Belfagor - Il fantasma del Louvre

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Tidus forever
00mercoledì 8 settembre 2004 14:20


Belfagor" (1965) (TV)

Regia di
Claude Barma

Scritto da:
Jacques Armand
Claude Barma
Arthur Bernède (novel)

Cast:
Juliette Gréco .... Laurence/Stéphanie Hiquet
René Dary .... Commissaire Ménardier
François Chaumette .... Boris Williams
Sylvie .... Lady Hodwin
Paul Crauchet .... Le gardien Gautrais
Christine Delaroche .... Colette Ménardier
Yves Rénier .... André Bellegarde
René Alone .... Doublet
Yves Bureau .... Ménard
Jacky Calatayud .... L'enfant
Paul Cambo .... Parusseau
Jean Champion .... L'indicateur
Raymond Devime .... Majordome de Lady Hodwin
André Dumas .... Bertrand
Germaine Ledoyen .... Mme Pinolet
Jean Michaud .... Aubry
Muni .... Louise Gautrais
Palau .... Graindorge
Pierre Réal .... Ravon
Christian Rémy .... Marc
Georges Staquet .... Folco
Jacques Berger .... Docteur Bellay
Robert Burnier .... Docteur Marbeau
Etienne De Swarte .... Sabourel
Andrée Champeaux .... Mme Balagnac
André Chanal .... Robby
François Chodat .... Dumas
Cécile d'Estrée .... France
Christine Elsen .... Une invitée
Med Hondo .... Gaillac
Eliane d' Ivry .... L'infirmière
Jean Landier .... Charmet
Micheline Luccioni .... Sarah
Pascal Mazzotti .... Loustanneau
Danielle Meyer .... La soubrette
Nathalie Nerval .... Olga
Hubert Noël .... Hansdoffer
Lionel Vitrant .... L'homme-grenouille
Nicolas Vogel .... Bernard Charel
Philippe Chauveau .... Bassereau
Nicole Desailly .... La surveillante
Jacques Dynam .... Coudreau
Robert Fischer .... Le gérant
Maurice Gauthier .... Grué
Lucienne Le Marchand .... La concierge
Sylvain Lévignac .... Roux
Robert Lombard .... Volot
Christian Lude .... Robert Hiquet
Roger Lumont .... Le docteur
Angelo Malaperdas .... Julien
Jean Mauvais .... Duart
Alain Mottet .... Delma
Pierre Parel .... L'hercule
Marcelle Ranson-Hervé .... Marie Hiquet
Guy Sauval .... La laitier
Jean-Jacques Steen .... Dumont
Michel Trévières .... Bergo
Jean-Pierre Zola .... Cacherot
Héléna Bossis .... Irène Nando
Claude Guillaume .... L'ouvreuse
Isaac Alvarez .... Belphégor

Original Music by
Antoine Duhamel

Trama:
Un misterioso fantasma con un mantello, un copricapo nero e una maschera sul volto appare di notte nelle sale del museo del Louvre e si sofferma presso la statua della divinità Belfagor. Dopo alcune apparizioni, un custode del museo muore. La Polizia sembra inizialmente brancolare nel buio ed è grazie, soprattutto, alla curiosità di uno studente universitario, Andrea Bellegarde, e di Colette, figlia del commissario Mènardier, che qualcosa comincia a trapelare. La cattura e l'identificazione di Belfagor (così viene chiamato e si fa chiamare il fantasma), comunque falliscono sempre.
Andrea Bellegarde subisce il fascino di una misteriosa e affascinante signora, Luciana Borel, che ha una sorella gemella, Stefania; da questa tormentata vicenda sentimentale entreranno in gioco la setta dei Rosacroce, riti esoterici e un tesoro....

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Tidus forever
00mercoledì 8 settembre 2004 14:28
Alcune informazioni pescate in rete
- Lo sceneggiatore Jacques Armand e il regista Claude Barma donarono un taglio più moderno al testo di Bernède.
Molti personaggi del romanzo furono modificati o addirittura soppressi per sostituirli con altri completamente nuovi; lo stesso mistero che sta alla base delle apparizioni del fantasma venne rivisto.

- La prima puntata andò in onda per la prima volta, in Italia, il 15/06/1965, sul secondo canale.

- Le riprese, in un cupo bianco e nero, hanno un taglio quasi impressionistico, accentuato dalle location evocative di un Louvre per altro ricostruito in studio (in quanto l'allora ministro francese dei beni culturali non concesse l'autorizzazione a girare dentro il museo) e di una Parigi ben poco rassicurante, a tratti minacciosa e carica di enigmi, di vicoli in penombra, di personaggi equivoci e misteriosi.

[SM=x520499]
Tidus forever
00mercoledì 8 settembre 2004 14:54
Nello sceneggiato, la setta dei Rosacroce cercava un metallo prodigioso, il Paracelso, che si sarebbe trovato proprio dentro il Louvre. Si servono di Belfagor, una donna drogata con particolari intrugli e misture alchemiche ed ipnotizzata da Williams, il capo della combriccola: quando Belfagor giunge davanti alla statua caldea, all'interno del Louvre, essa si irradia, rivelando la presenza del preziosissimo metallo.

Ma che cos'è il Paracelso? Per rispondere a questa domanda, ripercorriamone la storia. Bisogna innanzitutto dire "chi" era...

Da un articolo in rete:
Philippus Aurelius Teophrastus Bombastus von Hoenheim nacque in Svizzera nel 1493, medico eccelso ed alchimista di prim'ordine, dotato di una forte personalità e di un'altrettanto forte arroganza. Era talemente pieno di sé che gli inglesi inventarono il termine "bombastic" per definire le persone arroganti. Si autodefinì Paracelso, ovvero più grande di Celso (massima autorità medica nel 1° secolo dC.)

Il suo libro, "Chirurgia minore", è il precursore della moderna medicina e su molti dei suoi libri troviamo concetti ed insegnamenti innovativi.

