Candidatura Naglfar...

Naglfar_Troll
00venerdì 1 luglio 2016 21:41
// eccoci qua...

L’infanzia.
In principio fu un piccolo troll grande e grosso, nato sulle alte montagne dell’estremo nord est. Pargolo cresciuto velocemente fino al compimento del quinto ciclo solare quando venne allontanato secondo il volere dei saggi del villaggio per far si che potesse sviluppare le sue doti di combattente, fortificarsi nella carne e nello spirito. Lasciato tra le montagne, al freddo e al gelo. Tanti suoi parirazza periti nel tentativo di sopravvivere, ma non lui, non colui che i saggi chiamarono Naglfar. Lui cercò di sopravvivere, dimagrendo sempre più, divenendo quasi l’ombra di se stesso. Ancor non troppo abile nella caccia e nel saccheggio tentò di resistere e sfuggire alla morte raccogliendo qualche bacca, cercando i pochi funghi che conosceva e stremando di fatica bestie vecchie o malate fino a condurle alla morte con armi di fortuna quali massi o bastoni appuntiti, quando non trovava carcasse già pronte sulle quali banchettare, carcasse abbandonate da un cacciatore apparentemente privo di scrupoli che pareva esser più divertito dalla semplice uccisione degli animali dei boschi che al loro utilizzo. Cinghiali per la maggior parte le carcasse abbattute da quel malandrino. Un infanzia difficile durante la quale continuò a faticare ed a resistere affinando sempre più le sue doti e finendo per diventare lui, Naglfar, il guerriero abile nelle arti venatorie ed in quelle combattenti.

L’adolescenza.
Tronchi di abete da trasportare per fortificare le sue braccia, rami di quercia per il suo petto, massi di nuda roccia per rendere instancabili le sue gambe. Le giornate di quel troll proseguivano tra allenamenti e lavori al soldo di qualche mercenario che, in cambio di qualche moneta e di qualche addestramento, pretendeva estorsioni, risse e regolazioni dei conti. La vita di quell’adolescente trascorreva cosi, con la sua muscolatura che diveniva sempre più possente ed il suo carattere che diventava sempre più deciso. Troll dalla spiccata voglia di divertirsi e di svagarsi, sempre cordiale con tutti e con tutti fin quando l’azione, la bramosia di grandezza ed il successo non prendevano il sopravvento. Cambiava cosi atteggiamento, sembrava mutare il suo carattere e diveniva cosi spietato e determinato. Nulla avrebbe potuto pararsi sul suo cammino senza rischiare di passare a miglior vita, nessuno in grado di arrestare il suo cammino. Un obiettivo diveniva sempre una meta e la meta non aveva altro destino che venir raggiunta, conquistata, fatta propria. Tutto cosi proseguiva, nella più totale tranquillità, nella più totale ignoranza continuando a coltivar quella che era diventata anche una sua passione, oltre che la fonte primaria del suo sostentamento. La caccia. Cacciatore ormai provetto continuava ad abbattere animali sempre diversi, sempre più grandi, cibandosi delle carni e vendendo le pellicce, spolpando le ossa e rifilandole a mercanti ed armieri per permetter loro di costruire monili o impugnature. Monete e soldi ed intanto Naglfar continuava a crescere maturando sempre più un certo risentimento verso quel cacciatore che continuava a lasciar animali morti o morenti sulla sua strada. Lo riconosceva lui, lo riconosceva dal tipo di preda e dalla foggia delle armi usate per l’abbattimento. L’impennaggio dei dardi e delle frecce era sempre il medesimo, particolarissimo, un impennaggio che il troll mai trovò in giro per i mercati di Aengard. Armi strane che, quando andavano a segno, lasciavano particolari ferite, quasi irreplicabili, probabilmente magiche. Ancor cinghiali sulla strada di quel troll, animali ai quali sembrava essersi assuefatto, carne della quale pareva non poterne fare più a meno.

