11 / 09 / 2001 - Per non dimenticare... quello che non ci hanno detto!!!

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Fireworker
00giovedì 4 agosto 2005 23:40


Fireworker
00giovedì 4 agosto 2005 23:42
Restano i misteri della verità ufficiale
di Manlio Dinucci e Tommaso Di Francesco – «Il Manifesto» 11/09/2003


Sono passati due anni dagli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, ma eventi, dinamica, orari, decolli degli aerei, ruolo dei molteplici - e tutti ancora al loro posto di comando - Servizi segreti e perfino dello stesso presidente Bush, fino alla «sparizione» di fatto delle prove, restano ancora un enigma inestricabile.
A due anni di distanza dagli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, resta fitto il mistero sulla loro dinamica, ricostruita attraverso le dichiarazioni ufficiali, le testimonianze e i resoconti giornalistici. La mattina dell'11 settembre 2001, il volo 11, decollato da Boston, viene dirottato alle 8:13 e il locale centro di controllo perde il contatto con l'aereo. Come prescrive il regolamento, anche in caso di dubbio esso dovrebbe immediatamente dichiarare l'emergenza. Aspetta invece alle 8:25 per lanciare l'allarme. A questo punto la Federal Aviation Authority dovrebbe subito avvisare il North American Aerospace Defense Command (Norad). Esso viene invece informato solo alle 8:40. Dopo circa cinque minuti, un tempo di reazione molto lento, il Norad decide di intercettare il volo 11, distante ancora circa 188 miglia da New York, ma inspiegabilmente ordina il decollo di due F-15 dalla base Otis nel Massachusetts, distante 190 miglia dall'aereo, e non di altri caccia da basi più vicine. I due F-15 decollano alle 8:52, quando ormai il volo 11 ha colpito, alle 8:46, la Torre nord del World Trade Center (che crollerà alle 10:28).

Nel frattempo, alle 8:42, anche il volo 175, decollato da Boston, devia dalla rotta senza rispondere alla torre di controllo. I due F-15, che avrebbero dovuto intercettare il volo 11, ricevono dal Norad l'ordine di inseguire il volo 175. Questi caccia, che possono superare le 1.875 miglia orarie, viaggiando a una media di 1.125 miglia potrebbero raggiungere New York in 10 minuti, prima del volo 175. Volano invece a meno di 600 miglia orarie, impiegando 19 minuti. Sono quindi ancora distanti quando, alle 9:03, il volo 175 colpisce la Torre sud del World Trade Center (che crollerà alle 9:59).
Poco prima, alle 8:46, anche il volo 77, decollato da Washington, devia dalla rotta e non risponde, dimostrando che si tratta di un terzo dirottamento. Quindi, alle 8:55, l'aereo compie una virata dirigendosi su Washington. Cinque minuti dopo, alle 9, il Pentagono viene messo in stato di allerta, ma al livello alfa, il più basso. Il Norad, avvisato solo alle 9:24, fa decollare alle 9:30 tre F-16 dalla base Langley in Virginia, distante 129 miglia da Washington; non fa invece decollare nessun caccia dalla base Andrews, distante appena 10 miglia da Washington, né fa rientrare tre F-16 della stessa base che, trovandosi a circa 200 miglia di distanza in missione di addestramento, potrebbero arrivare a Washington entro dieci minuti. I tre F-16 decollati dalla base Langley potrebbero, volando a 1.300 miglia orarie, raggiungere Washington in sei minuti, prima del volo 77. Invece, quando il volo 77 colpisce il Pentagono alle 9:41, si trovano ancora a 105 miglia da Washington: in 11 minuti hanno percorso appena 24 miglia a circa 130 miglia orarie. C'è anche un quarto dirottamento, quello del volo 93 decollato da San Francisco, di cui il Norad viene informato alle 9:16. Non fa però decollare nessun caccia per intercettarlo. Il volo 93 precipita alle 10.06 per cause ignote a 124 miglia (15 minuti di volo) da Washington.

Mentre si svolgono questi avvenimenti, il presidente Bush si trova a Sarasota (Florida) per incontrare gli alunni della scuola elementare Booker. Qui, alle 9, viene informato dal capo dello staff della Casa bianca, Andrew Card, che un aereo ha colpito quattordici minuti prima la Torre nord del World Trade Center. Alle 9:02, come se niente fosse, Bush comincia a leggere ai bambini di una seconda elementare la storia della capretta di una ragazzina. Alle 9:05, Andrew Card gli si avvicina e gli sussurra che un secondo aereo ha colpito le Torri gemelle. Appresa la notizia, Bush continua a leggere la storia della capretta per altri 20 minuti, fino alle 9:25. Per tutto questo tempo il presidente degli Stati uniti è all'oscuro dello sviluppo degli avvenimenti, né è in grado di autorizzare, come comandante in capo delle forze armate, l'eventuale abbattimento degli altri aerei dirottati. In seguito dirà che non ha interrotto la lettura per non spaventare i bambini. Gli agenti dei servizi segreti addetti alla sicurezza del presidente, ignorando la procedura, non mettono al sicuro il presidente. Lo lasciano invece a leggere la storia della capretta.

Man mano che passa il tempo, emergono diversi altri fatti, indizi e ipotesi che gettano ulteriori ombre sulla verità ufficiale. Diversi esperti sostengono che il modo in cui le Torri sono crollate ricorda da vicino gli effetti di una demolizione controllata. Appare loro sospetto soprattutto il crollo della torre numero 6 del World Trade Center (Wtc6), la quale. dopo essere stata investita da detriti della Torre nord, viene distrutta alle 9:04 da una esplosione che solleva al di sopra dell'edificio una nube alta oltre 150 metri. Altri interrogativi vengono sollevati sulla distruzione della torre numero 7 (Wtc7), un edificio di 47 piani, di cui due occupati dallo U.S. Secret Service, che crolla alle 17:20 nello stesso modo delle altre torri.
L'ipotesi che esse siano state distrutte non solo dall'impatto degli aerei e dal calore sviluppato dall'incendio del carburante (o, nel caso della Wtc6, dai detriti), pur apparendo improbabile se non fantascientifica, non avrebbe dovuto essere scartata a priori in una seria inchiesta

Invece, quando la Società americana degli ingegneri civili intraprende un'inchiesta sulle cause dei crolli, essa viene ostacolata in tutti i modi dalla Agenzia federale per la gestione dell'emergenza (Fema). «Alcuni membri del team, che comprende alcuni dei più stimati ingegneri statunitensi, - riporta The New York Times (25 dicembre 2001) - si sono lamentati di essere stati ostacolati da restrizioni burocratiche che hanno impedito loro di intervistare i testimoni, esaminare il luogo del disastro e richiedere informazioni fondamentali. Anche se il nostro è un team pressoché ideale per tale lavoro, ha detto uno degli ingegneri, abbiamo le mani legate e alcuni di noi sono stati minacciati di destituzione per aver parlato con la stampa».

Alcuni ingegneri strutturali, inoltre, criticano «la decisione di riciclare rapidamente le colonne, travi e travature reticolari in acciaio», che avrebbero dovuto essere esaminate attentamente dagli investigatori in quanto «l'unico modo per determinare con certezza la sequenza e la causa del crollo è recuperare grandi quantità di acciaio dalle aree vicine a quelle dell'impatto degli aerei e possibilmente riassemblare sezioni delle torri». Le autorità, invece, fanno subito rimuovere da ditte private circa 300mila tonnellate di acciaio delle torri crollate, che vengono esportate in Asia per essere riciclate. «Tale decisione - dichiara il Dr. Frederick W. Mowrer dell'Università del Maryland, professore associato di ingegneria per la protezione contro gli incendi - compromette qualsiasi inchiesta sui crolli. (...) Giudico inquietante la rapidità con cui sono state rimosse e riciclate prove potenzialmente importanti».

Fireworker
00giovedì 4 agosto 2005 23:45
Strani oggetti vicino alle torri
tratto da Nexus

Ecco alcune immagini, tratte da un sito giapponese ([URL]www2.justnet.ne.jp/~kiti/Ufo/wtc/wtc.htm[=URL]www2.justnet.ne.jp/~kiti/Ufo/wtc/wtc.htm), relative alla possibile presenza di UFO intorno alle torri gemelle al momento degli attentati. Se si considera che solo alcune settimane prima, nello stesso luogo, da un elicottero di turisti è stata effettuata una delle riprese più spettacolari e controverse della storia dell'ufologia, risulta difficile pensare ad una semplice coincidenza...


Immagine 1



Immagine 2



Immagine 3



Immagine 4



Filmato intero




Fireworker
00giovedì 4 agosto 2005 23:49
UFO non vuol dire necessariamente ALIENO
Unidentified Flying Object = Oggetto Volante Non Identificato
Fireworker
00giovedì 4 agosto 2005 23:50
"Quel video è manipolato"
Il Manifesto 22 dicembre 2001


Denuncia dei traduttori Usa e della tv tedesca: aggiunte arbitrarie, censure politiche
E. N.

I dubbi sull'ormai famoso video-confessione di Osama bin Laden sono enormemente aumentati ieri, quando da due diverse ma attendibili fonti sono state smentite le ferree certezze che la Casa bianca fin dall'inizio ha voluto associare al documento.
La prima, severa smentita viene dalla tv pubblica tedesca Ard, che ha condotto un'inchiesta sul video e sull'attendibilità della traduzione fatta dagli esperti del Pentagono facendola esaminare da un illustre orientalista dell'Università di Amburgo e da due traduttori giurati. Tutti e tre sono giunti alla conclusione che in diversi e qualificanti passaggi del video la traduzione inglese va assai al di là di quanto effettivamente si senta: e sono proprio i passaggi dove dalle parole di bin Laden "si dovrebbe dedurre una chiara responsabilità". In particolare, sembra che nella traduzione inglese siano stati inseriti dei contesti temporali - non presenti nelle parole arabe ascoltabili - che dimostrano una conoscenza anticipata dei fatti da parte del leader terrorista.
Le accuse tedesche sono abbastanza gravi. Ma ad esse si sommano le dichiarazioni, di tono e contenuto diverso ma altrettanto sconcertanti (e tali da intaccare seriamente la credibilità dell'operazione) rilasciate da uno dei traduttori ingaggiati dal governo americano, George Michael, intervistato dalla Associated press. Secondo Michael, il testo della traduzione da lui consegnata era più ampio e dettagliato di quello poi reso pubblico. Per esempio, conteneva molti nomi che poi sono scomparsi. Nomi di membri dei commandos suicidi di dirottatori: non solo Mohammed Atta verrebbe citato da bin Laden, ma anche diversi altri (almeno sei); inoltre nella conversazione ci sarebbero dei riferimenti espliciti a persone della polizia saudita e del clero saudita che avrebbero dato aiuto all'organizzazione terrorista. Michael (che è di origine libanese) e il suo collega egiziano Kassem Wahba (anch'egli assoldato dal Pentagono) non sono riusciti a intendere il nome di uno sceicco saudita citato dall'ospite di bin Laden come persona di grande aiuto; ma un altro traduttore indipendente saudita, Ali al-Ahmed, cui la Ap ha sottoposto il video, lo ha indentificato come Sheikh Abdulah al-Baraak, uno dei più importanti consiglieri religiosi della dinastia regnante saudita. Una realtà - osserva al-Ahmed - che probabilmente è molto imbarazzante per Riyadh: "penso che possa esserci stato un tentativo di coprire quello che poteva essere politicamente nocivo per gli Stati uniti".
Ma dalla vicenda emergono due fatti gravissimi: il primo, che il video per un verso o per l'altro è stato effettivamente manomesso e dunque non è pienamente attendibile; il secondo, che gli Stati uniti nella loro guerra contro il terrorismo possono sterminare interi popoli ma non intendono in nessun caso toccare i veri "santuari" del terrorismo islamico in Arabia saudita, troppo contigui ai loro interessi petroliferi. E non è consolante.

Fireworker
00giovedì 4 agosto 2005 23:56
Mistero Bin Laden e l'esplosione prima del crollo delle torri
di Tom Bosco - Nexus magazine

Mentre scrivo queste righe, i media internazionali si stanno scatenando contro l’ultimo proclama in video dello “Sceicco del Terrore”, e quelli nostrani attribuiscono la qualifica di “minacce all’Italia” alcune delle dichiarazioni in esso contenute. La mia impressione è che, una volta di più, si voglia mettere in bocca a Osama Bin Laden delle affermazioni che lui non ha fatto. Come la sua ammissione di essere il mandante degli attentati su New York e Washington, che tutti i media gli hanno attribuito quando venne divulgato il suo primo proclama televisivo: io questa ammissione non l’ho proprio sentita, e voi? In compenso, ho scoperto che qualcuno ritiene addirittura che il (i) video in questione sia(no) una montatura, realizzata in digitale con tecnologie “morphing” o addirittura (è la tesi prevalente) tramite una controfigura.1 In effetti è un po’ strano vedere un fondamentalista islamico indossare un giubbotto dell’esercito USA, e tenere il microfono con la mano destra, quando l’FBI nella sua segnalazione sottolinea che è mancino. Ancor più strano risulta il confronto tra le dichiarazioni che gli si ascrivono e quelle da lui rilasciate in un’intervista, pubblicata il 28 settembre 2001 dal giornale pakistano di stanza a Karachi, lo Ummat,2 in cui alla domanda “Lei è stato accusato del coinvolgimento negli attacchi a New York e Washington. Cos’ha da dire al riguardo?”, Osama Bin Laden risponde: “Ho già detto di non avere a che fare con gli attacchi a New York e Washington. Come musulmano, faccio del mio meglio per astenermi dal dire una menzogna. Non so nulla di questi attacchi, né considero l’uccisione di donne, bambini ed altri esseri umani innocenti un atto apprezzabile. L’Islam proibisce decisamente di far male a donne, bambini ed altri esseri umani innocenti. Un atto del genere è proibito persino nel corso di una battaglia.”

Dunque, partendo dal presupposto che quanto sopra sia ricavato da un’intervista autentica a Osama Bin Laden, che conclusioni dovremmo trarne?

Ma passiamo ad altro. Avrete sentito delle proteste dei vigili del fuoco newyorchesi i quali, pur lavorando come volontari a “ground zero” nell’opera di scavo e recupero dei corpi ancora sepolti, molti dei quali appartenenti ai loro compagni, sono stati esautorati per motivi non del tutto chiari. Inizialmente non avevo fatto caso a questa notizia, ma poi mi è venuto il sospetto che forse li si vuole tenere il più lontano possibile da qualcosa che non devono assolutamente vedere. Cosa mi ha portato a pensare una cosa del genere? Be’, osservate la foto 1:



dovrebbe essere una ripresa satellitare di un palazzo adiacente alle Twin Towers, poi crollato in seguito agli eventi dell’11 settembre. Ora, osservate la foto 2:



nella ripresa della CNN, si notano perfettamente sulla destra entrambe le torri ancora in piedi, eppure sulla sinistra si distingue chiaramente un “fungo” di fumo bianco, come un crollo o un’esplosione, che corrisponde al punto in cui si trovava il palazzo in questione, cui evidentemente è successo qualcosa prima del crollo che ha coinvolto il WTC. Cosa è successo? Nella foto 3



si può osservare il punto di ripresa della telecamera della CNN, nelle foto 4 e 5





si vede quanto resta di quel palazzo, che ha tutta l’aria di essere stato sventrato da un’esplosione (non sono certo un esperto, ma questa è l’impressione che ne ricavo). Non trovate anche voi che, assumendo che l’edificio sia stato davvero interessato da un crollo o un’esplosione prima delle Twin Towers, questo fatto sia estremamente strano? Se la versione degli eventi è come ci è stata presentata in queste settimane, cosa diavolo può essere accaduto laggiù?