Paracelso era figlio di un gran maestro dell'ordine Teutonico e valente medico, tanto che Paracelso avrà sempre parole di grande rispetto nei suoi confronti. Dopo un primo periodo di studi con il padre, fu seguito da Tritemius, abate di Spanheim, e grande Cabalista, per poi imparare la medicina e la chimica da Sigismund Figger. Per tutti i suoi maestri Paracelso avrà sempre parole di lode. Si recò poi in Germania ed Ungheria per imparare i segreti dei metalli dai minatori. Nonostante le difficoltà perseguì il suo scopo con tenacia. La sua ricerca lo porterà in russia alla ricerca delle miniere dei Tartari. Sarà fatto prigioniero dal Khan dove apprenderà altri segreti. Sarà inviato da quest'ultimo al seguito di una spedizione diplomatica a Costantinopoli dove incontrerà un Arabo che gli insegnerà i segreti della pietra filosofale, all'epoca aveva 28 anni. Nonostante la moltitudine di libri non vi è nessuno scritto di Paracelso su questo viaggio, documentato però da Van Helmont.

In turchia Paracelso esercitò come chirurgo presso l'armata Imperiale eseguendo operazioni straordinarie, il suo libro la Grande Chirurgia stampata in folio ne è una prova schiacciante.

In Europa all'epoca si usavano le pratiche Galvaniche e Arabiche, i metodi usati erano quelli del salasso, lo spurgo, il rigurgito, i lavaggi, ecc. Nulla potevano queste pratiche contro un disturbo venereo che colpì l'Europa. A Bologna Jon Carpus, illustre chirurgo e anatomista, eccelleva nella tecnica della salivazione indotta col mercurio. Paracelso apprese le proprietà del mercurio e riuscì a preparare delle pillole. La cura diveniva meno aggressiva di quella usata da Carpus, in questo modo fu in grado di curare la scabbia, la lebbra, le ulcere, il morbo Napoletano e persino la gotta.

La sua fama aumentò rapidamente, tanto che gli fu offerta la cattedra di medicina all'università di Basilea. Al suo discorso pubblico di fronte all'università disse "Sappiate dottori, che la mia barba ha più esperienza di tutte le vostre unviersità, il più sottile capello della mia nuca ne sà più di tutti voi, le fibbie delle mie scarpe sono più sapienti dei vostri sapienti più famosi." E' facile immaginare l'indignazione che provocò, alla sua prima lezione si fece portare un vaso in ottone e dopo averlo riempito di zolfo e salnitro vi appicò il fuoco bruciando i libri di Galeno e Avicenna. A causa del suo carattere focoso, le sue lezioni pian piano furono disertate dagli studenti, e Paracelso iniziò a bere, tanto che ben presto lo additarono come ubriacone. Dopo tre anni lasciò la cattedra per riprendere i suoi vagabondaggi. Non smise mai di bere, eppure pur essendo ubriaco riusciva a compiere operazioni chirurgiche di tale bravura e precisione da rasentare l'impossibile.

Morì a Salisburgo, vicino al caminetto dell'ostera il Cavallo Bianco. In tutta la sua vita aveva pubblicato si e no quattro libri. Il suo servitore Oporinus rimase al suo fianco per anni nella speranza di carpirne i segreti, ed alla morte di Paracelso fu sorpreso di trovare tanti manoscritti, poichè non lo aveva mai visto scrivere una parola. E la sorpresa fu ancora maggiore quando si rese conto che tali scritti avevano un'eleganza ed una forma di linguaggio che non sembrava possibile fossero stati scritti da un ubriacone.

Eppure nell'Archidoxa Medicinae tratta dei fondamenti e delle massime che riguardano la chimica, tanto che sono considerate a tutt'oggi tra le più illuminanti nel campo chimico. Nella prefazione si legge "Era mia intenzione pubblicare tutti e dieci i volumi dell'Archidoxa, ma poichè ritengo che il genere umano non sia ancora maturo a sufficienza per i tesori offerti nel decimo libro, ho pertanto deciso di tenerlo nascosto nel mio occipite e di non riportarlo alla luce finché non vi decidiate ad abiurare Aristotele, Avicenna e Galeno e giurare fedeltà al solo ed unico Paracelso"

La grandezza di Paracelso fu quella di affrontare la ricerca della conoscenza con mente aperta e spirito indagatore, rifuggendo quelle che erano le schematiche dell'epoca. Usava l'oppio in alcune delle sue terapie somministrando pastiglie che lui chiamava laudanum, ovvero la sua medicina più lodevole.

Si narra che fosse riuscito a concepire la vita in vitro, i suoi studi erano un misto di scienza e alchimia, come si evince dai suoi appunti "Se la fonte di vita, chiusa in un'ampolla di vetro sigillata ermeticamente, viene seppellita per quaranta giorni in letame di cavallo e opportunamente magnetizzata comincia a muoversi e a prendere vita. Dopo il tempo prescritto assume forma e somiglianza di essere umano, ma sarà trasparente e senza corpo fisico. Nutrito artificialmente con arcanum sanguinis hominis per quaranta settimane e mantenuto a temperatura costante prenderà l'aspetto di un bambino umano.Chiameremo un tale essere Homunculus, e può essere istruito ed allevato come ogni altro bambino fino all'età adulta, quando otterrà giudizio ed intelletto."

Nei resoconti di Oporinus spiega che il suo padrone era un giorno senza un soldo ed il giorno successivo ne aveva in grande abbondanza. Si faceva prestare i soldi da amici e conoscenti per restituirli il giorno dopo con l'aggiunta di stravaganti interessi. Nella sua conoscenza di alchimia e chimica sembra difatti che vi fosse anche la pietra filosofale, sicuramente era in grado di trasmutare gli elementi, pur senza avere cognizione dei numeri atomici che accompagnano le formule chimiche moderne. Nel suo Theatrum Alchemiae fa riferimento ad un tesoro nascosto sotto un albero.