L’età adulta.
Divenuto ormai adulto Naglfar è un guerriero, un combattente, ma ancor pressoché sconosciuto. Ormai stanco di vivere di piccoli lavoretti trova un sostegno ed una guida nelle Frecce Nere, gruppo d’arme di famelici mercenari ai quali nulla è precluso. Li cresce e matura. I lavori più umili come spalare letame e trascinare grossi pentoloni pieni del rancio dei suoi superiori non sono degradanti perché visti come un continuo allenamento. Allenamento che diviene sempre più specifico, che muta spostandosi sempre più su quello d’uno scudiero che, in breve tempo, diventa berserker. La sua massa muscolare lo aiuta indubbiamente tanto, lo rende riconoscibile e capace di compiere imprese epiche. Inizia cosi la scalata della gerarchia all’interno delle Frecce Nere che lo porta a diventarne capo, temuto e rispettato, amato e mai raggirato. Da sconosciuto ed influente attaccabrighe diviene conosciuto e potente condottiero capace di portare i suoi sottoposti alla vittoria. Non vi sono scrupoli quando le sonanti monete sono sufficienti a comprare i loro servigi, non c’è rimorso quando l’obiettivo è deciso. Si susseguono le giornate del potente guerriero che conquista città, respinge usurpatori, annienta macchine venute da chissà quale mondo, giornate che lui alterna standosene con i propri affetti, ridendo e scherzando con chi gli è vicino, amando e, e cacciando. La caccia è ormai diventata un piacevole svago per lui, una prova. Lui nella natura, lui con la natura, lui contro la natura che studia e conosce, che diventa parte di se. Lui che cerca sempre animali più difficili, sempre più temibili. Enormi uccelli pesanti fino a due quintali, kraken che farebbero impallidire chiunque altro, vermoni usciti dal sottosuolo lunghi decine di metri. Uno dopo l’altro quegli animali cadono, ma lui, a differenza di quel cacciatore, non getta via nemmeno un’unghia di quelle prede. Le lavora, le trasforma, le vende, ma continua a trovare cinghiali morti con quelle ferite. Sempre gli stessi dardi, ancora le medesime frecce, di nuovo quelle ferite scoperte essere magiche. Una scoperta che Naglfar ha fatto troppo tardi e che lo ha spinto a cercare in lungo e in largo quel cacciatore per parlargli, per capire, per fargli cambiare idea. Tutto vano. Quel cacciatore non riesce a trovarlo, un fantasma che lo segue e lo perseguita in ogni viaggio, ovunque lui vada, ma che mai si fa beccare.

Ei fu, egli è, lui sarà.
Cinghiale. Un nome di battaglia. La descrizione di un guerriero che, a testa bassa, carica e spacca, sfascia e distrugge. Abile preparatore di agguati, attento calcolatore, ma brutale nel momento dell’azione. Un soprannome nato dalla sua continua ricerca di cinghiali e di cosciotti di cinghiale e da quel suo essere berserker, nello spirito e nel corpo. Cinghiale, il troll, l’eretico. Nomi per uno stesso guerriero che più volte viene approcciato dalle divinità, lui che, da eretico, viene indotto a scegliere una divinità alla quale asservirsi. Feriy la scelta del berserker, quella divinità che forse è più vicina all’eresia. Cinghiale, l’eretico, il troll. Troll che fu e non è più, no. Non Naglfar che in un pomeriggio di mezza estate, incontra nuovamente la pazza divinità, il doppiogiochista, colui che muta e cangia. Feriy. Feriy con cui parla, si confronta, media rassegnandosi. Naglfar fu troll, ma non lo è più. Feriy che sulla pelle di quel troll gioca e scommette con gli altri dei, Feriy che non lo vuole più troll, ma umano accusandolo d’essere troppo brutto, cercando di aprirlo alla magia, tanto temuta da Naglfar, tentando di mostrargli che la via dell’umano è migliore e che in battaglia può essere temibile da umano più di quanto lo fosse da troll. Impossibile rifiutare, inutile cercare di ragionare. L’indomani si è svegliato umano, ancora con la sua pelle coriacea, ancora abbastanza forte, ma non più troll. Il perché il Cinghiale non lo sa, ma lo accetta continuando a vivere la sua vita, ma divenendo più facile alla rabbia e più capace di dar di matto di quanto non fosse prima. La forza e lo spirito del troll sono un po scemati, è rimasta la carnalità e la focosità dell’umano che si è probabilmente indebolito, per il piacere di Feriy che da eoni tutto trama. Per il duefacce una vita nulla è, per lui che non teme di attendere e che per puro sollazzo gioca con l’esistenza degli abitanti di Aengard e con le altre divinità. Un po come per Naglfar, anche per Feriy l’unico limite è la sua volontà ed ormai è ad un passo dalla meta.