Voglio aggiungere che in Internet continua a divampare la diatriba tra coloro che ritengono del tutto normale il crollo delle torri colpite e altri che invece lo ritengono impossibile senza l’aiuto di cariche esplosive da demolizione, piazzate nei punti chiave degli edifici. Anche in questo caso, se inizialmente trovavo improbabili le tesi dei “dietrologi” di turno, anche perché le spiegazioni degli esperti mi sembravano ragionevoli (vedere www.rense.com), ora qualche dubbio comincia a venirmi, dopo aver letto l’irriverente analisi di J. McMichael3 che punta il dito su svariate questioni, prima fra tutte la temperatura necessaria a fondere le strutture in acciaio e rivetti, che non avrebbe mai potuto essere conseguita tramite la combustione del carburante contenuto nei serbatoi degli aerei. Torneremo sulla faccenda con il maggior numero di dati possibile, sia per una tesi che per l’altra, dopodiché deciderete voi che cosa pensarne.

Nel frattempo, state tranquilli! Non preoccupatevi delle testate nucleari pakistane che potrebbero finire in mani pro-talebani, perché sembra che una unità delle forze speciali statunitensi si stia addestrando per un’incursione in Pakistan, volta ad impossessarsene nel caso che il generale Musharraf dovesse perdere il potere...4 con sommo piacere di India e Israele (sono le uniche testate “islamiche” esistenti al mondo, almeno per il momento...).

1. Carol A. Valentine, http://www.public-action.com
2. http://www.public-action.com/911/oblintrv.html
3. http://www.public-action.com/911/mcmichael.html
4. http://www.rense.com/general15/usprep






Fireworker
00venerdì 5 agosto 2005 00:00
Torri Gemelle affittate per 99 anni
di Marco Magrini (Il Sole 24 ore)

Articolo estrapolato da IL SOLE 24 ORE del 16 settembre 2001

Larry Silverstein (sangue ebreo e passaporto americano) in data 24 Aprile 2001 ha stipulato quello che lui stesso ha definito "il più grande affare della mia vita": prendendo in affitto per 99 anni, alla modica cifra di 4800 miliardi di lire, le Torri Gemelle del World Trade Center.

Con l'offerta da 2.3 miliardi di dollari, Silverstein ha battuto quella da 2.4 avanzata dalla Vornado Property Trust di Boston che (senza immaginare quel che sarebbe successo), è andato su tutte le furie, scatenando una campagna di stampa contro l'imprenditore ebreo.

In questa impresa Silverstein non era solo: la Westfield Holdings quotata a Wall Street e controllata da Frank Lowy (il secondo uomo più ricco dell'Australia) si era aggiudicata gli enormi spazi commerciali del World Trade Center offrendo altri miliardi di dollari. Ovviamente non a fronte di una pagamento sull'unghia. I due partner hanno dato alla Port Authority un deposito di 616 milioni di dollari, più 115 milioni all'anno (per 99 anni) e una percentuale mai resa nota sugli affitti (a dir poco stellari).

Solo gli uffici delle Torri Gemelle ammontano a 984.000 metri quadrati, quasi interamente locati fra i 40 e i 50 dollari annui a piede quadrato; più o meno, un milione di lire per metro quadrato all'anno.

Quanto basta per dire che, detratti gli oneri finanziari e le ingenti spese di gestione, il signor Silverstein aveva di che ripagare il quasi secolare contratto firmato con la Port Authority.

Del resto anche se il portafoglio immobiliare della Silverstein Properties s'è di un tratto dimezzato, l'imprenditore ha la sua brava rete di sicurezza. Gira voce che il complesso immobiliare fosse assicurato per 4 miliardi di dollari (circa 8300 miliardi di lire).

Ma c'è di più. Nell'intesa firmata ad aprile, è scritto a chiare lettere che il contratto perde di validità in un caso preciso: un attacco terroristico.

Inutile dire che ci vorranno mesi e stuoli di avvocati, prima di definire i risarcimenti delle compagnie assicurative - destinati a mettere in ginocchio soprattutto le società di riassicurazione - e anche per la rottura del contratto con la Port Authority, con il conseguente rimborso nelle capienti tasche di Silverstein e della Westfield.

Per Silverstein comincia oggi un'altra avventura. Al momento, la Silverstein Properties è al lavoro in una impresa monumentale: trovare un nuovo ufficio per le 480 imprese di 28 paesi che popolavano le Torri Gemelle.

La crisi della New Economy stava finalmente allentando i prezzi stellari degli uffici di New York, e in particolare nel cosiddetto "Financial District": -3.4% da inizio anno. Oggi che un milione e mezzo di metri quadrati sono andati in fumo, l'improvvisa scarsità di spazio nell'angusta isola di Manhattan spingerà inevitabilmente gli affitti alle stelle.

Dopodiché, Larry Silverstein avrà buon gioco nell'affrontare la ricostruzione.

Quei 4 miliardi di dollari che si stima le assicurazioni dovranno sborsare, non bastano a ricostruire fedelmente il complesso, il cui valore è valutati in 6.5 miliardi di dollari.
"Ma non è detto che le future torri debbano essere così alte - ha già dichiarato Silverstein, - l'importante è andare avanti".

Articolo estrapolato dall' inserto da IL SOLE 24 ORE 16 settembre 2001


Fireworker
00venerdì 5 agosto 2005 00:06
Il Disastro del World Trade Center: Cui prodest?
di David Icke

Se state cercando di capire chi c'è dietro alle atrocità commesse negli USA,
chiedetevi semplicemente: 'A Chi Giova?'


"Nulla sarebbe ciò che è
Perchè tutto sarebbe ciò che non è
Ed anche il contrario - ciò che è, non sarebbe
E ciò che non sarebbe, lo sarebbe
Vedi?"


Da "Alice nel Paese delle Meraviglie", di Lewis Carroll


Il potere che cerca di controllare questo mondo e di introdurvi il suo stato fascista globale, il network noto col nome di Illuminati*, e' tutto meno che imprevedibile.

L'incredibile orrore perpetrato nelle citta' di New York e Washington fa parte di un macabro rituale problema-reazione-soluzione, e' un colpo fortissimo per la mente collettiva di tutta l'umanita' - mi aspettavo qualcosa del genere da alcuni anni. Pensavo ad una guerra, o a qualche attacco nucleare "terrorista", ma era chiaro che qualcosa di fantastico doveva succedere durante la presidenza Bush; come avevo scritto nel giorno del suo insediamento alla Casa Bianca, il suo programma sarebbe andato avanti ad un ritmo crescente.

Per quanto il mondo sembrasse muoversi a grandi passi verso il fascismo globale centralizzato, questo non era ancora abbastanza per soddisfare i tempi previsti dal programma degli Illuminati.

Anche l'opposizione ai loro piani di globalizzazione e ai loro attacchi alla liberta' stava montando pericolosamente, giorno dopo giorno.

Era evidente che si stava orchestrando qualcosa di una magnitudine tale da devastare la mente umana collettiva con paura, orrore, insicurezza, in modo da poter offrire 'soluzioni' che permettano al programma di compiere un colossale balzo in avanti nel giro di una sola notte. Ed e' precisamente cio' a cui abbiamo assistito nel giorno - ritualmente significativo - 11 del mese 9 (911 e' il numero telefonico delle emergenze, negli USA).

Codici rituali ed esoterici sono al centro di ogni iniziativa degli Illuminati.

Per quanto cio' che e' accaduto abbia il potere di far vacillare la mente, questo non e' che l'inizio - non la fine - del programma degli Illuminati per il prossimo ciclo: imprigionare mentalmente, emotivamente, spiritualmente e fisicamente l'umanita'. Altra morte e distruzione seguiranno, a misura che il "Mondo Libero" si unisce in un effettivo esercito mondiale e governo mondiale, usando la (loro stessa) minaccia "terroristica" per giustificare una guerra contro i popoli ed i Paesi che faranno da capri espiatori per cio' di cui sono responsabili gli stessi poteri ALL'INTERNO del cosiddetto mondo libero.

La stessa guerra contro i popoli islamici non e' il fine, ma un mezzo per raggiungere un altro fine - il conflitto con le forze superstiti del comunismo, da essi stessi controllate.

Occorre ricordare che gli Illuminati operano in ogni Paese all'interno delle organizzazioni "terroristiche" cosi' come all'interno di quelle agenzie che si "oppongono" al terrorismo. Solo avendo agenti in tutti e due i "fronti" essi possono essere sicuri di controllare il gioco e sapere come andra' a finire prima ancora che incominci.

Gli Illuminati hanno esponenti operativi nel mondo islamico, esattamente come ne hanno nel mondo "libero" - come risultera' chiaro nei mesi a venire.

Saddam Hussein e' una pedina consapevole degli Illuminati, esattamente come lo sono Bush padre e figlio (vedi "La Verita' Vi Rendera' Liberi" di David Icke - www.bridgeoflove.com).

La prevedibilita' della mente rettile - rituale, priva di emozioni - puo' essere vista nel modo in cui i media hanno trattato il disastro negli Stati Uniti.
In queste circostanze succede sempre la stessa cosa: la linea da seguire e' sempre la stessa. Prima che l'evento accada il capro espiatorio, il "mostro", e' gia' preparato: la colpa ricade tutta su di lui, fuorviando la mente pubblica da pericolose speculazioni sulla possibilita' che vi fosse una vittima sacrificale precostituita. Dopo l'assassinio di Kennedy era Lee Harvey Oswald; dopo l'attentato in Oklahoma era Timothy McVeigh; ora e' Osama Bin Laden.

Bin Laden, per quanto possa essere mal guidato, non e' piu' responsabile di quello che e' successo la scorsa settimana piu' di quanto non lo sia io stesso. Il suo nome e' stato fatto in modo ovviamente molto ben orchestrato, immediatamente dopo il disastro - allo stesso modo in cui le storie su Lee Harvey Oswald cominciarono a circolare PRIMA che il Presidente Kennedy fosse morto.

L'idea che questo signore proveniente dalle montagne dell'Afghanistan - un uomo dalle molte parole piu' che dai molti fatti - possa essere l'artefice di questa enorme operazione e' un insulto sfrontato all'intelligenza (si veda l'articolo del giornalista Robert Frisk, che lo ha incontrato). Non stiamo parlando di un pacchetto-bomba, ne' di un'auto imbottita di esplosivo guidata da un fanatico - la cui mente e' controllata - in un ristorante di Gerusalemme. Quattro aerei di linea sono stati dirottati simultaneamente nello spazio aereo americano, partendo da aeroporti americani, ed hanno colpito i loro obiettivi nel giro di 45 minuti.

Come e' stato possibile? Perchè è stato un 'inside job', un piano preparato dall'interno, da forze ALL'INTERNO degli Stati Uniti, ai livelli di intelligence piu' alti, in coordinamento con altri nodi della rete degli Illuminati in tutto il mondo.

Con i sistemi di controllo mentale di cui sono in possesso, e' possibile far eseguire qualunque comando: una volta programmata la mente, si attiva il grilletto che fa scattare l'attivazione. Coloro che hanno dirottato quegli aerei e li hanno pilotati verso lo schianto hanno creduto - a livello conscio - nella causa alla quale sono stati programmati a credere. Ma in realta' non erano loro che dirottavano e pilotavano quegli aerei - era la loro programmazione.

Il controllo mentale e' oggi talmente sofisticato che una programmazione di questo tipo e' diventata un gioco da ragazzi.

Il terrore non e' frutto di una qualche smagliatura nella rete d'intelligence americana.

Il piano non doveva essere scoperto. Portare armi a bordo di un aereo è molto piu' semplice se si ha la complicità da parte di qualcuno che controlla il sistema.
Ho sentito dire che "questa e' un'altra Pearl Harbour" ed in realtà lo è.
Nel libro "La Verità Vi Renderà Liberi" ed in altri vedrete come il governo americano sapeva dell'imminenza dell'attacco giapponese, e tuttavia non fece nulla per impedirlo.

Perchè? Perche' volevano che quell'evento si verificasse per una ragione specifica - giustificare l'ingresso in guerra degli Stati Uniti; quella stessa guerra da cui Roosevelt (consanguineo dei Bush) aveva promesso di tener fuori gli USA - per essere eletto.

Problema-reazione-soluzione, è la stessa cosa che e' successa la settimana scorsa.

Immediatamente dopo l'attacco, la campagna di colpevolizzazione di Bin Laden e' stata lanciata come puo' esserlo soltanto un'azione preordinata. Ad esempio il senatore Orrin Hatch, tirapiedi degli Illuminati, ha dichiarato alla CNN di aver ricevuto informazioni dal FBI sulla paternità degli attacchi da parte di Bin Laden: "Sono arrivati alla conclusione che Bin Laden ha lasciato la sua firma, che potrebbe essere lui ad aver architettato tutto questo". Va bene, Orrin, abbiamo capito: il messaggio e' arrivato a destinazione, e tu hai fatto il tuo lavoro...

Poi c'e' la storia dell'auto noleggiata e lasciata spensieratamente all'aeroporto di Boston in cui sarebbero stati trovati... una copia del Corano ed un video di istruzioni su come pilotare un jet di linea!

Ma dove siamo, nel Paese delle Meraviglie?

C'e' da sorprendersi che non abbiano detto di aver trovato nella macchina anche una lettera di Bin Laden, che magari augurasse buona fortuna ai suoi associati...

O forse hanno in programma di trovare la lettera domani, eh?
E' incredibile, non ha senso - ma la maggioranza della gente lo crederà.
E prepariamoci alla rivelazione di sempre maggiori' "prove" posticce della "Bin Laden Connection" nei giorni a venire.

La domanda è: chi ne trae giovamento?

Beh, gli Illuminati vogliono governo ed esercito mondiali, valuta unica mondiale, dittatura e controllo finanziari globali centralizzati. Vogliono che la gente abbia dei micro-chip impiantati e che la societa' sia basata sulla sorveglianza costante, di ogni tipo ed in ogni momento. E vogliono popoli impauriti, docili, servili, che deleghino il proprio potere alle "autorità" che possano proteggerli da cio' che sono stati manipolati a temere.

E' ironico che la domanda "cui prodest?", in relazione agli eventi della settimana scorsa negli USA, possa trovare una risposta cosi' semplice: tutti coloro che sono d'accordo con il suddetto progetto di controllo.
Il disastro 9-11 significa:

* Gli Illuminati ora hanno la scusa per vendicarsi contro chiunque sia ritenuto colpevole - cosa che puo' essere facilmente manipolata dalla loro enorme macchina da propaganda.

Attacchi contro obiettivi islamici hanno il potenziale per trasformarsi nel detonatore del conflitto di massa e della rivolta in tutto il mondo, e specialmente nel Medio e Vicino Oriente.

