo in due occasioni (1997/98, 2001/02). Nel 1992/93 e del 2002/03 l’Inter si è classificata seconda ma senza opporre una valida resistenza alle squadre campioni (Milan e Juventus) che, si sono aggiudicate lo scudetto con rispettivamente 1 e 2 giornate di anticipo.
Ma i dati più significativi sono quelli legati ai punti di distacco. Considerando la formula dei tre punti a vittoria, nei diciassette anni presi in esame, si ottengono queste cifre:

? 255 punti di distacco dalla squadra campione. Una media esatta di 15 punti a stagione

Dati alla mano fa sorridere sentire i tifosi interisti parlare di scudetti “sottratti” grazie al Sistema Moggi. Nonostante l’evidenza dei fatti qualcuno è stato capace, invece, di teorizzare l’esatto contrario, tale Alessandro Arrighi che, nel suo libro “Juve, il grande inganno” (Kaos) afferma che nessuno dei campionati bianconeri è stato vinto con legittimità : «Non è davvero un caso che nei 12 anni in questione (1994-2006, nda) l’Inter sia stata in assoluto la squadra più danneggiata dalle decisioni arbitrali: era la sola “grande” in grado di insidiare l’egemonia di Juve e Milan». Da tale ricostruzione infatti non si salvano nemmeno gli scudetti del Milan, dal momento che, secondo la sua teoria, l’Inter è stata al centro di un complotto che l’ha costretta a classificarsi sempre dietro alle due rivali. E questo nonostante un tredicesimo, un settimo, un sesto e un quinto posto, due ottavi e due quarti posti. Per chiarire meglio l’evidenza matematica delle cifre sopra esposte, consideriamo solo i punti di distacco accumulati dall’Inter nei confronti della Juventus. Per questa classifica partiamo dalla stagione 1993/94 perché, a partire da quella data, per 13 anni, l’Inter non è stata in grado di sopravanzare i bianconeri in classifica:

? 156 punti di distacco dalla Juventus. Una media esatta di 12 punti a stagione

Quindi, anche in quest’ottica, la teoria del complotto interista non trova un riscontro matematico che la possa sostenere. I dati dimostrano anche come l’Inter non abbia potuto competere (se non nelle due occasioni che abbiamo visto) per la vittoria finale, rimanendone sistematicamente esclusa dopo pochi mesi dall’inizio del campionato.
Se i numeri confermano la realtà, la realtà conferma i numeri: ovvero, se in tutti questi anni l’Inter non è riuscita ad imporsi in campionato e non è nemmeno riuscita a concorrere per la vittoria finale, ci deve essere un motivo. E il motivo è facilmente intuibile: una sconsiderata gestione dirigenziale che è stata alla base della mancanza di risultati nel periodo considerato. Per farsi un’idea più precisa del fenomeno ci si può avvalere di alcuni dati significativi, che di seguito elenchiamo:


CALCIATORI IN ROSA DURANTE LA PRESIDENZA DI MASSIMO MORATTI

(1994/95 – 2006/07)

PORTIERI (15): Ballotta, Bindi, Carini, Cordaz, Ferron, Fontana, Frey, Frezzolini, Julio Cesar, Mazzantini, Nuzzo, Orlandoni, Pagliuca, Peruzzi, Toldo

DIFENSORI (63): Adani, Andreolli, Angloma, Barollo, Bergomi, Bia, Blanc, Bonucci, Brechet, Burdisso, Z.Camara, F.Cannavaro, Centofanti, Cirillo, Coco, Colonnese, M.Conte, Cordoba, Dellafiore, Domoraud, Favalli, Ferrari, Festa, Franchini, Fresi, Galante, Gamarra, Georgatos (due volte), Gilberto, Gresko, Grosso, Helveg, Macellari, Maicon, Materazzi, Maxwell, Mezzano, Mihajlovic, Milanese, Padalino, A.Paganin, M.Paganin, Panucci, Pasquale, Pedroni, Pistone, Potenza, Rivas, Roberto Carlos, Samuel, Sartor, M.Serena, Silvestre, Simic, Sorondo, Tarantino, Tramezzani, Vivas, West, Wome, J.Zanetti, Ze Maria