Ad ucciderlo più che la sua passione per l'alcool fu la delusione di aver incontrato una platea di menti ottuse tra i grandi dottori e i grandi sapienti dell'epoca. Forse lo consolerebbe sapere che a distanza di 500 anni non è cambiato nulla.

[SM=x520499]

Tidus forever
00mercoledì 8 settembre 2004 15:09
Re:

Scritto da: Tidus forever 08/09/2004 14.54
Ma che cos'è il Paracelso? Per rispondere a questa domanda, ripercorriamone la storia. Bisogna innanzitutto dire "chi" era...

"Nella sua conoscenza di alchimia e chimica sembra difatti che vi fosse anche la pietra filosofale, sicuramente era in grado di trasmutare gli elementi, pur senza avere cognizione dei numeri atomici che accompagnano le formule chimiche moderne. Nel suo Theatrum Alchemiae fa riferimento ad un tesoro nascosto sotto un albero."



Il Paracelso, dunque, nello sceneggiato, era uno straordinario elemento ottenuto per trasmutazione dalla Pietra Filosofale. [SM=x520499]

[Modificato da Tidus forever 08/09/2004 15.18]

Guapix
00mercoledì 8 settembre 2004 15:23
Caspita Tidus, mi stai facendo venir volgia di comprare le videocassette, perchè a parte Belfagor di cui avevo una fifa matta e le atmosfere cupe dello sceneggiato non ricordo più nulla.
Qualche anno fa ho visto il remake con Sophie Marceau ma non è affatto lo stesso Belfagor che mi ricordo io.
Tidus forever
00mercoledì 8 settembre 2004 16:08
Re:

Scritto da: Guapix 08/09/2004 15.23
Qualche anno fa ho visto il remake con Sophie Marceau ma non è affatto lo stesso Belfagor che mi ricordo io.



Stendiamo un velo pietoso...[SM=x520505][SM=x520499]
clopat
00mercoledì 8 settembre 2004 18:42
"Belfagor"fa parte di quei tipici sceneggiati francesi,che univano certe atmosfere horror con tratti del poliziesco francese,sulla stessa scia era l'altro sceneggiato"I compagni di Baal"(anche se "Belfagor"e' tutta un'altra cosa)e uno dei capostipiti e' il cosiddetto primo film horror italiano,"I vampiri"di Riccardo Freda(gia' ,un italiano,che pero' ha vissuto molto in Francia),del 1956,a cui collaboro' anche Mario Bava
ugo.p
00giovedì 9 settembre 2004 03:18
Re:

Scritto da: clopat 08/09/2004 18.42
"Belfagor"fa parte di quei tipici sceneggiati francesi,che univano certe atmosfere horror con tratti del poliziesco francese,sulla stessa scia era l'altro sceneggiato"I compagni di Baal"(anche se "Belfagor"e' tutta un'altra cosa)e uno dei capostipiti e' il cosiddetto primo film horror italiano,"I vampiri"di Riccardo Freda(gia' ,un italiano,che pero' ha vissuto molto in Francia),del 1956,a cui collaboro' anche Mario Bava


I compagni di bal. il nome me lo ricordo ma non ricordo praticamente altro, di che parlava?
Paul the Templar
00giovedì 9 settembre 2004 07:19
Re: Re:
Il Paracelso, dunque, nello sceneggiato, era uno straordinario elemento ottenuto per trasmutazione dalla Pietra Filosofale.




Nella realtà Paracelso era un medico con conoscenze approfondite nell'alchimia:il suo nome completo era Teofrasto Bombast Paracelso,vissuto tra la fine del 1400 e la metà del 1500
clopat
00giovedì 9 settembre 2004 07:56
Re: Re:

Scritto da: ugo.p 09/09/2004 3.18

I compagni di bal. il nome me lo ricordo ma non ricordo praticamente altro, di che parlava?



Era la storia di una setta,dedita alla malavita,che si riuniva nei fiumi sotterranei francesi,il capo era il sindaco infermo di una piccola cittadina.Sul caso indagavano un giovane giornalista ed una ragazza
Tidus forever
00giovedì 9 settembre 2004 13:47
Re: Re: Re:

Scritto da: Paul the Templar 09/09/2004 7.19
Il Paracelso, dunque, nello sceneggiato, era uno straordinario elemento ottenuto per trasmutazione dalla Pietra Filosofale.




Nella realtà Paracelso era un medico con conoscenze approfondite nell'alchimia:il suo nome completo era Teofrasto Bombast Paracelso,vissuto tra la fine del 1400 e la metà del 1500



Appunto. Se leggi l'articolo che ho pubblicato c'è tutta la storia [SM=x520505] [SM=x520499]
Tidus forever
00giovedì 9 settembre 2004 14:54
Perchè è un capolovoro
Ritornando a bomba nel merito dello sceneggiato, rivedendolo interamente dopo più di un anno, l'ho profondamente rivalutato. Acquistato in VHS dalla ElleU per motivi nostalgici (Belfagor era uno dei miei incubi quand'ero ragazzino) e non ritrovando qualla antica scarica di adrenalina, ne ero rimasto un pò deluso; grave errore, considerando l'atmosfera generale, il grandissimo bianco e nero e quella Parigi, davvero poetica e bellissima, degli anni '60. Cominciamo ad analizzare i vari aspetti:

- Bianco e nero: le scene all'interno del Louvre, ricostruito alla perfezione, sono da antologia. Belfagor è un "choc visivo" sin dalla sua prima apparizione: alto, tetro, terrificante nel suo sguardo allucinato. I chiaroscuri del Louvre sono perfetti, a cominciare dal sarcofago che cela il suo segreto e che staglia la sua sagoma nel buio della sala. Anche gli esterni, girati un pò ovunque, sono all'altezza del "pathos": negozi, strade, veicoli, abitazioni; si respira un'aria parigina ancora a misura d'uomo, che si fa e si lascia gustare. E' difficile da spiegare: non è "amarcord"...è qualcosa di più...è autentico amore.