Le opportunita' di allargare il conflitto e coinvolgere Russia e Cina sono senza fine. Una guerra nel terzo mondo fa parte del programma, ed è possibile prevedere un "effetto-domino", con tutte le tessere che cadono una sull'altra.

* La retorica del "mondo libero unito con l'America", in cui si stanno producendo Blair ed altri "leaders mondiali", è un altro nome per il progetto di esercito mondiale e di polizia mondiale, che dovrebbero "combattere una guerra contro il terrorismo". Gia' la NATO, controllata da Bilderberg (l'esercito mondiale in nuce), ha annunciato il suo sostegno, mentre la coscienza collettiva in questi giorni viene manipolata in modo da garantire alla NATO ed al governo USA il sostegno dell'opinione pubblica ai loro attacchi terroristici contro obiettivi non ben identificati, in nome della "guerra al terrorismo". E' una politica incredibilmente contraddittoria, ma la maggioranza della gente non se ne rende conto, accecata ed assordata dal sistema di manipolazione mentale, intensa e ubiqua, che da una settimana ha sovrastato qualunque altra voce.

All'escalation del conflitto, risultante da una tale "reazione", attentamente calcolata, faranno seguito la pressione per la centralizzazione del potere militare, e l'affermazione della volontà del popolo americano di concedere un simile potere - fino a quando l'esercito mondiale sarà una realtà, con il potere di attaccare e saccheggiare ogni Paese che la macchina da propaganda sara' in grado di demonizzare con successo.

* La mente collettiva dell'umanita', ed in particolare quella nordamericana, si trova in un comprensibile stato di trauma profondo. I meccanismi di controllo mentale partono sempre da un trauma iniziale, come potra' confermarvi qualunque esperto o ricercatore in questo campo: una mente traumatizzata e' una mente suggestionabile. Al trauma fa seguito la programmazione della manipolazione mentale collettiva, in modo da produrre gli effetti desiderati.

* Uno degli ostacoli maggiori sulla strada del 'Nuovo Ordine Mondiale', lo Stato globale fascista a controllo centralizzato, è la psiche della maggioranza dei nordamericani.

Di fronte alla prospettiva di privarsi del proprio diritto di auto-determinazione, per conferirlo ad un sistema di controllo globale militare, politico e finanziario, la maggioranza si opporrebbe veementemente - se si rendesse conto di cosa sta succedendo realmente.

Il senso di sicurezza collettiva, la fiducia, e l'orgoglio nei confronti della propria nazione e del proprio sistema, hanno il loro fondamento nell'immensa potenza militare e finanziaria.

E' una versione collettiva della mentalita' alla John Wayne, "Non provate a sfotterci - siamo l'America". E' da questo che deriva il senso di fiducia collettiva nella propria nazione. Ed ora e' proprio il senso di chi essi siano, e della fiducia di potersi battere da soli, ad essere in pericolo.

* Non e' certo una coincidenza che gli obiettivi degli aerei dirottati fossero i veri simboli del senso d'identità americana e della sicurezza stessa dell'America - il Pentagono, simbolo della potenza militare americana, e le torri gemelle del World Trade Center, pilastri della potenza finanziaria americana.

Non e' un "attacco all'America", e' un attacco all'immagine dell'America, ed all'immaginazione stessa. Rompi il loro spirito, il loro senso di essere "americani", spezza la fiducia dell'America in se stessa, spingila nell'insicurezza e nella paura - ed avrai superato l'opposizione piu' significativa in America al progetto di assorbimento nella societa' dittatoriale globale centralizzata sognata dagli Illuminati.

La Psiche americana sara' ora bombardata da ulteriori shock ed attacchi alla sicurezza e al senso d'identità, com'e' successo in passato con l'Oklahoma e con le stragi nelle scuole. Ma d'ora in poi il ritmo aumentera' enormemente. E' di fondamentale importanza che gli americani rifiutino di sottostare a tutto questo e si rendano conto che coloro che condannano il terrorismo sono, in ultima analisi, i responsabili stessi del terrorismo.

Durante il mio primo viaggio negli USA, nel 1996, rimasi allibito nel constatare come la "Terra degli Uomini Liberi" fosse in realta' una societa' capillarmente controllata (anche se non altrettanto orribile quanto il Canada).

Ora, sulla scia di questa tragedia, gli USA ed altri Paesi sono destinati a diventare una fortezza basata sulla sorveglianza invasiva e, cio' che piu' conta, il popolo americano non dirà una sola parola di protesta nei confronti della rapida espansione del modello di societa' alla 'Grande Fratello'. Problema-reazione-soluzione.

Attenti alla gente che ha i microchip impiantati e che dice di "fermare i terroristi".

* Un disastro economico e' stato ampiamente predetto da coloro che hanno studiato e svelato il programma degli Illuminati. Per vincere la resistenza all'idea di valuta unica e di controllo finanziario globale centralizzato, essi hanno assoluto bisogno di un crack economico finanziario che distrugga completamente il sistema attuale e convinca la gente che l'unico modo di superare la crisi e' accettare un tale controllo centralizzato globale. Problema-reazione-soluzione. Ecco un altro motivo per il quale gli attacchi hanno colpito il cuore del sistema economico americano - e perche' nei giorni precedenti al massacro i media mondiali non facevano altro che parlare dell'imminente recessione americana e globale.

Ora hanno carta bianca, e hanno la possibilita' di giustificare un simile crollo - assisteremo dunque all'unione delle corporazioni economiche e finanziarie mondiali per "coordinarsi in risposta ala crisi economica". Infatti il G7 (gli Illuminati) ha gia' dato inizio a questo processo.

Questi sono solo alcuni dei 'benefici' che possono derivare al programma dall'ondata di morte e distruzione a New York e Washington, che e' stata coordinata da forze interne agli USA. I responsabili sono posseduti da entità non-umane e non hanno alcuna considerazione per la vita umana, un po' come gli esseri umani non hanno alcuna considerazione per la morte o la sofferenza del bestiame. La mente rettile non e' sviluppata a livello emotivo, e pertanto per queste entità non e' possibile alcuna conseguenza emotiva - non importa in quale abisso di orrore e depravazione essa possa sprofondare.

Basta guardare l'espressione senza emozione di Bush e Blair - mentre leggono il testo dei macabri rituali che sono i comunicati - di fronte ad una sofferenza cosi' enorme.

Come l'espressione della Regina d'Inghilterra dopo la morte della Principessa Diana.

Almeno Reagan era un attore professionista - Bush e Blair non sarebbero presi sul serio neanche ad una recita scolastica.

Bush sapeva che questi disastri devastanti sarebbero successi in quel giorno? Cosa ne pensate? E Blair Sapeva? Cosa pensate voi?

Ma perfino loro non sono che pedine in un gioco controllato da poteri molto piu' alti, e perfino loro sono 'sacrificabili', come chiunque altro abbia gia' servito ai loro scopi.

Personalmente non mi sorprenderei se anche Bush venisse infine sacrificato per permettere l'avanzamento dello scenario del 'terrorismo globale', e magari anche qualcuno vicino a Blair. E, se davvero venisse a mancare Bush, il Presidente diventerebbe il serial killer Dick Cheney (vedi 'Il Segreto Piu' Grande', in www.bridgeoflove.com).

D'ora in poi la posta in palio diventa ogni giorno maggiore, perche' e' iniziata la spinta finale verso il fascismo globale.

Il mondo non sara' mai piu' lo stesso, e' vero, ma in ogni pericolo c'e' un'opportunita'. E per coloro tra noi - che sono la stragrande maggioranza - che vogliono la pace e non il conflitto, la liberta' di tutti e non la dittatura di pochi, e' giunto il momento di guardarsi allo specchio e chiedersi cosa bisogna fare per fermare questi fanatici.

Lamentarsi non e' piu' sufficiente. Fuggire non è più possibile, perche' siamo vicini al momento in cui non ci sarà più nessun posto dove nascondersi.

E' ora di alzare le chiappe e di smetterla di subire queste ondate di merda in silenzio.

Possiamo bombardare i programmi radio con una versione diversa della realtà; dire a chiunque incontriamo dove e come possono ottenere un altro punto di vista su quanto sta accadendo; inviare questo ed altri articoli sullo stesso argomento per posta, email o fax; organizzare proteste PACIFICHE contro lo stato fascista ogni qualvolta vengano minacciate le liberta'; riunire la gente in meeting per discutere ed assimilare le informazioni che i media non vi daranno.

PERDETE OGNI PAURA E SIATE IRRIVERENTI DI FRONTE A QUESTA DITTATURA ARROGANTE, CHE PUO' SOPRAVVIVERE SOLO SE NE ABBIAMO PAURA E SE NE SIAMO INTIMIDITI.

C'e' molto che possiamo fare, se solo decidiamo innanzitutto che vogliamo essere determinati a non cedere ad alcuna intimidazione.

Il Drago non e' cosi' potente come vogliono farci credere che sia.
Allora, cosa aspetti?

ANDIAMO.

Ricordate: niente paura!!!


--------------------------------------------------------------------------------

*Nota del Traduttore :"Gli Illuminati sono una leggendaria societa' segreta pluricentenaria, le cui origini si fanno risalire alla Baviera tedesca. Tuttavia oggi essi avrebbero assunto una struttura sovranazionale, e si dice che possano decidere i destini del mondo. Negli USA e' stata loro dedicata una trilogia, scritta da Robert Anton Wilson, figura di spicco della scena underground d'oltreoceano (The Eye in the Pyramid, The Golden Apple, The Final Secret of the Illuminati - testi pubblicati in italiano dalla Shake-Edizioni Underground). Gli Illuminati vengono considerati l'esempio perfetto delle teorie cospiratorie: c'e' chi e' convinto della loro sinistra esistenza e presunta onnipotenza, e chi sostiene che si tratta solo del frutto dell'immaginazione sfrenata di qualche autore paranoico."


Fireworker
00venerdì 5 agosto 2005 00:24
Quesiti sugli attacchi dell'11 settembre
di Jim Marrs - tratto da Nexus nr.36

Superficialmente tutto è sembrato abbastanza chiaro. Secondo la versione ufficiale, circa 19 terroristi mediorientali suicidi, col cuore gonfio di odio nei confronti della libertà e della democrazia americane, hanno dirottato quattro aerei di linea, ne hanno fatti schiantare due contro le torri gemelle del World Trade Center di New York ed un terzo contro il Pentagono. Il quarto a quanto viene riferito è precipitato nella Pennsylvania occidentale dopo che i passeggeri hanno tentato di contrastare i terroristi.
Tuttavia sono emersi molti quesiti inquietanti, fra cui:
- Perché i militari americani stavano predisponendo piani di guerra contro l'Afghanistan già da mesi prima degli attentati dell'11 settembre? Stavano soltanto cercando qualche evento che spingesse il pubblico americano, generalmente disinteressato, verso una guerra, come avvenuto in passato?

- Come è possibile che documenti cartacei che incriminavano bin Laden siano stati trovati infatti presso il WTC mentre le scatole nere degli aerei - progettate per resistere ad eventuali incidenti - erano danneggiate al punto da risultare inutilizzabili?

- Perché anche a distanza di giorni e persino di settimane dagli attentati al WTC agli operatori video è stato proibito di riprendere o fotografare le macerie da determinate angolazioni, così come lamentato dal corrispondente della CBS Lou Young, il quale ha chiesto: "Cos'hanno paura che vediamo?"

- Perché, come riferito dal New York Times del 16 ottobre, la relazione della polizia di New York al FBI è stata spedita con l'imballaggio "rischio per la sicurezza"? La sicurezza di chi è a rischio? Quella del FBI? Cos'è che il FBI non vuole che il Dipartimento di Polizia di New York sappia?

- Un piano terroristico palesemente sofisticato, che ha implicato almeno 100 persone e una preparzione di almeno cinque anni, come ha fatto a sfuggire ai nostri servizi di intelligence, in particolare CIA ed FBI? E perché, invece di destituire i responsabili di questo fallimento dell'intelligence e di ristrutturare completamente queste agenzie, stiamo raddoppiando il loro budget?

- Perché la Torre Sud del WTC è crollata per prima, quando non era così estensivamente danneggiata quanto la Torre Nord, che è bruciata per quasi un'ora e mezza prima di crollare?

- Perché molti testimoni affermano di aver sentito ulteriori esplosioni all'interno degli edifici? E perché la distruzione delle torri è sembrata più una implosione controllata che un tragico incidente?

- Perché il Direttore del FBI Robert Mueller ha ammesso che la lista dei nomi dei dirottatori potrebbe non contenere i loro nomi reali? Non deve forse chiunque mostrare una foto di identità per richiedere la carta d'imbargo? Che fine hanno fatto le normali misure di sicurezza?

- Perché c'è stata una discrepanza di 35 nomi fra le liste dei passeggeri pubblicate e il resoconto ufficiale dei morti su tutti e quattro i voli sfortunati? Il cronista di internet Gary North ha riferito che i "nomi pubblicati non collimano in nessun caso con il totale elencato per il numero delle persone a bordo". Qual è il motivo di questa discrepanza?

- Visto che nessuno di questi passeggeri elencati aveva un nome dal suono arabo coma ha fatto il governo a sapere quali erano i dirottatori?

- Perché i numeri dei sedili dei dirottatori, comunicati tramite una conversazione con cellulare dalla hostess di bordo Madeline Amy Sweeney al Controllo del Traffico Aereo di Boston, non coincidevano con i numeri dei sedili occupati dagli uomini che il FBI afferma siano stati i responsabili?

- Visto che il Mistero degli Esteri dell'Arabia Saudita ha comunicato che cinque dei presunti dirottatori non si trovavano a bordo degli aerei della morte e di fatto sono tuttora in vita, mentre è stato riferito che un sesto uomo della lista è vivo ed in buona salute in Tunisia, perché questi nomi si trovano ancora sulla lista del FBI?

- Perché su nessuna delle liste passeggeri non era riportato nemmeno uno dei nomi dei dirottatori citati? Se hanno usato tutti quanti degli pseudonomi, come ha fatto il FBI ad identificarli così in fretta?

- Perché uno dei dirottatori citati si è portato un bagaglio per un volo suicida e lo ha poi lasciato nella sua macchina all'aeroporto assieme ad un foglio che lo incriminava?

- Secondo il New York Times, per quanto riguarda le indagini complessive sugli attentati di settembre, verso la fine di ottobre le autorità americane hanno riconosciuto che la maggior parte dei loro promettenti indizi per scovare i complici e parte dei loro sospetti di lunga data relativi a svariati indiziati si sono chiariti; dal momento che sono state arrestate più di 800 persone e sono state ricevute da parte della popolazione più di 365 mila segnalazioni come mai, nella più grande indagine criminale nella storia degli USA, non è venuto fuori nulla di rilevante?

- Perché delle quasi 100 persone tuttora ricercate dal FBI nessuna viene considerata uno dei principali indiziati?

- Perché stiamo bombardando l'Afghanistan, quando apparentemente nessuno dei dirottatori elencati era afgano bensì erano arabi provenienti da vari paesi mediorientali? Visto che l'Iraq era coinvolto nell'attentato al WTC del 1993, perché non stiamo bombardando quello stato "canaglia"?

