Su "La Stampa" di domenica 6 aprile c'erano due articoli di fondo, uno dei quali era a firma di Fabio Fazio. Lo riproduco qui sotto traendolo dalla pagina
www.verdiforlicesena.org/2008/04/07/la-stampa-di-ieri-fabio-fazio-quanto-e-la...
FABIO FAZIO
Quanto è laico il PD?
Il Partito democratico è arrivato improvvisamente e persino inaspettatamente. Come tutte le sorprese, ha portato con sé entusiasmo e anche inquietudine, persino scetticismo a volte. Di certo ha creato spaesamento. Mettere insieme la tradizione cattolica con quella popolare della sinistra democratica non è cosa da poco.Era obbligatorio, era scritto nel Dna del nostro Paese, ma sino ad oggi, prima di Walter Veltroni, nessuno concretamente ci era riuscito e tutti sappiamo quali tragedie l’Italia abbia conosciuto nel tentativo di composizione di queste due anime.Il problema è come l’incontro di due anime differenti non diventi rinuncia per entrambe, come cioè si possa definire questa operazione una addizione e non una sottrazione: il problema in sintesi è ancora una volta quello della laicità del Partito democratico. Su questo, ed è evidentemente la mia personale opinione, si giocherà non soltanto il presente quanto piuttosto il futuro del partito ma soprattutto l’entusiasmo dei suoi elettori. A costoro in questi giorni viene chiesto di indicare una priorità da aggiungere al programma elettorale per sottoporla a Veltroni. Ciascuno ha la propria scala di urgenze e di necessità, ma se tutti siamo d’accordo che la lotta alla criminalità organizzata e le misure per ridare potere d’acquisto ai salari sono addirittura vitali, i temi legati ai diritti delle persone e alle libertà personali sono dirimenti per poterci sentire contemporanei e rispettati nella nostra dignità di cittadini.Le ingerenze della politica sono spesso discutibili e opportunistiche: a volte persino comprensibilmente. Ma c’è un terreno sul quale non sono ammissibili opportunismo e ingerenza: quello che riguarda la sfera personalissima di ciascuno di noi dove si decidono la felicità o la sorte nostre e dei nostri cari: la nascita, le relazioni e la vita di coppia, la possibilità di morire con dignità.Sono i temi cosiddetti eticamente sensibili sui quali ciascuno ha il diritto di confrontarsi solo con se stesso e il dovere di rispettare le scelte altrui. Il mio auspicio è che un partito laico e moderno che voglia far sentire a casa e a proprio agio chi proviene da esperienze e da storie diverse decida di sacrificare il voto di coscienza dei propri eletti per lasciare libertà di coscienza ai propri elettori. Il parlamentare nel nostro ordinamento viene eletto «senza vincolo di mandato», il che gli consente di poter prendere qualunque decisione in ambito parlamentare e addirittura di disattendere il proprio programma elettorale: è una prerogativa prevista dalla Costituzione ed è evidente l’intento di garanzia che la ispira.
Ma su quegli aspetti a cui facevo riferimento e che a volte confinano e sconfinano nel credo religioso di ognuno il sacrificio deve essere sopportato dall’eletto, indipendentemente dalle sue convinzioni etiche e religiose. Si sacrifichi la libertà di coscienza del parlamentare per consentire l’esercizio della nostra: la laicità, in quanto tale, deve permettere ai cittadini elettori tutte le possibili opzioni (divorziare o no, abortire o no, eccetera). E gli eletti devono consentire questa pluralità di opzioni, impegnandosi a non impedirne l’esercizio. Sacrificando la propria «libertà di coscienza». Solo così è ammissibile una serena e rispettosa convivenza all’interno di un grande partito. Questo sacrificio potrebbe, se sancito, risolvere una volta per tutte il cosiddetto problema della laicità e probabilmente convincere molti degli indecisi ad avere fiducia nella novità che il Pd rappresenta.
L’attuale legge sulla fecondazione assistita, per esempio, avrà messo in pace la coscienza di qualche parlamentare, ma ha calpestato le coscienze di milioni di cittadini invitati addirittura a disertare il referendum che voleva modificarla. È una legge cattiva che ha cambiato la vita di molti e che a molti altri la vita l’ha negata.
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Le parole di Fabio Fazio sulla "moratoria della libertà di coscienza" mi fanno paura. Soprattutto perché quei parlamentari che votano secondo coscienza in genere la pensano come una larga parte degli elettori che li hanno votati: negare tale possibilità sarebbe come dire a quegli elettori che hanno sbagliato a votare quella lista. Ergo, se un partito prendesse un provvedimento che andasse contro dei valori "cattolici" e vietasse ai suoi rappresentanti in parlamento la libertà di coscienza, sarebbe come dire che per i "cattolici" in quel partito non c'è posto.