L’esperimento di Feriy.
Futili i motivi che vengono esposti al troll per metterlo a parte della sua tramutazione in umano. Tanto stupidi e poco convincenti che lo stesso Naglfar li accetta come insindacabile capriccio degli dei. Nulla può un semplice troll, un debole umano, contro il volere delle divinità. Il disegno della divinità può continuare, un disegno iniziato quando il Cinghiale era un pargolo e nulla più. Bambino seguito ed inseguito dalla divinità, studiato ed osservato, fatto quasi crescere a suo piacere e piacimento facendo leva sulle passioni e sui bisogni dell’enorme guerriero. Semi deposti nella fertile terra che hanno germogliato ed adesso sono finalmente pronti a nascere per crescere e dare i propri frutti, semi che sono stati per tanti cicli solari fermati dalla potenza spirituale e fisica di Naglfar. La carne del troll, ormai assuefatta alla carne di quei cinghiali trovati morti, ormai macerata in quella forte magia, è pronta a compiere l’ultimo passo per rendere soddisfatta la divinità, ma non può. Troppo forti ancora quelle ossa, troppo chiusa l’indole del mastodontico troll per permettergli di sbocciare. La divinità è corsa ai ripari, ha cambiato le carte in tavola ed ha eliminato quel piccolo ostacolo proprio come avrebbe fatto Naglfar. Troll cresciuto come tale, guerriero che ha covato per interi cicli solari quel germe, troll diventato umano per volere di Feriy in persona. Troll, umano, Cinghiale. Quale sollazzo per la divinità aver generato un guerriero terribile di giorno ed inarrestabile di notte ed ha preso due piccioni con una fava. Vinta la scommessa con gli altri dei che indubbiamente in Naglfar trovano un sembiante umano molto più forte di un troll, soddisfatto il volere di Morwell d’avvicinare al mondo degli animali gli umani e generato un nuovo mannaro di classe superiore agli occhi di Feriy. Non un semplice umano divenuto mannaro, neanche un minuscolo goblin, o un debole mezzelfo, ma un troll che è divenuto Cinghiale. Cinghiale e non più troll, gioiello di Feriy che unisce la brutalità alla menzogna, la capacità di mescolarsi agli altri degli umani al timore ed alla grandezza del mannaro, il fiore all’occhiello di quella divinità che d’un troll esperto nella battaglia, nel camuffamento e nel passar inosservato ha fatto una creatura mutevole e bestiale, pura espressione di ciò che Feriy stesso è.