- Come hanno fatto i terroristi ad ottenere i segretissimi codici e segnali della Casa Bianca e dell' Air Force One - pretesto per sballottare il Presidente Bush per tutto il paese l'11 settembre? Ciò costituiva la prova del lavoro di un infiltrato oppure, come riportato da Fox News, la prova che l'ex dipendente del FBI ed agente doppiogiochista Robert Hanssen aveva consegnato una versione aggiornata del software trafugato Promis ai suoi manipolatori Russi i quali, a loro volta, lo hanno passato a bin Laden? Forse che questo software, che durante l'amministrazione Reagan venne sottratto ad una società americana da funzionari del Dipartimento di Giustizia presieduto dal Procuratore generale Ed Meese, permette ad esterni la libera penetrazione dei nostri computer più segreti?

- Se l'aereo del Volo 93 della United Airline è precipitato in seguito ad un'eroica lotta dei passeggeri con i dirottatori, perché dei testimoni hanno parlato di un secondo aereo che lo seguiva, di detriti infuocati che cascavano, di nessun cratere profondo e di relitti sparsi per un'area di sei miglia, cose che indicano un'esplosione in volo?

- Perché i notiziari hanno descritto passeggeri del Volo 93 mutilati e a cui è stata tagliata la gola con dei taglierini, mentre la rivista Time del 24 settembre ha riportato che uno dei passeggeri ha chiamato a casa col cellulare per riferire che "Siamo stati dirottati, ma ci stanno trattando gentilmente"?

Tratto da Nexus New Times edizione italiana nr.36 Gennaio-Febbraio 2002

Fireworker
00venerdì 5 agosto 2005 00:36
11 settembre, il Pentagono e il Boeing 757 che non c'è...
di Tom Bosco - Nexus Magazine

...
Ed eccoci ad una storia che, se si dimostrasse fondata, avrebbe delle conseguenze dirompenti. Mi riferisco all’ipotesi che a colpire il Pentagono, l’11 settembre 2001, non fu affatto il Volo 77 dell’American Airlines; la notizia è già stata rilanciata da Umberto Rapetto del Messaggero, che si riferiva a fonti francesi (ReseauVoltaire.net); in sostanza, gli argomenti riportati dal giornale sono i seguenti: può un aereo da 100 tonnellate ad un minimo di 400 kmh danneggiare soltanto la facciata dell'edificio colpendo solo il pianterreno? Perché le ali non avrebbero provocato alcun danno nella collisione? Perché i bulldozer hanno dislocato sabbia a coprire il prato che – almeno in foto – non risulta danneggiato dall'aereo? Perché nelle fotografie non si vedono detriti e rottami del Boeing e la scatola nera è stata trovata solo alle 4 di mattina del 14?

Domande più che legittime: in effetti, tutte le foto scattate in loco, anche nei minuti immediatamente successivi al tragico evento, tutto mostrano tranne ciò che si dovrebbe davvero vedere: qualche detrito o pezzo di lamiera, o timone, o alettone, o un carrello, insomma, qualche pezzo del Boeing 757, che non è certo un giocattolino...







Ma l’elemento che sta scatenando le indagini dei ricercatori indipendenti è il filmato dell’impatto, ripreso dalle telecamere di sorveglianza del Pentagono, e proposto dalla rete televisiva NBC. Si può notare, nel fotogramma immediatamente precedente l’esplosione, un oggetto rasoterra che non assomiglia affatto ad un Boeing 757, bensì a un cacciabombardiere F-16! L’oggetto lascia una scia biancastra dietro di sé: danneggiamento, o polvere sollevata dal volo a bassissima quota? Oltretutto, dato che il transponder del Volo 77 era spento, com’è possibile stabilire con certezza che si trattava del Boeing?

Filmato del Pentagono








C’è addirittura chi presume si trattasse di un velivolo telecomandato, chiamato DRAGONFIRE, e indirizzato con precisione sul punto del Pentagono da colpire (e l’area, con i relativi documenti, da distruggere...). Insomma, è una faccenda talmente complessa da meritare un approfondimento, che vi presenterò la prossima settimana...

Si ringrazia Tom Bosco (coordinatore della rivista Nexus Magazine)

Fireworker
00venerdì 5 agosto 2005 00:44
11 settembre: prova della complicità del governo USA
di Steve Grey - estrapolato da http://freebooter.da.ru


I punti principali della prova presentata in questo articolo si possono velocemente così riassumere:

1) L’U.S.A.F. è stata completamente “lasciata a terra” la mattina dell’11/9.
Le usuali misure di sicurezza, normalmente in vigore, che avrebbero ben potuto prevenire gli attacchi, o ridurre il loro impatto, vennero sospese mentre gli attacchi erano in corso, e ristabilite una volta questi si erano conclusi.
2) Gli atti del Presidente, mentre avevano luogo gli attacchi, indicano che egli ha deliberatamente evitato di intraprendere ogni azione che ci si sarebbe potuta ragionevolmente aspettare da un Presidente volonteroso di proteggere i cittadini americani e le loro proprietà.
3) Osama bin Laden venne ufficiosamente condannato per gli attacchi entro un lasso di tempo che non avrebbe realmente permesso di raccogliere alcuna informazione che supportasse l’accusa.
4) Vi sono ragionevoli motivi di sospettare che l’attacco USA all’Afghanistan sia stato pianificato prima dell’11/9.
5) Gli U.S.A. e bin Laden non sono i nemici che fingono di essere. Vi è una lunga storia di cooperazione, e vi è la prova che tale cooperazione continui ancora dietro le scene.
6) Vi sono significativi legami d’affari fra bin Laden e membri dell’amministrazione Bush.
7) Le rivelazioni sui profitti ottenuti con l’insider trading in relazione agli attacchi dell’11/9 puntano ai livelli più alti del mondo degli affari USA e della CIA.
8) Vi sono numerosi aspetti della storia ufficiale dell’11/9 che non coincidono con i fatti conosciuti, che si contraddicono l’un l’altro e che sfidano il buon senso, e che indicano un comportamento di censura e disinformazione.

Alcuni punti della prova sono “provabili” con documentazione; alcuni sono “fortemente irrefutabili”, alcuni sono “indiziari”, alcuni sono “speculativi” ed alcuni di loro sono semplicemente riflessioni ed osservazioni dettate dal buon senso. Una grande massa di prove è stata raccolta e pubblicata altrove sotto forma di articoli separati, relativi ai differenti aspetti dell’argomento.
Lo scopo di questo articolo non è quello di presentare nuove significative ricerche, ma di trattare insieme tutti i fatti finora conosciuti in un unico lavoro. Coloro che desiderano esaminare ed esplorare specifici dettagli e fonti dovrebbero andare ai links indicati alla fine di ogni sezione.
Tali links portano ad articoli più dettagliati con numerose citazioni. Naturalmente, alcune fonti non possono essere verificate completamente, e su questo vi è una nota illustrativa alla fine.

(continua qui sotto...)
Fireworker
00venerdì 5 agosto 2005 00:47
11 settembre: prova della complicità del governo USA (continua)

PROVA CHE L’U.S. AIR FORCE VENNE LASCIATA A TERRA

L’USAF ha una serie di regole ben collaudate per affrontare l’attività aerea non programmata. L’attivazione di queste non richiede ordini superiori. E’ una pratica di routine rispondere all’attività aerea imprevista, intercettando gli aerei che danno problemi con aerei da caccia.
E’ importante capire che l’intercettazione non implica necessariamente alcuna intenzione di abbattere l’aereo, sebbene crei l’opportunità di tale azione se ritenuta necessaria.
Nella grande maggioranza dei casi che richiedono intercettazione, non viene percepita alcuna intenzione ostile da parte dell’aereo intercettato, e non si pensa affatto di abbatterlo.
In questi casi, lo scopo dell’intercettazione include l’aiuto nelle comunicazioni o nelle difficoltà di navigazione, raccogliendo informazioni sulla situazione dell’aereo in difficoltà, un avvio necessario per le operazioni di soccorso, se dovessero essere necessarie nel caso di caduta, e protezione nel caso si pensi che possa essere minacciato da altro aereo ostile.
Di questo vi sono numerosi esempi. Il recente caso di un passeggero che che si sostiene tentasse di di far esplodere un aereplano con esplosivo nascosto nelle scarpe, si è concluso con l’aeroplano scortato dai caccia. Non vi è mai stata alcuna intenzione di abbatterlo.
Il giocatore di golf Payne Stewart morì col suo aereo schiantatosi al suolo dopo aver volato attraverso gli USA in maniera incontrollata. Si pensa che tutti coloro che erano a bordo fossero morti a causa di problemi pressurizzazione. L’aereo di Stewart venne intercettato e scortato durante gran parte del volo dai caccia non appena noto che vi fosse un problema.
Gli USA hanno una rete di basi dell’aeronautica militare attraverso il paese che hanno lo scopo di fornire una ragionevole possibilità di essere in grado di intercettare, entro breve tempo, qualsiasi velivolo che dovesse richiedere tale azione. Naturalmente non è possibile garantire la copertura assoluta di tutti i possibili scenari ad ogni tempo e luogo, ma il sistema vi arriva molto vicino, come ci si può ragionevolmente aspettare.
Vi è la prova incontrovertibile che la mattina dell’11 settembre questo sistema sia stato lasciato a terra, attraverso tutto il paese, e rimesso in moto solamente dopo gli attacchi.
Ciascuno degli aerei dirottati doveva, e normalmente sarebbe successo, far scattare le procedure di intercettazione persino prima che fosse evidente che vi erano intenzioni ostili.

Nel caso dei primi due aerei, si potrebbe argomentare che i caccia non sarebbero arrivati in tempo per completare l’intercettazione prima dell’impatto sul WTC, ma non vi è dubbio che in entrambe i casi i tentativi di intercettazione sarebbero stati già ben avviati all’ora in cui la collisione ebbe luogo. Non vi è scusa per il fatto che l’intercettazione non venne nemmeno tentata.
Nel caso degli altri due aerei non vi è assolutamente nessuna scusa per non averli intercettati prima del momento finale.
Il caso dell’aeroplano che colpì il Pentagono è particolarmente spettacolare. Dopo aver saputo che l’aereo aveva un problema, fu nientemeno che in grado di cambiare rotta e dirigersi su Washington, per circa 45 minuti, volare oltre la Casa Bianca e schiantarsi sul Pentagono con nemmeno un tentativo di intercettazione, con due squadroni da caccia stazionati proprio a 10 miglia dal suo possibile bersaglio.
A meno che non si pensi a complicità, tale scenario non è possibile con alcuno sforzo di immaginazione, nemmeno nel caso che quel giorno non fosse successo altro.
Ulteriormente sensazionale aggiunta a questo scenario è il fatto che l’aereo compì azioni che normalmente avrebbero fatto scattare l’intercettazione di routine, dopo che un aereo si era schiantato contro il WTC.
Inoltre, esso continuò a volare, senza nessun tentativo di intercettazione per circa altri 40 minuti dopo che il secondo aereo aveva colpito il WTC.
Un raffronto eloquente: l’incidente del gennaio 2002, nel quale un ragazzo di 15 anni diresse un piccolo aereoplano verso la sede della Bank of America di Tampa, in Florida, dopo essere inaspettatamente decollato dalla scuola di volo senza autorizzazione:
Secondo il Daily Telegraph di Sidney dell’8/1/2002 l’aereo rimase in aria per 9 minuti prima dello schianto. Questo fu sufficiente perché venisse inseguito da due aerei da caccia ed un elicottero militare. Essi non riuscirono ad impedire la caduta ma entrarono in azione molto rapidamente.

Fatto: Nell’unico attacco sul suolo USA, con i caccia della difesa aerea in servizio permanente a 10 minuti, con almeno 40 minuti di preavviso, i militari USA permisero che il loro “centro nevralgico” venisse attaccato senza nemmeno tentare una reazione.
Vi sono precedenti di falle isolate nella sicurezza. L’Unione Sovietica venne messa in imbarazzo dall’intrusione di un aereoplano privato nella Piazza Rossa nel 1989. Venne data ampia copertura dai mezzi di informazione su come tale errore potesse essere accaduto, ma il fallimento molto più grande, deliberato oppure no, delle misure di sicurezza l’11/9, che ebbe tragiche conseguenze che non vi furono per l’incidente del 1989, non è stato affrontato come si sarebbe dovuto.
Ciò dovrebbe essere uno scandalo sia nazionale che internazionale.
Se il successo degli attacchi in America è stato il risultato di impotenza dei militari o dei servizi di informazione americani, perche non vi è stata una completa pubblica inchiesta e rivelazione?
Chi ha interesse nel trattenere informazioni e perché?
E’ nell’interesse della sicurezza nazionale proteggere l’incompetente e/o il maligno cospiratore?
Hanno (almeno) gli americani il diritto di sapere perché il loro gigantesco apparato militare è capace di scortare un errante giocatore di golf ma non di proteggere il Pentagono ed una delle più grandi città degli Stati Uniti?

Conclusioni:
I servizi di informazione americani per l’estero hanno fallito.
I servizi di informazione americani per l’interno hanno fallito.
La difesa aeronautica ha fallito.

Domanda: Perché si dovrebbe credere che questo sia il risultato di incompetenza?
Domanda: Dov’è l’esecrazione pubblica di tali inefficaci operazioni?
Domanda: Dove sono inchieste complete che mettano in evidenza tali fatti sulla stampa americana?
Domanda: Dov’è l’indagine completa pubblica al Congresso?
Domanda: E se le tre istituzioni non fallirono, ma venne loro ordinato di non agire?

