Risposta a Drepania e offerta agli Ordini

Un uomo dal profilo leonino, capelli leggermente brizzolati, si porta verso la piazza su un cavallo. La sua veste rossa scende delicatamente dal cavallo e in mano tiene lo stendardo del Protettorato. Attende un attimo il silenzio, poi si schiarisce la voce
--Un contadino miete il grano quando le spighe dorate risplendono al sole. Non quando verdi ridono ancora sul campo.
Così è la guerra, così agiamo noi.
L'Usurpatore
che si professa Flagello di Mor'Ashkar, sputando sui genitori dell'Unico Abel, infangandone il ricordo comportandosi come chi lo vendette per la spada, otterrà quel che gli spetta.
A tempo debito.
Il saggio apre una porta laddove uno stolto tenta di sfondare un muro. Noi non intendiamo muovere guerra a Drepania, che rispettiamo come terra natìa del nostro Sovrano Illuminato, come casa di Eskel Septim e Meredith Kalevala, ma non lasceremo che il nostro amatissimo Protettore venga tanto offeso e umiliato.
Una risposta giungerà, come un falcone che piomba sulla sua preda. Non chiamate l'aquila codarda quando tiene i suoi giri sulla preda, che piomberà su di voi nel momento opportuno.--

Fa una pausa, poi sospira e sorride quasi benevolo

--Ordini! Cari amici! Tante volte vi abbiamo offerto la mano, ma non vedevate i vantaggi dall'afferrarla. Siete stati ingenui, ma vi perdoniamo. Solo i mercanti, saggi e astuti, la presero per godere di protezione e di agi.
Ognuno di voi possiede una vostra struttura nella nostra capitale, capace di ospitarvi tutti. Venite, non dovete cercare una nuova dimora, gli Enotriani sono famosi per la calorosa accoglienza che è ormai proverbiale!
Agi e privilegi vi attendono.
Vi attendiamo con ansia.--
Finito il discorso, se ne va a galoppo.