Psicologia e modus operandi.
Naglfar è sempre stato duplice nella sua storia. Ha sempre unito i tratti di un troll gentile ed amorevole a quelli di una macchina da guerra pressoché inarrestabile. Da sempre è stato capace di frapporsi tra un manigoldo ed una fanciulla indifesa perché in quel momento era la cosa giusta da fare e da sempre è stato in grado di pugnalare alle spalle una donna incinta perché era necessario o di usar per propri esperimenti tanto prigionieri quanto persone ignare. La dualità di Naglfar è sempre stata percepibile un po ovunque ed a tutti, soprattutto nei suoi famosi scatti d’ira e di rabbia anche molto violente. In battaglia, durante momenti di stallo, ha perso più volte la pazienza e la testa partendo a spron battuto e caricando, come un cinghiale, appunto. Piccole cose, magari ininfluenti sono state capaci di stravolgere le giocate facendolo passare da carino e coccoloso, per quanto possa essere coccoloso un troll, ad aspide praticamente intrattabile. Esplosioni che sono probabilmente state già preludio e tentativo del mannaro di rompere la carne ed uscire allo scoperto.

Diventando mannaro questa sua dualità si accentuerebbe di molto. La sua proverbiale attenzione nel curare i dettagli delle azioni lascerebbe più spazio all’istintività, soprattutto dopo il calar del sole. Diventerebbe una sorta di lotta continua tra ciò che era e ciò che è. Accentuerebbe, probabilmente, il suo astio per le divinità se venisse a conoscenza del grande piano ed indubbiamente lo accentuerebbe verso gli umani e verso la magia visto che, finchè era troll non è mai successo nulla di simile ed adesso che è diventato umano ha queste trasformazioni e questo cambiamento continuo. Cambierebbe anche il rapporto con Feriy, in primo luogo, perché potrebbe tanto evolvere verso ancor una più saggia devozione, visto che gli ha dato armi in più, tanto in un odio profondo visto che ha permesso la trasformazione in qualcosa di magico, visto che i mannari sono comunque percepibili, in qualcosa che lui da troll odiava profondamente. Difficile dire perché il tutto dipende da me solo in parte. Mi spiego meglio. Il modo in cui si comporterà non posso deciderlo da solo a prescindere perché il gioco di ruolo cambia e cresce in base a ciò che succede tanto nelle libere quanto nelle quest e nei filoni. Crescerebbe Naglfar, crescerebbe l’umano, crescerebbe il mannaro e crescerei io come player in base all’on-game ed agli eventi. Quelle che ho dato sopra sono linee guida di come penso potrebbero andare le cose.

poi ovviamente se qualcosa non è chiaro e volete aggiunga qualcosa o chiarisca altro non avete che da chiedere.

Caratteristiche e immagine.
Forma bestiale. Cinghiale, pare che cada a fagiolo con tutto.

Altezza mannaro bipede. 275cm. So che è sopra la media, ma avendo il segno particolare di due metri e quindici, da umano, ho pensato di farlo leggermente più alto in forma mannara per coerenza con il background ed il motivo per cui Feriy ha scelto di mantenere quelle caratteristiche troll nella trasformazione umana.

Altezza mannaro quadrupede al garrese 180 cm. Dall’immagine scelta per i mannari ho visto che camminano su due piedi, ma penso possano camminare anche in quadrupedia, magari per correre più velocemente o cose simili.

Peso Mannaro. 400 kg. In forma umana peso 190, credo che in forma mannara possa raddoppiare tra peli, zanne, sei di cui quattro sotto e due sopra, massa e tutto il resto. Mani e piedi hanno tre dita cheratinose e se quelle delle mani son prensili, quelle dei piedi ovviamente no. Le tre dita sono nate dall’unione, rispettivamente, di indice e medio e di anulare e mignolo, stessa cosa nei piedi, ma ovviamente con secondo e terzo dito, quarto e quinto dito. Sono cheratinose, quindi belle dure ed appuntite, capaci di lacerare e di far presa su tutti i terreni.

Immagine. images.wikia.com/wowwiki/images/8/85/QBMOM.jpg

per qualsiasi cosa resto a disposizione.

ps... notare che non ci sono quasi mai i tre puntini e ho messo le maiuscole... miracolooo...
Rael Elessedil
00sabato 2 luglio 2016 18:54
presa visione. A presto una mia replica
Rael Elessedil
00mercoledì 3 agosto 2016 18:59
Approvato!
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