Fireworker
00venerdì 5 agosto 2005 00:49
11 settembre: prova della complicità del governo USA (continua 2)

UN GROVIGLIO DI MENZOGNE

Le azioni del Presidente durante la mattina dell’11/9 non lasciano alcun dubbio che le responsabilità siano ai più alti livelli.
Alle 8.46, mentre il primo aereo colpiva il WTC, il Presidente era in una scuola elementare in Florida, in mezzo ad insegnanti e bambini, presenti la stampa e la televisione, che fece parziali riprese.
Secondo il sito “Sept 11 News”, ciò fu quel che accadde: (Pare che il negativo resoconto che segue sia in realtà una storia di copertura, inventata dopo, ma per il momento seguirò la storia ufficiale). “La notizia della tragedia arrivò al Presidente Bush nel salone di una scuola di Sarasota, Florida, qualche attimo dopo che il primo aereo aveva colpito il WTC di New York. Egli andò in una sala privata dove parlò al telefono col Consigliere per la Sicurezza Nazionale Condoleeza Rice; allora sembrava si trattasse solamente di un terribile incidente”.
http://www.september11news.com/PresidentBush.htm

L’articolo riporta che il NORAD fu allertato per un dirottamento 10 minuti prima che il primo aeroplano colpisse il WTC (h. 8.36).
Presumibilmente il NORAD cominciò a seguire la rotta dell’aereo dal momento in cui fu segnalato il dirottamento. Se non venne seguita la rotta, vi sarebbero allarmanti interrogativi sul perché, considerando che è normale pratica intercettare immediatamente gli aerei dirottati con aerei da caccia.
Può essere ritenuto che quando il WTC venne colpito per la prima volta alle 8.46, il NORAD deve aver saputo che vi era coinvolto l’aereo dirottato.
Mentre in quel momento sarebbe ancora stato sensato considerare la possibilità che l’aereo dirottato si era schiantato accidentalmente, il NORAD doveva essere a conoscenza alle 8.46 che vi era una seria possibilità che la collisione fosse un attacco terroristico. Gli allarmi avrebbero dovuto suonare forte e chiaro, e dichiarato il massimo stato di allerta. Alle 9.00 la situazione era intensificata al punto che altri due aerei erano stati segnalati fuori rotta dai controllori del traffico aereo, ed uno di questi era a 3 minuti dal secondo colpo al WTC. (Ricordare che il WTC aveva intorno ad esso una zona vietata ai voli). A meno che tutti al NORAD avessero gli schermi spenti ed i piedi sulla scrivania a quell’ora vi doveva essere il pandemonio.
Così, quando il secondo aereo colpì il WTC alle 9.03 doveva essere stato confermato oltre ogni dubbio che era in corso un grosso attacco terroristico. Chi sapeva quanti aerei potevano essere stati dirottati e dove si trovavano? In quel momento era già noto che almeno un altro era fuori rotta.
Secondo il resoconto ufficiale, Bush ritenne che il primo attacco fosse “un terribile incidente” e non ebbe ulteriori comunicazioni con nessuno fino alle 9.05, molto dopo che fosse ormai chiaro che erano in corso eventi straordinari.
Dobbiamo credere che il Presidente degli Stati Uniti non fosse informato a quell’ora sul numero di aerei commerciali che si sapeva stavano seriamente deviando dai piani di volo?
Dato che il NORAD sapeva, nel momento al quale si dice che Bush e la Rice stavano conversando, poco dopo le 8.46, la pretesa che potesse apparire solamente un incidente non sta in piedi.
A quell’ora, mentre non si poteva con certezza sapere che fosse un attacco terroristico, doveva essere noto che di ciò vi era una seria possibilità. Dunque perché hanno concluso si trattasse dello scenario di livello inferiore?
Se le informazioni disponibili in quel momento a Bush ed alla Rice erano incomplete, ed essi non sapevano che l’aereo fosse stato dirottato, allora l’asserzione nella storia ufficiale succitata sarebbe ragionevole. Ma, notizie aggiornate sulla situazione dovevano essere arrivate a Bush quasi immediatamente dopo la conversazione con la Rice. Ed ancora, secondo questo resoconto, Bush non ebbe ulteriori comunicazioni con nessuno fino alle 9.05. Perché Bush avrebbe dovuto essere informato così velocemente e mostrare un così immediato interesse per la situazione che (si ritiene) dava tutti i motivi per pensare che fosse semplicemente un incidente, ma poi non essere immediatamente informato in seguito dei nuovi sviluppi?

Se Bush e la Rice sapevano che al momento della loro conversazione vi era un aereo dirottato, allora come giustificare la loro ipotesi che i dirottatori si fossero schiantati accidentalmente? E dato che su ciò dovevano avere qualche dubbio, perché non vennero attivate strategie cautelative, in caso che l’ipotesi fosse errata? E perché non si ebbero costanti ed urgenti comunicazioni nei successivi 18 minuti mentre gli eventi erano in corso?
Se era parso corretto informare Bush “entro attimi” dello schianto delle 8.46, quando preteso si credesse che fosse “solamente un terribile incidente”, allora perché non fu ritenuto saggio informarlo subito mentre la situazione aumentava di intensità?
Perfino se ciò potesse essere spiegato, il comportamento del Presidente dopo le 9.05 indica che, se non coinvolto in deliberata complicità, allora l’unica altra spiegazione è mettere in discussione le sue facoltà mentali.
Ancora dal resoconto ufficiale: Alle 9.00 circa, il Presidente era con dei bambini del secondo grado, leggeva una favola su una capretta. Alle 9.05, due minuti dopo il secondo attacco al WTC, Andrew Card, il capo dello staff presidenziale, gli sussurrò qualcosa all’orecchio. Il Presidente non reagì, come ci si poteva ragionevolmente aspettare, in modo da essere interessato a tentare di fare qualcosa per fronteggiare la situazione. Non lasciò la scuola, non convocò una riunione di emergenza, non si consultò con nessuno, non intervenne in alcun modo per assicurarsi che l’aeronautica militare svolgesse il proprio compito. Perfino nemmeno menzionò gli straordinari eventi che accadevano a New York, ma semplicemente continuò nella lettura.
Nel frattempo, alle 9.06, il Dipartimento di polizia di New York trasmetteva: “E’ stato un attacco terroristico. Avvertite il Pentagono”, riportato dal NY Daily News del 12/9/2001.

http://emperors-clothes.com.idict/indict-1.htmhttp://emperors-clothes.com/images/north-int.htm

Fireworker
00venerdì 5 agosto 2005 00:50
11 settembre: prova della complicità del governo USA (continua 3)

IL MIGLIORE DEI NEMICI

Infatti, vi è abbondanza di prove indiziarie che indicano che bin Laden possa aver avuto qualcosa a che fare con gli attacchi, ma il problema è che ciò implica anche l’amministrazione Bush, la CIA, George Bush senior, il Pakistan, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. La storia ufficiale su bin Laden è quella di un mostruoso terrorista, con un odio fanatico verso gli USA ed i loro alleati, e che si sia allontanato dal resto della sua ricca famiglia saudita, amici degli USA. La definizione di mostro terrorista è in parte corretta, ma il resto non potrebbe essere più lontano dalla verità.
E’ ben noto che bin Laden aveva uno stretto rapporto di collaborazione con la CIA durante gli anni ’80. Non viene negato da nessuno. La pretesa è che da allora non vi siano stati altri rapporti, ma questa storia è una menzogna. E’ accertato oltre ogni dubbio che membri importanti dell’amministrazione Bush hanno stretti legami con la famiglia bin Laden. Secondo i media ufficiali su ciò non vi nulla di strano, dal momento che il resto della famiglia ha rinnegato Osama per le sue attività terroristiche ed opinioni anti USA. Anche questa è una menzogna.
Ancora una volta, sono stati pubblicati numerosi eccellenti articoli su tale aspetto, e piuttosto che riscrivere ciò ciò che è già stato ampiamente riportato, vi darò i collegamenti a questi articoli.
Dapprima riassumerò solamente alcune delle rivelazioni che troverete in questi articoli.

1) Da quando hanno dichiarato bin Laden ricercato per terrorismo, gli USA hanno lasciato perdere l’opportunità di prenderlo due volte.
2) Due alleati USA, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, è noto essere complici nell’aver permesso a bin Laden di restare libero.
3) bin Laden ha avuto un incontro con la CIA nel luglio 2001.
4) E’ noto che la rete Al Qaeda di bin Laden hs cooperato, per mezzo dell’Esercito di liberazione del Kossovo (KLA o UCK) con le forze NATO in Jugoslavia.
5) Il Pakistan, un altro di nostri alleati nella “guerra al terrorismo” è anch da molto tempo un sostenitore di Al Qaeda.
6) IL’FBI si è ripetutamente lamentato di essere stato confuso e limitato nei suoi tentativi di investigare materie connesse con bin Laden e Al Qaeda.
7) I servizi segreti pakistani, ISI, sono stati il meccanismo col quale la CIA ha indirettamente sostenuto Al Qaeda.
8) Vi è una relazione di rapporto d’affari tra la famiglia Bush e la famiglia bin Laden, attraverso il “gruppo Carlyle”, che ha vasti interessi in società di armamenti. E’ evidente che entrambi i Bush ed i bin Laden stiano guadagnando dalla guerra.



Fireworker
00venerdì 5 agosto 2005 00:53
11 settembre: prova della complicità del governo USA (continua 4)

ATTACCO PREPIANIFICATO?

Il caso della complicità USA nell’11 Settembre è già sufficientemente presentato. Ma proprio per tentare di coprire tutti gli aspetti vi è una piccola prova indipendente che l’attacco USA all’Afghanistan è stato preparato prima dell’11/9.
Niaz Naik, un ex diplomatico pakistano ha riferito che funzionari superiori americani a metà luglio gli dissero che un attacco all’Afghanistan era pianificato per metà ottobre, al massimo prima delle nevicate invernali (Resoconto della BBC di George Arney del 18/9/2001).
http://news.bbc.co.uk/hi/english/world/south_asia/newsid_1550000/1550366.stm

E’ sempre possibile che stesse mentendo, e, in assenza di altre prove, la cosa giusta da fare è ritenere che ci siano il 50% per cento di probabilità che stesse dicendo la verità.
Dal momento che non lo sappiamo con certezza, diciamo che ci sono le basi per solleare significativi sospetti.
Vi è inoltre un articolo sulla stampa indiana datato 26 giugno che afferma che gli USA preparano un imminente attacco all’Afghanistan. Se vero, questa sarebbe una robusta prova, ma dovrebbe essere trattata con qualche cautela. E’ contenuto in una pagina web della “rivista affari pubblici”, e sebbene la data sia quella riportata sopra, pare non sia completamente verificato quando e da chi è stato scritto. Dunque è pure possibile presumere che la pagina sia stata messa successivamente all’attacco USA all’Afghanistan, e fatta apparire come scritta prima dell’11/9.
Potete vedere la pagina a http://www.indiareacts.com/archivefeatures/nat2.asp?recno=10 e vi fate la vostra opinione su quanto pensiate sia credibile. Inoltre, le sue previsioni erano non del tutto accurate, quando prevedeva una “limitata azione militare” contro i talebani, e faceva numerosi errori sui paesi con i quali gli USA si sarebbero alleati nella campagna. L’incertezza intorno all’autenticità di questo articolo significa che il suo valore è in qualche modo limitato, ma nondimeno esso contribuisce a creare ulteriori sospetti.

Le persone con esperienza militare hanno suggerito che non sarebbe logisticamente possibile organizzare un’operazione militare della vastità di quella lanciata dagli USA contro l’Afghanistan nel giro di 25 giorni, non avendo importanza quanto gli americani potessero essere arrabbiati. Questo punto è stato anche discusso da alcuni con esperienza militare ed ulteriormente dibattuto da coloro che sentono di avere esperienza militare sufficiente per essere in grado di portare un utile contributo.
Facendo un confronto, il tempo impiegato dagli USA per essere pronti per l’attacco all’Iraq nel 1991 fu di 4 mesi e mezzo. Vero che l’operazione in Iraq era molto più grossa, ma il terreno dell’Afghanistan è uno dei più complessi al mondo, mentre l’Iraq uno dei più semplici.
Ciò solleva la questione: Fino a che punto durante la pianificazione la dimensione dell’operazione diventa un fattore critico? Vi è un tempo minimo impiegato per pianificare una guerra senza considerazione della sua dimensione, e 25 giorni sono ragionevoli come lasso di tempo?
Vi sono due aspetti nel preparare una guerra. La pianificazione e la mobilitazione. L’esigenza di una maggiore mobilitazione cambia significativamente il tempo per i primi stadi della pianificazione? 25 giorni sono sufficienti, per quanto accelerata possa essere la tabella di pianificazione di una guerra contro l’Afghanistan, paragonati alla pianificazione di una guerra contro l’Iraq? Non ho alcuna esperienza militare, dunque non sono qualificato per commentare, ma invito al dibattito coloro che lo sono.
E se viene suggerito chi le forze USA sono realmente efficienti da essere capaci di organizzare un’operazione come questa in 25 giorni, allora è assolutamente inconsistente l’ipotesi della loro incredibile incompetenza la mattina dell’11/9.

Potrebbe essere osservato con qualche ragione che la gestione dell’USAF per la guerra offensiva all’estero sia un argomento separato da quello della difesa interna, e che l’incompetenza sotto un aspetto non sia necessariamente reciprocamente esclusiva della competenza nell’altro. Questo è un punto che vale la pena considerare, ma nondimeno le differenze nei risultati sono talmente enormi che è difficile immaginarlo.
Mentre tali discussioni sono interessanti, la più forte prova che presumibilmente gli USA già pensavano ad attaccare l’Afghanistan è stata discussa nella sezione sulla messa in scena contro bin Laden.



Fireworker
00venerdì 5 agosto 2005 00:54
11 settembre: prova della complicità del governo USA (continua 5)

ALTRE INFORMAZIONI

Alcune osservazioni varie ed informazioni.
Normalmente, quando un aereo è dirottato o precipita, vi è una vasta copertura dei mezzi d’informazione riguardante il recupero e l’analisi delle scatole nere. Ho seguito questo tema attentamente sui media, e non ricordo di avere mai sentito una parola sui dati delle scatole nere. Ciò è estremamente insolito.
Le informazioni sono state censurate? Si è già accennato ad una possibile ragione di questo. Mentre può darsi che il recupero delle scatole nere dai due aerei che colpirono il WTC non sia stato possibile, a causa dell’enorme ammontare di macerie, non vi è scusa per gli altri due aeroplani. E perfino nel caso dei due che hanno colpito il WTC la normale pratica dei media è quella di riportare ampiamente i tentativi con o senza successo per trovare le scatole nere, anche per un aereo caduto nelle profondità marine. Non ho mai sentito una parola su questo, per nessuno degli aerei coinvolti. E’ possibile che semplicemente mi siano sfuggiti i resoconti, ma la mia aneddotica osservazione è che l’argomento delle scatole nere pare sia stato insabbiato. E’ particolarmente sospetto, data l’ampia pubblicità sui media sulle note incriminanti presumibilmente scritte su brogliacci che in qualche modo sopravvissero agli impatti degli aerei, al fuoco ed al crollo degli edifici, che delle normalmente importanti ed indistruttibili scatole nere non si parli.
Nelle poche ore immediatamente seguenti agli attacchi vi furano resoconti della CNN su insider trading alla Borsa di New York. Cioè, sembra che qualche grosso investitore avesse saputo in anticipo degli attacchi e venduto prima.
Ci sono state sui media speculazioni che i terroristi coinvolti possano aver profittato dalle loro azioni. Per “terroristi”, sostituite “bin Laden”. Entro poche ore, i media erano già in un circolo pleonastico. Chiunque avesse compiuto gli attacchi terroristici aveva fatto l’insider trading. Dal momento che sapevano che bin Laden aveva fatto gli attacchi, ciò provava che egli aveva fatto pure l’insider trading. Dal momento che sapevano che aveva fatto l’insider trading, ciò provava che aveva fatto gli attacchi. Venimmo assicurati che gli investigatori erano già sul sentiero di questa vitale questione. Le cifre alla Borsa di New York sembrano indicare chiaramente che QUALCUNO ha fatto l’insider trading. Ma chi? Per le autorità con pieni poteri investigativi questo dovrebbe essere uno degli aspetti più semplici delle indagini. E se potesse essere scoperto chi ha fatto l’insider trading avremmo una chiara idea su chi sapeva in anticipo degli attacchi, ed avremmo una buona traccia per trovare i colpevoli. L’importanza di tale prova è stata sottolineata nei resoconti della CNN.

