Re:
Suchet, 16/11/2012 08:27:
Il computo esposto da betasom è impeccabile, ma il senso del mio post era inerente al fatto che una certa difficoltà a sparare a botta sicura, anche a fronte dell'economizzare sulle munizioni, era un problema costante sui campi di battaglia napoleonici
Certamente, in particolari condizioni (fronte affollato di truppe nemiche, come eventualizzato da betasom, e visibiltà/distanza soddisfacenti) il "tirare nel mucchio" ne sarebbe valsa la pena, ma se NON sai a chi stai tirando, forse è meglio NON sparare.
Sarà stato un caso isolato, ma in una delle lettere inviate a Siborne da un ufficiale dell'artiglieria inglese a Waterloo, quest'ultimo sottolineava che nel calore della battaglia gli è stato ordinato di sparare in un certo punto, presumibilmente occupato dai francesi, che si eraè rivelato essere ... un mucchio di cavalli morti (non si sa di chi, tra l'altro).
Avrai certamente letto che Wellington a Mont Saint Jean proibì alla sua artiglieria di fare fuoco di contro batteria sui francesi per non farsi ingaggiare in duelli di artiglieria che avrebbero distolto la sua dal compito principale di bersagliare la fanteria. Non sempre riuscì a farsi ubbidire perché qualche batteria presa di mira e stanca di subire perdite rispose al fuoco ingaggiando duello. Si può dedurre che non doveva essere molto difficile sparare ad un bersaglio in quelle condizioni, almeno per l'artiglieria francese e britannica/KGL, di gran lunga le migliori di tutti i belligeranti. Bisogna anche che noi valutiamo il bersaglio distaccandoci dalla nostra 'forma mentis' che abbiamo a riguardo: per i criteri moderni, i bersagli di quelle battaglie sono pressoché statici, al limite escludendo la cavalleria in carica negli ultimi tratti prima del contatto.
Anche riguardo alla penuria di munizioni, bisogna che ci riparametriamo ai cannoni dell'epoca: sparavano un colpo al minuto le più efficenti, per cui potevano permettersi ore di fuoco continuo. Non a caso ogni singolo pezzo aveva due dozzine di serventi, veri e propri operai, perché si dovevano avvicendare nel "lavoro", che durava tanto ed era estenuante, di spingere il cannone in posizione (un Gribeauval 12 pdr pesa 1.600kg), di andare a prendere nel cassone, posto a distanza di sicurezza di circa 50-60 metri, le palle piene o le munizioni esplosive, gli shrapnel, i cartocci di mitraglia e la polvere.
Sicuramente ci saranno stati casi di fuoco inefficace, fuoco inutile o addirittura di fuoco amico, in quelle condizioni caotiche di girone infernale. Invece sono dell'opinione che il più grosso problema delle batterie fosse la bassa mobilità e per conseguenza l'incolumità degli artiglieri stessi. Una volta schierate, riposizionarle doveva essere un problema non da poco se si trovavano esposte al fuoco nemico.