- Momenti "cult": su tutti, quelli all'interno del Louvre. Quando verrà scoperto il meccanismo che permette al fondo del sarcofago di abbassarsi come una piattaforma mobile, con quel suo ronzio, siamo tutti lì con il fiato sospeso.
Grandissima apparizione di Belfagor al Louvre, davanti alla statua caldea che emette fasci di luce, come una pila fotonica! Sembra una bomba aotmica innescata!
Indimenticabile Sylvie, alias Lady Hodwin: la signora ha uno sguardo che mette sudore alla schiena! La visita nella sua casa da parte del commissario Menardier (un gustosissimo René Dary) è da antologia: ricorda molto l'atmosfera noir di una comica di Stanlio e Ollio, "L'eredità". E che dire della scena in cui Andrè Bellegarde è inseguito dentro uno sfasciacarrozze e si nasconde continuamente tra il dedalo di cunicoli tracciato dalle carcasse delle vetture? Ogni finestrino ed ogni portiera è il passaggio verso la salvezza. Anche la Torre Eiffel non poteva mancare in questa carrellata: quando l'ascensore sale, con Colette narcotizzata su una carrozzella, anche la tensione sale...ma siamo anche rapiti da Parigi, mano a mano che la prospettiva cambia e si staglia sul panorama.

- Interrogativi irrisolti: ce ne sono diversi.
1) Tra tutti il più evidente: Belfagor, quando lo si vede, è altissimo. Sapendo poi la sua identità (ne ha avute un paio) come è possibile? Aveva i trampoli? Assurdo! E la sua forza? Solo vittima della droga? Mi sembra una conclusione forzata.

2) L'invito finale di Belfagor, a Bellegarde, Menardier ed il custode, di trovarsi ad una data ora al Louvre. E'chiaro che Belfagor ha sfruttato il passaggio del sarcofago, per entrarvi: non c'era altro accesso. Però era già stato scoperto dalla Polizia ed era stato anche allagato dall'acqua della Senna; perchè non è stato tenuto sotto controllo, visto che dovevano catturare finalmente il fantasma? Complicità con un altro guardiano? Credo di sì, visto che Williams, il capo della banda, ha la collaborazione di una "talpa"; ma anche questo non spiega la facilità con cui Belfagor entra nel Louvre, ormai sotto stretta sorveglianza.

[SM=x520499]

[Modificato da Tidus forever 09/09/2004 15.49]

Tidus forever
00giovedì 9 settembre 2004 15:26
Chi erano i Rosacroce
Un articolo trovato in rete. Lo sceneggiato è tutto imperniato su questa associazione segreta.

I ROSACROCE TRA LEGGENDA E REALTA'
di Devon Scott

Prima di morire Paracelso aveva profetizzato che nel 1572 sarebbe passata sopra la terra una cometa, annunciatrice di profondi cambiamenti nel mondo. La nuova "riforma magica" sarebbe stata apportatrice di pace e tutti gli uomini saggi avrebbero lavorato insieme per il bene dell'umanità. Sull'onda di questa idea nacquero alcune società iniziatiche, come i "Fratelli della Croce d'Oro", fondata da Agrippa, e la "Milizia evangelica" di Luneburg. Ma fu solo nel 1614 che apparve un libretto, la Fama fraternitatis, cui seguì la Confessio fraternitatis, che erano il manifesto, comprendente tutti i principi dell'Ordine, della società iniziatica dei Rosacroce.

I Rosacroce sono la setta segreta che ha destato il più grande interesse popolare, perché la più misteriosa; il nome deriverebbe dal fondatore dell'ordine, Christian Rosenkreuze, figura mitica che ha fatto discutere a lungo gli storici sulla realtà della sua esistenza.
I Rosacroce si manifestarono al mondo nel 1614, quando nelle città di Kassel e di Strasburgo fu pubblicata la Fama fraternitatis, che riportava il messaggio di un anonimo adepto di questa fratellanza iniziatica, che cercava il rinnovamento morale per arrivare alla perfezione, ottenibile in concomitanza con una serie di riforme. Vi si narrava la storia di Chistian Rosenkreutze, nato nel 1378 da una povera famiglia tedesca ed educato in un convento, che aveva lasciato per viaggiare per il mondo ed in particolare in Oriente; a Damasco aveva ricevuto conoscenze segrete da un gruppo iniziatico che aveva la sede principale nella inaccessibile città di Damcar, in Arabia.

Tornato in Germania, Christian aveva fondato un'associazione con quattro amici, legati da un giuramento di fedeltà e di silenzio, allo scopo di dedicarsi alla cura dei malati. Col tempo i membri erano diventati otto; abitavano in varie parti del mondo e si riunivano una volta l'anno in una casa chiamata "Dimora dello Spirito Santo", per parlare delle proprie esperienze e fare insieme progetti per il futuro. Christian era morto nel 1484, alla bella età di centosei anni, ma la sua tomba era stata scoperta solo nel 1604: coloro che vi erano entrati l'avevano vista illuminata di una luce sovrannaturale e piena di libri di magia, alcuni di autori che non erano ancora nati ai tempi della morte di Christian.

Nel frattempo i Rosacroce si erano moltiplicati, costituendo una vera e propria confraternita; essi non vestivano in modo particolare, adattandosi agli usi del paese che li ospitava; avevano in odio la lussuria, erano buoni cittadini, riconoscevano la supremazia dell'Impero Germanico e facevano voto di aiutare tutti coloro che erano degni, servendo Dio e sostenendo il progresso della conoscenza; per loro religione e scienza non erano agli antipodi, ma si completavano a vicenda.
Nel 1615 uscì la "Confessio fraternitatis rosae crucis", indirizzata ai sapienti europei, che spiegava i gradi iniziatici e scopriva i suoi netti caratteri protestanti; l'anno seguente uscì l'ultima parte del libello, "Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutze", forse il più interessante dei tre, un romanzo iniziatico che descriveva l'illuminazione di Christian Rosenkreutze ed illustrava le basi della spiritualità rosacrociana.