E’ allora curioso che tale argomento sia scomparso dai media appena era stato sollevato, e non se ne sentì più parlare, le chiare promesse che gli investigatori ci stavano lavorando, dimenticate appena pronunciate.
Sicuramente, questa sarebbe l’opportunità per provare la colpevolezza di bin Laden. Ed è un’informazione che potrebbe essere rilasciata pubblicamente, poiché non avrebbe implicazioni con motivi di sicurezza. E ancora, questo aspetto delle indagini (se ancora in corso) viene tenuto molto nascosto. La storia venne soppressa velocemente come quella degli spostamenti al Pentagono.
Sfortunatamente per l’amministrazione Bush vi era altra gente che non era così contenta di lasciar perdere l’argomento. L’insider trading è stato indagato, e sono tutte brutte notizie per l’amministrazione.
Andate al seguente articolo: "Profits of death: Insider trading and 9-11" di Tom Flocco www.guerillanews.com/war_on_terrorism/doc241.html
Un fatto noto riguardante movimenti finanziari, e riconosciuto dai ufficiali, è che un terrorista pakistano, condannato, in un alta posizione all’ISI pakistano (nostro alleato nella “guerra al terrorismo”) ha fatto un bonifico di 100.000 dollari a Mohammed Atta, indicato come il capo dei dirottatori, poco prima dell’11/9 (ABC Newsradio). Sebbene tale fatto sia conosciuto, pubblicamente disponibile, e non negato da nessuno, la reazione (o la mancanza di reazione ) ad esso è sorprendente.
Gli USA sono piuttosto disinteressati nel perseguire questa persona, nonostante lo sproloquio di Bush: “se finanzi un terrorista, sei un terrorista”. Non nel caso dei nostri alleati, pare. Il colpevole venne obbligato a dimettersi una volta divenuto noto il suo coinvolgimento nell’11 Settembre.

Obbligato a dimettersi?
Senza etichettare il Pakistan uno stato terrorista?
Nessun bombardamento di rappresaglia sul Pakistan fino ad ottenerne la consegna?
Riflettendoci, è anche curioso notare che agli USA quanto poco danno reale sia stato arrecato agli USA dagli attacchi dell’11/9. Vale la pena considerare cosa sarebbe stato probabilmente ottenuto dai dirottatori se questi avessero avuto in programma di provocare il massimo danno possibile.
Mi sembra che il piano di organizzare il dirottamento ad un’ora alla quale avrebbero potuto schiantare un aereo sul Senato o sul Congresso mentre erano in seduta e così spazzando via in un colpo una parte significativa del governo degli Stati Uniti poteva essere realizzato altrettanto facilmente come quello realizzato l’11/9.
Oppure schiantare un aeroplano su una centrale atomica, causando un incendio catastrofico ed il rilascio di radiazioni, ed anche un’interruzione della fornitura di energia.
Non è credibile affermare che questi piani non vennero eseguiti per timore di strette misure di sicurezza, considerando che furono fiduciosi abbastanza da tentare il Pentagono.
Nonostante tutto lo sbalordimento, l’orrore ed il dolore causati dall’11 Settembre, nessun membro dell’amministrazione USA venne ucciso o ferito, neppure un senatore od un membro del Congresso, o un governatore o nessun funzionario locale.
Nessun danno fu fatto al potenziale militare, energia, trasporti, comunicazioni o forniture d’acqua.
Infatti il danno fu così banale che gli USA poterono (presumibilmente) organizzare una guerra a tempo di record.
Mentre la perdita di vite (civili) ed il danno simbolico e psicologico per il pubblico in generale fu enorme, il punto importante è che gli attacchi, mentre fornivano immagini spettacolari e davano agli USA un’enorme arma propagandistica, ebbero un impatto zero sulla capacità USA di continuare nel proprio ruolo di aggressiva superpotenza mondiale. Questo sembrerebbe essere un guadagno straordinariamente misero, considerando la quasi perfetta tecnica dell’operazione, mentre il danno avrebbe potuto essere devastante, semplicemente scegliendo bersagli più sensibili.

Fatto: Immediatamente dopo gli attacchi i media riportarono che sarebbero state fatte indagini sull’insider trading alla Borsa, nello sforzo di rintracciare chi c’era dietro gli attacchi terroristici.
Fatto: Gli investigatori governativi non lo hanno fatto ed hanno ignorato le scoperte degli investigatori non governativi.
Fatto: Il governo USA non mostra interesse nel perseguire un individuo noto per aver finanziato gli attacchi dell’11/9. Il governo USA non mostra interesse nel perseguire il paese che glI dà rifugio. Il governo USA considera tale paese un alleato.
Domanda: Perché i veri colpevoli vengono protetti ed allo stesso tempo contro qualcun altro vengono fabbricate false prove?

Fireworker
00venerdì 5 agosto 2005 00:56
11 settembre: prova della complicità del governo USA (continua 6)

IMPLICAZIONI

La guerra nel Sud Asia è più che un semplice incremento d’intensità nelle politihe estere USA che, sono stimate da insoddisfatti ex agenti CIA avere ucciso (dati del 1990) almeno 6 milioni di civili in tutto il mondo in operazioni CIA coperte nei precedenti 30 anni ed avere, allo stesso tempo, sponsorizzato organizzazioni terroriste in circa 50 paesi.
Fino ad ora, gli occidentali sono stati raramente bersagli dei loro governi, Adesso questo è cambiato. Non solo hanno assassinato a caso migliaia dei loro cittadini allo scopo di scatenare nuova tensione nell’ondata di terrore contro povera gente nel Asia del Sud e nel Medio Oriente, ma stanno usando proprio gli stessi assassini come leva per ridurre i diritti civili e le libertà di parola all’ovest a livelli mai più rivisti dall’epoca fascista.
La maggior parte della gente è consapevole dei draconiani attacchi alle libertà civili verificatesi nella maggior parte del mondo occidentale dall’11/9 col pretesto di prevenire il terrorismo.
Ciò sarebbe abbastanza pauroso perfino se fosse realmente una reazione esagerata ad un atto di terrorismo straniero. Ma se queste leggi vengono scritte dalle stesse persone che hanno in realtà organizzato l’atto terroristico che le ha scatenate lo scenario fa autenticamente rabbrividire.
Al Gore ha vinto le elezioni americane, ma George W. Bush è presidente. Data la prova di ampia, sistematica corruzione e cospirazione ad alti livelli, è discutibile voleva o poteva prevenire gli eventi che da allora sono accaduti. Ma il punto è che gli USA sono una dittatura in tutto eccetto il nome.
E’ perciò ragionevole ritenere che questo piano risalga a ben prima del novembre 2000, la data alla quale divenne evidente il rovesciamento della democrazia americana. Non potrei dire se le atrocità dell’11 Settembre erano allora specificamente pianificate, ma penso che l’agenda globale fosse pronta.
Credo che le atrocità commesse dall’amministrazione Bush contro il proprio popolo, allo scopo di giustificare le maggiori atrocità inflitte al popolo afghano siano solamente un piccolo assaggio di ciò che accadrà. La prossima sezione prende in esame da vicino ciò che appare essere la vera agenda strategica dietro la falsa “guerra al terrorismo”.

PERCHE?

Le motivazioni di profitto per il gruppo Carlyle sono state menzionate. Donald Rumsfeld già dice ai paesi europei che hanno bisogno di incrementare i bilanci della difesa. Posso assumere che il gruppo Carlyle, e perciò la maggior parte dei principali membri dell’amministrazione Bush ritireranno una notevole quota dei profitti.
(Incidentalmente, anche il nonno di Bush senior era un commerciante d’armi, e non gli importava di fare affari con i nazisti).
http://emperors-clothes.com/articles/randy/swas5.htm
Potrei anche pensare con qualche ragione che che l’enorme società di costruzioni bin Laden sia pronta per prendersi una bella quota delle commesse per la ricostruzione dell’Afghanistan.
Un altro significativa motivazione è la ricerca delle enormi inesplorate riserve di gas e petrolio del mar Caspio. Esse sono attualmente possedute dalla Russia e dall’Iran. Anzi, finchè non arriveranno gli USA. Gli USA almeno dal 1996 premono per la costruzione di un oleodotto che porti gas e petrolio fino all’oceano Indiano, per il trasporto verso oriente, e questo dev’essere costruito attraverso l’Afghanistan. Chiunque controlli l’Afghanistan controlla le riserve del Caspio.
Questa è la mia interpretazione di vari articoli scritti da Jared Israel sugli interessi strategici USA nell’area. Questi articoli sono tra quelli segnalati in precedenza, e dovreste controllarli direttamente per esaminare le conclusioni di Jared, perché potrebbero differire dalle mie in qualche aspetto.
Un articolo rilevante, in precedenza non segnalato è "Why Washington wants Afghanistan." di Jared Israel,Rick Rozoff & Nico Varkevisser. http://emperors-clothes.com/analysis/afghan.htm
Da anni ormai la politica segreta degli USA è stata quella di sponsorizzare le organizzazioni terroriste nel sud della ex Unione Sovietica, per rosicchiare via le aree del territorio russo che confinano col mar Caspio e l’Afghanistan. Il processo è ora quasi completato con governi secessionisti formatisi con successo in Kazakistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghisistan, Georgia e Azerbaijan.

Soltanto l’area a nord degli ultimi due necessita ora di essere separata perché la Russia perda i diritti territoriali sul mar Caspio.
Concordo, in linea di principio, con l’idea di governi locali regionali formati democraticamente in contrapposizione all’egemonia di grandi potenze come la Russia. La triste realtà è che i locali movimenti secessionisti, che alle origini potevano essere genuini, sono stati trasformati in gruppi terroristici operanti nel proprio interesse da operazioni coperte CIA, ed i nuovi paesi autonomi diventano semplicemente soggetti all’egemonia USA invece che russa. Piuttosto che essere genuine espressioni di cultura locale, identità ed autodeterminazione, diventano domini di tiranni locali e terroristi che trafficano tra loro unicamente allo scopo di far profittare il loro potere.
Gli USA sono più che felici di parlare di affari, è proprio per questo che vengono insediati questi tiranni locali.
Zbigniew Brzezinski, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Jimmy Carter all’epoca dell’invasione sovietica dell’Afghanistan, descrive fieramente i risultati della propria politica in Afghanistan nei seguenti termini: (mia interpretazione di un’intervista a Brzezinski).
Gli USA provocando sollevazioni locali fecero tutto il possibile per punzecchiare i sovietici e dunque fare in modo che invadessero l’Afghanistan, ed una volta ottenuto tale risultato, sostenere l’altra parte (i mujaedin, che poi diventarono i talebani). Ciò aveva un duplice scopo. Sprecava le risorse dei sovietici in una lunga guerra di attrito, che essi non potevano vincere, e destabilizzava una parte del mondo strategicamente importante per gli USA.
Alcune citazioni di Brzezinski: “Non abbiamo spinto i russi ad intervenire, ma abbiamo consapevolmente aumentato la probabilità che lo facessero”.
“Rimpiangere che? Le operazioni segrete furono un’idea eccellente. Ebbero l’effetto di attirare i russi nella trappola afghana, e voi vorreste che lo rimpianga? Il giorno che i sovietici ufficialmente attraversarono il confine scrissi al Presidente Carter: Abbiamo ora l’opportunità di dare all’URSS la sua guerra del Vietnam”.
http://emperors-clothes.com/interviews/brz.htm
Dunque, la ventennale guerra civile che ha devastato l’Afghanistan e causato uno spaventoso numero di morti, povertà e miseria, è stato il risultato di una deliberata politica degli stati Uniti, che sostennero i talebani od i primi gruppi che poi lo diventarono, lungo tutto questo arco di tempo ed ora dando loro la “ricompensa” finale.

Inoltre, secondo il mio parere, l’intervista a Brzezinski rappresenta la tacita ammissione che gran parte del violento fondamentalismo ora diventato così comune nel mondo islamico sia stato deliberatamente allevato dagli USA, come parte dei piani di destabilizzazione nel Medio Oriente e nell’Asia meridionale.
Tale opinione è basata sugli articoli di Jared Israel sull’argomento, combinati con la lettura delle osservazioni del summenzionato John Stockwell (ex agente CIA).
Delle rivelazioni di Stockwell vi è da dire che, come strategia generale, la CIA si impegna nella destabilizzazione in sé, sapendo che un paese impoverito, lacerato dalla guerra, traumatizzato, illetterato e tecnologicamente arretrato è una facile preda. Sono convinto nel concludere che gli USA misero in moto la spaventosa guerra civile in Afghanistan solamente per tale scopo, e che il piano si sta ora avvicinando alla meta finale.
E l’Afghanistan è solamente il primo di molti altri in una nuova offensiva in questa parte del mondo.
Questo piano USA è a così ampio raggio che potrebbe essere necessario buttare a terra l’intera Asia meridionale per realizzarlo.
In un modo o nell’altro, essi devono controllare tutti i paesi succitati, ed anche l’Iran e il Pakistan. Alcuni di essi forse con una combinazione di intimidazione e corruzione, come finora è stato per il Pakistan. Altri devono essere attaccati, in particolare l’Iraq e la Siria.
Gli eventi dell’11 Settembre danno agli USA un assegno in bianco per attaccare qualsiasi paese al mondo, semplicemente pronunciando la parola “terrorista”.
Gli ultimi tre paesi (mentre scrivo) ad essere nominati come bersagli nella “guerra al terrorismo” sono lo Yemen, la Somalia ed il Sudan, tre paesi di cui abbiamo sentito parlare poco precedentemente in relazione al terrorismo.

Ma, sorpresa sorpresa, basta dare uno sguardo alla mappa per capire la loro importanza strategica.
La Somalia e lo Yemen si trovano all’entrata, da entrambe le parti, del Golfo di Aden, che è l’entrata per il Mar Rosso ed il Canale di Suez, e perciò la via più breve tra l’Europa e l’Oceano Indicano, dove costeggia l’Asia meridionale.
Il controllo di questi paesi da parte degli USA porrebbe inoltre una maggiore pressione sull’Arabia Saudita e l’Egitto per continuare in politiche filoamericane.
Il Sudan forma quasi il bordo meridionale del Mar Rosso. Questi tre paesi tra loro formano quasi l’intera linea costiera del Mar Rosso, insieme con l’Arabia Saudita e l’Egitto, già sotto controllo USA.
L’Iraq, a parte l’essere un ostacolo politico, ed avere un proprio valore in termini di petrolio, è di importanza strategica poiché ad ovest confina con l’Iran.
Gli attacchi dell’11/9 danno agli USA ed ai loro alleati, quli la Gran Bretagna, un assegno in bianco per ridurre le libertà civili al punto che i loro cittadini che dessero un poco di fastidio potrebbero essere messi a tacere semplicemente pronunciando la parola “terrorista”.
Viene anche fatta pressione su altri alleati, come l’Australia, perché facciano la stessa cosa. Probabilmente i guerrafondai ricordano l’amara lezione che impararono sulla potenza dell’opposizione interna durante la guerra del Vietnam e sono determinati nel non permettere che si ripeta.
Quando il Presidente Bush disse “Siete con noi o contro di noi” voleva dare un sottile velato avvertimento a tutti gli altri paesi che gli USA non ricevessero assoluta e totale obbedienza, tutti possono essere una preda.
Senza dubbio tutti i leader mondiali hanno sentito il messaggio forte e chiaro. E’ ovvio che in Australia anche l’ALP l’abbia sentito forte e chiaro. Durante la campagna elettorale Kim Beazley non si stancava di ripetere che un governo dell’ALP avrebbe obbedito totalmente agli USA e senza fare domande. La sua motivazione può essere stata ben più che semplice opportunistico populismo elettorale. Le azioni USA in Afghanistan non sono soltanto direttamente strategiche, danno anche un severo avvertimento a tutti gli altri paesi.

