Letteralmente "sotto-testa", il
kher tep è una sorta di cuscino che veniva posto sotto la testa dei defunti nel cartonnage, in epoca Greco-Romana. I più antichi, tra quanti finora ritrovati, risalgono alla XXV dinastia, numericamente maggiori quelli appartenenti alla XXVI.
Sempre di forma circolare, fatto di legno, papiro, terracotta, bronzo, oro o altro materiale, l'ipocefalo riportava brani tratti dal cap. 162 del
Libro della Venuta al Giorno (Libro dei Morti), e aveva il compito di "accendere una fiamma sotto la testa" (come indicato nel brano citato), per garantire al defunto la rinascita dopo la morte.
Si ritiene simboleggiasse l'Occhio di Ra, o quello di Horus, con riferimento al Sole. Per gli Egizi, infatti il quotidiano sorgere e tramontare dell'astro erano un vivido richiamo alla morte e alla rinascita. L'ipocefalo quindi riassumeva l'intero ciclo solare, che attraversa il mondo nella sua interezza, quello dei vivi e quello dei morti.
Il
kher tep si compone di due parti, una superiore e l'altra inferiore. Quella superiore rappresenta il mondo degli uomini e il cielo diurno, quella inferiore, per contro, l'Oltretomba e il cielo notturno.
Un esemplare degno di nota è senz'altro quello appartenuto a Irethorrou, oggi custodito al Louvre (cat. n. 3526). L'epoca di riferimento è quella della XXX dinastia. E' in bronzo, lavorato con la tecnica dell'incisione. Ha un diametro pari a 14,6 cm.
Questo oggetto è stato trovato sotto la testa della mummia del proprietario, al quale la magia del disco avrebbe garantito protezione dalle ombre dell'oltretomba.
Come si può vedere è suddiviso in due opposte sezioni e ognuna di esse contiene più registri.
La metà principale rappresenta la segreta forma del Sole, raffigurata con quattro teste d'ariete che ne riflettono l'onnipotenza. I testi che compaiono su entrambe i lati sono rituali rivolti ai vari aspetti del dio, nella sua città sacra di Eliopoli. Egli è inoltre rappresentato come un uomo a due teste, nel registro superiore.
La seconda metà si divide in tre registri. Nel registro inferiore troviamo la Barca Solare notturna e quella della Luna, con sembianze di babbuino. Il registro centrale contiene il riferimento al misterioso nome del dio, evocato da tre geroglifici: un ariete, una foglia di loto e un leone, che costituiscono tre riferimenti grafici alla manifestazione del dio dal nome perfetto (non pronunciabile). La figura divina compresa in questo registro allude all'eterno ciclo del sole, con immagini inusuali che si traducono nella complessità e nel mistero della divina essenza del dio Creatore.