Un così straordinario programma di vita creò un incredibile fermento fra gli intellettuali europei, che si divisero in due gruppi, uno di critica ed uno a sostegno delle teorie enunciate. L'ideale dei Rosacroce incarnava benissimo l'inquietudine, le speranze di miglioramento, la voglia di cambiamento e di riforme che agitavano non solo la Germania, ma tutta l'Europa. Affascinò talmente gli ingegni dell'epoca che Cartesio cercò invano degli adepti per farsi iniziare alla setta. Le polemiche sulla confraternita si sprecarono; alcuni affermavano che i Rosacroce non esistevano, altri che esistevano ed erano seguaci di Paracelso; per alcuni era tutta un'invenzione del pastore luterano Giovanni Valentino Andrea; per altri erano falsi Rosacroce, perché quelli veri erano nati a Lunenburg nel 1598, sotto il nome di "Milizia Crucifera Evangelica". Il massimo della fantasia fu la versione che i Rosacroce, stanchi della incredulità degli Europei, erano emigrati in India ed erano divenuti fondatori di una setta di buddhismo esoterico. Da allora molti affermarono di essere iniziati Rosacroce.

Nel 1629 il curato di Gisors, in Normandia, Robert Deyau, scrisse una storia della cittadina e della famiglia de Gisors, affermando categoricamente che la società dei Rosacroce era apparsa al mondo profano da pochi anni, ma in realtà era stata fondata nel 1188 da Jean de Gisors e che era collegata col Priorato di Si0n(ne stiamo parlando su "Il codice Da Vinci), un misterioso ordine segreto che avrebbe dato vita anche ai Templari. Il Priorato sarebbe stato fondato attorno al 1090 da Goffredo di Buglione, il conquistatore della Terrasanta. Gli adepti avrebbero poi preso il nome dall'abbazia di Nostra Signora di Sion, costruita dopo la conquista di Gerusalemme sul monte Sion, a sud della città, sulle rovine di una chiesa bizantina precedente del IV secolo, chiamata "Madre di tutte le chiese". Un cronista la descrisse nel 1172 come un luogo molto ben fortificato, organizzato ed autosufficiente.

A Goffredo fu offerto il titolo di re di Gerusalemme, ma egli lo rifiutò umilmente, preferendo accettare quello di "Difensore del Santo Sepolcro"; quando morì, nel 1100, lo stesso titolo fu offerto a Baldovino, suo fratello minore, che divenne re col nome di Baldovino I. Due dei membri dell'Ordine di Sion, de Payen e de Montbard, fondarono l'Ordine dei Templari, che lavorò in parallelo con l'altro ordine fino al 1187, quando Gerusalemme cadde ed i due ordini si divisero.
L'Ordine di Sion lasciò la Terrasanta e si trasferì in Francia; prese allora il nome definitivo di Priorato di Sion, assumendo come sottotitolo "Ormus-Ordre de la Rose-Croix"; da qui la teoria che essi fossero i precursori dei Rosacroce. Per quel che riguarda invece l'altro nome, un’antica tradizione parla di un saggio di fede gnostica, Ormus, nato ad Alessandria d'Egitto, che nel 46 d. C. aveva fondato, con altri sei seguaci, una piccola confraternita di iniziati, che aveva come simbolo una croce rossa ed una rosa. Convertitisi al Cristianesimo ad opera di san Marco, questi iniziati avevano poi diffuso idee che erano una mescolanza di gnosticismo e Cristianesimo, oltre che di dottrine iniziatiche ermetiche e pitagoriche, che in quel periodo erano diffusissime ad Alessandria. Il nome Ormus figura anche nella religione di Zoroastro, dove indica il principio della luce e del bene, quindi non era strano che qualcuno lo prendesse come pseudonimo. Al momento della divisione dai Templari, il Gran Maestro del Priorato era Jean de Gisors, pronipote di Hugues de Payen.

[SM=x520499]
Tidus forever
00giovedì 9 settembre 2004 15:40
I personaggi
Il commissario Menardier


Colette Menardier, figlia del commissario,


Luciana/Stefania Hiquet


Boris Williams e Lady Hodwin


Belfagor e la statua caldea al Louvre


[SM=x520499]

[Modificato da Tidus forever 09/09/2004 15.44]

Paul the Templar
00giovedì 9 settembre 2004 15:50
Re: Re: Re: Re:

Scritto da: Tidus forever 09/09/2004 13.47


Appunto. Se leggi l'articolo che ho pubblicato c'è tutta la storia [SM=x520505] [SM=x520499]



Azz,che figure e m.....
Però anche tu,dai.
Sembra un libro.......[SM=x520509]
Tidus forever
00giovedì 9 settembre 2004 15:52
Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: Paul the Templar 09/09/2004 15.50


Azz,che figure e m.....
Però anche tu,dai.
Sembra un libro.......[SM=x520509]