CENTROCAMPISTI (66): Almeyda, Aloe, Beati, Belaid, Berti, Bianchi, Biava, Binotto, Brocchi, Cambiasso, Carbone, Cauet, Cinetti, Dabo, Dacourt, Dalmat, D’Autilia, Davids, Dell’Anno, Di Biagio, Djorkaeff, Emre, Fadiga, Farinos, Figo, Gonzalez, Guglielminpietro, Ince, Jonk, Jugovic, Karagounis, Kily Gonzales, Lamouchi, Luciano, Maa Boumsong, Manicone, Marino, Morfeo, Moriero, Nichetti, Okan, Orlandini, A.Orlando, Paulo Sousa, Peralta, Pinto Fraga, Pirlo, Pizarro, Rebecchi, Seedorf, Seno, Sergio Conceiçao, Sforza, Shalimov, Simeone, Solari, Stankovic, Trezzi, Vampeta, Van Der Meyde, Veron, Vieira, Winter, Zanchetta, C.Zanetti, Zé Elias

ATTACCANTI (42): Adriano, M.Altobelli, Baggio, Batistuta, Bergkamp, Branca, Caio, Choutos, Colombo, Corradi, Crespo (due volte), Cruz, Delvecchio, Di Napoli, Ferrante, D.Fontolan, Ganz, Germinale, Ibrahimovic, Kallon, Kanu, R.Keane, Martins, Meggiorini, Momenté, Mutu, Pacheco, Pancev, Rambert, Recoba, Robbiati, Ronaldo, Ruben Sosa, Russo, Sinigaglia, Slavkovski, Hakan Sukur, Ventola, Veronese, C.Vieri, Zamorano.

ALLENATORI (14): Bianchi, Castellini (due volte), Cuper, Hodgson (due volte), Lippi, Lucescu, Mancini, Simoni, Suarez, Tardelli, Verdelli, Zaccheroni

In totale, 186 calciatori e 14 allenatori (una media di 1,16 allenatori a stagione) sono entrati a libro paga dell’Inter nei 12 anni e mezzo di presidenza morattiana (Massimo rilevò l’Inter il 18 febbraio 1995). Per fare un confronto, la Juventus si è avvalsa di 135 calciatori e 4 allenatori (Lippi, Ancelotti, ancora Lippi, Capello) nell’analogo periodo.
Ancora più sconcertante il dato relativo agli acquisti, cioè il numero di giocatori effettivamente “comprati” dall’Inter di Moratti, che si ottiene sottraendo dalla lista che abbiamo visto sopra i calciatori già presenti in rosa al momento dell’acquisizione della società e i giovani che, di anno in anno, si sono aggregati alla prima squadra. Alla fine del 2006 sono ben 120 i giocatori acquistati, grazie all’esborso di circa 700 milioni di euro, con una media di 56 milioni l’anno.
A queste impressionanti cifre si aggiungano le incredibili storie di alcuni calciatori pagati a peso d’oro praticamente per non giocare, da Recoba a Vampeta, da Farinos a Luciano, fino alla curiosa storia di Binotto: «All’Inter lo pagavano purché stesse a casa sua. “Brutta situazione, non c’era posto, non avevano bisogno, mi allenavo da solo, cercavo di dare il massimo, anche se la tensione la sfogavo nel weekend guardando il calcio su Sky”» .
Insomma siamo ben lontani dalla realtà dipinta da Marco Tronchetti Provera in una famosa intervista del 29 novembre 2005: «se l’Inter non vince è perché non si è mai piegata ai giochi di potere». Evidentemente il proprietario di Telecom si era dimenticato di aver sponsorizzato tutti i tornei calcistici italiani (Serie A Tim, Serie B Tim, Coppa Italia Tim, Supercup Tim) mentre Moratti si era dimenticato di aver appoggiato la candidatura di Galliani contro Sensi all’epoca delle contrattazioni dei diritti televisivi. Bisognerebbe chieder loro cosa ne pensano ora, dopo Calciopoli.
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