Se vi può essere qualche dubbio sulla assoluta spietatezza degli USA nel perseguire i propri obiettivi si dovrebbe riflettere sull’infame osservazione dell’ex Segretario di Stato dell’Amministrazione Clinton, Madeleine Albright.
Quando le venne chiesto cosa provasse sul fatto che si stima 500.000 bambini iracheni (la cifra è ora molto più grande) siano morti per effetto delle sanzioni sotto guida USA all’Iraq, lei replicò:
“Pensiamo ne sia valsa la pena”.
E l’amministrazione Bush è molto peggiore, ed ora la posta in gioco molto più alta!

Fireworker
00venerdì 5 agosto 2005 00:59
11 settembre: prova della complicità del governo USA (continua 7)

NOTA SULLE FONTI

Credo vi sia poco, se non addirittura niente, di importante in questo articolo che non possa essere supportato leggendo gli articoli cui si riferisce. Mi scuso se mi sono lasciato sfuggire qualcosa ma non sono un ricercatore professionista ed ho fatto ogni sforzo possibile per verificare il materiale relativo a riferimenti diretti o indiretti degli articoli segnalati.
Questo articolo non ha la pretesa di essere indiscutibile da un punto di vista accademico e tecnico, sebbene sia stato fatto ogni sforzo per farlo nel miglior modo mi fosse possibile. E’ scritto da un cittadino globale interessato con le seguenti intenzioni.
Numerosi eccellenti scrittori, con abilità tecniche e di ricerca molto superiori alle mie, hanno collettivamente montato un caso irresistibile su questo tema. Quello di cui sentivo ci fosse urgente bisogno, come un contributo per diffondere queste informazioni tutte insieme, era un singolo articolo che riassumesse il caso, presentato in una forma più popolare, tipo una storia, con collegamenti agli articoli originali. Questo articolo non pretende di essere un documento di ricerca, e non pretende di sostituire gli articoli cui si riferisce.
Questo è in effetti un comunicato stampa, la richiesta di urgente consapevolezza ed azione per prevenire, od almeno ridurre, la catastrofe globale che minaccia di travolgerci, Niente può essere fatto se la gente non conosce la completa verità su quel che accadde l’11 settembre.
Questo articolo non pretende necessariamente di essere l’assoluta verità. La scoperta della verità è uno sforzo collettivo globale, alla quale spero questo articolo abbia dato un contributo. Se mette il dubbio nella mente della gente sulle storie ufficiali, se incoraggia la gente a pensare con la propria testa, ad essere sospettosa dei media ufficiali, ed a leggere gli articoli cui si riferisce, allora avrà assolto il proprio compito.


Sfortunatamente, a qualche cosa non è stato possibile dare riferimenti, o perché ascoltati alla radio o perché articoli letti prima che divenissi consapevole della necessità di scrivere questo.
Ciò perché non mi sono formato la mia attuale opinione fino all’ottobre, e solamente a novembre mi sono accorto che vi era la necessità di scrivere qualcosa. Cominciò in modo casuale, scrivendo note su inconsistenze che avevo notato sui media, ma al tempo non avevo la consapevolezza che sul soggetto bisognava svolgere altro lavoro. All’epoca inoltre non sapevo della necessità di tenere precisi riferimenti, e neppure mi rendevo conto della vastità del progetto che stavo iniziando.
Come risultato, alcuni dei “ritagli”, come la dichiarazione di Tony Blair, furono annotate prima che mi rendessi conto del bisogno di cominciare a fare precisi riferimenti. Questo articolo evolse dal piccolo sospetto iniziale che qualcosa non quadrava nelle storie ufficiali. Sebbene prendessi con cura nota mentale di ciò che ascoltavo e vedevo sui media, l’opportunità di riferirsi a qualcosa mi sfuggiva nei primi stadi di questo processo. Dove possibile ho scritto specificamente tutte le fonti che potevo ricordare, così che un ostinato ricercatore abbia almeno qualche indizio su dove cominciare a guardare. Non nego la possibilità di piccoli errori di fatto, i citazioni leggermente inesatte per alcune di quelle cose per le quali non si è dato preciso riferimento, ma sono sicuro che non vi sia niente di sufficientemente inesatto da distorcere le loro implicazioni.
Non divenni consapevole dell’importanza degli articoli delle fonti finchè questo progetto era in pieno svolgimento. Per tale motivo l’articolo da una parte è una specie di fusione tra le mie osservazioni sui resoconti dei media ufficiali che potevo notare non quadravano, e dall’altra parte un sommario di materiale ben più consistente, ricavato in gran parte dagli articoli collegati e da alcune mie ricerche su Internet, compiute verso la fine del progetto.
Per coloro cui piace criticare il più piccolo dettaglio incoraggio un intelligente ed informato scetticismo, ma chiedo solamente una cosa. Applicate gli stessi criteri di prova e verifica al caso presentato dall’amministrazione Bush e dai media ufficiali, e chiedetevi quale caso sia stato presentato più onestamente e meticolosamente.
Fireworker
00venerdì 5 agosto 2005 01:00
11 settembre: prova della complicità del governo USA (fine)


ALCUNE COSE DA OSSERVARE

L’amministrazione Bush ha lasciato un enorme sentiero di prove sull’11/9. La principale ragione che ciò non sia divenuto ancora ovvio alla maggior parte della gente, a parte l’influenza dei media, è che molta gente deve essere rimasta molto scossa dalla velocità e dalla brutalità degli eventi per pensare freddamente.
Da parte mia, mi ci vollero circa 2 settimane perché l’emozione cominciasse a raffreddarsi sufficientemente perchè le cose che allora dovevano essere ovvie lo diventassero.
Una volta sfondata la barriera iniziale cominciò a crescere la consapevolezza sulle inconsistenze e le implausibili spiegazioni e da un “gocciolamento” questa divenne un “rigagnolo” e poi un “torrente”.
Per esempio, nel sito Ninemsn il 28 novembre (prima che cominciassi a tenere nota di queste cose) venne riportata questa stupidaggine.
Un articolo diceva che funzionari americani avevano ricevuto informazioni che bin Laden potrebbe avere in preparazione un importante attentato terroristico contro impianti negli USA, in particolare condotte di petrolio. Comunque, proprio lo stesso articolo riportava che “bin Laden ha il fiato al collo”, al punto da essere stato individuato in una piccola area, in fuga per la vita, costantemente in movimento, nel disperato tentativo di evitare la morte o la cattura.
Scusatemi, ma come si fa esattamente a lanciare sofisticate operazioni terroristiche dall’altra parte del mondo in questa situazione? Solamente gente in profondo stato di shock potrebbe non capire che si tratta di una ridicola menzogna.
Ed il giorno successivo, nello stesso sito, fu riportato che “potrebbe” avere armi chimiche o nucleari sebbene venga ammesso (naturalmente più avanti nell’articolo) che in realtà non ne avevano nessuna prova.
Così questo uomo, presumibilmente in fuga disperata, si porta dietro camion con missili intercontinentali e lanciatori, costantemente da una caverna all’altra? E non vengono notati dai satelliti spia USA, dei quali ci hanno detto che possono individuare la più debole traccia di calore nella caverna dove egli potrebbe nascondersi? O possiede qualche sofisticata rete radio, che manda ai sostenitori istruzioni per lanciare attacchi da luoghi sicuri? Segnali che i suoi sostenitori possano ricevere, da qualche remota località non sotto controllo USA, ma che in qualche modo le forze USA e britanniche che l’hanno circondato e che gli hanno messo “il fiato al collo” non possano intercettare?
Una volta che cominciate ad osservare divenite consapevoli che i media ufficiali sono pieni di questo tipo di ridicola, improbabile spazzatura, che viene fatta passare per informazione. Ma la velocità alla quale la gente viene travolta da questo assalto, la potenza della ripetizione, e lo shock della brutalità degli eventi l’hanno trasformata in una vertiginosa corsa su un ottovolante, che si muove sempre ad una velocità tale da non permettere alla gente di pensare criticamente. Questa è una tattica deliberata. Gente con enorme ricchezza, potere e privilegi ha fatto una grande scommessa. Essi hanno commesso tradimento e strage, e lasciato le loro impronte ovunque.

La loro principale speranza è che tutto continui a muoversi così rapidamente che la maggioranza della gente non abbia il tempo di notare quel che hanno lasciato intorno.
E’ parte vitale della loro strategia tenere tutti in stato di shock permanente, paura, rabbia e confusione.
Viene in mente la campagna sull’anthrax.
Ed i continui falsi allarmi sui rinnovati attacchi di bin Laden (ricordate il falso allarme del ponte Golden Gate), e voci continue, totalmente prive di sostanza su attacchi nucleari o biologici.
Presto ci saranno attacchi ad altri paesi insieme ad un fiume di propaganda sulle minacce terroristiche da qualunque delinquente fabbricato venga identificato come l’ultimo assassino malefico, cui deve essere data la caccia ad ogni costo.
Forse bin Laden non è più utile e sarà eliminato, sebbene sia più probabile che scappi convenientemente in un altro paese. E’ una scusa vivente per l’amministrazione Bush per fare la guerra.
Tutto ciò si somma alla confusione, la paura, la distrazione. Gli eventi devono essere tenuti in movimento ad un passo frenetico e ad ogni costo. Tutto per creare una situazione nella quale la sia incapace di pensare razionalmente. Se necessario essi possono sempre lanciare più attentati terroristici contro i loro popoli per rinnovare lo shock e la paura. Stanno giocando per la posta più elevata possibile.
Non solamente per ciò che hanno da guadagnare, che era la loro motivazione originale, ma ora, dato quello che hanno fatto, Bush senior, Bush junior, Cheney, Rumsfeld, Myers, Powell, la Rice, Fleischer e probabilmente qualche altro, tutti hanno di fronte la possibilità di accuse di tradimento ed omicidio e quasi certamente la condanna.
Fireworker
00venerdì 5 agosto 2005 01:05
e per finire...

se ancora non è chiaro...

CHE COSA ABBIA CAUSATO TUTTO QUESTO...


Fireworker
00venerdì 5 agosto 2005 01:06
11 settembre 2001: redditizie speculazioni alla vigilia
di Giulietto Chiesa

Coincidenze pericolose.
La verità sull'11 settembre forse non la sapremo mai. Ma ora emergono tante «piccole» verità, come quelle delle redditizie speculazioni finanziarie
della vigilia. Come se «qualcuno» sapesse prima ciò che sarebbe successo
GIULIETTO CHIESA


La storia dell'11 settembre continua a offrire una sorpresa dietro l'altra.
Pochi giorni fa il presidente pakistano Musharraf, campione della lotta «contro il terrorismo internazionale», ha fatto sapere di non ritenere Osama bin Laden il vero protagonista del Grande Attentato. «Non si può pensare che
abbia potuto organizzare tutto standosene tra le montagne afghane», ha precisato Musharraf. Al massimo può avere «finanziato, spinto», ma chi ha ideato l'operazione doveva, tra le tante altre cose, «conoscere molto bene l'aviazione» (americana s'intende ndr). Roba da servizi segreti, da servizi «deviati», altro che Al Qaeda. Dobbiamo credergli? Di certo dobbiamo fare molta attenzione alle cose che dice, perché lui di cose ne sa certamente molte e quelle che lascia uscire sono molto meditate.
L'altra sorpresa (di cui i grandi giornali stranamente non parlano) è che si comincia a sapere chi ha giocato in Borsa sull'attentato dell'11 settembre.
E' già stato accertato che «qualcuno» cercò di fare i soldi, tanti soldi, scommettendo in anticipo sul crollo delle azioni delle due compagnie aeree - American Airlines e United Airlines - che sarebbero poi state coinvolte nella tragedia dell'11 settembre 2001. Ora emerge molto, molto di più.
Intanto questi «qualcuno» agirono a raggio più vasto e in direzioni assolutamente inequivocabili per dimostrare (oggi) che «apevano» (allora) della prossima esecuzione della gigantesca operazione terroristica. Infatti anche la Morgan Stanley Dean Witter & Co., che occupava 22 piani del World Trade Center, insieme alla Merrill Lynch & Co., che aveva i suoi uffici centrali nelle immediate vicinanze delle Twin Towers, furono oggetto delle stesse attività speculative. Insieme a loro furono colpite dal diluvio speculativo anche Axa Reinsurance (che possiede il 25% di American Airlines), Marsh & Mc Lennan, Munich Reinsurance, Swiss Reinsurance e Citigroup. Con quanti giorni d'anticipo? Secondo l'Istituto Israeliano per le politiche antiterrorismo, situato nei sobborghi di Tel Aviv, nella
cittadina di Herzliyya, molte (non tutte) di queste operazioni speculative avvennero nel Chicago Board Options Exchange, tra il 6 e il 10 settembre 2001. Immediata vigilia.
Ma ora emergono anche alcuni nomi di questi «qualcuno». I quali non paiono essere né arabi, né musulmani, bensì bianchi, cristiani e cittadini americani. E passi: anche tra i taleban c'erano degli americani. Ma qui c'è di più. Costoro - stando alle informazioni raccolte da Michael C. Ruppert e pubblicate da numerosi e autorevoli siti Internet, tra cui quello stesso dell'istituto israeliano citato (www.ict.org.il), da Global Research, da Rense.com, da www.hereinreality.com - in almeno uno dei casi citati erano alti dirigenti di una importante banca americana, la Bankers Trust (BT). Fu proprio la Bankers Trust a piazzare un nutrito pacchetto di put options sul groppone di United Airlines. Per far capire il meccanismo: le put options sono contratti futures che consentono all'acquirente di fare affari se le azioni stanno per crollare (le call options, al contrario sono azioni che si acquistano in previsione di forti rialzi).
E ora l'altra sorpresa. La Bankers Trust acquistò nel 1997 la A.B.Brown, una banca minore d'investimenti il cui presidente era il signor A.B. Krongard, detto «Buzzy». Krongard diventò allora vice-presidente della Bankers
Trust-AB Brown. Ma la sua carriera ebbe presto sviluppi importanti. Nel 1998 egli raggiunse gli uffici della Cia come consigliere del suo direttore, George Tenet. E fu promosso direttore esecutivo dal presidente George W. Bush nel marzo del fatale 2001. Piccolo ulteriore particolare: BT fa parte dal 1999 di Deutschebank. Quale fu l'ultima occupazione, di un tale (oggi) altissimo personaggio, nella BT? Gestiva il settore «relazioni con clienti privati». Affari molto delicati, da trattare con totale riservatezza, con personalità molto potenti di ogni area del mondo. Non si diventa numero tre della Cia senza queste esperienze. Ed è per conto di questi personaggi molto potenti che le banche d'investimento agiscono.
Non per caso il senatore Carl Levin ha denunciato pochi mesi fa la BT-AB Brown come una delle 20 maggiori banche americane implicate nel riciclaggio di denaro sporco. Da qui a provare la responsabilità diretta di «Buzzy» Krongard, naturalmente ce ne corre. Ma si sa che la Cia da lungo tempo teneva d'occhio, in tempo reale, attraverso sofisticati softwares, operazioni finanziarie del tipo descritto, sia in previsione di attacchi terroristici, sia di altre azioni finanziarie suscettibili di danneggiare l'economia americana. Dunque niente affatto sprovveduti, come li si vuole far passare adesso. Avevano gli occhi bene aperti ben prima dell'11 settembre. Non potevano non accorgersi, ad esempio, che le put options contro United Airlines si erano moltiplicate per 90 volte il normale tra il 6 e il 10 settembre. Secondo la Cbs del 26 settembre, il livello fu 285 volte più alto della media il giovedì precedente l'attentato.
E' solo un esempio. I campanelli delle Borse suonarono l'allarme, ma nessuno se ne accorse. E «Buzzy» non può avere cancellato tutte le sue amicizie negli ultimi tre anni. Tra coloro con cui è andato a cena nel frattempo c'erano dunque, molto probabilmente, conoscitori in anticipo dell'operazione terroristica. E che «numero tre» della CIA abbiamo se frequenta amici così intimi dei terroristi senza saperlo? E, se si fa l'elenco degli ex alti funzionari della Cia che sono dentro il sistema finanziario, si possono trovare nomi come David Doherty, generale in pensione, ora vice-presidente della Borsa di New York, John Deutsch, ex direttore della Cia con Clinton e ora nel consiglio di amministrazione di Citigroup, Nora Slatkin, ex direttore esecutivo della Cia e ora nel CdA di Citybank, eccetera eccetera.
Tutti molto sprovveduti?
Adesso i malloppi così guadagnati giacciono nei forzieri, non ritirati. Sono 2.5 milioni di dollari per United Airlines; sono 4 milioni di dollari per American Airlines; sono 1,2 milioni di dollari per Morgan Stanley; sono 5,5 milioni di dollari per Merril Lynch. Totale 13,2 milioni di dollari solo per queste operazioni. Sono le uniche di cui si è accertata l'esistenza ma, molto probabilmente, ce ne furono molte altre, rimaste segrete al grande pubblico, ma niente affatto segrete agli inquirenti. Secondo Andreas Von Bulow, ex parlamentare tedesco responsabile a suo tempo della commissione di
controllo dei servizi segreti tedeschi - citato da Tagesspiegel il 13 gennaio scorso - le speculazioni da insider trading pre-attentato raggiunsero il vertiginoso livello di 15 miliardi di dollari, coinvolgendo numerose borse, incluse alcune europee. «Altri esperti - scrive Ruppert - hanno stimato un ammontare di 12 miliardi di dollari. La Cbs News ha emesso una stima prudente di 100 milioni di dollari».
Perché nessuno può ora incassare i premi delle operazioni di insider trading terroristico ? Perché qualcuno bloccò per quattro giorni - dopo l'11 settembre - tutte le operazioni di Borsa. Negli Stati Uniti. In altri paesi non fu così. Ma certo in America si trattava di qualcuno della Cia, che arrivò in ritardo ma fu più furbo degli amici della Cia che sapevano in anticipo e non solo lasciarono fare gli attentati ma ci specularono sopra.
Il fatto è, però, che delle inchieste su questi fatti non si sa nulla, sempre che siano ancora in corso. Difficile risalire? Difficile, certo. Ma allora come mai l'ex responsabile della SEC (Security and Exchange Commission), William McLucas, dichiarò a Bloomberg News che le autorità «sono in grado di ricostruire ogni compravendita»? Bisogna volerlo. Se non
lo si fa è perché non si vuole ricostruire un bel niente.
Fireworker
00venerdì 5 agosto 2005 01:08
11 settembre 2001. Colpo di Stato in USA
a cura di Maurizio Blondet