Infatti è un articolo tratto da Internet, come specificato, non farina del mio sacco. L'ho messo lì, come i Rosacroce, perchè citati nello sceneggiato e perchè mi incuriosiva sapere qualcosa di loro. [SM=x520497] [SM=x520499]
Paul the Templar
00venerdì 10 settembre 2004 08:04
Due righe in merito al fantomatico Priorato di Sion.
Recenti ricerche tendono a escludere categoricamente l'esistenza dell'organizzazione segreta denominata Priorato di Sion,a cui sarebbero stati affiliati,nel corso dei secoli,personalità che vanno da Leonardo da Vinci a Botticelli,per finire a Jean Cocteau.
E'stato un'esoterista francese,un rappresentante dell'estrema destra razzista e xenofoba,Pierre Plantard,a confessare di aver creato tutta la documentazione relativa alla costituzione dell'organizzazione segreta.
Plantard confessò anche di aver costruito,di sana pianta,le due pergamene alla base dell'enigma di Rennes le Chateaux.
Sono stati tre scrittori inglesi,gli autori di Il santo graal,ovvero Lincoln Bargent e Leight.
I tre,abilmente raggirati,finirono per avallare un falso storico anche abbastanza ingenuo nella sua costruzione.
A ciò non fu estraneo Gerard De Sede,l'esoterista che aveva scritto il best seller Le tresor maudit.
Il falso è abbastanza evidente quando si và a fare un minimo di ricerca storica.
Non c'è alcuna prova della discendenza di re Dagoberto II;l'atto di fondazione del fantomatico Priorato risulta depositato a inizi degli anni 50;fu proprio Plantard,con il suo Libro delle costituzioni,a parlare dell'ordine.Evidentemente,a bella posta.
Nessun mistero quindi,ma solo un falso,e anche orchestrato male.
I Templari hanno sicuramente una storia in parte misteriosa,ma sono stati anche usati e strumentalizzati nel corso dei secoli.
ugo.p
00venerdì 10 settembre 2004 11:47
Re:

Scritto da: Paul the Templar 10/09/2004 8.04
Due righe in merito al fantomatico Priorato di Sion.
Recenti ricerche tendono a escludere categoricamente l'esistenza dell'organizzazione segreta denominata Priorato di Sion,a cui sarebbero stati affiliati,nel corso dei secoli,personalità che vanno da Leonardo da Vinci a Botticelli,per finire a Jean Cocteau.
E'stato un'esoterista francese,un rappresentante dell'estrema destra razzista e xenofoba,Pierre Plantard,a confessare di aver creato tutta la documentazione relativa alla costituzione dell'organizzazione segreta.
Plantard confessò anche di aver costruito,di sana pianta,le due pergamene alla base dell'enigma di Rennes le Chateaux.
Sono stati tre scrittori inglesi,gli autori di Il santo graal,ovvero Lincoln Bargent e Leight.
I tre,abilmente raggirati,finirono per avallare un falso storico anche abbastanza ingenuo nella sua costruzione.
A ciò non fu estraneo Gerard De Sede,l'esoterista che aveva scritto il best seller Le tresor maudit.
Il falso è abbastanza evidente quando si và a fare un minimo di ricerca storica.
Non c'è alcuna prova della discendenza di re Dagoberto II;l'atto di fondazione del fantomatico Priorato risulta depositato a inizi degli anni 50;fu proprio Plantard,con il suo Libro delle costituzioni,a parlare dell'ordine.Evidentemente,a bella posta.
Nessun mistero quindi,ma solo un falso,e anche orchestrato male.
I Templari hanno sicuramente una storia in parte misteriosa,ma sono stati anche usati e strumentalizzati nel corso dei secoli.


due domande
1) Questo falso storico a qualcosa a che vedere con quello russo se non erro 'il proiclama dei savi di sion" o qualcosa di simile che servi' a giustificare i primi progrom antisemiti?
2) oh cristo non mi ricordo la seconda domanda ( come invecchio male) [SM=x520514]
Paul the Templar
00venerdì 10 settembre 2004 15:55
Re: Re:
due domande
1) Questo falso storico a qualcosa a che vedere con quello russo se non erro 'il proiclama dei savi di sion" o qualcosa di simile che servi' a giustificare i primi progrom antisemiti?
2) oh cristo non mi ricordo la seconda domanda ( come invecchio male) [SM=x520514]




Mi riesce difficile rispondere alla seconda domanda...[SM=x520509]

Sulla prima:
no,non hanno nulla a che vedere.
I protocolli dei savi di Sion sono un clamoroso falso storico dei primi del 900,creati a d arte per convincere il mondo che ci fosse una congiura giudaica per guidare le sorti dell'umanità a loro insaputa.
L'affaire è da inquadrarsi nell'antisemitismo tipico di quel periodo,come un tentativo di screditare il più possibile gli ebrei.
Il falso,accertato storicamente,era stato realizzato dalla polizia zarista.
faceva molto comodo scaricare ancora una volta,sugli ebrei,colpe storiche che non potevano essere,in alcun modo,imputate loro.
[SM=x520488]
Ragno Nero
00martedì 14 settembre 2004 22:28
Troppo bello!!!
Non ebbi la fortuna di vederlo quando venne trasmesso per la prima volta, ma ricordo che Belfagor veniva chiamato in causa per far paura (tipo uomo nero) a noi bimbi, o per sottolineare la particolare bruttezza di qualche individuo (anvedi quello, ammazza quant'è brutto, pare Belfagor!!!) A carnevale, poi c'erano quei kit da mostro o diavolo (corna, naso e denti da vampiro) che recava il nome di Belfagor (anche se non c'entrava una mazza). COmunque lo sceneggiato merita (anche se non avvincente come il Belfagor nostrano: il segno del comando).
Consiglio le vhs ElleU...
[SM=x520513]
Tidus forever
00domenica 31 luglio 2005 19:03
Novità Yamato per il mese di Dicembre:

BELFAGOR ovvero Il fantasma del Louvre 40° anniversario
YB – 0701 Edizione Speciale 2 DVD (500 minuti) € 31,00
NOVITA’ IN DVD A DICEMBRE In occasione del 40° anniversario della produzione di Belfagor presentiamo questo box con l’edizione televisiva del 1965 e l’edizione cinematografica del 1927.

Visto che ce l'ho in VHS, molto probabile che sia uno dei miei futuri acquisti.

