La nuova riforma fiscale del governo Berlusconi. Chi ci guadagna?

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00lunedì 31 gennaio 2005 02:40
ROMA - A fine mese la riforma fiscale del governo Berlusconi entra in busta paga: ogni famiglia finalmente saprà se, con il nuovo sistema, ci guadagna oppure no. E se sì quanto. Il risultato - visto il mix di aliquote e deduzioni - cambia di molto se ci sono o meno figli e coniuge a carico, e subisce un'impennata al lievitare del reddito.

Lo dimostra un'analisi elaborata dallo studio Santini di Roma per Repubblica: sotto i 12 mila euro, (fascia di riferimento per il 43 per cento dei contribuenti italiani) per esempio, da solo o con figli il lavoratore dipendente non guadagnerà, con il nuovo fisco, assolutamente nulla.

Passando ai 25 mila euro - la classe di reddito più popolosa - il risparmio, per chi ha famiglia, tocca i 29 euro, poco meno di un euro al giorno. Ma se lo stesso contribuente raggiunge una quota di reddito di 40 mila euro - tetto di entrate sotto il quale si colloca il 93 per cento degli italiani - il risparmio fiscale (purché dotati di coniuge e familiari a carico, l'ipotesi più premiata) vola a 60 euro al mese, 2 al giorno, 896 l'anno.



Va detto però che, in realtà, famiglia a carico o meno, per una alta percentuale di contribuenti, il prossimo stipendio non riserverà grandi sorprese. Lo aveva annunciato, in fondo, lo stesso ministero dell'Economia nella relazione tecnica di presentazione alla riforma: il nuovo fisco non produrrà alcun effetto sul 60 per cento degli italiani (o perché incapienti, o perché già esenti, o perché già beneficiati dal primo modulo dalla riforma), il restante 40 godrà di un taglio alle tasse medio di 369 euro. Appunto più o meno un euro al giorno.

Per molti dunque la riforma che porta le aliquote a tre (23 per cento fino a 26 mila euro, 33 fino a 33 mila e 500 e 39 per cento oltre i 33 mila e 500, con un contributo di solidarietà del 4 per cento per chi supera i 100 mila euro di reddito annuo), che trasforma le detrazioni in deduzioni (3.200 per coniuge a carico, 2.900 per figlio o altro familiare) e che ne introduce una nuova per le badanti (1.820 euro) non si tradurrà in nulla di nuovo. Per gli altri dipenderà dal reddito: certo chi raggiunge quota 100 mila euro l'anno, l'1,1 per cento degli italiani, potrà considerarsi in "vantaggio" per ben 2.322 euro.

Per verificare se "vince" qualcosa o se invece per lui tutto resta come prima (la clausola di salvaguardia protegge comunque il contribuente dalla possibilità di vedere peggiorare la sua situazione) il lavoratore dipendente dovrà dunque aspettare solo la fine di questo mese. Il pensionato invece dovrà far riferimento all'assegno di marzo (tempi tecnici impediscono all'Inps di adeguarsi subito alle nuove norme).

Chi in attesa della busta paga vuole "lanciarsi" in un calcolo personalizzato deve ricordare due cose: la prima è che bisogna sottrarre dal reddito i contributi dovuti come lavoratore all'Inps, operazione che abbatte l'imponibile e di fatto riduce il risparmio fiscale. La seconda è che calcolato il "risparmio" di gennaio non basta moltiplicarlo per 12 per ottenere quello "incassabile" a tutto il 2005: si può sperare in qualcosa di più. Ai fini del conguaglio le misure vanno calcolate sul reddito dell'intero anno e, tale operazione, potenzia l'effetto innescato dal taglio delle aliquote.





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