edizioni EFFEDIEFFE - capitolo uno PROLOGO A MOSCA E A WALL STREET


"Benvenuti distruzione, eccidio, massacro! Io vedo, come su una carta, la fine di tutto". (Shakespeare, Riccardo III, 11,4)

Il 29 giugno 2001 alcuni ospiti importanti - anche statunitensi - incontrano membri della Duma, il Parlamento russo. Visitatori e ospiti parlano della bolla finanziaria americana, l'astronomico rialzo azionario alla Borsa di Wall Street, e si trovano d'accordo su questo: presto o tardi la bolla scoppierà, provocando una crisi finanziaria globale. Ma come? Quando? Qualcuno, scettico, osserva che il rialzo azionario a New York continua da dieci anni. Per interromperlo, dice, ci vorrebbe una guerra, un evento bellico, missili lanciati da qualcuno... La signora Tatyana Koryagina, economista, ritenuta molto vicina al presidente russo Vladimir Putin, replica vivacemente: "Missili e bombe a parte, esistono altre armi, molto più distruttive". E prosegue: "Gli Usa sono stati scelti come oggetto di attacco finanziario perché il centro finanziario del pianeta è lì. L'effetto sarà massimo. Le onde d'urto della crisi economica si spanderanno nel mondo all'istante come l'onda d'urto di una bomba atomica". La Pravda citerà queste parole in un articolo di prima pagina del 12 luglio, dedicato appunto alla bolla speculativa americana. Mancano meno di tre mesi al fatale 11 settembre, all'attacco megaterroristico del World Trade Center a New York, a due passi da Wall Street. Alla luce dell'orribile evento, la frase della dottoressa Koryagina sembra più che una premonizione involontaria. Gli USA sono stati scelti: pare il lapsus di qualcuno che sa in anticipo. Lo è? Sapevano, i russi?

Si guardi il lettore da correre alla più affrettata delle conclusioni, sospettando che i russi, "se sapevano", è perché "sono stati loro". Sapevano qualcosa, è certo. Il 20 agosto, meno di un mese prima dell'11 settembre, il presidente Putin ordinò ai servizi segreti russi di avvertire le loro controparti americane, "nei più forti termini possibili", di imminenti attacchi ad aeroporti ed edifici pubblici. Così almeno ha detto lo stesso Putin in un'intervista concessa alla rete televisiva americana MS-NBC (il 15 settembre, a tragedia avvenuta).

Del resto, una strana quantità di persone sembra che sapessero. Persone di condizione assai diseguale. Il 12 agosto, nella prigione di Toronto in cui è detenuto per frodi, un certo Delmart "Mike" Vreeland mette per iscritto quel che deve avvenire a New York, chiude i foglio in una busta e la consegna alle autorità carcerarie, perché lo protocollino.

Vreeland risulta tenente della Marina militare americana e sostiene di aver lavorato per l'intelligence della Us Navy. La sua lettera viene aperta il 14 settembre: Vreeland ha indicato in anticipo l'attacco alle Twin Towers e al Pentagono. Il curioso episodio è riportato sul Toronto Star del 23 ottobre 2001, che cita gli archivi della Toronto Superior Court dov'è traccia del fatto. La Marina americana nega che Vreeland sia mai stato addetto all'intelligence. Conferma che è stato arruolato negli anni '80, e dimesso per comportamento scorretto. A quale scopo Vreeland ha messo per iscritto in anticipo quel che sapeva, l'ha voluto far protocollare dalle autorità carcerarie perché ci fosse sul suo documento una data certa anteriore all'11 settembre, insomma ha voluto preconfezionare una prova da poter esibire in un tribunale? Perché Vreeland sta lottando per non farsi estradare negli Stati Uniti: sostiene, davanti ad ogni giudice canadese, che la CIA vuole ucciderlo. Uno strano tipo di complottista.

Ma già un mese prima di "Mike" Vreeland, personaggi molto più importanti si erano comportati come se già sapessero. Anzi di più: come se già sapessero quel che il governo americano avrebbe fatto dopo l'attacco al WTC.

Berlino, 11 luglio 2001. Tre alti funzionari statunitensi incontrano nella capitale tedesca membri dello spionaggio russo e britannico e li informano che gli Usa progettano un attacco militare contro l'Afghanistan. Quando? A ottobre. I tre alti personaggi sono Toni Simmons, ex ambasciatore Usa in Pakistan, Karl Inderfurth, già assistente segretario di Stato per gli affari dell'Asia meridionale, e Lee Coldren, che ha lavorato al Dipartimento di Stato come esperto del Sud Asia. Sappiamo i loro nomi e il genere d'informazione che hanno comunicato dal Guardian (22 settembre 2001), dalla BBC (18 settembre), e da Interpress Service (16 novembre).

E' anche probabile che i tre abbiano riferito quel che negli ambienti internazionali qualificati poteva essere già un segreto di Pulcinella. Ancora il britannico Guardian, il 26 settembre 2001, a firma Felicity Lawrence, rende noto che fin dall'estate 2001 "secondo informazioni non confermate, truppe speciali uzbeche e tagike erano in addestramento in Alaska e in Montana [..], mentre gli US Rangers stavano addestrando truppe speciali in Kirghizistan". Aggiunge che " l'alto funzionario del Dipartimento Difesa Usa, dottor Jeffrey Starr ha visitato il Tagikistan in gennaio".

C'era chi sapeva quel che stava per accadere con tale precisione, da puntarvi sopra denaro. Molto denaro. Fra il 6 e il 7 settembre 2001 (mancano quattro giorni all' attacco qualcuno, su mercato nanziano New York, acquista 4.744 opzioni "put" della United Airlines. Chi acquista opzioni "put" si impegna a vendere un determinato numero di azioni, a un prezzo convenuto, entro un termine stabilito; in pratica, scommette sul ribasso di quel titolo, per guadagnarci. Il 10 settembre, vengono parimenti acquistate 4.516 opzioni "put" della American Airlines. Ciò fa stranamente impennare i grafici delle compravendita giornaliere l'acquisto di opzioni "put" sulle due compagnie aeree in quei giorni è del 600 per cento superiore al normale. E nessun'altra compagnia aerea è oggetto di una simile speculazione al ribasso. Anche perché proprio il 10 settembre l'agenzia economica Reuters scrive che "si prevede un rialzo per le azioni delle compagnie di volo". Gli anonimi speculatori vanno sicuri contro la tendenza del mercato, perché sanno con certezza che solo la United e la American avranno i loro aerei dirottati e lanciati alla distruzione.

Dopo la tragedia, il New York Times e il Wall Street Journal hanno abbondantemente parlato di questo caso di insider trading della morte; e l'FBI si è affrettata a indagarlo. Anche perché risalire agli ignoti e ben informati speculatori, significava arrivare molto vicino alle menti organizzatrici della strage; e la certezza di tutti gli inquirenti era che l'inchiesta avrebbe portato a scoprire la rete finanziaria del miliardario saudita Bin Laden e di AI-Qaeda, la sua formazione di terroristi globali. Non c'era dubbio che gli autori dell'attentato coincidessero con gli autori della speculazione. Invece non è stato così. L' inchiesta sulle opzioni put ha portato gli investigatori su tracce assai lontane da Bin Laden, anzi in una direzione diametralmente opposta. Ne riparleremo, perché questo caso (e il silenzio sulle indagini che ne è seguito, dopo l'apertura di certe porte sorprendenti) mette gli eventi dell'11 settembre in una prospettiva completamente diversa da quella promossa dalle versioni ufficiali. Per intanto tenetelo a mente.

Noi dobbiamo correre, per darvi l'ultima notizia che annunciò il disastro in anticipo. 11 settembre: è l'alba a New York, solo due ore prima dell'evento. Negli uffici della Odigo, situati nelle immediate vicinanze delle Torri Gemelle, gli impiegati sono già al lavoro. La Odigo è un'azienda di "instant messages", Internet, posta elettronica, segnalazioni su cercapersone: si lavora 24 ore su 24 ai computer, al software, sui portali Internet. La Odigo è in rete con il mondo intero, e smista i messaggi elettronici che rimbalzano dai più lontani angoli del pianeta. A New York, la giornata si annuncia tersa, bellissima. Il primo sole comincia ad accendere le facciate a specchio dei grattacieli.

Due impiegati della Odigo ricevono sul loro computers un "messaggio di testo" che li avverte dell'imminente attacco al World Trade Center. Presto, fra poche decine di minuti, dice il messaggio.

Il testo completo del messaggio non ci è noto. Secondo il Washington Post - che pubblicò la notizia il 26 settembre 2001 - "l'azienda (Odigo) ha detto di non poter rivelare il contenuto del messaggio o l'identità chi lo ha spedito, dato che tutto è coperto da segreto istruttorio". Ciò che i giornalisti del Washington Post hanno potuto strappare al vicepresidente Alex Diamandis è che a ricevere il messaggio sono stati "due addetti dell'ufficio di ricerca e sviluppo e vendite internazionali" della Odigo, "che ha sede in Israele". Il messaggio è stato inviato da "un altro utente circa due ore prima del primo attacco".

"Subito dopo gli eventi tragici a New York, i due addetti hanno avvertito la direzione del messaggio ricevuto e questa ha allertato i servizi segreti di Israele. A sua volta, l'FBI è stata informata".Si può risalire a chi ha spedito il messaggio? "Colui che l'ha inoltrato non è personalmente conosciuto dagli impiegati della Odigo", è la obliqua risposta d vicepresidente della ditta. Dietro insistenza, viene fuori però almeno questo: "La ditta in genere protegge la privacy dei suoi utenti. Però gli impiegati hanno registrato il protocollo dell'indirizzo Internet dell'inoltrante il messaggio". Inoltre: "I servizi della Odigo comprendono un software chiamato People Finder (il Trovagente) che consente agli utenti contattarne altri".

Sembrerebbe un gioco da ragazzi risalire al bene informato. Specie per l'FBI e i servizi segreti israeliani. Ma se hanno scoperto qualcosa di concreto, non ne sappiamo nulla: anche su questa notizia è calato il silenzio. Un silenzio inspiegabile, a tanti mesi dalla tragedia. Che alimenta sospetti e lascia spazio alla disinformazione incontrollata, o a maligne leggende urbane.

Fra queste, una ha fatto il giro del mondo: migliaia (la voce dice quattromila) operatori ebrei, il cui posto di lavoro erano le due Torri, quell'11 settembre hanno preso le ferie. Questa voce - che mira chiaramente ad agitare lo spettro del complotto ebraico - pare aver origine da notizie di stampa su giornali arabi (fonti ben meno credibili del Washington Post) e non è stata né ripresa né verificata negli Stati Uniti. La sola notizia certa riguarda la ZIM: una grossa ditta di trasporti e navigazione israeliana, che aveva i suoi uffici al piano 47 della Torre Uno (la prima colpita) e che aveva traslocato due settimane prima dell'11 settembre, trasferendo i suoi 200 impiegati alla nuova e più economica sede di Norfolk, Virginia. "Zim workers saved by costcutting", titolava con sollievo il Jerusalem Post del 13 settembre 2001: "I lavoratori della ZIM salvati dalla riduzione dei costi". Del resto, anche la britannica Barcklay's Bank aveva gli uffici nelle Torri, ed aveva traslocato da poco .Il Wordl Trade Center,il più vasto spazio per uffici del mondo, era un porto di mare; aziende che vengono e vanno, che pagano l'affitto per qualche mese e poi cambiano sede.

Il sospetto va esercitato a mente fredda, senza paranoia e controllando bene la credibilità delle fonti. Come stiamo facendo in queste pagine. Tutto ciò che possiamo dire è questo: qualche decina di persone hanno mostrato di sapere "prima". E FBI, CIA, servizi israeliani hanno tutti i mezzi per scoprire chi sono, e come mai sapevano. Se ci fosse, s'intende, la volontà di far luce.

Fireworker
00venerdì 5 agosto 2005 01:09
e adesso...

BUONA NOTTE!!!

dormite pure tranquilli...
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 23:20.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com