[SM=x520499]
Tidus forever
00lunedì 20 luglio 2009 20:18
Re:
Tidus forever, 31/07/2005 19.03:

Novità Yamato per il mese di Dicembre:

BELFAGOR ovvero Il fantasma del Louvre 40° anniversario
YB – 0701 Edizione Speciale 2 DVD (500 minuti) € 31,00
NOVITA’ IN DVD A DICEMBRE In occasione del 40° anniversario della produzione di Belfagor presentiamo questo box con l’edizione televisiva del 1965 e l’edizione cinematografica del 1927.

Visto che ce l'ho in VHS, molto probabile che sia uno dei miei futuri acquisti.

[SM=x520499]



Ebbene sì, mi sono deciso. Ordinato alla Yamato con annesso libro di 300 pagine che, ovviamente, divorerò [SM=x520516]

Dal sito Yamato:
BOX 4 DVD: Belfagor ovvero "Il fantasma del Louvre" (Box Edizione Speciale 40° anniversario)
Per festeggiare degnamente l`anniversario di questo capisaldo della storia della televisione, l`edizione contiene anche, integralmente, la prima versione di Belfagor: un film muto del 1927 che viene sceneggiato direttamente dall`autore del romanzo originale, Arthur Bernéde, e co-prodotto da un altro intenditore di misteri parigini: Gaston Leroux, il padre del Fantasma dell`Opera. Come era allora in uso, Belphégor venne proiettato in quattro parti: un`abitudine perduta del grande schermo, che anticipava il fascino degli sceneggiati.
Extra:
- Speciale Canal Jimmy
- Sigle italiane
- Schede Personaggi
- Sigle Francesi

LIBRO: BELFAGOR ovvero "il fantasma del Louvre" di Arthur Bernède
Pagine: 300
Editore: Yamato Edizioni
"C`è un fantasma al Louvre!".
La mattina del 17 maggio 1925 quest`incrediblie voce si rincorreva per i corridoi del museo nazionale di Francia. Un fantasma si aggira nelle sale del museo parigino del Louvre e crea apprensione nei visitatori. La situazione peggiora quando viene rinvenuto il cadavere del capo custode. Trauna serie di fatti inspiegabili che vedono apparire strani e inquietanti personaggi, un interrogativo aleggia su tutto: che è Belfagor?.

Belfagor è tornato

C’è fantasma e fantasma. Chi non conosce quello “del palcoscenico”, maledetto e romantico con aria da musical, celebrato in teatro e al cinema (dall’epoca del Muto fino a Brian De Palma e, giusto l’altro ieri, al bel film con Emma Rossum del 2004)? C’è un fantasma “galante” – come nel lavoro di René Clair – e forse orde di fantasmi sanguinari, malandrini o soltanto giocherelloni. La lista è lunga. Fra tutti loro, colleghi metafisici e ingegnosi personaggi celati dietro lenzuoli e mantelli, uno dei più famosi si aggira (ancora?) per i saloni del Museo del Louvre, ombra sinistra molto prima del frusciante saio dell’albino Silas in Il codice Da Vinci. Occhio agli angoli bui, tenete sempre con voi una torcia per illuminare ogni sussurro e i bisbigli lontani. Perché con il rintocco della mezzanotte, le ombre prendono vita dal passato.
Tutto questo per dire: bentornato Belfagor! Il famigerato e famoso fantasma del Louvre, autore di brividi televisivi e, prima ancora, cinematografici e letterari che ancora non ha perso il suo smalto popolare.

Chi ha una certa età difficilmente potrà dimenticare lo sceneggiato scritto e diretto da Jacques Armand e Claude Barma nel 1965, le cui sei puntate furono trasmesse con incredibile successo a partire dal 15 giugno sul Secondo Programma RAI (le ultime due invece finirono sul Programma Nazionale). Negli anni si sono succedute repliche, si sono raccolti gli episodi in videocassetta e oggi – sempre con indubitabile seguito da “belfagorite” – anche in DVD: espediente tecnologico che dovrebbe tranquillizzare perfino coloro che non erano ancora nati ma possono rivedersi l’intero sceneggiato e il film del 1927 comodamente seduti sulla poltrona di casa.

I più esperti sapranno invece che lo sceneggiato rimandava a un romanzetto scritto negli anni ’20 da monsieur Arthur Bernède (1871 – 1937), un popolare scrittore di pièce teatrali e romanzi che intuisce in pieno le potenzialità del cinema (nato da pochi anni, nel 1895), per il quale scriverà quasi una ventina di lavori, collaborando ovviamente all’adattamento del suo più fortunato personaggio nel film in quattro parti di Henri Desfontaines.
Nel romanzo Belfagor, ovvero “Il fantasma del Louvre” (pubblicato in patria nel 1927 dall’editore Tallandier), assistiamo alle indagini di Jacques Bellegarde, giornalista del Petit Parisien, ossessionato dal mistero del fantasma apparso improvvisamente nella sala delle “Divinità barbariche” al Louvre, il 17 maggio 1925. Mistero che vuole ad ogni costo risolvere. Tra omicidi, sparizioni e l’intervento prodigioso del “re dei detective” il signor Chantecoq, alla fine le più logiche deduzioni porteranno a una clamorosa soluzione del caso.

Per la prima volta il romanzo Belfagor giunge finalmente in traduzione italiana, grazie a Yamato edizioni. Un volume di 300 pagine, arricchito dalle illustrazioni del disegnatore Corrado Roi (Dylan Dog, Martin Mystère).



[SM=x520565] [SM=x520522] [SM=x520509] [SM=x520499]
bgiordy
00martedì 21 luglio 2009 13:45
Anch'io non ho resistito al cofanetto e al libro appena sono usciti in libreria. Bellissimmi!!

Il film muto è molto aderente al testo originale, mentre nello sceneggiato del 1965 compare un po' di paranormale, che diventa l'aspetto predominante nel film del 2001, perdendo ormai qualsiasi collegamento con il romanzo originale.

ciao

Tidus forever
00martedì 21 luglio 2009 19:25
Re:
bgiordy, 21/07/2009 13.45:

Anch'io non ho resistito al cofanetto e al libro appena sono usciti in libreria. Bellissimmi!!

Il film muto è molto aderente al testo originale, mentre nello sceneggiato del 1965 compare un po' di paranormale, che diventa l'aspetto predominante nel film del 2001, perdendo ormai qualsiasi collegamento con il romanzo originale.

ciao




Ottimo a sapersi. Sono curiosissimo! Dovrei averlo in un paio di giorni. [SM=x520497] [SM=x520499]


Tidus forever
00mercoledì 22 luglio 2009 13:31
Re: Re:
Tidus forever, 20/07/2009 20.18:



Ebbene sì, mi sono deciso. Ordinato alla Yamato con annesso libro di 300 pagine che, ovviamente, divorerò [SM=x520516]




Arrivato!!! [SM=x520565] [SM=x520516] [SM=x520524] [SM=x520561] [SM=x520499]


Tidus forever
00martedì 28 luglio 2009 13:41
Differenze rispetto al libro
Ho rivisto lo sceneggiato e letto d'un fiato il libro. Rispetto alla versione del 1965 (quella del 1927 devo ancora gustarmela) ci sono parecchie differenze. Anzitutto il giovane studioso di fisica non si chiama André Bellegarde, ma Jacques Bellegarde ed è un rinomato giornalista. Colette non è la figlia del commissario Ménardier, ma del famoso detective Chantecoq; tuttavia Ménardier, che è comunque presente, è un intransigente ispettore di polizia che non vede di buon occhio Chantecoq ("spero che finisca all'inferno"). Scompaiono del tutto le figure di Boris Williams, Laurence/Stéphanie Hiquet, Lady Hodwin (alias Lady Grammofono) ed il bambino che guida Belfagor; presenti i guardiani del Louvre Sabourel (che viene assassinato dal fantasma) e Gautrais (che però perderà il posto per aver aiutato Chantecoq e ne diverrà un fedele aiutante). Dulcis in fundo, anche il "tesoro" è differente: se nello sceneggiato del 1965 la chiave di tutto l'intreccio è la ricerca del famoso metallo Paracelso che riconduce alla setta dei Rosacroce, nel libro c'è un vero e proprio tesoro, quello dei Valois. Belfagor, quindi, non è un personaggio ipnotizzato e drogato da un oscuro filtro, ma un delinquente astuto e spietato che, con l'aiuto di stretti ed insospettabili collaboratori, riuscirà nell'impresa di ingannare e portare a termine un colpo formidabile. Ci sono altri personaggi, quindi, che non rivelerò per non guastare la sorpresa a chi volesse leggere il libro (straconsigliato: 300 pagine serratissime, piene di colpi di scena, da leggere tutto d'un fiato!).
La produzione del 1927, invece, dovrebbe seguire le vicende narrate nel libro. E' un film muto, diviso in quattro puntate, e la pellicola è restaurata: ci sono le didascalie dei dialoghi in italiano, come nelle famose "comiche" (ricordate?), accompagnate dall'audio anch'esso in italiano. A breve una recensione della suddetta produzione.

[SM=x520499]
Tidus forever
00venerdì 31 luglio 2009 20:08
Re: Differenze rispetto al libro
Tidus forever, 28/07/2009 13.41:

. Ci sono altri personaggi, quindi, che non rivelerò per non guastare la sorpresa a chi volesse leggere il libro (straconsigliato: 300 pagine serratissime, piene di colpi di scena, da leggere tutto d'un fiato!).



Anche mia sorella ha appena finito di leggere il libro ed il suo commento è stato: "storia molto bella, davvero intrigante, migliore dello sceneggiato del 1965".
Per la cronaca, in occasione del decimo anniversario della piramide che campeggia il Louvre (installata nel 1989), è stata proiettata per il pubblico (con notevole successo) l'edizione del 1927. Il giorno 08/08 entrerò, finalmente, in ferie: la serata giusta per vederlo!



[SM=x520499]


Tidus forever
00lunedì 3 agosto 2009 20:37
Re: Differenze rispetto al libro
Tidus forever, 28/07/2009 13.41:


La produzione del 1927, invece, dovrebbe seguire le vicende narrate nel libro. E' un film muto, diviso in quattro puntate, e la pellicola è restaurata: ci sono le didascalie dei dialoghi in italiano, come nelle famose "comiche" (ricordate?), accompagnate dall'audio anch'esso in italiano. A breve una recensione della suddetta produzione.

[SM=x520499]



Visti attualmente i primi due episodi. Non posso che confermare: lo sceneggiato è l'esatta trasposizione del libro. Alcune scene in bianco e nero sono da antologia.

[SM=x520499]


domiix
00lunedì 3 agosto 2009 22:17
Grande opera. Fanno bene a riproporla ogni tanto.
Ci hanno provato a "rifarla", ma la magia di questo "bianco e nero" televisivo trovo sia insuperabile.
ermes.g_64
00venerdì 16 dicembre 2011 23:52
Altro sceneggiato mitico, beh almeno per me, se non me la sono fatta sotto almeno un paio di volte quando compariva Belfagor ci sono andato molto vicino [SM=g27819] e poi che incubi la notte [SM=x520515], anzi i miei mi volevano proibire di vedere le ultime puntate e dovetti implorarli [SM=x520495]. Il finale non ricordo perchè mi sembrò deludente, devo proprio cercarlo e rivederlo.

Guapix, 08/09/2004 15.23:

Qualche anno fa ho visto il remake con Sophie Marceau ma non è affatto lo stesso Belfagor che mi ricordo io.


Tidus forever, 08/09/2004 16.08:


Stendiamo un velo pietoso...



confermo [SM=g27812] una vera porcheria [SM=x520517]
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